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Autore: Fellik92    10/07/2011    2 recensioni
nata come flash, ma decisamente troppo lunga per esserlo questa shot riparte dal bacio che Luca e Anna si sono scambiati nel parco. Cosa poteva succedere se Anna non se ne fosse andata?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vide. Era seduta a terra, con la schiena poggiata contro il tronco dell’albero. Le gambe raccolte e la testa fra le mani, pensierosa e preoccupata.  Luca accennò a dei passi di corsa, per raggiungerla subito, ma lei non si era ancora accorta della presenza del ragazzo.
“Anna!!” la chiamò. Si voltò e, velocemente, si alzò in piedi, pulendosi i pantaloni della tuta nera.
“sì..”  rispose lei. La sua mente era altrove, si vedeva. Sembrava preoccupata, pensierosa. Non era facile definire il suo stato d’animo, eppure era evidente che c’era qualcosa che non andava.
“che c’è, sei nervosa?” Luca addolcì leggermente il tono, una volta davanti a lei. Anna, per il momento, evitava di incrociare il suo sguardo.
“no, stavo solo pensando. Allora? Cos’ha detto Patrizi?”
Luca si prese solo un secondo prima di rispondere rassegnato:
“che si va avanti. Anche se io non sono d’accordo.. tieni” le porse un cellulare nuovo
“Anna, se ti succede qualcosa..” continuò lasciando la frase in sospeso. Il suo tono era duro, ma non perché fosse arrabbiato. Era solo preoccupato. Voleva riportarla a casa, subito. Voleva avere Anna ancora sua.
“senti,  so quello che faccio. Dorian è un uomo duro e spietato ma… ma tutti abbiamo bisogno di una persona con cui confidarci. E quella persona per lui credo di essere io”  disse Anna. Non c’erano particolari emozioni nella sua voce. Per quanto sapesse cosa faceva, di certo non sapeva cosa provava. Non perfettamente, almeno.
“sei un’incosciente”. Era stato Luca a enunciare quella frase, ma il suo affetto e la sua paura a formularla, a farlo parlare. Più tempo passava e meno voleva che anna continuasse a frequentare quell’ambiente in cui si era infiltrata. Lei non rispose subito, ma quando lo fece il suo tono si era incrinato. Sapeva di farsi del male da sola e di fare anche del male a Luca, che poteva finire molto male per lei tutta quella situazione, non le piaceva più il gioco che aveva cominciato, ma non poteva certo abbandonare il campo così, a metà partita.
“pensi che io non abbia paura? Ce l’ho, e tantissima.. però se stiamo insieme riusciremo ad incastrarli”. Voleva il supporto di Luca, era l’unico che l’avrebbe davvero aiutata a portare a termine il tutto. Ma il suo era anche l’unico supporto che le mancava. Lui la voleva portare via di lì subito, anzi, riteneva di averle lasciato osare già troppo.
“riesci ad essere più lucida di me..” riconobbe Luca addolcendo il tono. Aveva capito la difficoltà di Anna, e cercava di spazzarla via. Nonostante tutto, era più importante la sua serenità. E poi, in fondo, aveva ragione: insieme avrebbero incastrato Dorian e la sua banda, avrebbero finalmente messo la parola fine a quella brutta storia.
Anna sorrise. Un sorriso triste, impaurito. Alzò una mano e la lasciò scorrere lungo la guancia di Luca, in una carezza che sapeva di addio, o di un saluto sofferto, che non ci doveva essere. Non parlarono più, e lei mosse un paio di passi per allontanarsi. Ma Luca la bloccò prendendola per un braccio, e la riaccompagnò davanti a sé, mentre lei, stupita, assecondava i suoi movimenti.  E quando le fu proprio davanti, Luca mosse un passo verso di lei prendendole il viso tra le mani e la baciò. Era un bacio frettoloso ma profondo, carico di tante cose, di parole dette e non dette, un bacio sofferto, che voleva di più ma che finì presto, così come era cominciato. Luca guardò l’amica negli occhi, fissando il suo sguardo malinconico in quello triste e sorpreso di Anna.
“adesso vattene, sennò non ti mando più via” disse.
C’era sofferenza nelle parole di Luca. Quasi nascondessero una richiesta implicita, un  “no, non andare. Resta qui con me”  in quei vocaboli che, invece, esprimevano l’esatto contrario. 
