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Autore: shaula    09/07/2011    3 recensioni
Un gruppo di amici, un amore che non c'è più.
Dal dorato cappello a cilindro della memoria, non conigli o colombi bianchi, ma i ricordi di un'estate che cambia la vita, ricordi ormai sbiaditi e lontani, abbelliti dalla lontananza degli eventi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Agosto '98


Agosto '98: quando ancora c'era lui, purtroppo





Tre auto piene: corpi, zaini, teli, valigie, e il frigo rigido blu che la mamma di Chiara prestava ogni volta si andasse al mare, così che avessimo dove mettere l'acqua "che si mantenga fresca".

In fila sulla statale con la musica a palla, in un infinito serpente di metallo, gomma bruciata e afa, malessere e noia condivisi da centinaia di famiglie. e ragazzi incazzati dentro i barattoli roventi e variamente colorati.

Ah, no, noi no non eravamo incazzati. Accaldati, assonnati, stretti fino a non respirare, ma incazzati mai mentre raggiungevamo il mare. Era felicità allo stato solido, con quindici giorni di notti insonni e sole davanti a noi, a pochi chilometri raggiungibili a passo di lumaca. Agosto era così: vacanze intelligenti annunciate dalla televisione. Trascorrevi luglio a fare la spola di notte, ogni week end tornare a casa dalla discoteca sulla spiaggia, che ai tempi era il must, ed era una novità e "non si poteva non andare", cinque orette di sonno tormentato dalla house ancora nelle orecchie, doccia, zaino in spalla con qualcosa buttata dentro all'ultimo minuto e di nuovo in viaggio, stessa strada, ma direzione contraria.


Agosto era un'altra storia. Si salutavano i genitori e si partiva per il mare il primo giorno alle otto, una dozzina di sfigati verso lo stesso appartamento, due coppie e otto single per cui l'amicizia è la cosa migliore che si può avere dalla vita. Pensare che la mamma di Chiara aveva tanto storto il naso il primo anno di quelle vacanze: «ma no, che facciamo le stanze separate per dormire!». Certo. Chiara e Maurizio che contavano i giorni mancanti alla partenza da quando prenotavamo l'appartamento a marzo e che ora dormivano separati per tutti i 15 giorni di vacanza... Forse quando sarò madre capirò perché e come si possono prendere per vere certe bugie raccontate male. O forse sono solo sottigliezze a cui ci si aggrappa, perché in effetti, a dormire di notte erano separati, era di pomeriggio che noi “altri” non potevamo tornare dalla spiaggia prima delle sei, se non volevamo arrivare in momenti sbagliati e imbarazzanti.

Comunque, ogni anno c’erano da fare una quarantina di chilometri per raggiungere il sogno, con i finestrini abbassati, cercando la stessa stazione radio, così si ascoltava la stessa musica mentre il nostro mini gruppo di auto avanzava sotto il sole. Non tutti con la stessa musica se non ricordo male. La Golf nera no, perché Luca era l'uomo della situazione, l'auto era sua e doveva decidere lui cosa ascoltare. La sua Mara taceva, sorridendo dal finestrino (chiuso) quando per un attimo ci affiancavamo, ma le facce di Chiara e Maurizio seduti nei sedili posteriori non lasciavano dubbi. Clima pesante su quell'auto, anche se era l'unica delle tre fornita di condizionatore.

Meglio la Punto verde scassatissima di Simona, dove mi infilavo sempre io, tutte donne, dove ascoltavamo la radio cercando gli 883 e Baglioni, e cantavamo qualsiasi cosa ci capitasse ad orecchio, rigorosamente a squarciagola.


