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Autore: bitchyheartkiller    16/03/2006    8 recensioni
Tagli ad effetto placebo...
Genere: Triste, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dawn Summers, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FANG POSSESSION

Lui le fa visita ogni notte. Entra dalla finestra come un felino. È silenzioso. E per questo ancora più letale. Si avvicina con una lentezza esasperante. Momenti che le bastano per bagnarsi. E cominciare a tremare. Leggermente. Per l’emozione.
I suoi occhi. Gli zigomi affilati come rasoi. E la pelle. La sua e quella che porta addosso. Bianco marmo contro nero ossidiana. Il bene e il male. L’acqua e il fuoco. Un vampiro capace d’amare e uccidere con la stessa facilità.

È sempre stata innamorata di lui. Come una bambina può esserlo del personaggio cattivo di una favola. Per poi trasformare il sentimento fanciullesco in desiderio. Morboso.

Lui si rifugia in lei. In quel frutto ancora mezzo acerbo ma che profuma già di buono. Un germoglio. Primavera in fiore. Che lui infetta. Di cui si approfitta. Avidamente.
Lei lo idealizza per non soffrire. Lo accoglie per non piangere. Per aggrapparsi a qualcosa. Crearsi la sua bugia confortante/evole.
Mentre la invade,la fa gridare. Lo guarda negli occhi semichiusi. E scopre un mondo. Vede terrore,tristezza,lussuria e..amore?
È sicura di percepirlo tra le onde di quel mare in tempesta?
Fa finta che non le interessi. Meglio non avere sicurezze che illudersi. Sa che la sta usando. Ogni fibra del suo essere ne è cosciente. Ma non le importa. Lei sta facendo lo stesso.  Le riempie un vuoto. E non solo per quanto riguarda il sesso.

Scopano per non pensare a lei. O forse proprio per ricordarla.
Dopo l’orgasmo lui collassa sul suo seno e questi sono gli unici minuti in cui Dawn può far finta che sia amore. Gli unici minuti in cui può pensare che sia suo. Per sempre. Che può baciarlo sulla fronte,tra i capelli decolorati,e respirare a fondo il suo profumo mischiato all’odore salato e pungente del sudore.
Ma quella menzogna dura sempre troppo poco. Bastano pochi attimi,un veloce sfiorarsi di labbra e lui è in piedi. Dopo essersi vestito è fuori in un soffio di vento.
Lei resta stesa sul letto,le gambe tra le lenzuola porpora,a piangere via il suo dolore. Senza mai realmente riuscirci.
Come ogni sera apre il cassetto del comodino alla sua sinistra e prende una sottile lametta lucida tra le mani tremanti. La guarda impietosa mentre strappa pelle perlacea con la grazia di una ballerina classica. Un’altra cicatrice alla sua collezione. Il braccio destro come una grottesca cartina geografica del suo strazio.
Ammira la sua opera perfettamente spiazzante. Nessuno sarà mai abbastanza attento per scoprire questo suo effetto placebo instancabile. E lei di questo si rincuora. E in parte la stessa consapevolezza la disarma. Sola dannatamente sconfortante. Non potrà avere niente. Cerca solo di continuare a respirare. Anche se è sempre più difficile.

“La cosa più difficile del mondo è viverci”.
Si ricorda di sua sorella. Delle sue parole. Ipocrisie. Lei non ne ha avuto il coraggio. È morta perché voleva morire. Perché era il suo dono.

E allora,mentre guarda il sangue venire in superficie come gelato alla fragola, si ripete che è solo un’altra cicatrice alla sua collezione. Solo un’altra.
Poi cerca l’aroma di lui sulla fodera di cotone. Alacremente.

  
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