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Autore: Shainareth    17/03/2006    8 recensioni
Cosa accadde realmente fra Zoro e Nami quando la Going Merry toccò le coste della prima tappa lungo la Grand Line? Se quella notte furono gli unici a tenersi lucidi, doveva esserci un perchè... ma quale? Premetto che questa fanfic è opera di mio fratello maggiore-maggiore... che volete farci, siamo una famiglia di ZoNami! :P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte a Whisky Peak

Quella notte a Whisky Peek

 

Vi racconterò di quando la ciurma di Monkey D.Rufy approdò all’isola di Whisky Peek, sulla Rotta Maggiore. E’ una storia che sicuramente già conoscete, ma non del tutto. Infatti, voi avete notizia solo di cosa accadde il secondo giorno, dove ci fu la grande festa d’accoglienza per i pirati e dove gli abitanti dell’isola si rivelarono per quello che erano, cioè agenti della Baroque Works, la famigerata organizzazione che faceva capo al misterioso Mr Zero. Ciò che mi accingo a fare, è raccontarvi proprio cosa accadde il primo di questi due giorni di festeggiamenti, e cioè quando i nostri amici erano ancora all’oscuro di tutto.

Dal locale proveniva un baccano infernale nonostante fosse notte inoltrata. Le luci accese dalla finestra facevano capire che vi era ancora molta gente. Tavoli affollati, l’aria irrespirabile, e per il caldo e per il fumo di cui era pregna l’aria. Decine e decine di bottiglie più o meno piene, qualcuna rovesciata, qualcun’altra vuota, stavano sui tavoli. Per un qualsiasi forestiero entrare in quel momento nel locale sarebbe stato come scendere all’inferno, ma, nonostante questo, chi vi era già dentro non se ne accorgeva neanche.

Su di un tavolo oltre alle consuete bottiglie e bicchieri, vi era anche un posacenere stracolmo di sigarette, ma non per questo evidentemente erano state sufficienti.

Il ragazzo tirò fuori l’ennesima sigaretta dal pacchetto e la portò alla bocca, dopo di che l’accese col suo inconfondibile stile, poggiò i gomiti sul tavolo e continuando a guardare davanti a sé, con la sigaretta nella mano destra disse: - …è così che abbiamo sistemato quel maledetto Arlong con la sua banda di mezzipesce! –  terminò portandosi nuovamente la sigaretta alla bocca e aspirando.

Gridolini di fanciulle più o meno giovani seguirono all’affermazione di Sanji, che poggiandosi con la schiena alla sedia continuò: - L’avrei fatto per salvare ognuna di voi! -. Alcune delle ragazze si abbracciarono in preda a crisi emotive, altre si buttarono letteralmente addosso al biondino abbracciandolo; stava andando tutto secondo i suoi piani, e lo sguardo da maniaco stava prendendo il posto di quello del bravo ragazzo.

Il tavolo dove sicuramente si faceva più baccano era quello dove Usop e Rufy erano in piedi su di esso ad improvvisare un’assurda danza pirata per impressionare tre ragazzine che li guardavano più per divertirsi che altro. Danzavano abbracciati, Rufy gridando come un ossesso completamente ubriaco, Usop farneticando sulle sue misteriose avventure in mare, e sul fatto che avesse sconfitto una banda di pirati spaziali che cavalcavano un’enorme zanzara vampira. Una delle ragazze allora lo interruppe: - Ma è tutto vero quello che ci dici?! - Usop barcollando e mantenuto da Rufy rispose: - Gnik! Diglielo tu nostromo! Gnik! Che casino è stato quel giorno… gnik! . Rufy ovviamente era più andato di Usop e non solo confermò tutto l’accaduto, ma disse anche che in realtà la loro cartografa era la stessa zanzara vampira in mano ai pirati spaziali, e che era stata liberata ma non guarita del tutto perché anziché prosciugare di sangue le sue vittime, toglieva loro denaro. Ed il fatto che lo disse con una faccia serissima fece scoppiare dalle risate le tre ragazze, aggravando ulteriormente l’inquinamento acustico del locale.

