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Autore: Hikari93    08/07/2011    14 recensioni
Sasuke e Sakura hanno una figlia, una figlia "fidanzata".
E se il solito Sasuke cupo, sprezzante, odioso, imperturbabile... fosse geloso?
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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 Capitolo 1: Una chiacchierata non troppo amichevole

 

 
 

Satoru non riusciva proprio a spiegarsi com’era capitato in quella situazione. Era seduto al tavolo di casa Uchiha, invitato per un’allegra riunione di famiglia, famiglia di cui anche lui stava entrando a far parte, a detta di Miku. Aveva scorto il capofamiglia un solo istante, prima che questi sparisse dietro una porta e cominciasse a farsi attendere. Poteva giurare che il momento in cui l’uomo lo aveva squadrato fosse stato l’attimo più brutto della sua vita: eppure era uno shinobi! Ne aveva affrontati di guerrieri, ce ne erano state altre situazioni in cui davvero bisognava aver paura, ma tutto – ogni cosa – sbiadiva al confronto di un padre geloso. Ironia della sorte, non si trattava nemmeno di un individuo normale, ma di un tale Sasuke Uchiha.
 
“Proprio di sua figlia dovevo innamorarmi?”, pensò, per niente a suo agio.
 
L’atmosfera pareva tranquilla, con Miku che gli sorrideva a fianco e un bambino piccolo che voleva prenderlo per mano, per portarlo ad esplorare chissà quale anfratto di casa, o quale gioco. Gli sorrise.
Si girò, poi, in direzione di Sakura Haruno, intenta a pulire le ultime macchioline di quella cucina tanto perfetta. Spostava la pezza da un lato all’altro della superficie, e dalle sue labbra usciva un allegro motivetto canticchiato.
Satoru si guardò in giro, cercando la sagoma che tanto gli incuteva timore.
-Stai tranquillo, Sato-kun!- sussurrò Miku al suo orecchio. Dopodichè, fece per baciarglielo, ma il ragazzo la scostò con prudenza, limitandosi a muovere il capo in segno di diniego: non era proprio il momento adatto per perdersi in atti di romanticismo. Se mai, Uchiha-senior l’avesse visto, si sarebbe trovato come minimo con un solo orecchio, e poi addio all’equilibrio dei ninja!
La ragazza ridacchiò, una risata leggera ed infantile. Gli portò le dita tra i capelli, prendendo a scompigliarglieli.
-Rilassati! Manco se dovessi partire per una missione di rango S!- scherzò lei, continuando a ridere.
Satoru le concesse soltanto un debole sorriso, col quale finse di sottostare alla sua battuta, ma dentro era ancora più rigido. Sentiva lo stomaco attanagliarsi, la lingua sparire ed ogni sua facoltà fisica ed intellettuale venire meno. Non era il ragazzo giusto da poter definire codardo, però quel Sasuke Uchiha lo faceva diventare tale.
 
“Una missione di rango S? Dov’è? Partirei immediatamente pur di uscire di qui!”, si disse.
 
-Satoru-kun, non preoccuparti!-
Un’altra voce lo fece sobbalzare: era squillante e piena di vita, simile a quella di Miku, appartenente però, alla signora di casa.
-Sasuke è tutta apparenza. E’ un po’ burbero, cinico, testardo, orgoglioso, vendicativo… ma c’è di peggio, no?- rise.
 
“Rincuorante, sul serio”, pensò desolato.
 
