Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |       
Autore: Isha    16/02/2004    0 recensioni
Saga della trilogia delle 4 autrici. E' abbastanza out of character.Compaiono nuovi personaggi icludendo i vecchi. Scritta a 8 mani, riassumiano: Siamo nel pieno della battaglia di Gondor, un elfa combinaguai si unisce alla vecchia compagnia... L'inizio può sembrare un pò noioso ma vi assicuriamo che il continuo sarà un successo ^_^ N.d. Isha e Klo (cioé mettiamo le mani avanti^^;;;nd.Laila) (beh, meglio prevenire che curare N.d. Isha) (che ci possiamo fare? Isha era un pò stralunata quando ha scritto i primi pezzi... poi c'ho messo le mani io .... N.d. Klo ^_^) Naturalmente Shalim (l'ultima autrice) è all'oscuro di tutto ^_^
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
MINAS TIRITH

IL LIBRO DEI CORBELLI

Colore verde= Eleonora/Isha

Colore azzurro= Silvia/Kloen

Colore viola= Alice/Shalim

Colore rosso= Lucia/Laila

 

Disclaimer: I nomi dei personaggi e dei luoghi qui citati sono di proprietà di JRRT Tolkien e della New Line cinema. Isha e Kloen invece sono personaggi nostri, sotto copyright ^_^

 

 

 

MINAS TIRITH, giorno…

Giorno per modo di dire dato che la città era quasi immersa nell’oscurità, sotto un cielo plumbeo e grigio. Le bianche mura della città erano assediate da Orchetti e Uruk-Hai e spiccavano nella flebile luce.

Alcuni uomini erano usciti dalle mura. Fra le truppe a difesa c’era un Elfo, il figlio di Thranduil, re del Bosco Atro. Forse se si fosse voltato verso gli alberi vicini alla città, grazie alla sua acuta vista, avrebbe potuto intravedere una figura fra i rami.

Questa era un’Elfa (N.D.Ele non so se si dice così, ma per praticità per parlare di Elfi donne userò questo termine J) con lunghi capelli neri, che le arrivavano a metà schiena e occhi verdissimi. Era armata di arco, con il quale uccideva gli Orchetti che si spingevano un po’ tropo avanti. Aveva anche un lungo pugnale ed era quasi mimetizzata fra la vegetazione grazie a un mantello elfico, fermato sul petto da una spilla a forma di onda. Prese una freccia e la incoccò.

“Cavalieri valorosi!” esclamò ammirata “Ve la cavate bene, considerando che questa è la pura Ira di Sauron”. Vide un Cavaliere con una spada lucente e l’aspetto misterioso atterrare due Orchetti, ma un terzo lo attaccò dal dietro.

“Heilà, fermo e sorridi” ironizzò scoccando la freccia e colpendo la bestia al collo. Il Cavaliere si voltò per un attimo verso di lei, come se l’avesse vista.

“Non puoi vedermi a questa distanza e da come sono mimetizzata, nemmeno se tu fosti un Elfo, no assolutamente non puoi” concluse fra se.

La battaglia fu lunga e all’apprestarsi della notte - o meglio – di un’oscurità maggiore, gli scontri cominciarono a rallentare

“Capitano, dobbiamo ritirarci” sentì dire l’Elfa ad un Orchetto “Domani arriveranno truppe fresche”

“Mi rifiuto di credere che una misera città rimanga in piedi dopo l’Ira del Signore Oscuro. Continuate ad attaccare, finché non rimanga in piedi un solo Uomo” urlò il capitano furente.

“Malumore e discordia fra le truppe” mormorò Isha, l’Elfa fra i rami. Con un salto aggraziato si spostò su un altro albero, riuscendo così a vedere, in una radura poco lontano da lei, il capitano degli Orchetti “Ma bene, disperdi il pastore e il gregge farà quel che gli pare…”. Prese una delle ultime frecce dalla sua faretra e mirò.

Stava per scoccare, quando venne colpita da un sasso alla nuca, perse l’equilibro e cadde dall’albero. Nella caduta le sfuggì di mano l’arco e perse le frecce.

“Guarda un po’ Karpakau, ora sugli alberi si trovano anche gli Elfi”

“Hai ragione Nuruk” rispose l’altro ridendo. I due Orchetti sollevarono la ragazza svenuta.

“Il capitano gradirà” commentò Karpakau

“Hey, Karpa, questo non è un Elfo, ma UN’ELFA”

“Ah bene!!! Allora divertiamoci un po’ noi prima, in fondo è la nostra preda”. I due si sorrisero malignamente e trascinarono Isha in un piccolo spiazzo poco lontano.

“Forza, svegliati, avanti” disse Nuruk prendendola a schiaffi. Isha si mosse leggermente e aprì gli occhi.

“Buongiorno tesoro” le disse Nuruk, vicinissimo al suo viso.

“Senti… fammi il favore di allontanarti, puzzi” rispose l’Elfa debolmente. Riuscì ad estrarre il suo pugnale che teneva in vita, dietro la schiena e lo spinse nello stomaco dell’Orchetto che la sovrastava. Nuruk urlò e cadde a terra mentre lei, alzatosi, corse più lontano e più velocemente possibile, ma aveva commesso un errore imperdonabile. Si era dimenticata di Karpakau, che le lanciò un altro sasso alla nuca e lei, stordita, perse l’equilibrio e cadde a terra. L’Orchetto corse verso di lei e, trascinandola per i capelli, la riportò da dov’era scappata.

