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Autore: Rowena    09/07/2011    3 recensioni
Versailles. La corte più sfarzosa, più divertente e più spendacciona d’Europa. I giovani nobili che la frequentavano erano sempre alla ricerca di nuovi espedienti per non abbandonarsi alla noia. Era difficile divertirsi – almeno così pensavano loro – e anche con i loro soldi e la loro voglia di divertirsi spesso non c’era niente da fare se non adagiarsi sulle comode poltroncine di velluto a mangiare bonbon e ascoltare pettegolezzi. E se sei nobili annoiati decidessero di istruire una popolana perché si spacci per una contessa? Quali contorti inganni si metteranno in moto alla corte di Francia? [Crossover Host Club/Lady Oscar]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angoletto dell'autrice: Sembra folle? Lo è. XD
Ho cominciato questa storia per un contest su Writers Arena, ma alla fine non l'ho consegnata per drammatici motivi, ossia A) la paura di finire come al solito fuori tema B) la mia patologica tendenza a essere prolissa ben oltre i termini del contest. Ne ho così scritta un altra per il contest, ma questa mi stuzzicava troppo per lasciarla da parte... Spero che piaccia anche a chi legge. Ho segnalato l'OOC perché data la complessa caratterizzazione dei personaggi di Host Club sono sempre un po' in forse, quando si tratta di scrivere di loro, e poiché sono piazzati in un contesto così diverso dal loro che probabilmente saranno un po' differenti da come li conosciamo nel manga. Spero però che vi piacciano, l'angoscia da OOC mi viene sempre! XD Questa storia è dedicata a Lely1441, giudiciA abituata a dovermi cazziare per il mio sempre patologico modo di inviare solo all'ultimissimo minuto prima della scadenza e appena sopravvissuta alla maturità. Brava, polletta! <3