-Dai, Itachi!- continuò Miku, intenta a risollevare l’umore – decisamente sprofondato sottoterra – del suo fidanzato. -Spiega anche tu a Satoru com’è papà!- gli sorrise, ignara che il piccolo fosse stato sgridato solo qualche ora prima dal suddetto Uchiha.
Sakura ridacchiò nervosa: una delle doti principali di suo figlio secondogenito era proprio la schiettezza e la sincerità. Se doveva dire una cosa, si poteva pur star certi che l’avrebbe detta. Era intimorito soltanto dalla figura paterna.
Infatti, a sentir parlare la sorella, il piccolo sgranò gli occhi, per poi chiuderli poco a poco in fessure, finchè non ne sgorgarono solo lacrime.
-Papà cattivo!- lagnò, cercando di mettere in piedi un discorso fattibile per un bambino della sua età. -Mi ha sgridato solo perché avevo toccato un libro sui jutsu a cui teneva. Ma io volevo solo metterlo a posto!- frignò, asciugandosi le lacrime col dorso della mano.
 
Sebbene Itachi avesse sbagliato a dire qualche parola, nonostante il discorso fosse stato un po’ ingarbugliato, lui cominciava a farsi un’idea reale di che razza di tipo andava ad incontrare, ed era un’aspettativa che non lo allettava affatto.
Deglutì, ancora più nervoso di un istante prima. Il suo campo visivo era occupato interamente dalla madre di Miku che cercava di calmare il piccolo Uchiha. Spostandosi di lato, vide che la sua ragazza tentava di dirgli qualcosa, ma le orecchie erano ostinatamente chiuse.
Per un istante si sentì mancare, quando un suono di passi lo fece raggelare: in quella stanza c’erano tutti i componenti della famiglia Uchiha, tranne uno.
Tranne Sasuke.
 
-Itachi, smettila di piagnucolare!- sentenziò questi, risoluto.
A Satoru, l’uomo appariva come una figura mastodontica a cui portare assoluto rispetto: sapeva che non avrebbe potuto sbagliare nemmeno una parola, quando avrebbero cominciato quella che Miku aveva definito come “piacevole chiacchierata”.
-Ti è andata bene, non mi sembra arrabbiato!- sussurrò la ragazza, sollevata.
 
“Mi è andata bene? Non è arrabbiato? Mi sento il ragazzo più fortunato del mondo!”, ironizzò, risolini che si spargevano nella sua mente. Non osava immaginare come sarebbe stato Sasuke Uchiha quando le cose non andavano per il vero giusto, quando era – come si soleva dire per gli essere umani normali – fuori di sé. Strinse silenziosamente un pugno sotto al tavolo, ma l’uomo dovette accorgersene perché gli indirizzò un’occhiata significativa, che per Satoru significava solo disprezzo.
Magari si sbagliava. Del resto, era stato così stupido da non capire che l’Uchiha fosse quanto più felice potesse essere!
 
-Tu devi essere il ragazzo di mia figlia.- cominciò acido.
Bene, era iniziata. Ora toccava a lui fare del suo meglio per farsi accettare. Però, sebbene quei buoni propositi, non poté fare a meno di sentire l’enfasi con cui il suo interlocutore aveva pronunciato “mia”, quasi a voler sancire che sua figlia non si toccava. Si fece coraggio, obbligandosi, a mantenere un’espressione seria, ma che non facesse trapelare un’aria di sfida.
Sarebbe stata dura.
Le raccomandazioni di Miku gli aleggiavano per la testa.
 
 
-Mio padre odia gli sbruffoni e i pagliacci: dice che gli ricordano troppo il nostro attuale Hokage, per cui, evita di essere ridicolo-
Satoru aveva annuito, prendendo appunti su un taccuino.
La mora, a vederlo, aveva trattenuto a stento una risata.
-Non sopporta i maleducati, per cui non fare troppe domande, limitati a rispondere solo a quello che chiede… mi raccomando, con garbo!-
-Non vedo problemi, ti sembro maleducato?- spiccicò, attirandola a sé e baciandole i capelli.
Lei scosse la testa sorridendo, poi continuò:
-Attenzione! Non gli vanno a genio gli scansafatiche, ma su questo non dovresti avere problemi.- si portò un dito sulle labbra ed alzò gli occhi al cielo, gesto che faceva spesso quando pensava.
Lui si rilassò a quella immagine.
-Tranquilla, andrà tutto bene. E’ solo tuo padre!- l’aveva rassicurata, per una volta lui a lei.
Miku sembrò agitarsi. Riuscì a mormorare soltanto un “già” non troppo convinto.
Satoru pensò a cosa potesse significare quell’espressione, giungendo alla semplice conclusione, che affrontare Sasuke Uchiha non sarebbe stato semplice come sperava. In  realtà, non ci aveva mai creduto sul serio, ma non poteva negare di averci sperato.
Strinse convulsamente la mano della ragazza, deglutendo rumorosamente.
-Un’ultima cosa… detesta gli indecisi!-
 