“Piccola bastarda che non sei altro. Ora sentirai di che pasta sono fatti gli Orchetti” le ringhiò Nuruk. Disperata, Isha si guardò intorno e analizzò la situazione. Era in uno spiazzo fra gli alberi, per terra residui di foglie morte e cespugli, troppo bassi per fornire qualsiasi tipo di nascondiglio. Nessun aiuto poteva venire dagli alberi spogli.

Lei era caduta da una notevole altezza, aveva perso arco e frecce, i nemici le avevano tolto il pugnale… era spacciata.

Nuruk impugnò il pugnale elfico e trafisse la spalla di Isha, inchiodandola a terra.

Il limpido grido di dolore della ragazza risuonò per la foresta.

“Oh, poverina, mi viene da piangere” rise Karpakau.

Isha chiuse gli occhi e si preparò all’inevitabile, quando sentì una specie di sibilo e un colpo secco, seguito da un secondo. Riaprì gli occhi per vedere cosa stava succedendo, ma vide solo figure indistinte e perse conoscenza.

 

Gimli figlio di Gloin, Nano del nord, era uscito di nascosto dalla città per eliminare qualche Orchetto di sorpresa. La sua famosa ascia aveva lavorato molto sui nemici quando qualcosa attirò la sua attenzione. Vide per terra un arco simile a quello di Legolas. Incuriosito lo raccolse e tese l’orecchio per individuare eventuali amici o nemici.

Non ebbe difficoltà a seguire i due Orchetti, che non avevano fatto nulla per nascondere le loro tracce, ma riuscì a scovarli solo quando sentì il grido di Isha. Corse verso la radura e con due colpi d’ascia staccò di netto la testa ai due soldati. Dopo aver controllato che non ci fosse nessun altro intorno si avvicinò all’Elfa per terra. Nemmeno lui capì in un primo momento, che era una ragazza.

Lentamente estrasse il pugnale dalla spalla di Isha, poi se la caricò sulle spalle e raggiunse le mura della città.

“Aprite, sono un alleato” gridò. Le porte si aprirono e al Nano si avvicinò il Cavaliere con la spada scintillante, aiutato da Isha ore prima. Aveva un aspetto misterioso e, anche se in un qual modo trasandato, fiero e regale. I suoi capelli neri erano lunghi, e profondi occhi blu. Lui era Aragorn, figlio di Arathorn discendente di Isildur e legittimo erede di Minas Tirith. Non esercitava il suo potere di re ed era abbigliato come un Ramingo.

“Gimli, che è successo? Chi hai con te?”

“L’ho salvato dagli Orchetti, è un Elfo arciere. Sembra che questi Elfi non abbiano originalità”

“Non ti far sentire da Legolas, se non vuoi che ti strappi quella barba di Nano” rispose Aragorn ridendo. Gimli infatti portava una lunga barba rossa, come pure rossi e lunghi erano i capelli.

“Penso che abbia bisogno di cure, era inchiodato a terra. Dov’è Gandalf” chiese il Nano ignorando la battuta del Ramingo.

Lo Stregone, vestito di bianco, si fece avanti come se avesse percepito che c’era bisogno di lui. Si inginocchiò vicino all’Elfa, la guardò poi disse:

“Mio caro Gimli, hai fatto veramente una cosa ammirevole. Hai salvato Isha, e non è un Elfo qualsiasi, ma la figlia di Isharom e Jarine, sovrani dell’Isharin. Questa è la figlia del Re delle Acque”

Le parole dello Stregone lasciarono tutti senza fiato. Gandalf prese in braccio la principessa e si diresse verso l’entrata del palazzo.

 

Isha si svegliò di soprassalto mettendosi di scatto a sedere sul letto. Appena le fu possibile si guardò intorno. Si ritrovò in una stanza che era in una semi-oscurità, rischiarata soltanto da un camino in un angolo. Vide alcune sedie, un tavolo ingombro di bottigliette e boccettine, uno specchio alla parete e poi solo ombre indistinte. Tentò di alzarsi ma udì una voce che la fermò.

“Dove pensi di andare?” l’Elfa si voltò nella direzione da cui proveniva la voce e vide una figura bianca che fumava la pipa.

“Gaerim” esclamò felice “Che ci fai qui?”

“Potrei rivolgerti la stessa domanda!” le rispose sorridendo poi si fermò a riflettere un attimo “Gaerim… mi ero dimenticato di questo nome. È da tempo che non visito la terra dei tuoi genitori. In molti ora mi chiamano Gandalf”

“Ma che è successo? Mi ricordo solo di quei due Orchetti e…” si toccò la spalla “Mi hai curata! Chi… chi mi ha salvato?”

“Tu devi la vita a Gimli, figlio di Gloin”

“E un’ultima domanda. Chi mi ha conciata in questo modo? Dove sono le mie armi?” chiese guardando il vestito che aveva addosso

“Sei sempre la stessa, frenetica e piena di domande, questo vuol dire che sei guarita” le rispose sorridendo lo Stregone “Hai dormito per tre giorni, gli Orchetti sono stati sconfitti dai cavalieri del Rohan. Per quanto riguarda  le tue armi dovrai farne a meno, almeno per stasera dato che c’è una festa”

“Che ragioni ci sono di festeggiare? Non ci può essere festa finché l’Unico esiste ancora” gli rispose Isha gravemente, giocherellando con un anello appeso ad una catenella che aveva al collo.