Fronte contro fronte, ad occhi chiusi e quella specie di piccolo, forzatissimo  sorriso che aveva mascherato l’istinto e la volontà di scoppiare in lacrime. La voglia di rimanere ancora lì era forte in Anna, ma sapeva che non avrebbe retto. E sapeva che anche Luca era ormai prossimo al pianto, quindi era davvero il caso di andarsene, anche se questo equivaleva ad andare contro la volontà di entrambi. Andarsene, solo per soffrire un po’ da soli, per non mandare all’aria quel loro orgoglio, per rimpiangere e pentirsi di aver perso questa nuova occasione, soffrire per quell’amore corrisposto ma troppo difficile da realizzare. 
Anna si trattenne ancora qualche istante, con ogni singola cellula del suo essere che le urlava di restare, di lasciare che luca le impedisse di andarsene, lui e il cedimento che il suo orgoglio aveva avuto permettendogli così di compiere un gesto che appariva quasi estremo.  Le labbra umide le bruciavano, sia per quel bacio ricevuto che per quelli che ancora voleva dare a lui, al suo Luca, quell’uomo tanto forte e pronto a proteggerla da qualsiasi cosa ma che ora era così fragile e distrutto davanti a lei e alla sua decisione di portare avanti quella maledettissima indagine.  Si sfilò dalla presa leggera del ragazzo e si allontanò da lì. Sapeva di dover guardare dritto, di non girarsi assolutamente, ma non riuscì a resistere: voleva vederlo ancora, soltanto un istante, soltanto per portare nel cuore ancora un’altra immagine di lui. Si voltò.  Luca aveva lasciato ricadere le braccia lungo i fianchi, e, pur chiudendo gli occhi, aveva alzato il viso verso l’alto, forse per impedire alle lacrime di scendere, forse per invocare  - per se stesso e per Anna – quella forza che sentiva non avevano.  Lo stomaco di Anna fece una capriola: quanto male stava facendo a Luca per trasformarlo in quel lontano fantasma di lui che era diventato e che non gli apparteneva minimamente?  Quanto lo stava facendo soffrire con i suoi atteggiamenti e la sua testardaggine, con la tutte le sue scelte fatte, compresa quella di non concedergli quel tempo di cui aveva bisogno?
“Luca!!” urlò il suo nome ricoprendo nuovamente, ma ora correndo quella breve distanza percorsa  per allontanarsi da lì.
Luca si girò in direzione di Anna e, vedendo che gli stava correndo incontro, allargò istintivamente le braccia, stupito, pronto ad accoglierla. Anna vi si gettò dentro, ma al posto di ricambiare la stretta, questa volta fu lei a prendere il volto del ragazzo tra le mani. Fu lei a poggiare la fronte contro la sua, ad accarezzargli gentilmente le guance ruvide, che pizzicavano per quella barba sottile e pungente.
Lui chiuse gli occhi, ma non parlò, non fece nulla: voleva lasciar agire lei. In quel momento non c’era distinzione tra chi era il forte e chi il debole della coppia, come c’è normalmente, lì erano deboli entrambi.  Entrambi avevano un disperato bisogno di stare insieme, del loro amore, di avere l’altro vicino.
“non me ne voglio andare”  mormorò piano Anna, quasi sulle labbra di Luca. Sentiva il suo respiro unirsi al proprio.
“non farmi andare via. Ti prego..”  bisbigliò ancora. Ma senza aspettare repliche, senza aspettare anche un minimo gesto, lo baciò. Ed era un bacio diverso da quello di poco prima. L’altro era carico sì di amore, ma soprattutto di dolore, di gelosia, di fretta, di paura e di possesso. Questo, invece, era  spaventato e affettuoso, pieno di tenerezza, di bisogno di amore da dare e da ricevere, pieno di rivelazioni e di sogni per un futuro in cui non si crede più. La presa di Luca attorno alla vita sottile di Anna si fece ancora più salda mentre ricambiava il bacio. Pensò che al mondo non ci poteva essere niente di più bello che starsene lì, con le mani della ragazza sul volto e lei per una volta così raggiungibile, così bella, così dolce. E quale buon sapore avevano le sue labbra! Certo, non era una novità, ma ogni volta se ne stupiva ancora, ogni volta lo trovava più invitante delle volte precedenti.  Già non riusciva più a farne a meno: aveva Anna, era tutta sua, era lì, era andata lei da lui,di sua spontanea volontà e non poteva chiedere di meglio.  Ma Anna interruppe il bacio. Fissò il suo sguardo in quello  del giovane uomo che la stava abbracciando, implorandola con gli occhi di stargli vicino, di amarlo.  Anna sorrise davanti a quello sguardo tenero  e malinconico, ed accostò nuovamente le labbra a quelle del ragazzo, per un’altra serie di casti baci.
