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Autore: waferkya    10/07/2011    2 recensioni
Hogwarts è tutta arancione e odora di zucca dalla torre più alta al sotterraneo più buio e Remus è quantomai perplesso perché è sempre stato piuttosto sicuro che le dannate zucche un odore non ce l’avessero, accidenti, chissà cos’avrà combinato Silente per renderle così odorose.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Scritta per il prompt Halloween @ La Scalata (wolfstar_ita) (2/15)

~ This is Halloween.
(Everybody make a scene)


Hogwarts è tutta arancione e odora di zucca dalla torre più alta al sotterraneo più buio e Remus è quantomai perplesso perché è sempre stato piuttosto sicuro che le dannate zucche un odore non ce l’avessero, accidenti, chissà cos’avrà combinato Silente per renderle così odorose.
Remus cammina a passo di marcia per il castello, tentando di evitare d’impicciarsi nelle ragnatele finte e in quelle un po’ meno finte che penzolano da tutti i soffitti; resiste a malapena all’istinto di affatturare Sir Cadogan quando quello pensa bene di balzare d’improvviso in un ritratto urlando e agitandosi avvolto in un logoro lenzuolo dipinto alla meno peggio e senza neppure i buchi per gli occhi e, quando un gruppetto di Tassorosso del primo anno gli razzola attorno, strillando e facendo svolazzare enormi pipistrelli finti, perde la sua leggendaria affabilità e ordina loro di tornarsene nella loro Sala Comune o di tacere oppure, ancora meglio, di tornarsene nella loro Sala Comune tacendo.
Arriva alla Torre di Grifondoro che è un unico, suscettibile nervo scoperto, e la Signora Grassa lo guarda con una certa sorpresa, il suo solito abito ridipinto di un arancione acceso per l’occasione.
«Spaventapasseri,» grugnisce Remus, picchiettando nervosamente un piede contro il pavimento di pietra.
«Dovresti rilassarti, ragazzo,» gli dice la Signora Grassa, portandosi alle labbra un biccherino di sherry, naturalmente anch’esso di una gradevole tonalità ambrata. La signorina Violet, seduta accanto a lei nel dipinto, solleva per un momento gli occhi dalle carte che tiene in mano e scocca a Remus un’occhiata di disapprovazione.
«Spaventapasseri,» ripete lui, a voce più alta, e la Signora Grassa per un attimo sembra mortalmente offesa.
«Ho capito, ho capito,» dice. «Non c’è bisogno di arrabbiarsi così,» e si fa rapidamente da parte, scoprendo il buco dietro la cornice. Remus borbotta tra sé per tutta la Sala Comune, fissando i propri piedi finché non raggiunge le scale per il dormitorio perché se dovesse vedere anche soltanto un’altra dannata decorazione di Halloween probabilmente impazzirebbe del tutto. Non è che la festa non gli piaccia in sé, per carità, non ha nulla contro le celebrazioni pagane della fine dell’estate, il punto è che la luna piena si avvicina, perciò i suoi ormoni sono tutti un po’ alla rinfusa e fanno continuamente casino col suo umore, e poi ci si è messo anche quel cretino di Sirius, che Remus, davvero, prima di oggi non si era mai reso conto di quanto esattamente fosse cretino.
Per le sottane di Morgana, Sirius è veramente cretino.
Remus s’arrampica su per le scale fino al dormitorio, e quando spalanca la porta sta già tirando un sospiro di sollievo perché, grazie al cielo, è salvo. Lì c’è il suo letto, e il suo letto significa precisamente questo: salvezza. Poi però guarda meglio, e si accorge dei festoni neri e arancioni drappeggiati su tutti i baldacchini, vede il disgustoso ragno peloso sospeso a mezz’aria in un angolo della stanza, i pasticcini a forma di teschio ammonticchiati su tutti i comodini e il più brutto ratto che abbia mai visto – no, aspetta, quello è Wormtail, – e, insomma, a quanto pare Halloween è arrivato fin qui. Remus deve dare fondo a tutta la forza di volontà che ha in corpo per non accasciarsi a terra e cominciare a singhiozzare come una donnetta isterica.
Sirius e James emergono dal bagno con le braccia cariche di stelle filanti, scheletri di cartone e zucche intagliate, ridendo come i due mentecatti senza speranza che sono, ma s’immobilizzano non appena riconoscono Remus là in piedi sulla soglia con un’espressione a metà strada tra il disgustato e il devastato.
«E tu che ci fai qui?» domanda James, accigliandosi.
«Già, non avevi una... cosa, una riunione con... con gli altri Prefetti?» gli si accoda Sirius, con un misto di incertezza e terrore nella voce. Remus sospira.
«Tre ore fa,» dice. Si guarda attorno, si rende conto di non avere neppure voglia di arrabbiarsi ancora, e solleva le mani, arrendendosi. «Vado in biblioteca.» Volta loro le spalle, e scappa via.

