Film > Brokeback Mountain
Ricorda la storia  |      
Autore: terrastoria    07/07/2011    6 recensioni
C'era la stessa elettricità di tutte le volte assieme, lui ed io, nelle nostre fughe.
C'ero io, c'era lui. C'eravamo noi. C'era la mia voglia che cozzava contro la sua.
C'era la rabbia da trasformare in passione, la paura da convertire in sfrontatezza.

[Ennis - Jack]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ennis Del Mar , Jack Twist
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Che dire gente, ho cercato di tenere per me questa flash fic scritta dopo aver rivisto per l'ennesima (emozionante) volta “Brokeback Mountain” ma alla fine la voglia di provare a pubblicarla ha vinto su tutto. E' un missing moment post-film, un momento di intimità amara e dolce allo stesso tempo che Ennis Del Mar si ritrova a vivere.
Amo Ennis Del Mar. Non so perchè ve lo sto dicendo ma...è uno dei miei personaggi preferiti di sempre.
Spero vi possa lasciare qualcosa, grazie a chi leggerà e grazie a chi mi vorrà dire che ne pensa.
Buona Lettura!

He couldn't be there
[Ennis – Jack ]


Il respiro di Jack sul collo, le braccia di Jack attorno alla vita, il profumo di Jack ovunque.
Dove ero finito?
“Cosa ci fai qui?” domandai, sapevo che lui non doveva essere lì, che mi aveva lasciato senza dirmi addio, che tutto ciò che stavo sentendo era sbagliato. Ogni mia percezione, ogni mio fremito dovuto alla vicinanza con quell'individuo era profondamente sbagliato.
“Dopo tanto tempo hai solo questo da dirmi, Ennis Del Mar?”
La voce di Jack era esattamente come me la ricordavo, intatta nel suo sembrare di eterno ragazzo.
Mi venne voglia di scappare, andarmene da ciò che stavo provando.
“Immaginavo che tu avresti detto una cosa simile” parlai invece, lasciandomi stringere forte.
Avrei voluto allontanarlo da me, porre fine a quella scena penosa che mi avrebbe visto cadere nell'illusione di poter avere Jack totalmente, incondizionatamente, eternamente.
Al solito ero io il più riflessivo, lui continuava a toccarmi, a strusciare il suo viso sul mio collo, il mio profilo, a sussurrare parole incapibili.
“Cos'è, sei venuto a sfogare le tue energie?” dissi dopo un po' non potendo più resistere ai suoi tocchi “mi sembri alquanto...” non finii la frase perchè egli diede conferma alle mie parole più o meno taciute: mi prese per un braccio e mi girò bruscamente verso di lui.
Il volto di Jack non era cambiato di una virgola, intatto, la copia identica di se stesso ai tempi delle nostre fughe.
Il mio invece doveva apparire vecchissimo ai suoi occhi nocciola.
“Smettila di pensare”
Lo scrutai a fondo, volevo cercare di leggere in quelle iridi dannate perchè così limpide. Mi dicevano che lui voleva me, era venuto solo per questo. Voleva me.
Mi venne voglia di picchiarlo, di fargli sentire quanto male mi aveva fatto stare ancora una volta lasciandomi solo e assetato, il cuore gonfio e giuramenti che salivano alle labbra, incompiuti.
Alzai a mezz'aria un pugno, senza che me ne accorgessi lo affondai contro la sua camicia, dritto in pancia.
Lo vidi sorridere.
Poi mi venne un pensiero che mi illuminò a giorno la mente: che fossi riuscito a compiere il giuramento? Che fossi finalmente...
“Sono morto, vero Jack?”
Lo presi per il colletto della camicia e lo strattonai forte. Si fece grave.
Furono i suoi occhi a parlare.
A quel punto mi ritornò la voglia di scappare, feci per abbandonare la presa su di lui ma non riuscii: una parte di me mi mi fece piombare addosso a quel corpo. L'altra parte, invece, perdeva in partenza, era quella che mi urlava di andarmene prima che fosse troppo tardi, di tornare alla roulette, aprire l'armadio e fissare per ore le nostre due camicie appese l'una sopra l'altra nel susseguirsi dello scorrere del tempo, fino alla fine.
“Dimmi che sono morto!” mi ritrovai ad urlare e a picchiare coi pugni sul suo petto, a spingerlo, a farlo cadere.
Fui sopra di lui.
Dapprima continuai a picchiarlo.
Poi, nel vedere i suoi occhi riempirsi di lacrime, mi bloccai.
Poi, nel sentire il suo corpo fremere, circondai il suo volto con le mie grandi mani.
Poi, nell'udire la sua anima chiamarmi, avvicinai il mio volto al suo.
C'era la stessa elettricità di tutte le volte assieme, lui ed io, nelle nostre fughe.
C'ero io, c'era lui. C'eravamo noi. C'era la mia voglia che cozzava contro la sua.
C'era la rabbia da trasformare in passione, la paura da convertire in sfrontatezza.
“Nessuno ti farà del male” mi ritrovai a dirgli, straordinariamente più socievole di lui.
Provai un gran desiderio di piangere per lui, piangere come quel giorno davanti all'armadio e alla nostra ultima unione simbolica, piangere per noi.
Non so se piansi, le mie lacrime – se ci furono – le asciugò Jack con le sue labbra morbide e ruvide.
Non feci nemmeno in tempo ad ascoltare la parte di me contraria a tutto ciò che subito mi ritrovai ad aver solo voglia di riempirmi d'amore. Quell'amore devastante e appagante di sempre.
“Sono qui, Ennis. Sono qui”

Papà”
Un respiro sul collo, un profumo forte, delle mani sul viso.
“Papà, mi senti?”
Non il respiro di Jack, non il suo profumo né le sue mani.

Jack?


La prima cosa che feci fu portare lo sguardo oltre la spalla di mia figlia, all'anta dell'armadio aperta: la sua camicia era lì.
Ciò voleva dire solo una cosa, la peggiore tra tutte le alternative possibili: avevo sognato ancora.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Brokeback Mountain / Vai alla pagina dell'autore: terrastoria