“riportami a casa, Luca..” disse. Lo stava pregando con lo sguardo.  Più di qualche altra cosa, era l’assenza di reazione a preoccuparla, soprattutto sapendo che lei, in quel momento, si stava giocando tutto. Sapeva perfettamente che se fossero andati a casa avevano soltanto una cosa da fare, e lei era pronta. Anzi, lo era sempre stata. E poi era stato lo stesso Luca il primo a baciarla, no?  Magari voleva essere un segnale, voleva dire che era pronto anche lui. Eppure in quel momento dava un’altra idea, visto che era praticamente da quando lei era tornata indietro che lui se ne stava immobile, forse incapace di reagire.
Anna si stava distaccando da lui, ferita dal suo silenzio, ma Luca le prese entrambe le mani tra le sue. Se le portò alle labbra  mentre lei rialzava lo sguardo, ora lucido li pianto. Anzi: di nuovo lucido di pianto.
“Anna.. tesoro, sei sicura di voler andare a casa?” 
Un’altra richiesta implicita, ed entrambi lo sapevano. Sapevano che a casa non avrebbero potuto fare che un’unica cosa, ma forse era più facile parlarne così, con quella leggerezza allusiva: questa, almeno, impediva all’imbarazzo di bloccarli già da subito.
“Sono sempre stata sicura, Luca. Lo sai. Tu lo sei? Vuoi?”
Lui sorrise debolmente e annuì in modo appena percettibile, prima di posare un altro leggerissimo bacio sulle labbra della ragazza. Continuava ad avere tanta tristezza negli occhi.
“Sì, sono sicuro. Vieni..”
Fu tenendosi per mano che uscirono dal parco, come due adolescenti,  e raggiunsero la macchina di Luca.  Non parlarono molto durante il tragitto, ma appena chiusesi le porte dell’ascensore dietro di loro, lui incollò nuovamente le sue labbra a quelle di Anna, con lo stesso ardente desiderio che, qualche decina di minuti prima, l’aveva spinto a fermarla e baciarla. Con qualche difficoltà, mentre si dedicava all’esplorazione del collo della ragazza, riuscì ad aprire la porta di casa per richiuderla dietro di sé con un calcio, proprio mentre le chiavi venivano abbandonate a terra sull’ingresso, accompagnate dalla felpa scura che Anna aveva indossato come giacchetta. Anche la giacca di Luca non era più addosso a lui, una volta raggiunta la camera, ma giaceva da qualche parte nel corridoio. Lentamente, continuando a baciarsi e ad accarezzarsi, si spogliarono per rifugiarsi abbracciati sotto quelle lenzuola fresche, creando una loro tana di tessuto sottile che presto sarebbe diventata estremamente calda. 
Luca si teneva leggermente sospeso sopra Anna, puntellandosi con le braccia e con le ginocchia per fare in modo che lei avvertisse tutto il suo calore ma non il suo peso.
Si guardarono in silenzio. Non avevano bisogno di parlare, i loro occhi si stavano già rispondendo da soli a tutti i loro dubbi. C’era paura,  c’era sofferenza, timore ma anche gioia e speranza. Erano a un passo dalla realizzazione del loro desiderio più profondo e radicato, dal soddisfacimento del primitivo bisogno umano che, per quanto potesse essere prettamente carnale, celava comunque un altro desiderio, uno psicologico: quello di amore. Di affetto. E dopo aver desiderato per così tanto tempo una cosa, quando questa si sta realizzando sotto le proprie mani, ci si trova come qualcosa di sbagliato. Puoi? Sta davvero succedendo? È davvero per te?  era questo che li aveva momentaneamente bloccati. Ma i loro occhi si risposero a vicenda:
sì, stava davvero succedendo a loro. Potevano. Anzi, dovevano.
Un  nuovo sorriso appena accennato da parte di Luca e poi via con una nuova serie di baci e di carezze che precedevano la loro unione.