“Quello è Vilya, vero? L’hai ereditato tu?” le chiese Gandalf

“Sì, questo è l’Anello di potere elfico dell’Acqua”

“Comunque” disse lo Stregone alzandosi dalla sedia e dirigendosi alla porta “mettiti il cuore in pace e preparati. Dovrai partecipare anche tu, anche se devi lasciarti dire” continuò indicandola con la pipa “che stai molto bene vestita così”

Isha si alzò e si guardò allo specchio. I suoi lunghi capelli neri erano raccolti in una treccia e arricchiti di nastri azzurri e addosso aveva un lungo vestito di seta viola con ricami dorati di foglie che le stava proprio bene.

“Se lo dici tu, mi fido”

“Possiamo andare?” chiese Gandalf “Sicuramente ti staranno aspettando”

 

“Lascia che te lo confessi amico mio, questa festa è proprio noiosa!”

Gimli era seduto su una delle numerose sedie raggruppate vicino alle pareti. Era in un enorme salone da ballo, in fondo al salone spiccava il trono, momentaneamente vuoto e le pareti erano decorate da affreschi delle varie imprese effettuate dai sovrintendenti di Gondor. Lungo i lati della sala, erano disposti enormi tavoloni imbanditi e numerosi caminetti riscaldavano l’ambiente.

Il Nano si voltò e vide il suo amico Legolas appoggiato al muro con un’aria terribilmente annoiata. Era alto e snello, come tutti gli Elfi. Aveva un viso con lineamenti un po’ appuntiti, incorniciato da lunghi capelli biondi. I suoi occhi, dotati di una vista formidabile erano azzurri ed erano sempre in movimento, curiosi. Era vestito con una tunica verde con finiture dorate e aveva pantaloni marroni, simile all’abito che aveva in battaglia tre giorni prima, ma non aveva più né armi né mantello.

“Forse potrebbe essere meno noiosa se cercasti di fare qualcosa, oltre a star li a reggere il muro” rimbeccò l’amico

“E cosa per esempio?”

“La ragazza in blu è un’ora che ti fissa” gli rispose maliziosamente il Nano. Legolas lo guardò perplesso.

“D’accordo, ma è solo per non star qui a fare l’arazzo” rispose l’Elfo e, poco convinto invitò la ragazza a ballare.

Alcuni minuti dopo una ragazza vestita di viola si avvicinò al Nano rimasto seduto vicino alla parete.

“Messer Gimli, vi ringrazio per avermi salvato da quegli Orchetti”.

Gimli rimase di sasso a fissare la ragazza, poi riconobbe la principessa dell’Isharin.

“Isha! Mia Dama non ringraziatemi”

“Vi prego, non datemi del voi, non mi sento a mio agio”

“Accetto solo se ricambierete”

“D’accordo” gli sorrise porgendogli la mano “Grazie Gimli”

“Dovere” rispose il Nano diventando rosso come la sua barba. Gandalf, che aveva accompagnato Isha si mise a ridere

“Se tu devi la vita a Gimli, io la devo a te, Isha” disse una voce alle loro spalle. L’Elfa si voltò e vide l’affascinante Cavaliere.

“Mi permetto di darti del tu, come hai desiderato tu stessa, parlando con Gimli alcuni attimi fa. Io sono Aragorn figlio di Arathorn discendente…”

“ di Isildur” finì Isha “Onorata di conoscerti”. L’Elfa si accorse che tutti la stavano guardando con fare interrogativo, quindi spiegò:

“Le storie degli Anelli e dei loro possessori sono molto conosciute nel mio regno” disse, guardando Gandalf. Improvvisamente da sotto i tavoli sbucarono due Hobbit saltellando: Meriadoc (Merry) Brandibuck e Peregrino (Pipino) Tuc. Gli Hobbit erano creature piccole, detti anche Mezzuomini. Avevano grandi piedi, capelli ricci e un appetito insaziabile. Erano creature molto pacifiche che vivevano nella Contea, a Occidente. Questi due in particolare erano partiti con Frodo Baggins, il Portatore dell’Anello e Samvise (Sam) Gamgee, suo amico e giardiniere.

“Non vi starete mica dimenticando di noi?” strepitarono in coro

“Merry e Pipino, giusto?” disse Isha indicandoli. Per tutta risposta ricevette occhiate da tutti gli altri

“E tu come… “ cominciò Merry perplesso

“Temo di dovervi fare una confessione. Io ero a Imladris, a Gran Burrone quando la Compagnia dei Nove è partita”. Gran Burrone era una città Elfica, dimora del Re Elrond e della principessa Arwen.

“Il re non mi accettò come membro ma io decisi di seguirvi comunque” spiegò Isha.

“Tipico” mormorò Gandalf scuotendo la testa

“Non sono venuta a Moria, però, mi sono fatta aiutare da Gwaihir, il Re delle Aquile. Vi ho raggiunto di nuovo a Lorien, il regno della dama Galadriel” raccontò la principessa

“E lungo il fiume? Siamo partiti con le canoe” domandò Aragorn

“Il potere di Vilya mi ha aiutata. Vi ho seguiti con la Velocità del Lupo. Mi ha addolorato tantissimo la perdita di Boromir, inoltre non sono riuscita a seguire Frodo che è sparito dalla mia vista. Ho perso ogni traccia della Compagnia dopo le cascate di Rauros e un gruppo di Orchetti mi ha fatto perdere un sacco di tempo. Allora mi sono diretta a Minas Tirith, ed eccomi qua!”

“Finalmente sono riuscito a liberarmi di quella donna” disse Legolas sbuffando, tornando dagli amici.

“Penso che invitare qualcuno a ballare da queste parti significhi avere un interesse particolare” spiegò sorridendo Aragorn

“Ah, ecco. E tu lo sapevi, Gimli?” chiese l’Elfo con aria assassina.

