“È
caotica, è incomprensibile, è piena di
contraddizioni, è tutto ciò che abbiamo visto,
è nero o bianco ?”
Gli
aveva teso la mano, un
gesto decisamente sconsiderato.
Mukuro lo fissò stupito, le
labbra contratte in un’espressione glaciale, i capelli che
gli ricadevano
pesantemente addosso e a stento resisteva alla tentazione di strapparli
con le
punte affilate del tridente.
Fissò la mano di Tsunayoshi,
poi la propria che istintivamente
si avvicinò alla mano del più piccolo, ma si
bloccò a mezz’aria, ritirandosi
quasi subito.
Tsuna notò quella sequela di
movimenti, sospirò, poi lasciò cadere la mano
lungo i fianchi.
«Bentornato,
Mukuro.»
Il
tono di voce che usò
Tsuna non era affatto di circostanza, o come se si sentisse obbligato a
dire
quelle parole, Mukuro lo capì subito; Tsuna
ridacchiò, ruotando gli occhi per
evitare lo sguardo del Guardiano, sorridendo al pensiero di
“incontrarlo”
nuovamente dal vivo.
Mukuro ghignò a sua volta e
si sollevò in piedi, reggendosi – per la prima
volta, dopo un lunghissimo
periodo – sulle proprie gambe, non un’illusione,
quello era davvero il suo vero
corpo.
Con quel corpo avrebbe
potuto decidere di disfarsi di Tsunayoshi Sawada, di diventare nemico
dei
Vongola una volta per tutte, ma facendo così sarebbe
diventato troppo simili a lui.
Una battaglia si era appena
conclusa, probabilmente non si sarebbe trattata dell’ultima;
Mukuro riportò lo
sguardo sul ragazzo e con incertezza cambiò
tonalità al proprio sorriso,
mostrandone uno più apprensivo e carico di gratitudine.
Forse, un giorno, non si
sarebbe pentito della propria scelta.
Lo voleva proteggere. Non la
Mafia, non i Vongola, ma semplicemente Tsunayoshi Sawada
«Sono
tornato.»