 
***
Erano ancora sdraiati a letto, abbracciati, avvolti dalle quelle lenzuola bianche ormai stropicciate, sfilate, rigirate. Non parlavano, riempivano il silenzio semplicemente con la loro presenza e la loro vicinanza, come facevano sempre.  Luca era girato su un fianco, in modo da essere un po’ più in alto di Anna, accoccolata contro di lui. Aveva gli occhi socchiusi, ed erano entrambi persi nel filo dei loro pensieri e dei loro ragionamenti, tanto che erano entrambi sprofondati in uno stato di semi incoscienza, ma poteva  bastare un niente per riscuoterli. Anna aveva un vago sorriso, indelebile sulle sue labbra al pensiero di quel che era successo. Si erano amati come non credeva possibile fare, ed era stato mentre era lì, stretta al corpo del suo Luca che era stata colpita da una consapevolezza improvvisa, in un attimo di lucidità: lei non aveva mai capito, prima di quel momento, cosa volesse dire veramente amare e cosa volesse dire fare l’amore. Si era solo  illusa,  sia con Giorgio che con Carlo e ora con quel Dorian. Gli era affezionata, ma nulla di più. affetto e basta, lo stesso affetto che si prova per un cagnolino: per quanto potesse essere tanto, non era assolutamente nulla di paragonabile al vero e proprio sentimento che tutti ricercano. E ora quel sentimento lei lo aveva scovato, lo aveva trovato e risposto nell’uomo che si muoveva nel suo abbraccio.
Un paio di gocce d’acqua le caddero sulla spalla, scivolando giù lungo di essa e svegliandola dal suo torpore. Alzando lo sguardo vide che le gocce d’acqua in questione non erano altro che le lacrime di Luca, il quale le spazzò via velocemente con una mano.
“ehi” mormorò Anna tirandosi su. “che c’è, Luca?”  ma lui scosse solo la testa senza rispondere, anche se continuava a piangere.
“Luca.. amore, mi spaventi così, che succede?”  ma lui seguitava a rimanere in silenzio, l’unica cosa che fece fu rifugiarsi con il volto contro la spalla di Anna, e fu allora che lei capì. Lo strinse forte, senza più dire nulla, e lo lasciò sfogare. Le parti si erano ormai invertite, pensò. Di solito era lei che esprimeva con le lacrime tutto il suo malessere, la sua sofferenza, ed era il petto ampio e familiare di Luca ad ospitarla ed accoglierla, insieme alle sua braccia forti, mentre lei piangeva finché voleva, cullata dall’amico che mai le aveva negato il suo conforto. Ora era lui ad avere bisogno di lei, e Anna non aveva certo intenzione di tirarsi indietro. Soprattutto perché sapeva che la causa di quelle lacrime, totale o parziale, era proprio lei. 
“scusa” bisbigliò Luca qualche minuto più tardi riprendendosi.
“ma di cosa, Lu..”  si sporse leggermente in avanti e lo baciò un paio di volte.
“vuoi dirmi che succede?” chiese poi, ad un millimetro da lui.  Ma Luca sospirò e scosse la testa, tornando ad appoggiarsi contro i cuscini. Lei lo seguì nei movimenti, e appoggiò la testa contro una mano
“senti, forse lo so cosa c’è che non va.. io.. anch’io mi sono stancata di tutta questa situazione, di quel che è successo, solo che il caso va portato avanti. Ti prego, Luca, lo so che non vuoi, ma è importante..”   
“che vuoi che ti dica, Anna? Non mi va affatto giù l’idea di lasciarti nelle mani di quello. Ma se per te è più importante di tutto il resto non mi posso opporre. All’inizio pensavo lo facessi solo per ripicca o perché ti volevi vendicare in qualche modo di me perché ti ho chiesto di darmi tempo.. pensavo che dopo oggi, magari, avessi cambiato idea.. ma a quanto pare mi sbagliavo. E poi..” si bloccò. Interruppe la frase a metà, pentendosi di aver cominciato quel discorso.
“e poi cosa, Luca?”  insisté Anna, più incuriosita che allarmata
“niente” mugugnò lui in risposta. Ma Anna lo ammonì.
“Luca!”
“non.. non voglio che torni da lui, semplicemente questo, Annì”
Lei gli prese nuovamente il volto tra le mani costringendolo a guardarla
“Amore, vuoi la verità? All’inizio l’ho fatto davvero per ripicca. Nessuna intenzione seria, altrimenti  perché gli avrei dovuto mentire sulla mia identità? Ma poi lo sai.. è degenerato tutto, scoprendo che è un mafioso.. e non ti mentirò dicendoti che non gli voglio bene, ma solo questo. Luca, io posso farcela, davvero. Devo solo continuare a fingere ancora un per po’, ma riusciremo a portare a termine anche questa..”