“Più o meno…”. L’Elfo fece l’atto di strozzarlo e gli altri, vedendo la scenetta, si misero a ridere. Fu a quel punto che Legolas notò la presenza di Isha.

“Ciao sono Isha dell’Isharin” disse lei porgendogli la mano

“Piacere, Legolas di Bosco Atro” rispose stringendola. I due Elfi si fissarono per un secondo, poi Pipino saltò fuori dicendo:

“E allora, qual è la prossima mossa, Gandalf?”

“Non saprei, Peregrino” rispose lo Stregone “la Compagnia va dove c’è bisogno”.

“Allora secondo me chi ha più bisogno di noi è Frodo” sbottò Gimli. Legolas si appoggiò al muro, vicino agli amici, e si mise ad ascoltare, con le braccia incrociate.

“Vorresti andare a Mordor?” chiese terrorizzato Merry.

“Andare proprio a casa del nemico, questo è suicidio” disse saggiamente Gandalf

“Io però vorrei fare comunque una proposta. A parte il fatto di non sapere dove andare. La Compagnia è partita con nove membri, ora è scesa a sei. Potremmo… almeno tornare a sette. Che ne pensate?” chiese guardando i compagni.

“Mi… mi volete davvero nel gruppo?” chiese Isha commossa.

“Secondo me è giusto. È una ragazza valorosa e lo ha dimostrato” disse Gandalf.

“Per me va bene” annuì brevemente Legolas, nascondendo la sua felicità.

“Nessun problema” dissero in coro i due Hobbit.

“Sono d’accordo con Gandalf, così il tuo ingresso nella Compagnia è ufficiale” disse Gimli

“Grazie, grazie veramente a tutti” esclamò Isha sorridendo e guardando i suoi nuovi amici.

Parlarono per un paio d’ore poi l’Elfa si alzò in piedi e disse “ Vi ringrazio tutti per la compagnia, ma ora sono stanca. Buonanotte e a domani”. La Compagnia la salutò e lei uscì dal salone. Dopo alcuni istanti si anche Legolas si allontanò, silenziosamente e nessuno si accorse della sua assenza fino a quando Gimli gli chiese le sue impressioni sulla nuova arrivata.

“Ho paura che questa sia già una risposta” disse ridendo Pipino.

“Mah, se lo conosco bene, domattina non si ricorderà nemmeno il suo nome” bofonchiò il Nano.

Gimli aveva ragione. Il cuore degli Elfi era diverso da quello degli Uomini o dei Nani. Spesso ignoravano sentimenti per gli altri importanti o erano profondamente colpiti da cose all’apparenza irrilevanti, ma non erano poi così catastrofici.

 

Isha non si diresse nella sua stanza, ma uscì sui bastioni della città, guardandosi intorno. Era una bella notte di luna piena e sotto i raggi lunari la sua acuta vista elfica poteva scorgere le bianche mura esterne della città sporche di sangue e fuliggine, i segni della guerra. Si appoggiò ai bastioni, sconsolata spingendo il suo sguardo fino ai boschi, le pianure e il fiume che segnava i confini di Mordor. “E non ho potuto nemmeno dare una mano”

“Ma non è finito niente ancora, purtroppo” disse una voce dietro di lei.

“Lo so, Legolas” rispose lei senza voltarsi e rimanendo a guardare pensierosa l’Est

“L’oscurità inviata da Sauron è scomparsa ma chissà quante truppe stanno marciando verso questi luoghi, ancora” continuò lui

“Spero nella salvezza di Minas Tirith, ma ho dei dubbi. C’è pericolo che Saruman attacchi da Isengard, e per questo popolo sarebbe la fine” si confidò l’Elfa.

Saruman era il capo degli Stregoni, ma era caduto nella tentazione del Male e il suo posto ora era occupato da Gandalf, l’attuale Bianco. La fortezza di Saruman era Orthanc, una nera torre posta a Isengard, a ovest di Minas Tirith.

Sentite le parole della principessa, Legolas si mise a ridere.

“Mi potresti spiegare gentilmente che c’è di tanto divertente?” chiese Isha risentita, voltandosi di scatto verso di lui.

“Sei sfortunata Isha” rispose lui sorridendo “Cerchi le guerre e non riesci a combattere. Se alle cascate di Rauros (N.d.Ele dov’è morto Boromir) fosti riuscita a seguire almeno un membro della Compagnia, avresti assistito alla caduta di Isengard. Gli Ent, i secolari pastori di alberi e protettori della foresta si sono ribellati e assieme a Merry e Pipino hanno distrutto la città e ucciso tutti gli Orchetti e Uruk-Hai presenti. Sono tornati nei boschi ma tengono sempre sotto controllo quello Stregone corrotto” spiegò Legolas.

“Con queste parole mi togli un peso dal cuore” rispose Isha sorridendo, poi si mise a camminare, seguita dall’Elfo “ E così la nostra situazione è meno disperata di quanto pensassi”.

Dopo una pausa Legolas chiese “Il tuo regno è sulle coste occidentali della Terra di Mezzo, vero?”

“Sì” rispose lei “Perché mi domandi ciò?”

“Io ho sempre abitato i boschi, ma nel mio cuore si è risvegliato il desiderio di vedere il mare. Parlami del tuo regno, ti prego”.

Isha parlò del suo regno all’amico, che ascoltava molto attentamente, mentre passeggiavano sulle mura della città, quando improvvisamente sentirono un grido stridulo provenire dal cielo.

“I Nazgul” sussurrò Legolas

“I Cavalieri Neri stanno tornando e noi festeggiamo?” sbottò Isha.