Rumore che dava fastidio allo spadaccino, che per questo si era messo al tavolo più isolato di tutti, in un angolino dietro una colonna, dalla quale poteva guardare ma non essere visto. Un boccale di birra in mano e lo sguardo proprio verso il suo capitano. Una smorfia apparve sul suo volto, meravigliandosi del baccano che riusciva a fare. Una voce lo distolse dalla sua solitudine. – Posso sedermi? -. Il ragazzo senza neanche voltarsi e poggiando un gomito sul tavolo reggendosi il mento rispose seccato: - Per l’ennesima volta! Ho detto che non voglio compagnia! Sto bene da solo! -. Ma questa volta la risposta che ricevette fu più diretta delle altre: - Razza di zoticone! Non è questo il modo di rispondere! Stattene solo se vuoi! E crepa! -. Roronoa continuò a non voltarsi, ma l’aria seccata fece intuire alla ragazza che finalmente era stata riconosciuta ed il ragazzo disse a labbra strette: - Potevi anche dirmelo che eri tu! Dai siediti! -, ma quella: - L’ho già fatto! Adesso non ho più bisogno di chiedertelo! - fece Nami, che, seduta di fronte a Zoro, beveva avidamente una birra. Finalmente lo spadaccino si degnò di guardarla. – Ehi! Vacci piano con quella! -. Nami non lo ascoltò neanche e la bevve tutta d’un fiato posando violentemente il boccale sul tavolo. Poi la ragazza aprì i suoi dolci occhi tramutandoli immediatamente in quelli del demonio e tuonò verso Zoro: - Io volevo essere gentile con te! Stronzo! -. Zoro restò sul chi va là, non sapeva se controbattere oppure lasciar stare; poi optò per la seconda, sapendo benissimo che avrebbe fatto andare su tutte le furie la ragazza: - Ah si?! - sorseggiò tranquillamente la sua birra e girò lo sguardo nuovamente verso gli altri tavoli. – A volte sei veramente insopportabile, ma non coglierò questa tua provocazione! - disse lei tutta soddisfatta spostandosi i capelli dietro le spalle. Ma un forte tonfo distolse i due giovani dal loro discorso. Il tavolo su cui Rufy ed Usop ballavano si era rotto, e Rufy per non cadere si era appeso al lampadario, ma il fatto che fosse di gomma gli aveva dato la spinta per finire dritto sulla nuca di Sanji che era quasi riuscito a baciare una delle ragazze del suo tavolo. Il cuoco aveva sbattuto la fronte sul tavolo e non si muoveva. Rufy lo guardava incuriosito grattandosi la testa, mentre le ragazze preoccupate si chiedevano se era il caso di intervenire oppure no. Sanji si sollevò lentamente e si girò inferocito verso il suo capitano: - I bambini la sera a quest’ora sono già a nanna! Capito?! Razza di stupido… - ma Rufy e le ragazze gli scoppiarono a ridere in faccia. Sanji si fermò un attimo e si accorse che aveva la sigaretta che stava fumando infilata nella narice sinistra. La tirò fuori sempre più arrabbiato e stava per dare un calcio a Rufy quando intervenne Usop dicendo di essere un monaco buddista predicava pace e amore. Ovviamente fu lui ad essere la vittima sacrificale di Sanji, con Rufy che guardava divertito.

Zoro si alzò stizzito e si allontanò. – Ehi! Non abbiamo ancora finito! - disse la ragazza. Lui senza neanche fermarsi con una bottiglia di liquore in mano: - Non sopporto tutto questo rumore… io esco fuori in terrazza! - e si allontanò per le scale che portavano al secondo piano. Nami l’osservò salire; poi guardò il locale, poi di nuovo le scale: - Vengo con te! - si avviò anche lei, ma tornò subito indietro a recuperare un’altra bottiglia di liquore, dopo di che raggiunse Zoro in terrazza.