“continuare a fingere implica che tu continui a stare con lui!” ribatté Luca.
Anna si prese un secondo prima di rispondere.
“sì.. ho paura di sì, non vedo alternative”
“ecco.” Luca era seccato, ma non gli andava di trovare da litigare proprio in quel momento.
“Lu, ti prego.. non è facile neppure per me!”
“fino ad ora lo è stato però” mormorò piano lui.
“sì, va bene.. ma ora ho un motivo in più per finirla con questa storia, no? Dopo.. dopo oggi è cambiata la situazione, Luca.. davvero!”
“e allora lascia perdere tutto, per favore!” la implorò.
“no. Non posso, Luca, lo sai. Durerà solo il tempo necessario per risolvere il caso, te lo prometto, e poi tornerò a casa da te.. finita questa storia possiamo stare insieme, amore”
Non ebbe nessuna paura o tentennamento nel pronunciare l’ultima frase: ripetutamente si erano sussurrati tutto il loro amore e anche tutta la voglia di stare insieme, sempre, la voglia di costruire qualcosa. Almeno da quando erano cadute tutte quelle barriere inutili che avevano innalzato tra di loro, più per orgoglio che per qualsiasi altra cosa.  Ma, nonostante tutto, Luca distolse lo sguardo e non rispose.
“L-Lu..?”  il tono di anna si era fatto incerto, anche perché Luca si era voltato da un’altra parte.
“amore, rispondimi! Non .. non possiamo stare insieme una volta che questa storia finisce?”
Seguitando a rimanere in silenzio, luca si sedette sul bordo del letto, cercando con lo sguardo i vestiti. Per la prima volta in ore, Anna si vergognò di trovarsi ancora nuda. Strinse il lenzuolo al petto e si alzò.
“Luca, ma vaffanculo! Sei uno stronzo!”
Lui tenne lo sguardo abbassato: lei aveva ragione, ma pure lui non aveva tutti i torti, e quel discorso, tutta quella situazione lo faceva tanto sentire come una ruota di scorta. E lui non voleva essere una seconda scelta!  
Sentì la porta del bagno chiudersi sbattendo e, poco dopo, l’acqua scorrere nella doccia. Anna si stava lavando via le ultime tracce di loro. Con un sorriso amaro indossò nuovamente solo i boxer, aspettando di poter andare anche lui a lavarsi. Per un attimo gli balenò in testa l’idea di lasciare proprio l’appartamento, di andarsene prima che anna uscisse dalla doccia, ma scacciò immediatamente il pensiero: equivaleva a lasciarla, a scaricarla come non meritava, e non voleva farla soffrire ancora come aveva fatto quella volta che aveva lasciato lei e il suo letto con così poche spiegazioni.  Sospirò e si diresse verso la sala, dove aprì un’anta nel mobiletto, prendendo quello che stava cercando. Si sedette quindi al tavolo, prendendosi la testa tra le mani: voleva Anna e voleva stare con lei. Tuttavia lei aveva ragione, e quella missione andava portata a termine, anche se questo significava fare di lui la seconda scelta.. cosa che lui non voleva essere. Ma sapeva anche che non era colpa di Anna.  Cedere e accettare le circostanze, oppure mandare a quel paese quella nuova, unica e bellissima opportunità che era stata offerta loro, doveva decidere tra queste due cose.  Che fare?
 
Anna chiuse il getto d’acqua e appoggiò la fronte contro il muro. Chiuse gli occhi per lasciare scivolare un’altra lacrima silenziosa lungo le guance. Questa volta ci aveva creduto sul serio, Luca le era sembrato così  sincero mentre le diceva che l’amava!! E lei lo conosceva meglio di tutti, sapeva perfettamente, quindi, quando era sincero davvero e quando no. Oppure, in quel tempo che erano rimasti separati lui aveva fatto in tempo a diventare un abilissimo attore. Si asciugò le lacrime con le mani e si avvolse nell’accappatoio. La doccia non era riuscita a cancellare dalla sua pelle la sensazione lasciatagli dalle carezze e dai baci di Luca, e lo stava odiando per quello. Aprì piano la porta per uscire dal bagno e ne sentì sbattere un’altra, quella d’ingresso, probabilmente: Luca doveva essersene andato.  cercando di non scoppiare a piangere, si diresse verso la sua stanza, dove ancora aveva lasciato dei cambi, ma una volta qui affondò la testa nel cuscino e si sciolse in una serie di singhiozzi convulsi, piangendo con tutta l’anima per quella possibilità che le si era sgretolata in mano. Il rumore del suo pianto coprì quello dei passi leggeri che stavano percorrendo il corridoio, e coprì pure quell’ancora più leggero bussare. Ma Luca era entrato lo stesso, senza aspettare la risposta che, lo sapeva, non sarebbe mai venuta.