Il punto è che Sirius è un cretino, e Remus è due volte più cretino di lui, probabilmente.
Perlomeno la biblioteca è stata risparmiata dalle manie decorative del Preside, e Remus corre ad accoccolarsi nel suo angolo preferito, a due scaffalature di distanza dalla sezione dei Libri Proibiti. Fa levitare fino a sé una copia della Storia di Hogwarts, e si rannicchia a leggere, o meglio, fissa la prima parola di ogni pagina e lascia che il proprio cervello gli reciti il resto, perché si è rifugiato tra le pagine di questo volume così tante volte negli ultimi sei anni che l’ha davvero imparato a memoria. Le noiose ed interminabili ricostruzioni della provenienza di ogni singola pietra nel castello riescono a tranquillizzarlo in maniera quasi miracolosa.
Il bordo dello scaffale alle sue spalle gli preme contro la schiena, è fastidioso e spiacevole e Remus chiude gli occhi e si gode la sensazione.
Sirius è un cretino, e Remus è due volte più cretino di lui, ma perlomeno ha gli ormoni in subbuglio per la luna piena da incolpare. Sirius è un cretino per natura, per nascita, e per quanto si ostini ad andarne fiero con quel suo sorriso irresistibile, non c’è niente di nobile in questo.
«...Remus?»
Oh, accidenti. È in momenti come questi che Remus vorrebbe non essere così incredibilmente prevedibile, così incredibilmente se stesso. Sirius si affaccia in cima al corridoio tra le due scaffalature, e Remus pondera brevemente la possibilità di darsela a gambe, ma Sirius è sempre stato più veloce di lui. Rimane seduto lì, quindi, guardandolo avvicinarsi con la cautela che avrebbe un Babbano nell’accostarsi ad un leone semiaddormentato. Il punto è che Remus non è un leone, semmai un lupo, e non è neppure semiaddormentato, è solo ferito e confuso e irritato e detesta Halloween, d’accordo? Quest’anno detesta Halloween, e la colpa è di Sirius, e adesso Sirius gli si sta sedendo vicino e lo guarda con un’espressione triste e dispiaciuta e Remus vorrebbe tirargli Storia di Hogwarts in testa e baciarlo. Dannati ormoni.
«Che vuoi?» domanda, un po’ più duramente di quanto avrebbe voluto, e Sirius sobbalza.
«Ehi, ehi, piano con la stizza,» dice. «Sto cercando di fare uno sforzo.»
«Oh, complimenti davvero,» lo rimbrotta Remus, e Sirius ridacchia appena.
«Scusami, Moony,» dice. «Sono un coglione insensibile, me ne rendo conto, ma ti aiuta a perdonarmi se ti dico che era una battuta in buona fede? Te lo posso giurare, se vuoi.»
Remus sospira, mette via la Storia di Hogwarts e tira su le ginocchia, appoggiandoci i polsi. Reclina il capo all’indietro, sbattendo appena contro lo scaffale, e chiude gli occhi.
«Lo so che non volevi ferirmi apposta, Sirius, e che sei un cretino,» dice. «L’ho sempre saputo, quando ho accettato la tua amicizia ho accettato anche il fatto che sei materialmente irrecuperabile, ma questo non significa che non abbia il diritto di arrabbiarmi, quando-- quando passi il limite, Pad.»
«Scommetto che adesso sì che hai voglia di accettarmi,» dice Sirius, e quando Remus si volta a guardarlo, perplesso, sfodera quel sorriso sghembo che dev’essere stato pensato precisamente per mandargli all’aria qualsiasi barlume di razionalità. «Sai, accettarmi con un’accetta.»