“Andiamo a dare l’allarme”. Detto questo i due percorsero a gran velocità la strada che avevano fatto e tornarono alla festa.

Rientrati nel salone trovarono tutti quelli che ci avevano lasciato, tranne gli Hobbit, che rischiavano di addormentarsi per terra.

“Ma tu non dovevi essere andata a dormire?” chiese Gandalf all’amica quando la vide tornare, ma altre battutine furono troncate dalla frase di Legolas

“Gandalf, stanno tornando i Nazgul”

I Nazgul erano i Nove, i Re che avevano ricevuto da Sauron gli Anelli del potere ed erano diventati schiavi dell’Unico. Prima si spostavano su cavalli neri, ma dopo che questi erano andati uccisi nell’inseguimento di Arwen, avevano per destrieri creature simili a draghi.

“Allora è vero” mormorò Gandalf

“Vero? Che ci stai nascondendo Gaerim?” lo accusò Isha, portandosi le mani ai fianchi.

“C’era una filastrocca nelle librerie della città, venite, ve la mostrerò”.

La Compagnia uscì dai saloni illuminati e si avventurò per i stretti e sinistri vicoli della città, fino ad arrivare ad un angusto palazzo. Gandalf tirò fuori una chiave e fece entrare tutti. Lo Stregone prese una torcia e guidò i cinque giù per una stretta scala a chiocciola, fino a quando si ritrovarono in una stanza enorme piena di fascicoli e pacchi di pergamene ingiallite dal tempo e dalla polvere.

“Cosa cerchiamo?” chiese Legolas.

“Il libro rosso” rispose lo Stregone scrutando i scaffali “Ah, questo” disse trionfante estraendo il libro da una pila di fogli e altri libri “Guardate, ho trovato queste strofe mentre cercavo informazioni sull’Anello. E stato solo qualche mese fa, ma sembrano passati anni. Sentite qui e ditemi se vi ricorda qualcosa.

‘Quando il Regno d’Oriente

si risveglierà

lascerà triste e dolente

la Bianca Città.

 

La sua forza grande e oscura

non con questo passo avanzerà

se i nove sfideranno la Grande Paura

la sua vittoria non sarà sicura.’

 

Capite il significato di questi versi?” chiese lo Stregone, appena recitato la pagina.

Mentre tutti i membri della Compagnia riflettevano, Isha camminava per la stanza, osservando i vari libri presenti.

“Hem… Isha, potremmo essere degni della tua attenzione?” chiese Aragorn

“Secondo me se Gaerim si fosse ricordato prima quei versi saremmo stati tutti più tranquilli” rispose l’Elfa voltandosi verso l’Uomo “Nella prima strofa si parla del risveglio del Signore Oscuro” spiegò indicando la pagina del libro. “Non mi è chiaro però il secondo pezzo. Dobbiamo sfidare i Nazgul, quello è chiaro, ma la Compagnia non è più di nove persone, che dobbiamo aspettare Frodo e Sam?”

“Non che abbiamo tutto questo tempo” disse dubbioso il Nano.

“Partiremo domani, contro i Nazgul” ordinò Gandalf

“I Nazgul hanno truppe di Orchetti, Uruk-Hai e Mannari ai loro comandi” disse Legolas “Come facciamo a batterci in sette contro nove eserciti?” continuò dubbioso

“Sicuramente troveremo chi ci aiuterà” disse Gimli

“A noi servono solo due persone…” ribattè l’Elfo

“Ok, se domani dobbiamo partire, direi di andare a riposare” suggerì Aragorn

“Sono d’accordo” assentì Isha.

 

“Padron Frodo, dobbiamo riposare un po’, siete stanco. L’Anello è un fardello troppo pesante per voi”

“No, Sam, non ci possiamo fermare, non ancora. Dobbiamo arrivare al Monte Fato prima possibile”

I due Hobbit stavano camminando nelle gole di una catena collinare, senza un minimo straccio di vegetazione, piena di pietruzze acuminate e polvere grigia, come lo era la notte sopra di loro

“Ma siete troppo stanco!” insistette il giardiniere. Come per confermare queste parole, Frodo inciampò “Pardon Frodo vi ORDINO di fermarvi”

Vedendo l’espressione dell’amico, Frodo si mise a ridere. Una risata spontanea e cristallina, che gli liberò leggermente il cuore da tutti i timori che lo opprimevano.

“E va bene, Sam, cedo”. Sam, soddisfatto, condusse Frodo in una grotta poco profonda dove mangiarono alcune lembas, gallette elfiche molto energetiche, ideali per viaggi come il loro. Sam convinse addirittura l’amico a riposarsi, ma dopo qualche ora si addormentò anche lui, nell’oscura notte di Mordor.

 

Alle cinque del mattino, fuori da Minas Tirith c’erano sette cavalli pronti a partire. Gandalf, appena finito di sistemare le sue armi si guardò intorno, pronto a dare l’ordine per partire, quando vide un cavallo senza Cavaliere “E Isha?”

Isha uscì di corsa dal castello carica di zaini urlando “Arrivo, aspettatemi!”

Legolas alzò gli occhi al cielo, in un atto di disperazioni esclamando “Cominciamo bene” Merry e Pipino lo guardarono sorridendo.

“Non fate tanto i grandoni e i puntuali” disse la principessa affibbiando uno zaino ai due Hobbit “Se non era per me partivate senza cibo e senza acqua” finì fiera di se.

“In battaglia non si può arrivare tardi, piuttosto non si mangia” disse Aragorn

“Allora andiamo?” chiese Pipino, che si era stufato di tutti quei discorsi.