“Anna..”
Silenzio.
“annina.. Anna, tesoro, non fare così..”  mormorò piano avvicinandosi.  A quelle parole lei scattò
“Non fare così? E come dovrei fare, eh? come dovrei reagire scoprendo che per te sono andata bene finché non mi hai portata a letto, e poi tutto quell’amore che hai detto di provare per me non vuole nemmeno aspettare la fine di un caso?”
Si era alzata e, senza accorgersene, era andata incontro a Luca, ritrovandosi a una minima distanza da lui, prese a tempestargli il petto di pugni, pugni che non gli avrebbero fatto nulla nemmeno volendo, e a ogni colpo continuava a ripetergli tra le lacrime che era uno  stronzo e un bastardo. Luca non fece nulla per farla smettere se non quando vide che dava segni di cedimento. Le bloccò i polsi e la tirò a sé, abbracciandola. Stretta contro il suo petto nudo, scoppiò di nuovo in singhiozzi disperati, e se prima la situazione era ribaltata, ora era tornata a quella che per loro era la normalità, lei a piangere e lui a consolarla.. e funzionava, forse, anche se  era lui stesso la causa di quelle lacrime così dolorose.
“ti chiederei scusa se sapessi che può servire a qualcosa..”  mormorò piano lui all’orecchio dell’amica.
Continuò a parlare piano, in modo che sentisse appena lei, che nel frattempo rabbrividiva per il soffio leggero delle parole di luca contro il suo orecchio e il suo collo. Gli spiegava le sue ragioni, cercava di scusarsi e di farsi perdonare. Fino a quell’ultima, brevissima frase sussurrata sopra le sue labbra:
“non mentivo quando ti ho detto che ti amo. Perché ti amo davvero, Anna” 
Suggellò il tutto con un bacio delicato, al sapore di alcol. Anna capì che aveva bevuto, ma non per quello era meno lucido.
“posso aspettare tutto il tempo che vuoi. Se non è troppo tardi per darti la mia risposta, sì. Dopo la fine di quest’indagine possiamo stare insieme”
“esci per favore” bisbigliò debolmente Anna. Si era calmata, ma ora si sentiva come svuotata. Quegli ultimi minuti, poi erano stati i più pesanti di tutta l’intera giornata, sapevano solo di un addio che non ci doveva essere. Luca l’accontentò e uscì dalla sua stanza, ma non prima di averle posato un altro bacio sulle labbra, bacio non ricambiato ma nemmeno schivato.
Forse aveva aspettato troppo e aveva perso anche questa occasione, forse  era troppo tardi per poter anche solo pensare di costruire qualcosa. Ma quando Anna uscì dalla sua stanza vestita con quello che aveva trovato nell’armadio, accennò ad un sorriso a Luca.
“L’indagine va comunque portata avanti, per essere chiusa. Poi, magari, ne riparliamo con calma, ok?”  un bacio sulla guancia, quasi all’angolo della bocca e Anna si diresse verso la porta d’ingresso, fermandosi con una mano sulla maniglia e lo sguardo rivolto verso il suo migliore amico e, forse, non soltanto amico.
“è meglio se torno.. altrimenti non so che scusa inventarmi. Ti chiamo quando posso?”
“certo. Ma ti riaccompagno io..”
Qualcosa si poteva ancora costruire. C’era ancora un piccolo germe, una speranza per un futuro sereno insieme, e questo avrebbe lottato fino alla fine per crescere, per dare una bellissima opportunità a due persone innamorate che, sulla loro pelle, hanno capito che non possono andare perse le possibilità. E visto che questa si presentava loro praticamente su un piatto d’argento, l’avrebbero colta. Ma non era ancora tempo. No, dopotutto non era tardi. 

  
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