Rowi



Versailles. La corte più sfarzosa, più divertente e più spendacciona d’Europa. I giovani nobili che la frequentavano erano sempre alla ricerca di nuovi espedienti per non abbandonarsi alla noia. Era difficile divertirsi – almeno così pensavano loro – e anche con i loro soldi e la loro voglia di divertirsi spesso non c’era niente da fare se non adagiarsi sulle comode poltroncine di velluto a mangiare bonbon e ascoltare pettegolezzi.
Nemmeno la reintroduzione della roulette a corte, grazie alla Regina che aveva chiesto a Luigi XVI di permetterle di giocare, aveva portato quella ventata di novità che tutti si erano aspettati.
E proprio al tavolo da gioco, un pomeriggio, sei ragazzi diedero il via a una serie di eventi che non si sarebbero mai aspettati. «Nero, ancora? Accidenti, ho perso di nuovo!»
Erano tutti rampolli di buona famiglia, amici dai tempi dell’infanzia, noti a corte per il loro amore per gli scherzi e la loro capacità di affascinare le donne di qualunque età con i loro modi galanti. Questo non era molto apprezzato tra i cortigiani di sesso maschile, perché spesso erano costretti a desistere dal corteggiamento della dama di cui si erano invaghiti, dato che questa era persa dietro a un membro del sestetto. Se gli amici avevano evitato duelli con la spada o le pistole, era solo perché Maria Antonietta non gradiva simili spargimenti di sangue inutili.
Almeno nel gioco d’azzardo, però, quei ragazzi non avevano particolarmente talento, erano a volte baciati dalla fortuna come molti, e gli altri gentiluomini si divertivano a sfidarli per avere una piccola rivalsa. In quel caso, il Conte di Vichy si stava facendo beffe del capetto del gruppo, il Duca Tamaki, un giovane affascinante dai capelli biondi e dai grandi occhi blu che facevano palpitare il cuore di tante splendide dame.
«La roulette non fa proprio per voi, caro Duca… Ma che fate là in un angolo?»
Tamaki, infatti, non appena aveva compreso di aver perso si era annichilito al punto di smettere di parlare, ritirandosi in un mondo tutto suo.
«Non badate a lui, Monsieur, fa sempre così quando le cose non vanno come desidera», risposero i suoi amici senza badare al giovane nobile che si era rannicchiato contro la parete e bofonchiava cose incomprensibili. Effettivamente aveva perso una vera e propria fortuna al gioco, per cui era comprensibile la sua disperazione.
«Ragazzi… Queste cose mi hanno stancato».
«Siamo d’accordo, ma che possiamo fare? Abbiamo già fatto tutto il giro del parco e dei giardini a cavallo».
«Abbiamo giocato con tutte le dame che sono a corte, facendole capitolare ai nostri piedi».
«Abbiamo intrattenuto con il nostro spettacolino la Regina, prima che i suoi precettori ci cacciassero».
«E ora…» I due gemelli si guardarono negli occhi, prima di concludere all’unisono. «Ora ci annoiamo».
«Potremmo fare un giro in carrozza e andare al ballo in maschera all’Opera, è un po’ che manchiamo a queste cose».
«Ma non abbiamo i costumi!», esclamò il duca dai capelli biondi riprendendosi dal suo stato di depressione con la stessa velocità con cui c’era caduto. «Questo tipo di avvenimenti richiede settimane, no, MESI di preparazione e studio per avere i vestiti migliori e…»
«Quanto la fai lunga, Tamaki: basterà comprare una mascherina all’ingresso come fanno in tanti, il denaro certo non ci manca. Anche se per una volta non saremo i più eleganti della festa, non morirà nessuno».
Il ragazzo sembrò sul punto di controbattere, soprattutto conoscendo l’importanza di presentarsi a qualunque evento con la massima cura anche per i più piccoli particolari, ma alla fine vedendo che gli altri erano abbastanza d’accordo su quella proposta rimase in silenzio.
Ancora scherzando su quanto avrebbero potuto combinare alla festa, il sestetto si allontanò lungo il corridoio giusto in tempo per sfuggire all’occhio vigile e sospettoso del comandante delle guardie reali.
«Quegli individui non mi piacciono. Dovremo tenerli d’occhio con più attenzione, André, d’ora in poi».
L’attendente del comandante scosse il capo: «Perché? Sono damerini a cui piace divertirsi senza freno, come molti altri. È una merce che non manca mai a Versailles, purtroppo».
«Non dovrebbero avvicinarsi troppo alla Regina. Maria Antonietta li ha presi in simpatia, ma ha già abbastanza individui poco degni di fiducia intorno a sé».
«Ti preoccupi troppo, Oscar: sono ragazzi annoiati, non cospiratori. Sono altri i soggetti di cui è meglio sospettare, anche ben più vicini ai reali».
«Li invidi?»
«Non lo so, non credo che mi piacerebbe essere così stanco della vita, in un certo senso. Per fortuna non ci mancano le avventure».
André conosceva il modo di Oscar di essere un nobile dai mezzi quasi senza limiti: una vita di studio, di esercizio e di piacere per l’arte e la cultura. Una vita passata anche all’aria aperta, con i cavalli, una vita in cui non c’era modo di annoiarsi. I modi dei cortigiani non lo interessavano, li trovava frivoli e senza scopo.
E se fosse stato un nobile, che rapporto avrebbe avuto con Oscar? Probabilmente distante, freddo, forse addirittura non avrebbe compreso la sua forza e il sacrificio che si celava dietro la sua uniforme, e l’avrebbe trattata come molti dei signorotti che sentiva chiedersi cosa nascondesse sotto i vestiti. No, André preferiva allora aver avuto la fortuna di crescere con lei e di conoscerla tanto a fondo.
«Tra poco ci deve essere il cambio della guardia, meglio affrettarsi», commentò Oscar con un mezzo sorriso, facendogli segno di seguirla.
I due scivolarono con eleganza lungo il corridoio, senza che però il comandante riuscisse a togliersi dalla testa quel gruppetto di nobili rampolli dai modi sconsiderati. Avrebbe indagato al più presto: con Luigi XVI appena salito al trono, la Francia non poteva permettersi disordini.



È solo un piccolo prologo, ma spero di avervi incuriosito. Che ne pensate?
   
 
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