«Fermati stupido
asino! Ho sentito un rumore!»
«Mmmmmm… Zitto!»
«Aaaa! L’ho sentito ancora! C’è qualcuno!»
«Mmmmmmm…»
«Artù!!»
Finalmente Artù
riemerse dal collo di Merlino, dov’era impegnato a lasciare segni calcati «Senti
piccolo, lo so che i tuoni ti spaventano e che farlo in una caverna non è il
massimo! Ma è l’unico modo che abbiamo per passare il tempo, visto che fuori
diluvia! E comunque sono il miglior
cacciatore di Camelot! Se stesse arrivando qualcuno
lo sentirei!»
«Principe Artù!
Principe! Siete qui?» rimbombò una voce nella caverna.
«Per tutte le
corone di Camelot!!» se ne uscì Artù «Ma ti muovi
idiota! Vestiti!»
Merlino si
ritrovò con la schiena nuda sulla pietra fredda e dura e borbottò qualcosa
contro lo stupido principe prima di vestirsi in tutta fretta.
«Principe!
Dovete tornare subito al castello! Vostro padre è impazzito!» a dare la notizia
due cavalieri che Merlino non aveva mai visto.
«Impazzito?»
«Minaccia di
buttarsi dalla torre!»
Artù corse all’uscita
e dopo aver slegato il cavallo, cominciò a galoppare forsennatamente verso il
castello, sotto la pioggia scrosciante.
All’interno i
due cavalieri fissavano attentamente Merlino e il suo aspetto: i capelli
spettinati, le labbra rosse, i segni su tutto il collo che non aveva avuto il
tempo di coprire…
«Emm… Il principe ha lasciato le cose per la caccia qui… Se
vuoi… Possiamo aiutarti a portarle…» disse il cavaliere che non aveva ancora
parlato, un magro biondino, piuttosto impacciato.
Quando arrivarono
al castello, parecchi minuti di imbarazzante silenzio dopo, la situazione si
era stabilizzata e la folla non era più in piazza e neppure il re sopra la
torre, come prima che partissero Oliver e Kevin.
All’inizio
Kevin, il biondo magrolino, gli era sembrato più simpatico di Oliver… per
quanto balbettando il biondo almeno parlava, a differenza del muscoloso moro,
che sembrava morto… Ma poi erano partiti… Merlino davanti a Kevin, sullo stesso
cavallo, visto che Artù era partito con l’unico con cui si erano allontanati.
Per tutti i 20 minuti necessari a tornare al castello, Kevin… con la scusa che
le redini scivolavano per l’intensità della pioggia, non aveva fatto altro che
palpeggiare Merlino, abbracciarlo, carezzarlo… e la pioggia di certo non
aiutava, facendo attaccare le vesti di entrambi ai corpi dell’uno o dell’altro…
Inutile dire che
appena entrarono a Camelot Merlino si lanciò dal
cavallo in movimento e corse al castello con la scusa di dover supportare Artù.
Se fuori la
situazione si era normalizzata, dentro… era un campo di battaglia… cameriere
che correvano ovunque con vassoi pieni, valletti che ondeggiavano qua e là
sotto il peso di innumerevoli fiaschi di vino, cavalieri disperati che si accusavano
vicendevolmente… Mentre Merlino saliva le scale che portavano alle stanze reali
temette il peggio… ma poi fu subito chiara la situazione.
«Merlino! Sei
arrivato! Alla buon ora!»
esclamò Artù agguantandolo per un braccio. «Gaius
dice che ha bisogno del tuo aiuto.»
Le personalità
più influenti della corte erano riunite al capezzale del Re e continuavano a
rassicurarlo e a tranquillizzarlo, mentre il Re continuava a sbraitare «Vi
ripeto che non sono pazzo! Volevo solo prendere un po’ d’aria!»
Ma nessuno lo ascoltava e Merlino si chiese la reale utilità di tutte quelle
persone, che non facevano che agitare il Re.
«Artù»
bisbigliò Merlino all’orecchio del principe «Non vedi che tutte queste persone
lo stanno infastidendo? Mandale via!»
E come succede sempre quando si bisbiglia qualcosa all’orecchio di qualcuno…
tutti scelsero quel momento per tacere.
Prima ancora che
Artù aprisse bocca, tutti si alzarono, guardando stizziti Merlino, e se ne andarono,
borbottando tra loro.