Isha salì a cavallo e Gandalf diede l’ordine di partire e così la Compagnia iniziò il suo lungo viaggio, seguendo le informazioni che ricevevano sugli Spettri dell’Anello. Dopo due giorni di viaggio, sentirono un fragore improvviso e si ritrovarono nel bel mezzo di una battaglia. Legolas attaccò discorso, dato che tutti i membri della Compagnia si erano chiusi in un silenzio che metteva a disagio “Che antipatici, iniziano senza di noi!”

“Di sicuro non bisogna aspettarsi un caloroso benvenuto” disse sarcastico Gimli rispondendo all’amico.

“Questa è una città del Mark, vero?” chiese Pipino

“Esatto, questo è Rohan” rispose Aragorn

“Rimboccatevi le maniche, iniziamo” gridò Gandalf, poi spronò Ombromanto e corse verso gli Orchetti. Questi erano nel fondo di una verde vallata, due fazioni in lotta fra di loro. Diversi i colori degli abiti, lo stesso colore del sangue. Quando videro il bianco Cavaliere sfrecciare verso di loro uscendo dagli alberi che contornavano le collinette si immobilizzarono tutti. Lo Stregone lanciò una fiammata azzurra e uccise un buon numero di Orchetti, aiutandosi anche con la sua spada.

“Lasciamo a lui tutto il divertimento? Avanti Legolas, muoviamo questi cavalli” disse Gimli e i due si buttarono nella battaglia, seguiti dagli altri. Non trovarono molti Orchetti ancora vivi, ne erano rimasti sono un centinaio in piedi. Arrivati nel mezzo della lotta, la Compagnia scese da cavallo.

Mentre combattevano Aragorn disse “Non sono molti, potremmo sconfiggerli anche con le nostre armi”

“Non sono d’accordo, Aragorn” disse Gandalf. Aragorn fece la faccia da pesce lesso e gli altri sorrisero sotto i baffi.

“Potremmo usare le arti magiche?” chiese Gimli affettando un nemico che si era avvicinato troppo.

Lo Stregone fu d’accordo e disse “Ho bisogno di un paio di cose, dovrete sbrigarvela da voi un paio di minuti” detto questo e senza aspettarsi una risposta richiamò il suo cavallo e sparì nel bosco.

“Ah, fantastico” esclamò Isha “quello prende e ci molla così” diede un pugno ad un Orco

“Non lo rimproverare, lui sa quello che fa” disse Merry mentre uccise un Orchetto che stava attaccando la principessa alle spalle. Pochi minuti dopo Gandalf riapparve con una pozione in mano. Tornò dai suoi amici e disse “Scusate il ritardo, rimedio subito” gettò a terra la pozione e infisse il bastone a terra, gridando alcune parole magiche, che crearono una sottile nebbiolina verde che avvolse ogni Orchetto e lo uccise misteriosamente. (Cioè vi prego, ma vi sembra questa una battaglia? E le lunghe e faticose battaglie di Tolkien e quelle sanguinose di Jackson dove sono? Non è che mi sono dimenticata di leggerle? Chiedo perdono a chi di dovere J)

“Ma che cosa… no, preferisco non sapere cosa ci sia stato in quella pozione” disse Pipino

“Delle strane erbe, mastro Tuc, che si trovano solo da queste parti”

Isha si scrollò la polvere dalle mani dicendo “ Se queste battaglie sono tutte così, torneremo presto a casa”

“Si, certo, soprattutto se ci aiuti come hai fatto oggi” disse Legolas con voce burbera rinfoderando le sue daghe sulla schiena.

“Che vorresti insinuare, che non ho fatto niente?” disse lei sull’orlo del furore. Lui le rispose semplicemente con uno sguardo di sufficienza e annuì.

“Non mi sembra il momento di discutere” disse Pipino mettendosi in mezzo ai due

“La cosa più importante è che siamo riusciti ad avere l’anello” affermò Merry

“Bene, dato che è solo mattina e c’è ancora molta strada da fare, direi di rimettersi in viaggio” disse Gandalf. La Compagnia ripartì, dopo aver ripreso i cavalli. Isha, imbronciata, rimase in fondo alla fila. Dopo un po’ Legolas la affiancò.

“Ti sei offesa?” le chiese

“No, sono solo furiosa”

“Senti mi…”

“Non permetto che mi si venga detto di non aver fatto niente” lo interruppe lei

“Affermi il contrario?” chiese lui stupito

“Certo, ora e sempre” (Amen)

“E ti sembra di aver fatto parecchio quando hai preso a calci un Orchetto e a pugni un altro?”

“È impossibile parlare con te, Legolas, la pensiamo diversamente” indignata, Isha si allontanò da lui ed arrivò vicino a Gandalf.

“Uff, Legolas è insopportabile”. Lo Stregone sorrise e disse “Non badare troppo a ciò che dice”

Cavalcarono per tutto il giorno. Ad un certo punto Aragorn disse a Gandalf:

“Dobbiamo fermarci, i cavalli sono stanchi e siamo stanchi anche noi”

“Hai ragione Aragorn” affermò lo stregone.

“E poi io conosco questi posti” affermò Legolas guardandosi intorno. Erano in un fitto bosco, e la luce del sole al tramonto colorava tutto con una calda luce rossastra.

“Allora siamo a cavallo” disse Isha, sarcastica. Legolas la guardò torvo e lei gli fece un sorrisino, mentre gli altri scuotevano la testa.