Remus sbatte le palpebre un paio di volte, apre la bocca per dire qualcosa, non riesce a credere all’infinita immensità della coglionaggine del ragazzo che siede a mezzo passo da lui, e alla fine chiude gli occhi, si arrende e sbuffa una risata. Sirius intuisce che le sue difese si stanno sgretolando, e ne approfitta per avvicinarglisi ancora e appoggiargli la testa su una spalla.
«Mi dispiace sul serio, Moony,» mormora. Si volta appena, baciandogli il collo, perché è normale, per Sirius è dannatamente normale mettersi lì e baciare il collo di Remus mentre gli sta chiedendo scusa perché oggi a pranzo, quando il Preside ha annunciato ufficialmente il Banchetto in Maschera di Halloween, lui ha latrato quella sua risata bellissima e ha suggerito a Remus di travestirsi da lupo mannaro. Davvero, è normalissimo. «Sono uno stupido, non ti merito e ne sono consapevole, ma ti voglio troppo bene e anche se so perfettamente che dovrei, non riuscirò mai a liberarti del fardello della mia stupidità.»
«Adesso non cominciare col melodramma,» si lagna Remus, punzecchiandolo vagamente su un fianco, e Sirius si contorce tutto, ridendo. «E comunque, mi spieghi come v’è saltato in mente di addobbare clandestinamente il dormitorio? Lo sai quanto darà di matto la McGranitt, se viene a scoprirlo?»
«Oh, quello. Beh, sai,» Sirius esita giusto un attimo, poi si stringe nelle spalle, sorride. «Volevo rimediare al guaio con una festa privata.»
Remus lo guarda, per niente sorpreso né lusingato dalla risposta, per un lungo attimo. Stringe gli occhi, poi, e una vocina molto irritante dentro di lui canta a gran voce vittoria quando vede Sirius rabbrividire di paura.
«Niente costumi?» domanda, e subito Sirius si rilassa, illuminandosi di un sorriso enorme e bellissimo.
«Niente costumi,» promette, e allora Remus non può che sospirare, perdonarlo, scuotere appena la testa e alzarsi. Sirius balza in piedi, glielo si legge in faccia che vorrebbe disperatamente poter scodinzolare, e per supplire all’ignobile mancanza di una coda butta le braccia attorno al collo di Remus e si dondola contro di lui.

Peter sta rosicchiando un delizioso tortino ricoperto di glassa al lampone modellata a forma di cervello quando le tende del baldacchino del letto di James si spalancano di scatto e una creatura umanoide coperta da una folta peluria nera balza giù dal materasso ululando. Peter fa un balzo tale che precipita di culo per terra, e non si tranquillizza neppure quando il mostro si sfila il cappuccio a muso di lupo rivelando la faccia di quel coglione di Prongs e la sua risata compiaciuta.
«Sono convincente, come lupo mannaro?» domanda James, e Peter si risolleva dal pavimento a fatica, tremando da capo a piedi.
«Se-secondo me non ti serve una risposta,» balbetta, e James ride di nuovo.
«Guarda che abbiamo un costume anche per te,» dice, sfilando da sotto il letto una palla arruffata di peli giallastri con due paia di maniche penzoloni che presumibilmente il povero Peter dovrà indossare. «Vedrai che Moony adorerà la nostra sorpresa.»
  
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