 
-Sì, signore, mi chiamo Satoru Inomiya- si presentò, alzandosi in piedi e chinando leggermente il capo, in segno di rispetto. Alzando lo sguardo, vide stagliata di fronte a lui, il palmo aperto della mano di Sasuke, segno evidente che poteva sedersi, evitando quelle formalità.
Lo seguì con lo sguardo mentre prendeva posto all’altro lato del tavolo.
-Ho qualcosa che non va?- domandò.
 
“Accipicchia! Avrà notato che l’ho fissato troppo a lungo, e la cosa non deve essergli piaciuta!”
 
-No, no… si figuri.- si giustificò, sorridendo.
Sasuke abbassò il capo, concentrandosi sulla tazza di the che la moglie gli aveva appena consegnato. Lo sorseggiava senza emettere rumore, per cui la stanza era avvolta dal silenzio più totale.
Satoru a malapena respirava.
-Dunque, che mi dici di te? Oltre al tuo nome, s’intende.- domandò freddo.
Il ragazzo diede segni di nervosismo, ma si sforzò entro ogni sua possibilità – ed oltre – di apparire composto. Ridacchiò – non riuscì ad evitarlo – per poi accingersi a rispondere.
  -Ho diciannove anni, e faccio parte della squadra medic..-
Non poté proseguire che Sakura lo interruppe, emettendo un grido di ammirazione per la posizione che il ragazzo deteneva.
-Complimenti!- fece lei, afferrandogli le mani.
-Sakura, lascialo continuare.-
-Dicevo… faccio parte della squadra medica, ma nel tempo libero svolgo anche svariate missioni. Me la cavo abbastanza bene con la spada e…- si bloccò, ricordandosi di aver menzionato la parola spada, cosa che non avrebbe dovuto fare.
 
 
-Sai, Sato-kun, papà è uno spadaccino formidabile. Se gli dicessi delle tue abilità, vorrebbe di sicuro metterti alla prova.- aveva osservato Miku, qualche ora prima.
 
 
Un lampo di interesse illuminò gli occhi dell’Uchiha, che però non sembrava avere la minima intenzione di sondare le sue capacità. Satoru ne fu sollevato.
Dimentico di cosa stesse per dire, ebbe un momento di smarrimento, nel quale cercò di farsi venire in mente un discorso alternativo con cui pronunciarsi. L’unica cosa che ottenne furono dei gargarismi. Poi, gli venne un’idea.
-In giro si dice che lei è un ottimo shinobi, che il suo Sharingan è portentoso e che…-
-Ti ho chiesto di parlare di te, non di me.- ribatté questi, lasciando Satoru più impacciato di prima. Il ragazzo cominciò a torturarsi le mani, mentre Miku si passava una mano tra i capelli per diminuire il nervosismo che la stava colpendo.
-Come hai conosciuto Miku?- sbottò l’uomo all’improvviso, inchiodandolo al suo posto.
Persino Sakura e Miku sembravano interdette.
Sakura, per esempio, non si sarebbe mai aspettata che Sasuke entrasse nelle “faccende sentimentali” dei due. Aveva pensato che volesse discutere per capire che cosa era in grado di fare il ragazzo della sua bambina, che razza di tipo era.
 