Era una notte in cui la luna era enorme nel cielo, sembrava più grande del solito. Il cielo era sgombro da ogni nube e stracolmo di stelle. Zoro era seduto sul bordo del terrazzino a godersi quel silenzio, che, appena vide Nami, sapeva sarebbe stato interrotto dalle chiacchiere di quella stupida femmina. Non fece in tempo neanche a pensarlo che la ragazza irruppe come un tuono: - Come ti salta in mente di lasciarmi nel bel mezzo di una conversazione! - non sapendo che era proprio quella che Zoro non sopportava. Roronoa non disse nulla e anche lei, allora, si accorse di quel paradiso che avevano sopra le loro teste. Ma parlare era più forte di lei: - Accidenti che spettacolo! E che silenzio! -. La finestra che stava sotto la terrazza si ruppe in mille pezzi. Nami e Zoro videro uscire dalla polvere Sanji che, zanne spianate, inveiva contro Rufy ributtandosi dentro con molta più grinta. Poi Nami guardò Zoro e disse: - Lo sai, credo che noi due in fondo siamo diversi dagli altri… non so, in un certo senso ci somigliamo! -. Il ragazzo girò lentamente la testa con un’espressione disgustata: - Stai dicendo sul serio?! Non sarai già ubriaca vero? -. Inutile dire che Nami aveva la lingua più veloce dei quattro mari e la sua risposta fu più folgorante di un fulmine: - Per tua informazione, io non mi ubriaco mai! Capito?! Tu piuttosto, che te ne stai da solo, che non parli con nessuno, - poi scimmiottando il ragazzo – che fai il misterioso spadaccino e tutte queste messe in scena, secondo me sei bello che andato! -. Zoro ghignò verso Nami: - Io reggo l’alcol molto meglio di te! -. Ovviamente finirono con lo sfidarsi. Avendo una bottiglia d’alcol a testa decisero di scolarsela, e chi lo avrebbe fatto in meno tempo e accusando meno il colpo avrebbe potuto deridere l’altro fino alla successiva isola. Nami finì leggermente prima di Zoro, e questa per lei era già una vittoria parziale. – Sta’ calma! - disse lui – Come vedi… - fece per alzarsi – riesco a stare in piedi benissimo! -. Zoro mosse due o tre passi e si lasciò cadere. Nami si rese conto che effettivamente Zoro l’alcol lo reggeva benissimo, ma lei non poteva essere da meno, non doveva assolutamente. Si alzò e si mise in bilico sulla ringhiera della terrazzina. Roronoa protestò: - Stupida! Puoi farti male, scendi! - ma Nami, cocciuta come era, si issò in piedi e trionfante annunciò: - Mi dispiace per te, ma ho vi… - la ragazza perse improvvisamente l’equilibrio e sarebbe finita sicuramente di sotto se una mano ferma e ben salda non l’avesse portata di nuovo sulla terrazza. I due erano uno di fronte l’altro, Zoro seduto a gambe incrociate e Nami in ginocchio con una gamba leggermente graffiata. Non osavano parlare. Nami si sentiva una stupida. Lo spadaccino finalmente ruppe il silenzio: - Ho vinto io! -. “Cosa?!” pensò Nami. “Stavo per finire giù e l’unica cosa che sa dire quel buzzurro è << ho vinto >>?” La ragazza si pose mille interrogativi: “non gli sarebbe importato niente? O non me lo vuole far pesare? O è talmente ubriaco da non rendersene neanche conto?” Ora che ci faceva caso, però, anche lei non era perfettamente lucida, aveva bevuto troppo, ma non lo doveva lasciare a vedere. Fu di nuovo Zoro ad interrompere la quiete: - E’ il momento di tornare giù! Sanji e Rufy stanno demolendo il locale! Senti che casino! -. Nami annuì, si alzarono tutti e due nello stesso momento, ma questa volta fu Zoro a barcollare ed a finire dritto tra le braccia di Nami che subito obbiettò imbarazzata: - Ma che fai?! -. Zoro si staccò immediatamente ma i loro volti erano ancora troppo vicini, sentivano uno il respiro dell’altro. Nessuno dei due muoveva muscolo, e nessuno dei due si spiegava il motivo: forse sarà stato tutto quell’alcol, forse sarà stato il cielo stellato, ma i loro ormoni si erano messi a girare all’impazzata, e la cosa più assurda che balenava nella mente di tutti e due era che… si trovavano attraenti!

Senza neanche accorgersene le loro labbra si trovarono ad un millimetro di distanza.

Nami disse: - Io…n…

Zoro rispose: - Eemmm…

Subito dopo fu uno schiudersi di labbra che si rincorrevano, che si mordevano, sembrava si volessero sfidare anche in quella occasione. Nami con le braccia attorno al collo di Zoro, il ragazzo che con un braccio cingeva in vita la bella navigatrice. Stettero appiccicati un quarto d’ora, poi si staccarono in maniera brusca ansimanti. Si guardavano dritto negli occhi. Poi la ragazza disse in maniera aggressiva: - Come ti sei permesso?! -. Zoro non sapeva cosa rispondere, ma l’aveva combinata grossa e cercò di discolparsi: - Veram… - ma Nami lo interruppe: - Zitto! Non parlare! - e gli si avvinghiò nuovamente al collo. Passarono nello baciarsi, da posizione eretta, in ginocchio, e distesi sul terrazzino, senza mai staccarsi. Zoro tentò un paio di volte di toccare il seno di Nami ma si tirò indietro, e si accorse per la prima volta di avere paura di lei. Ma la ragazza, che evidentemente era più smaliziata, sussurrò: - Sei un vigliacco! - gli prese la mano e se la portò al seno. Lo spadaccino reagì prontamente, capovolse la situazione e si mise sopra Nami che lo guardava impaurita: - Vigliacco io?! - disse col suo ghigno che questa volta aveva un non so che di malefico.

Si rotolarono per un bel po’, ognuno catturando il calore dell’altro, ognuno sentendo il respiro dell’altro. Zoro cercò di togliere la maglietta a Nami, che si strappò con grande stupore di lei: - Come sei focoso! Comunque me la devi ripagare lo stesso! -. Zoro si stizzì: - Brutta…! - ma lei lo afferrò di nuovo e lo baciò. Fu il turno della ragazza che tolse la maglietta a Zoro, ed iniziò a baciargli le cicatrici di cui il torace del ragazzo era pieno. “Molte se le è fatte anche per colpa mia”, pensò lei, ma il suo ragionare fu interrotto dallo sbraitare di Zoro: - Come diavolo si slaccia quest’accidenti?!! - era alla prese col reggiseno. Nami sorrise e se lo slacciò e Zoro le si buttò sopra infilandole una mano sotto la gonna, ma solo le stelle assistettero al resto del combattimento che si svolse su quella terrazza.

