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Autore: Ire_TwInS_Mcmiki    09/07/2011    0 recensioni
Julienne. Mi ritrovai a scrivere una lettera, e poi la firmai col mio nome. Julienne.
Non capivo. Non capivo come fossi riuscita ad arrivare fin lì. Persino il sole sembrava cambiare. Era tutto perfetto, eppure chiedevo ancora così tanto…così tanto… non mi bastava niente di quello che avevo. Non riuscivo ad essere felice. Ora mi accorgo che non avevo mai sofferto davvero fino a quel punto, e quindi non riuscivo ad essere felice e ad apprezzare quello che la vita mi stava dando.
Michelle Margot
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Julienne
                                                                 
                                    Julienne





Julienne. Mi ritrovai a scrivere una lettera, e poi la firmai col mio nome.  Julienne.

Non capivo. Non capivo come fossi riuscita ad arrivare fin lì. Persino il sole sembrava cambiare. Era tutto perfetto, eppure chiedevo ancora così tantocosì tanto non mi bastava niente di quello che avevo. Non riuscivo ad essere felice. Ora mi accorgo che non avevo mai sofferto davvero fino a quel punto, e quindi non riuscivo ad essere felice e ad apprezzare quello che la vita mi stava dando. E ora mi ritrovo a dover ricominciare di nuovo. Questa è la storia di come tutto è finito. Un bel giorno mi alzo, e inizia la fine di tutto. Inizia la fine dei sorrisi, delle vittorie, delle risate, di tutto quello che avevo e che non sapevo di avere. La fine cominciò con lei: Christina. Christina è stata la mia migliore amica per anni e anni . Tutto quello di cui avevo sempre avuto bisogno era lei. Da quando sono stata costretta a vivere, da quando qualcuno decise di farmi nascere, lei c’era. E per anni e anni i suoi sorrisi mi illuminavano l’anima. Nei suoi occhi potevo guardare tutto quello che dentro stava dicendo, tutto quello che provava. Con lei potevo guardare delle emozioni nascere, crescere e morire. Semplicemente guardandola negli occhi. Tutto quello che volevo era il suo appoggio, che non mi è mai mancato. Tutto quello di cui avevo bisogno e che ho sempre avuto, era soltanto lei. Quanta gioia che aveva lei nel vivere. Non smetteva mai di sperare e di aver fiducia nella vita. Quando chiunque al suo posto non ce l’avrebbe fatta, lei ce la faceva col sorriso stampato in faccia. E quando cadeva, non facevi neanche in tempo ad accorgertene, perché lei era già in piedi. Christina era mia sorella. Mia sorella maggiore. Di poco.. però è sempre stata lei quella maggiore. Eppure mi sembrava così piccola e indifesa. Ho sempre voluto proteggerla da ogni cosa. E mentre cercavo di farlo, non mi rendevo conto che in realtà era lei che faceva scudo a me. Mi sarei presa addosso io qualsiasi cosa avesse provato a ferirla. Ma lei era forte e non ne aveva bisogno. Invece, anche se non lo sapevo (o non volevo semplicemente ammetterlo a me stessa),ero io ad averne bisogno. Ecco quello che è successo: un mattino di settembre mi alzo, e lei non c’era più. Anzi, è meglio dire: un mattino di settembre mi alzo, e lei stava per andarsene . Per colpa mia.
"Chri, mi accompagni da Leon stasera, vero?"
"Non ho niente da fare.. magari si, ma solo perché sono buona"
Mi ricordo ancora ogni dettaglio di quel giorno. Alle 20.00 ero da Leon, il mio ragazzo, e a mezzanotte e mezza Christina stava ritornando a prendermi. Mi ritrovai velocemente in macchina. Christina e Leon si odiavano a morte. Quindi lei mi fece semplicemente uno squillo al cellulare per farmi capire di scendere; mi aspettava sotto casa sua, non voleva neanche suonare alla porta. Nessuno dei due ha mai capito quanto quel loro odiarsi mi trafiggeva dentro. Mi ritrovai velocemente in macchina con mia sorella. Fuori era buio pesto e si era appena scatenato un temporale, con tanto di tuoni e fulmini. Lentamente ci dirigemmo verso casa. Eravamo appena arrivate nel cortile di casa nostra con la macchina, quando mi accorsi di aver dimenticato i miei libri di scuola da Leon.
"...Oddio Christina.. ho dimenticato tutti i libri a casa di Leon ! "
"Come? Quali libri ? "
"Quelli di scuola mi servono assolutamente per domani, devo finire di studiare per venerdì.. sono importanti.."
"Va bene.. ora torno a prenderteli"
"Grazie, vengo anche io così salgo a prenderli io"
"No Juli, vai a casa a dormire. Hai bisogno di riposare, soprattutto in questi giorni che sei nei casini con la scuola. Su, un piccolo incontro con Leon non mi ucciderà!"