 
“Se si presenta con qualche tipo strambo come Naruto, lo caccio fuori a calci,” le aveva confidato la sera prima.
 
-Allora?- incalzò Sasuke, spazientito e disturbato dalla faccia perplessa del ragazzo.
-Beh… ecco… stavo trasportando dei documenti dall’Hokage, quando Miku, di fretta e furia, è corse nella mia stessa direzione. Purtroppo, la fila di libri che reggevo era troppo alta per permettermi di vederla in tempo. Lei, forse, non mi ha badato, e ci siamo scontrati.- sintetizzò, leggermente rosso in viso.
-Mh, un classico.- sbottò Sasuke, ricevendo una gomitata nello stomaco da sua moglie. Tuttavia, tale gesto non riuscì a fermarlo.
-Da quanto tempo vi frequentate?-
-Sono circa tre mesi.- rispose Satoru, dopo averci riflettuto un istante.
L’Uchiha fu percorso da un velo di imbarazzo che soltanto sua moglie – che lo conosceva come le sue tasche – fu in grado di  notare. Quel viso non raccomandava nulla di buono.
-Fin dove vi siete spinti?- cercò di essere autoritario come sempre, ma quegli argomenti gli erano sempre difficili da trattare. Però doveva sapere fin dove quello era arrivato con la sua bambina. Non  era sicuro che gli venisse detta la verità, ma avrebbe sempre potuto fargli sputare il rospo con lo Sharingan.
-In… in che senso?- balbettò il giovane.
-In quel senso.- rispose incisivo Sasuke.
Nella stanza scese un terribile silenzio, i due ragazzi imbarazzati come non mai. Sakura era leggermente rossa, mentre il piccolo Itachi sembrava non capire. Infatti, teneva la testa messa di lato e guardava ognuno con fare dubbioso. L’unico che era meno intimidito era proprio il padrone di casa.
-Ma che razza di domande sono!- sbottò Miku, ormai un pomodoro vivente.
-Zitta.-
-Non abbiamo quella che si chiama privacy?- chiese lei, retoricamente.
-No.- fu la risposta secca di Sasuke. -Oppure.- aggiunse poi, gli occhi diventarono due fessure, le iridi già colorate di rosso. -Devo pensare che mi nascondiate qualcosa?-
Satoru conosceva bene labilità degli Uchiha, il famoso Sharingan. Sebbene non avesse nulla da nascondere, temeva che ,con quegli occhi, il suo interlocutore riuscisse a leggergli dentro. Per evitare ciò, si decise a rispondere, ostentando sicurezza.
-Nulla… aldilà di semplici baci.- le orecchie erano dotate di luce propria, tant’è che erano rosse.
L’Uchiha lo guardò si traverso, non sembrava troppo convinto.
Poi, si alzò, dirigendosi verso un’altra stanza. D’improvviso, sembrò che l’aria si svuotasse della sua sensatezza.
Solo quando uscì, Satoru tirò un sospiro di sollievo.
 
“Non ci credo, è finita!”, pensò, felice.
 
Ma l’Uchiha ritornò, con in mano la sua spada ed un’altra.
-Non te la cavi per niente con le parole, fammi vedere a fatti cosa sai fare.- così dicendo, gli lanciò l’arma, e il ragazzo la afferrò con sicurezza.
Sapeva che Sasuke Uchiha era bravo, anzi no, eccellente. Ma da un certo punto di vista, quello sarebbe stato un modo per esercitarsi. Non capitava tutti i giorni di fronteggiare un avversario di tale potenza, per cui, se ne sarebbe approfittato.
Magari, sarebbe stato capace di essere accettato.

 
 
 

 



 
 
Secondo capitolo completato (in realtà, sarebbe il primo e ultimo XD)
Manca solo l’epilogo, che spero di poter scrivere e postare presto! ^__^
Grazie a tutti!

 
 
 
 
 

   
 
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