«Finalmente
qualcuno che mi capisce! Avvicinati Merlino! Da oggi sarai la mia Dama di Compagnia!»
«Cosa??»
esplosero all’unisono Artù e Merlino, ma furono zittiti da un’occhiataccia di Gaius che diceva: “Dobbiamo assecondarlo! È pazzo ed è il Re!”
Merlino
allora si avvicinò al letto del Re e per i successivi tre giorni non si mosse
da lì; lessero libri, conversarono del più e del meno, Merlino lo imboccava e
lo accudiva, e insieme ridevano e scherzavano.
Quando,
sotto consiglio di Gaius, il Re poté alzarsi dal
letto, insieme andarono nella sala delle udienze, e Uther permise a Merlino di
accomodarsi sul trono destinato alla Regina, vuoto da troppo tempo. Uther diede
dei nuovi vestiti a Merlino, e insistette affinché occupasse la stanza comunicante
con la sua, quella destinata a sua moglie.
Fu durante
il pranzo che Merlino rincontrò per la prima volta Artù dopo tre giorni di
lontananza forzata, ovviamente con il suo nuovo servitore George, uno
sciapissimo e pallido castano brufoloso, dall’aria tonta e malaticcia.
Per tutto
il pasto Artù guardò in cagnesco suo padre e la sua mano che continuava a
posare su quella di Merlino, aveva notato gli abiti nuovi, ma non sapeva ancora
nulla della nuova disposizione per dormire, infatti quella notte aveva intenzione
di andare nella camera di Merlino a ricordargli di chi era e che poteva sorridere
in quel modo solo a lui! Non riuscì a evitare di alzarsi e sbattere i pugni sul
tavolo quando Uther, con la scusa che Merlino doveva mangiare più carne, prese
un pezzo di fagiano dal suo piatto con le dita e imboccò Merlino, aspettando finché
la Dama di Compagnia non lo ripulì anche della salsa rimasta con la lingua.
Quando la
sera scoprì che Merlino avrebbe dormito nel letto della Regina, così vicino a
suo padre, il principe si diresse di gran carriera alla stanza del Re, dove
quest’ultimo e Merlino erano chiusi dal primo pomeriggio subito dopo pranzo.
Stava per
spalancare le porte senza nemmeno annunciarsi, ma sopraggiunse Gaius «Non dovete intromettervi principe! Il Re è pazzo!
Dobbiamo assecondarlo!»
«Non credo pr….!!»
«Ma vi siete ammattiti anche voi?? Cosa urlate? Il Re si è appena
addormentato!» sbottò Merlino appena uscito dalla stanza, allarmato dai toni
alti.
«Merlino!» Artù attirò l’ex servitore in un abbraccio stritolante e in bacio
appassionato, a cui Merlino rispose con imbarazzo e in modo impacciato.
«Merlino! Merlino! Dove sei??» La Dama si staccò precipitosamente dal bacio
e corse dentro, seguito dagli altri due.
«Uther! Sono qui.» disse dolcemente Merlino sedendosi sulla sua sedia accanto
al letto e prendendo la mano del sovrano. Alla scena Artù fece una faccia
arrabbiata e insieme disgustata, da quando Merlino lo chiamava per nome?
«Come state sire? Avete bisogno di altri infusi per dormire?» chiese
educatamente Gaius per sgelare la situazione.
«Oh no Gaius!» da quando era così cordiale? «Da quando c’è Merlino…» gli sorrise e gli strinse più forte la mano tra le
sue «… non ho più bisogno di nulla! Mi basta saperlo vicino e sono tranquillo.»
Il sorriso e gli occhi di Merlino erano quelli di una moglie per un marito
amato, e Uther aveva un’espressione semplicemente adorante.
Artù
osservò con crescente orrore Merlino avvicinare il volto a quello di suo padre,
e quando le loro labbra stavano per toccarsi non riuscì più a frenarsi… «MERLINO! NON OSARE! DOV’ESSECI QUALCOSA NELL’ARIA DI QUESTA STANZA!» Gaius gli mise una mano sulla spalla per dirgli di fermarsi
«LASCIAMI! SIETE TUTTI PAZZI! TUTTI!» gli altri lo guardavano sconvolti…
Aveva veramente un’aria da pazzo. Si avvicinò a Merlino e cominciò a tirarlo
per il braccio «Adesso tu
vieni con me!»