Così scesi dalla macchina e corsi sotto il portone; mi girai e guardai la macchina rossa di mia sorella allontanarsi sotto la pioggia, e piano piano sparire nel buio. Presi le chiavi dalla tasca dei jeans e cominciai a cercare la chiave giusta per aprire. Dopo averla trovata entrai velocemente in casa. Ero bagnatissima. Mia madre era seduta nel divano a leggere un libro della sua autrice preferita. Quando mi sentì entrare alzò un attimo lo sguardo da quelle grandi pagine, e vidi i suoi occhi perplessi da dietro gli occhiali da vista, con la montatura gialla. Io e mia sorella non avevamo il padre. Se ne andò dopo la mia nascita e non riuscimmo mai più ad aver sue notizie. Probabilmente è anche morto.
"Dov’è Christina?" Mi chiese la mamma.
" E’ andata a recuperare alcuni libri, sarà qui a momenti"
Dopodiché, camminai verso la mia cameretta. Mi sedetti sul letto aspettando la mia sorellina, e cominciai a guardare l’orologio appeso vicino alla finestra e ad ascoltare il ticchettio della pioggia che sbatteva sul vetro. Casa di Leon era a dieci minuti da casa, con la pioggia al massimo venti. E il tempo passava. Dopo qualche minuto mi addormentai. Mi sveglia nel cuore della notte, infreddolita e ancora umida. La luce della camera era ancora accesa. Mi alzai di scatto, e guardai l’orologio : erano le 3 del mattino. Va bene che pioveva.. ma mi sembrava troppo ritardo per Christina, che ancora non era arrivata. Il suo letto era vuoto. Mi alzai e camminai verso la camera di mia madre: vuoto anche il suo. Così accesi la luce del corridoio e andai in salotto. Il lampadario era ancora acceso e mia madre era mezza sdraiata sul divano con gli occhi chiusi e il libro in mano. Dormiva. A quel punto, non vedendo Christina da nessuna parte, cominciai a preoccuparmi e a riempirla di chiamate. Il suo cellulare squillava a vuoto, non rispondeva. Dopo numerosi tentativi svegliai mia madre, che quando sentì che Christina non rispondeva e non era in casa si allarmò subito: non era da mia sorella comportarsi in quel modo. Aspettammo fino alle 8,non sapendo cosa potevamo fare. Fuori continuava a piovere ed era ancora buio. Io non ero mai stata più preoccupata e agitata in vita mia. Avevo il cuore in gola, e un brutto presentimento. E di solito quando ho i presentimenti sbaglio sempre, quindi sperai di sbagliare anche quella volta. Mia madre aveva già sette caffè (quando è nervosa si riempie di caffè), e io avevo già fatto il giro della casa venti volte, camminando avanti e indietro. Chiamai Leon, non sicura che avrebbe risposto, perché quasi certamente a quellora era nel più profondo del suo sonno. Ma provai a chiamarlo ugualmente, per chiedergli se Christina era stata da lui. Nessuna risposta. Alle otto e mezza, io avevo deciso: sarei uscita a cercarla.
Andai in camera, spalancai l’armadio di legno e tirai fuori la mia felpa grigia col cappuccio e un paio di jeans. Mi tolsi la maglietta nera che avevo dal giorno prima e anche i pantaloni, mi cambiai le calze e mi infilai gli indumenti puliti e asciutti, e infine mi feci una bella coda, ovviamente fatta malissimo e in modo disordinato. Mia madre vedendomi arrivare vestita e pronta per uscire si allarmò chiedendomi dove stessi andando.
"A cercare Christina" Risposi.
Ed eccomi, a quel punto ero fuori casa, sotto la pioggia al freddo, coperta solo dal cappuccio. “Dovevo prendere il giubbotto” pensai a un certo punto. Ma chi ci aveva fatto caso al giubbotto? La persona più importante della mia vita era scomparsa, e io pensavo al giubbotto??
Presi a fare tutta la strada diretta alla casa di Leon, a piedi, non so perché, ma sentivo che era la strada giusta, sentivo che dovevo fare quello per trovarla. Forse è anche normale. Le macchine passavano a grande velocità di fianco a me, qualcuna rischiando anche di schizzarmi. Dopo venti minuti non ero neanche a metà stradaun conto è percorrerla in macchina, e un conto è percorrerla a piedi. Poi, quando ero stanca morta, guardai l’orologio del telefonino: erano le nove e mezza. Ma non potevo fermarmi per nessun motivo al mondo. Feci qualche passo in più, e all’improvviso mi accorsi di una macchina rossa accostata all’angolo del viale in cui stavo. Sembrava proprio la macchina di Christina! Corsi fin lì felicissima, al settimo cielo. Quasi pensavo di piangere dalla gioia. “Per fortuna !” Mi dicevo. “è qui ! Lho trovata ! Oddio menomale ! Adesso mi dovrà spiegare che è successo.. Ed ero lì, pronta per svoltare l’angolo. E lo svoltai, con un gran sorriso in faccia. Ma appena lo feci, quel sorriso si trasformò in un espressione di totale smarrimento.


                                                                                                                          Michelle Margot



  
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