“Io accendo il fuoco” disse Aragorn

“Sembrano due fidanzatini” disse sottovoce Merry a Pipino

“Guardate che vi ho sentiti” disse Legolas, furente, voltandosi verso di loro

“E aspettate solo che vi prenda” aggiunse Isha

“Ops” esclamarono i due Hobbit, cominciando a scappare inseguiti dai due Elfi

“Ok, ora però fatela finita” disse Gimli, ma nessuno lo ascoltò

“Aspetta, ci provo io” gli disse Gandalf, poi urlò un “BASTAAAAA” e tutti si fermarono. Si rifocillarono e passarono una notte tranquilla.

 

La mattina dopo, Aragorn, Gandalf e i due Hobbit si misero a discutere su quale fosse il percorso migliore da seguire.

“Gwaihir, re delle aquile, mi ha detto di aver avvistato alcuni Nazgul aggirarsi a Isengard” disse il Bianco.

“Ma a Isengard non c’è Barbalbero con i suoi Ent?” chiese Pipino

“Pensavo non dovessero esserci più problemi da Isengard” disse Legolas dietro di loro, appoggiato al tronco di una giovane quercia.

“Non da Isengard, ma da Mordor” affermò Aragorn.

“Dov’è finito Gimli?” chiese l’Elfo non vedendo il suo compagno di chiacchiere

“É andato a fare un giretto” disse Merry

“E la bella Elfa?” chiese furbescamente Aragorn

“Penso sia laggiù, ma dovremmo discutere sul ‘bella’” disse Legolas.

Improvvisamente un rumore provenne dagli alberi sopra le loro teste. Tutti si armarono e si prepararono all’attacco quando dagli alberi cadde Isha, finendo in braccio ad Aragorn.

“Isha?” chiese incredulo Merry

“Scusate, non mi è andato giù il discorso sul ‘bella’ comunque, lasciamo perdere!”. Scese dalle braccia di Aragorn e dopo varie discussioni ripartirono, ovviamente con Gimli, alla volta di Isengard. Dopo una giornata di viaggio cominciarono ad avvistare la torre nera di Orthanc e nelle prime ore del pomeriggio arrivarono ai piedi di essa, dove si stava svolgendo una battaglia.

“Hanno sempre il bruttissimo vizio di iniziare senza di noi” affermò Pipino

“Forse perché non eravamo noi l’obiettivo” disse Isha guardando un gruppo di Orchetti attaccare un enorme albero, un Ent.

“No problem” disse Gimli “rimediamo subito”

E così la lotta ricominciò con i sette membri che entrarono di corsa nella mischia.

“Che è successo?” gridò Legolas ad un Ent che aveva vicino

“Hum….. beh…. Gli Orchetti…” cominciò lui con una lentezza esasperante. Un paio di Orchetti, armati di asce diedero l’assalto al povero albero che cercava di spiccicare qualche parola. Rapidamente, l’Elfo estrasse due frecce e con una precisione straordinaria colpì entrambi in fronte uccidendoli sul colpo.

“Lascia stare” gridò a sua volta Isha uccidendo un Orchetto con una freccia “lo chiediamo dopo a qualcuno” finì rivolta all’Elfo. Sfoderò un pugnale e lo lanciò ad un mostro, colpendolo al petto ma non si accorse di averne un altro alle spalle e fu salvata dalla sua spada da Aragorn.

“Isha!” le disse, con tono di rimprovero

“Scusa, scusa, starò più attenta” rispose lei con un sorrisetto.

“Impara novellina” le disse Legolas mentre con le sue due daghe elfiche decimava i nemici. Isha gli fece una linguaccia. Mentre la battaglia era ormai alle battute finali, la Compagnia sentì Merry gridare: “Il Nazgul!”. Un Cavaliere nero a cavallo, infatti, caricò i due Hobbit, che rimasero impietriti davanti alla sua avanzata. Gimli e Isha li raggiunsero di corsa.

“Pipino, attento!” Isha riuscì a scansare l’Hobbit dal Nazgul il corsa ma poi Gimli dovette salvare i due rimasti a terra da due Orchi che si avvicinavano. Con pochi colpi i nemici caddero a terra, morti, ma si erano dimenticati di un nemico. Il Nazgul era tornato nei suoi passi e incombeva sui quattro.

“Ci penso io” Gridò Gandalf. Con il supporto di Aragorn e Legolas si aprì un varco fra i nemici e lanciò una pozione al Cavaliere nero che cadde a terra, diventando polvere. Aragorn aiutò Isha ad alzarsi mentre Merry faceva lo stesso con Pipino.

“Anello preso” esclamò Gimli trionfante.

Improvvisamente (oddio, considerata la loro velocità, qualcosa meno di improvvisamente) si presentò Barbalbero che disse ai sette.

“Hum…. credo che per voi sia più conveniente prendere velocemente……” cominciò

“Datti una mossa, piantina, o finisce un’era prima che tu concluda il discorso” gli disse Isha, ricevendo occhiatacce da tutti.

“stavo dicendo….. i miei amici per…” improvvisamente si udì un rombo sospetto.

“Ops” esclamò Pipino “Hanno distrutto la digaaaaaa”

“Arrivederci Barbalbero” gridò Gandalf mentre, recuperati i cavalli, correvano a velocità incredibile verso un posto che poteva salvarli dall’enorme quantità d’acqua che stava invadendo la valle.

Una volta al sicuro, Merry, allegro come al solito, riprese parola.

“Abbiamo due anelli. Quanti ne mancano ancora?”