«Lasciami Artù! Non voglio!»
«Artù!» tuonò Uther dopo essersi alzato «Lascialo subito. L’unico pazzo sei
tu! Hai bisogno di aiuto!»
«MA CHE DIAVOLO STATE DICENDO?» continuava ad urlare Artù.
«GUARDIE!! GUARDIE!!» urlava Uther, in preda al panico perché suo figlio
stava portando via il suo Merlino.
Diversi
cavalieri accorsero, tra cui Kevin e Oliver «Rinchiudete mio figlio nella torre! È diventato pazzo!»
«Giammai! Non vi avvicinate!» ribatté Artù, che stringeva ancora Merlino.
«Presto! Prima che faccia del male a Merlino! Presto!» strillò Uther
isterico.
Il
cavaliere Kevin, temendo per la vita di Merlino, si lanciò con un grido sul
principe, a spada sguainata e riuscì ad atterrarlo e poi a girarlo faccia al
pavimento, i suoi compagni lo legarono. «Merlino stai bene?» chiese Kevin, evidentemente compiaciuto dal suo
salvataggio. Gli prese le mani tra le sue «Non ti farà più del male. Stai tranquillo!»
«Giù le mani!» esclamò Uther, accogliendo Merlino tra le sue forti braccia.
Il mago si era reso conto con quella scena che c’era qualcosa che di strano nel
comportamento di tutti.
«Sire… Ma io…» iniziò Merlino.
«No… Perché hai ripreso a chiamarmi ‘Sire’ piccolino?» gli sussurrò Uther
accarezzandogli una guancia.
«Sire!!» squillò la graziosa voce di una servetta «è pronta la cena!»
«Molto bene!» il Re offrì il braccio a Merlino, che accettò prontamente, e
insieme si diressero verso la sala principale.
Passò
un’intera settimana, in cui Merlino e Uther non si lasciarono un momento,
dormivano persino nello stesso letto. Il loro stare insieme tuttavia non andava
oltre abbracci e parole dolci… non che fosse cambiato alcunché nella corte se
così fosse stato, visto che erano tutti svaniti…
Gli unici
rimasti sani erano Artù, chiuso nella torre, senza cibo da tre giorni, visto
che la sua guardia era corsa via inseguendo una farfalla, e il cavaliere
Oliver. Almeno così pareva… visto che entrambi non sospiravano entusiasti e sognanti
alla vista dei nuovi sovrani, Uther e Merlino, che secondo tutti erano perfetti
insieme, e si parlava già della bellezza degli eredi!
Fu quindi
inevitabile che Oliver andasse a salvare Artù e che insieme analizzassero la
situazione. Il primo voleva scappare e fondare un nuovo regno, florido e
prosperoso, ma il principe era troppo innamorato di Merlino e mai lo avrebbe
lasciato nelle mani di suo padre!
Decisero
quindi di rapire la Regina durante la notte, convinti così di risolvere la
situazione…
«…e se Merlino non mi volesse più? E se fosse veramente innamorato di mio
padre? E se adesso li troviamo a fare sesso? E se…»
«Basta! Ma volete stare zitto?! Ci scopriranno!» sbottò ormai esaurito
Oliver. Erano almeno venti minuti che Artù continuava con quel “E se…?” «Se fosse così, ci dirigeremo verso sud! E fonderemo: OLIVERANDIA!!»
continuò Oliver con gli occhi luccicanti.
«No! Io sono ancora il principe anche se tutti mi considerano pazzo! Quindi
si chiamerà: ARTHURWOOD!»
«Ma che schifo!»
«Che hai detto??»
«CHI VA LÀ? IDENTIFICATEVI!» Erano quasi arrivati davanti la porta della
stanza, coperti dal buio della notte… Ma ovviamente avevano dimenticato Kevin,
che si era autoproclamato Guardia Personale di Merlino e che quindi lo sorvegliava
24 ore su 24.
«Kevin, sono io, Oliver. Insieme al principe. Ho avuto l’ordine di
liberarlo.» spiegò il cavaliere facendosi avanti per entrare nella luce della
torcia del biondino.
