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Autore: Simply96    07/07/2011    6 recensioni
Non è da lui.
Non è da l’uomo di cui mi sono innamorata.
Eppure, è successo tutto così … veloce.
La nostra amicizia si era ben consolidata e, prima ancora che potessi aprire gli occhi, lui si era spinto oltre, mentre io lo avevo accettato con tutta me stessa.

[DxG]
Questa storia è la 4° storia che fa parte della raccolta "Il finale è ancora da decidere"
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il finale è ancora da decidere.'
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Il finale è ancora da decidere
 
Ti accorgi che il silenzio ha il volto delle cose che hai perduto.

 
 
Sospirai.
Erano giorni che mi ero accorta che la sua assenza era ormai diventata una mia presenza.
E questo, mi torturava.
Da quanto tempo non lo vedevo più?
La nostra … si poteva considerare una storia? Tre baci in un lungo periodo di un Reality, qualche occhiata ambigua e scappatella, e poi?
Nulla.
Non sapevo come lui l’avesse interpretata la nostra storia.
E infondo … io gliel’avevo detto chiaro quali fossero i miei sentimenti.
Io lo amavo.
C’era poco da fare.
E lui diceva di amare me.
Ma quella presenza che mi aspettavo di ricevere, non c’era.
Finito il reality ci siamo ritrovati più volte.
M poi … nulla.
Lo avevo chiamato io un paio di volte, anche solo per sapere come stava.
Ma il telefono era sempre staccato.
A casa non rispondeva nessuno.
Gli amici non lo vedevano da tempo.
Dov’eri finito, Duncan?
Forse … era scappato con Courtney?
Ma no … insomma, so per certo che è un tipo poco affidabile, ma non fa soffrire così le persone.
Non è da lui.
Non è da l’uomo di cui mi sono innamorata.
Eppure, è successo tutto così … veloce.
La nostra amicizia si era ben consolidata e, prima ancora che potessi aprire gli occhi, lui si era spinto oltre, mentre io lo avevo accettato con tutta me stessa.
Ora, lì alla piscina di un mio amico, ero sdraiata a bordo piscina.
Era una specie di festicciola quella.
Si, una festicciola.
Dove io avevo decido di andarci di mia volontà.
Sembra strano, e lo è anche per me.
Ma in quel periodo avevo proprio bisogno di staccare.
Staccare dalla solita routine e guardare in avanti, verso il futuro, per non perdermi il presente.
- Hey Gwen, vieni a ballare? -
Un mio amico mi salutò con la mano, incitandomi ad andare verso la pista da ballo.
Gli sorrisi facendo no con la testa, ma aggiunsi anche un grazie sottovoce.
Lui parve un po’ sconsolato, ma poi si diede alla pazza gioia.
Ormai erano le sette e non c’era nessuno sulla vasca.
Eccetto io.
Potevo sentire il rimbombo bloccato dalle pareti attraverso alle finestre del locale semi aperte.
Avevo una gamba immersa nell’acqua, mentre l’altra era stesa.
In una mano tenevo un bicchiere che sorseggiavo e nell’altra degli occhiali da sole.
Sembravo una vera a propria teenager americana, una di quelle che hai parti vestono come puttane e che diventano reginette al primo ballo che vanno, rimanendo casualmente in cinta, ovvio.
Ma ero completamente diversa, si può dire l’opposto, di queste stupide galline starnazzanti.
Il mio chiodo fisso in testa non mi permetteva di ridere tranquillamente.
Il mio chiodo fisso in testa non mi permetteva di andare a divertirmi.
Il mio Duncan nella testa continuava a riapparire nei sogni più belli e a mancare negl’incubi più profondi.
Il sole ormai stava per tramontare, ma l’aria era ancora calda, così come l’acqua.
Tirava un leggero venticello.
Il tempo era perfetto per rilassarsi, chiudere gli occhi e …
Due mani troppo violenti per essere quelle di un qualsiasi invitato mi presero alla sprovvista lungo i fianchi, per poi lasciarmi cadere nell’acqua.
L’impatto mi provocò forti brividi.
Chi era quel deficiente????
Riemersi dall’acqua furiosa, sentivo persino il trucco che mi era sceso un po’.
Mi aggrappai al bordo, mentre chiunque si fosse divertito a fare quello stupido scherzo rideva a crepa pelle.
- Senti, brutto pezzo di m-
Alzando lo sguardo pensai di avere un’allucinazione.
O magari … di trovarmi una specie di fantasma.
Ma Duncan non è un fantasma e, quando mi porse la mano per tirarmi su, al contatto caldo capii che non era neppure un’ allucinazione.
Rimasi a fissarlo per qualche secondo, mentre lui si avvicinava sempre di più sorridendo …
Mi prese le mani tra le sue:
- Mi sei manc -
- Non ti azzardare a parlarmi! - gli sbottai scansandomi da lui e togliendo le mie mani dalle sue.
Lui parve un po’ confuso dalla mia reazione.
- Cosa? -
Io intanto iniziai a girargli intorno.
Qualcuno dice che ho anche ringhiato.
- Dopo circa un mese e mezzo che tu scompari, ora torni qui, bello e tranquillo, senza darmi una spiegazione, senza una chiamata o un semplice messaggio, e pensi che a me basti un semplice e banale “mi sei mancata”? -
- Non dirmi che sei gelosa? - chiese sbuffando.
- Non ti sto dicendo che sono gelosa! - risposi fermandomi di fronte a lui.
- Una … chiamata. Una semplice chiamata per sapere come stavo, se ero ancora viva o meno. Solo .. questo, Nient’altro. -
Una lacrima stava per scendere, ma Duncan la fermò prima ancora che finisse la sua strada verso la guancia.
Scansai la sua mano, per voltarmi dall’altra parte.
Oltre al fatto dell’essere ignorata, la seconda cosa che odiavo di più è che qualcuno mi vedesse piangere.
Duncan si avvicinò lentamente a me e con la mano mi fece girare il viso verso di lui.
- Prigione. Sono in libertà vigilata, ricordi? Ho spaccato il vetro della macchina del mio vicino di casa e lui ha sporto denuncia. Mi sono beccato un mese di carcere e potevo chiamare solo una volta a settimana … -
Mi parve un po’ imbarazzato.
- E allora … perché non mi hai chiamata? -
- Bè … ecco …. - prese aria e poi sussurrò a mezza voce - non mi ricordavo il tuo numero. -
Abbassò lo sguardo a terra e assunse l’aria da “sono solo un piccolo cucciolo, non lo farò mai più!”.
Un’aria che mi fece morir dal ridere.
- Che c’è? - chiese lui sorpreso da quel mio sbalzo d’umore.
- Neanche io ricordo il tuo numero … - gli dissi fra una risata e l’altra.
Anche lui iniziò a ridere e mi baciò.
Quel bacio tanto atteso, tanto sperato, era finalmente arrivato.
- Ora sei .. libero? - chiesi abbracciandolo e nascondendo il viso sull’incavo della sua spalla nuda.
Già, perché Duncan era in costume e nemmeno me n’ero resa conto!
- Sempre la solita libertà vigilata. Ma cercherò di non far danni e, per ogni eventuale evenienza - continuò - mi sono imparato il tuo numero! Allora è … - ripetè il numero circa tre volte, per essere sicuro di averlo appreso bene.
Io lo guardai in quegl’occhi azzurri, per poi prendere la sua mano ed avviarci a quella che sarebbe stata una delle migliori feste dell’anno.
 
 
  
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