Il sole era sorto ormai da un pezzo su Whisky Peek, ed aveva passato la meridiana da un paio d’ore. Era questo di cui si accorse Nami riaprendo gli occhi, socchiusi un po’ per il sonno un po’ per i raggi del sole. Si voltò dall’altra parte, e vide Zoro che dormiva beato. Sorrise e richiuse le palpebre. “Che pace...”. Riaprì gli occhi di botto iniziando a sudare freddo e mettendosi in piedi si accorse di essere completamente nuda. Che cosa era successo? Perché si trovava su quella terrazza con Zoro? Cosa era successo? Perché era nuda? Quel maiale aveva… con lei! La ragazza non si dava pace, e mentre si stava rivestendo tutto le fu chiaro. Si ricordò di ogni cosa… di ogni sensazione… del calore di Zoro. Lo fissò ancora un attimo… il suo calore… scese per le scale e tornò al locale.

Tutti dormivano ancora. Per fortuna, si disse. Oltre la metà degli abitanti di Whisky Peek si trovava lì, e dormiva. Sanji con qualche vetro sul vestito e tra i capelli dormiva sul seno di Luise, quella preferita, come la chiamava lui. Usop si trovava sotto il tavolo di Sanji e gli mordeva il piede, mentre Rufy lo trovò infilato nel forno della cucina assieme ad un cinghiale che doveva essere finito ancora di cucinare. Si avviò verso l’uscita e si fermò sull’uscio. Nessuno l’aveva vista, nessuno poteva averla vista, nessuno sapeva di lei e… aveva paura persino a pensare il suo nome. E Zoro? Lui si ricordava quello che era successo? Cosa le avrebbe detto? Come si doveva comportare? Si sentì toccare la spalla, e scattò come una molla fuori dal locale. Si voltò ed era proprio lui, assonnato come al solito che si strofinava la testa. – Che dormita! - disse l’uomo – Questa mattina sto veramente bene! -. La ragazza non rispondeva, non sapeva cosa rispondere. – Pensa Nami, ho dormito nudo sul terrazzo! Dovevo essere proprio ubriaco! Ah ah ah ah! - continuò Zoro. “Allora non ricorda niente!”, pensò la navigatrice. Un iniziale sospiro di sollievo la colse, ma poi… poi Nami si rese conto che forse, alcol a parte, era stato lei a volerlo, forse l’aveva sempre voluto e adesso… lui non ricordava niente… – Ehi voi due! - fece capolino dal locale Sanji tutto stordito – dove diavolo vi eravate cacciati ieri sera?! -. Nami sobbalzò e guardò intimorita Zoro. – Come sarebbe a dire? Io sono stato tutta la sera sul terrazzo! - disse lo spadaccino. – Non m’importa di dove sei stato tu! Voglio sapere dove è stata lei! - Sanji indicò Nami. La ragazza non sapeva come reagire. – E che vuoi che ne sappia io?! - s’inalberò Zoro. Sanji fece qualche passo verso il ragazzo, tutto traballante: - Se scopro che le hai fatto qualcosa io… io… - cadde a terra pesantemente, come morto. – Ne avrà per un po’! - sorrise Zoro, che poi fissò incuriosito Nami. – Penso che mi dovrei ricordare di qualcosa… -. La ragazza finalmente trovò la forza dentro di sé per fare qualcosa e allontanandosi dal locale disse: - Devo controllare se il logpose ha registrato il magnetismo di quest’isola! -. Corse più veloce che poté verso la nave, pensando e ripensando.

Il giorno lasciò nuovamente posto alla sera sull’isola, ed un’altra festa era iniziata. Tutto come il giorno prima tranne per il fatto che Zoro e Nami quella sera non si ubriacarono, e adesso sapete il perché. Ma Nami era contenta perché incrociando Zoro prima di andare al locale, lui le aveva detto sorridendo e scompigliandole i capelli: - Ti ripagherò la maglietta, non preoccuparti! -. Adesso ne era sicura. Era come aveva sempre sospettato in fondo al suo cuore. Anche Zoro era lucido quella sera. Zoro ricordava. Ovviamente badarono bene dal confessarsi l’accaduto, il fatto che non era stato un incidente, ma una cosa voluta da entrambi. Doveva farlo prima l’altro, dicevano, e la storia ormai la conoscete, stiamo ancora aspettando…

 

 

 

 

  
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