«Principe Artù!» esclamò Kevin facendo una lieve riverenza «Siete dunque
rinsavito! Ne sono felice! E vi prego di scusarmi per come vi ho trattato.»
«Non importa.» liquidò in fretta il principe «Devo vedere Merlino! Adesso!»
«Cosa? Ma è impossibile! Il Re e la Regina» calcò sull’ultima parola «non
vogliono essere disturbati! E mi hanno raccomandato vivamente che questa notte nessuno si avvicini neppure alla porta!»
fece degli strani movimenti eloquenti con le sopracciglia che fecero
imbestialire Artù. Dunque la Regina
stava addirittura consumando il suo “amore”! Con suo padre!! …Un brivido di
disgusto lo colse.
«Devo vederlo! Merlino è in pericolo!»
«In pericolo? Di cosa parlate?»
«Lui… Lui! È malato! Lo sappiamo solo io e Gaius!
Deve prendere la sua medicina! Prima che sia troppo tardi!»
«Oh cielo!» esclamò spaventatissimo Kevin «E il Re lo sa??»
«No! Gaius mi ha detto di portarlo subito da lui!»
«Gaius?» l’espressione
del cavaliere di fece da spaventata sospettosa… «Ma non era partito per curare il Re Joseph della Scozia?»
«C.c.certo!» si riprese dopo
pochi momenti di panico Artù «Per questo dobbiamo fare in fretta! È tornato per
curare Merlino, ma deve ripartire al più presto!»
«Va bene!» si convinse Kevin. Fece un respiro profondo, si avvicinò alla
porta, sollevò la mano per bussare… e l’elsa della spada di Oliver lo colpì
alla base della testa, facendolo svenire.
«Senti…» iniziò titubante Oliver «…un piccolo cambio di programma…» si issò sulla spalla il corpo inerte del
biondino dopo avergli sottratto la spada e averla data ad Artù «Vado con Kevin a Oliverandia. Sarà la mia Regina.»
Si girò per andarsene, e aggiunse «Vienimi a trovare insieme alla tua… Riprenditela!»
«Aspetta… Ho sentito delle voci!»
«Mmmmm… Shh…»
«Hai sentito? C’è qualcuno!»
«Mmmmmm…»
«Uther!!»
Finalmente
Uther riemerse dal collo di Merlino, dov’era impegnato a lasciare segni. «Senti piccolo, lo so che ti spaventa che io sia così grande, ma ti ho già
detto di non preoccuparti! Starò attentissimo! Abbiamo aspettato tanto! E poi è
impossibile che ci sia qualcuno! Ho ordinato personalmente a quel cavaliere di non
far avvicinare nessuno! E poi io sono il Re!
Se stesse arrivando qualcuno lo saprei!»
«FERMATEVI SUBITO!» urlò Artù dopo aver spalancato le porte molto
teatralmente.
«Artù!» esclamò Merlino.
Perché
sembra così sollevato? Pensò Artù leggermente sorpreso, del resto la scena non
era proprio quella che si era immaginato, con corpi sudati smaniosi di unirsi
in preda alla passione…
Lui vedeva
solo un ragazzino pallido e spaventato in una camicia sbottonata e troppo
grande per lui, sotto un uomo che non sembrava proprio eccitato come doveva
essere alla vista di un’apparizione del genere… Forse anche loro cominciavano a
dubitare della loro follia.
«Padre! Capite anche voi che c’è qualcosa di sbagliato?»
«Si figlio mio…» ammise gravemente Uther «… ma non riesco a capire perché! E nemmeno come!» accarezzò febbrilmente
con mano tremante tutto il busto di Merlino «Come ci hanno ridotto in questo stato?» Accarezzò le labbra di Merlino con
le dita, e si rilassò. Il mago si sollevò dal cuscino e baciò castamente Uther
sulle labbra.
Si
sorrisero e si abbracciarono, prima che Uther si alzasse e lo coprisse bene con
la coperta.
Il Re si
rivolse al figlio «Andiamo dal
drago.»
«Dal drago?»
«Chi osa disturbare il mio sonno?» tuonò il drago sputando fuoco, dopo che i
due furono entrati nella sua caverna.
«Tutta Camelot sta impazzendo! Devi dirci perché!»
Il drago
sputò altro fuoco e il principe indietreggiò spaventato, provocando una
divertita risata nella bestia.