Quell'estate me la ricordo così, con le aspettative e il fermento di qualcosa che stava arrivando, con quel viaggio di andata che, come nei migliori romanzetti, rimane la parte migliore dell’intera vacanza, sospesa in quel bilico di felicità e attesa che caratterizzava il nostro essere gruppo, finalmente diciottenni o quasi, per la prima volta completamente autonomi per quanto riguardava auto e soldi. Nei nostri sogni sarebbe stato tutto meraviglioso. Nei miei ricordi quell’estate da quasi maggiorenne è stata tutta meravigliosa. Probabilmente la voglio ricordare così, brillante e perfetta come un diamante. Se guardassi meglio vedrei lui, nella Punto grigia di Simone, un po' immusonito perché forse sperava che avrei rinunciato alla vacanza, io. Perché mi aveva lasciato il pomeriggio di San Valentino con una serie di chicche di correttezza e rispetto:

«Sono in ritardo perché mi sono organizzato la serata»,

«Davvero, non credevo di dovertelo dire, pensavo avessi capito»

«No, non sono stronzo, è solo che bacio te e penso a lei».

Si deve essere divertito quella sera con i suoi amici, a ricordare la mia faccia mentre mi prendeva a calci il cuore con sadico piacere. Però io ero sopravvissuta. Anzi, erano passati mesi ed eravamo ancora nello stesso gruppo, amici di infanzia e di scuola. Cordone ombelicale difficile da tagliare quello di certe amicizie, anche se avevo cercato di conoscere nuova gente.

E ora la vacanza insieme, come già l’anno precedente, ma con un nuovo dolore con cui convivere...


Nei miei ricordi invece è tutto perfetto.

Persino quella sera, quando sulla spiaggia si sono avvicinati un gruppo di ragazzi evidentemente ubriachi a chiedere se qualcuna di noi era libera e disponibile. I ragazzi erano andati tutti a prendere le paglie, ma sono arrivati quasi subito e per toglierci di impiccio senza risse e casini, tutti hanno finto di essere accoppiati. Non proprio tutti. Non c'erano i numeri per farlo. Simona aveva detto che anche se era libera con loro mai, Roberta si era messa a ridere più sbronza di loro e lui, che mi aveva guardato per un attimo appena capito la piega che prendeva la serata, era arrossito e aveva iniziato a fissare intensamente il terreno. Interessanti i granelli di sabbia, Manuele? Avevo spiegato ai tipi che il mio ragazzo lavorava e quindi non era presente. Convincente, o forse troppo poco interessante perché insistessero: la mia bugia è bastata.


O a San Lorenzo. Apriti cielo su noi che restiamo a fissarti cercando le tue lacrime d'argento, mentre aspettiamo l'alba per l'ennesima volta, mentre cerchiamo un lettino libero senza calpestare chi le stelle le vede negli occhi dell'innamorato, o nelle sue parti più tentatrici e invitanti!

Mi ha chiesto che desiderio stavo esprimendo ad ogni stella. Gentile no, interessato ai miei desideri. Sperava forse di farne ancora parte? Ne ho viste 75 di stelle quell'anno, completamente interessata a qualsiasi cosa che non fosse chi era sdraiato nel lettino di fianco al mio, e sempre lo stesso pensiero, ad ogni stella. Ora che si è avverato lo posso dire. Non ho chiesto di dimenticarlo, non ho chiesto che si innamorasse di realmente di me. Per una qualche grazia divina, non ho chiesto di lui, ho chiesto di me: ad ogni stella ho chiesto di essere forte, e migliore, così che quando avrei incontrato qualcuno per cui valeva la pena innamorarsi di nuovo, e rischiare, e soffrire, e anche piangere di notte e smettere di mangiare, sarei stata pronta. Ho chiesto di trovare qualcuno che mi illuminasse la giornata, qualcuno a cui illuminare la giornata, qualcuno a cui scaldare il cuore e da cui lasciarmi coccolare.


Se di quell'estate ho un ricordo così meraviglioso e perfetto, è perché alla fine qualcuno è arrivato, e in quel momento ho capito che il mio cuore era diventato sufficientemente forte ed era pronto per buttarsi senza alcuna protezione nel fuoco.


 


  
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