La risata
crebbe e crebbe fino a diventare un acceso attacco di tosse che costrinse il
drago a piegarsi al suolo.
«Tutto questo sputare fuoco mi ha rovinato gola e polmoni.» spiegò il drago
prima di essere scosso di nuovo da una risata sghignazzante alla vista del
Sovrano in vestaglia da camera tutto spettinato, e del figlio trasandato e
magro, sporco come se fosse stato in cella.
«Ahahah… Ni …. aahah …. Nimueh mi aveva detto…. ahahah … mi aveva detto che sarebbe stato… ahahahah… così divertente ! Ahahah…Ma
non pensavo così!» riuscì a dire tra una risata e un’altra.
«Nimueh??» esclamarono in
coro padre e figlio.
«E così Nimueh aveva incantato tutta Camelot?» chiese Merlino ad Artù nella camera del principe «Wow!
» concluse sinceramente impressionato. «Solo per fare un dispetto a te e tuo padre?»
«Già…» concordò Artù distratto dal camicione bianco che indossava ancora
Merlino e che lo copriva solo fino a metà coscia «E aveva anche scommesso con
il drago che tu e mio padre avreste - smorfia di disgusto – consumato la vostra
passione innumerevoli volte!»
Il principe
non riuscì quindi a trattenere un verso contrariato e pensò bene di distrarsi
finendo di aprire con calma tutti i bottoni della camicia di Merlino.
«Allora Mia Regina?» sussurrò Artù dopo avergli dato un umido bacio sul
collo «Cosa vuoi fare adesso?»
«Be’… forse è il caso che ti lavi… puzzi! E poi forse dovresti mangiare
qualcosa…» sussurrò Merlino.
«Oh… Ti preoccupi per me…» bisbigliò sul suo viso, liberando l’ultimo
bottone e facendo scivolare via la camicia dalle spalle ai piedi di Merlino. Le
mani scesero fino ad ancorarsi ai fianchi del mago e allora Artù sgranò gli
occhi «HAI DORMITO CON MIO PADRE CON SOLO QUELLA MISERA CAMICETTA ADDOSSO??»
«Ma Artù!» Merlino lo guardò con occhi in parte supplicanti e in parte
arrabbiati. Dopotutto era anche lui sotto incantesimo!
«Basta che ti ricordi che sei solo mio!» ruggì Artù spingendolo contro la
parete e baciandolo con forza. «Aspetta qui! Vado a cercare una serva per farci
riempire la vasca e portarci da mangiare»
«Mmmm no! Basta Artù,
sono pieno!»
«Dai … Solo un altro, giuro!» disse Artù spingendogli in bocca l’ennesimo
chicco d’uva. Subito seguito dalla sua lingua affamata. L’acqua bollente
attorno ai loro corpi era una magica carezza, che rendeva i loro movimenti fluidi.
Un dito di
Artù continuava a violare Merlino dall’inizio del pasto, mandandolo in estasi.
Quando divennero due, e Merlino spalancò la bocca per urlare, il volto rosso e
sconvolto, gli occhi persi, il principe ne approfittò per riempirlo con un
altro acino e per leccargli con gusto il petto emerso quando il suo amante si
era inarcato con ardore.
Si
baciarono con foga crescente mentre le mani di Artù erano ovunque, a fare
impazzire Merlino. Tra le sue gambe, ove afferravano la sua voglia ma non le
davano soddisfazione, sul suo petto, a stimolare i punti più sensibili, tra i
capelli, a tirare per sentirlo gemere, sul fondo della sua schiena, per
prepararlo al piacere più intenso.
L’acqua
ondeggiava come in preda a una tempesta, e molta precipitava giù dall’orlo,
scoprendo sempre di più quei corpi ora uniti, uno contro il bordo, la bocca
spalancata, la testa all’indietro, le mani ancorate sulle spalle dell’altro,
teso nello sforzo di spingere più forte dentro quel corpo sottile, che cedeva
con avido abbandono, pronto a riceverne di più, più forte.
«Mia regina!»
«Mio principe…»
10 anni
dopo
«E chi l’avrebbe detto che sarebbe diventata così grande e importante!!»
esclamò Artù dando una pacca vigorosa sulla schiena di Oliver.
«Eh già! L’hanno inserita anche sulle mappe… OLIVERANDIA!!»