“Se non erro, facendo i calcoli giusti… 9-2=7” disse Gimli

Legolas disse ironicamente all’amico “Devo dire conosci bene la matematica”

“Isha cosa c’è che ti preoccupa?” chiese Gandalf all’Elfa “Ti vedo pensierosa”

“È da quando siamo ripartiti che sei silenziosa” puntualizzò Pipino

“Prima di tutto sono incavolata nera con quella… pianta del cavolo, per non chiamarlo in altro modo” disse rabbiosa “e poi… non riesco a capire”

“Fosse la prima volta” rispose l’Elfo sarcastico

Isha lo raggelò con uno sguardo di fuoco (stile Torquato Tasso ^_^).

“E allora grande saggio illuminami tu. Secondo te perché siamo in sette mentre nel Libro Rosso di Minas Tirith c’era scritto che dovevamo essere in 9?” rispose l’Elfa risentita.

L’Elfo rimase stupito perché non sapeva cosa rispondere così Isha rincarò la dose:

“Prima di usare la bocca, usa il cervello”

“Però Isha ha ragione” si intromise Merry “Il libro potrebbe essere sbagliato?”

“Potreste avere ragione” disse Aragorn e a quel punto Gandalf s’introdusse nel discorso.

“Isha, ti ricordo che sono stati trovati solo due anelli e poi” rivolgendosi agli Hobbit “Il Libro Rosso non sbaglia mai!”

“Lo so Gandalf ma… mi sembra così strano…” disse la principessa, poco convinta

“Dai tempo al tempo, non essere troppo curiosa”

“Grazie, Gandalf. Sei l’unico di questo gruppo che mi rispetta”

“Io proporrei una sosta, il più presto possibile, anzi, possibilmente qui” disse Merry che era a pezzi.

“D’accordo” acconsentì Gandalf.

Dopo aver legato i cavalli, il gruppo si accampò per la notte. Isha, unica ragazza del gruppo si allontanò dagli altri e si addormentò da sola.

Nel bel mezzo della notte l’Elfa si svegliò e vide alcune figure tozze, a pochi passi da lei. Più silenziosamente possibile, si apprestò a tendergli un agguato ma mentre si stava avvicinando, uno degli Orchetti si voltò e la vide.

“Hey!” esclamò

“Ciao!” gli rispose lei, mentre gli lanciava il proprio pugnale, ma venne quasi immediatamente circondata dagli altri.

“Guardate che ha al collo” disse uno vedendole al collo l’anello Vilya.

“Sauron sarà contento” rispose un altro “Non abbiamo liberato Isengard ma gli un bell’anello come premio di consolazione”.

“Provate solo ad avvicinarvi” li minacciò Isha

“Guarda che ti possiamo uccidere anche da lontano” le rispose un terzo incoccando una freccia. La scoccò verso di lei, ma la principessa si illuminò di una leggera aura azzurra e deflesse la freccia contro il capo.

Questi avvenimenti crearono scompiglio nel piccolo drappello nemico e, approfittando della confusione e paura, lei provò a scappare, ma andò a sbattere contro un altro Orchetto. La principessa si preparò per spedirlo via ma questi le afferrò la catenella con Vilya e le prese un braccio, torcendoglielo dietro la schiena.

“Ora ce la fai a stare buona o questo braccio te lo devo spezzare?” le disse parlandole all’orecchio. La creatura tornò dai compagni, che ripresesi dallo scompiglio creato, legarono i polsi alla prigioniera e cominciarono la marcia. Isha era disperata. Il Signore Oscuro aveva raggiunto uno dei Tre anelli Elfici e per colpa sua avrebbe anche ripreso i due anelli dei Nazgul. Improvvisamente si sentì un sibilo e l’Orchetto che la teneva cadde a terra, con una freccia nel collo, poi ci fu un lampo bianco e un altro mostro cadde, infine sbucarono dal bosco Aragorn, Gimli e gli Hobbit che fecero una strage. Appena Isha riuscì a riprendere Vilya aiutò gli amici.

“Insomma, possibile che non fai altro che cacciarti nei guai?” chiese Legolas arrabbiato, appena tutto fu sistemato. Aragorn scosse la testa, aspettandosi la reazione esplosiva della principessa. Questa invece, con grande sorpresa della Compagnia abbassò la testa.

“Che ho detto di peggio del solito?” si chiese stupito il principe

“La verità” rispose tristemente lei “Penso… penso di dovervi spiegare una cosa. Nell’Isharin le principesse diventano regine solo se meritevoli in battaglia. Si sta’ avvicinando il giorno della mia ascesa al trono e mia madre mi ha quasi cacciata per andare in cerca di avventure ma… come ha detto Legolas, mi caccio sempre nei guai. Ho rischiato di far arrivare a Sauron Vilya e di ridargli i due. Sono senza speranza” concluse triste e detto questo si allontanò nel bosco.

“Si caccerà nuovamente nei guai” pensò Merry

Stranamente, invece, non ci furono problemi durante la notte. La mattina successiva, gli Hobbit si svegliarono prima degli altri ed intravidero fra gli alberi il profilo di un Cavaliere, che non era Aragorn. Silenziosamente svegliarono Gandalf e prepararono un assalto con l’aiuto di Aragorn. Gli Hobbit si fecero scoprire dal Cavaliere e lo attirarono dove c’era Aragorn ad aspettarli. Appena passò vicino, il Ramingo si buttò addosso al Cavaliere immobilizzandolo a terra.

“Bene bene, abbiamo un prigioniero” disse Gandalf orgoglioso.

“Dov’è il tuo esercito?” chiese Aragorn

“Certamente non lo troverò stando qui, anche se lo avessi” rispose lui fulminandolo con i suoi occhi color mandorla.

“Fermi impiastri, lasciatelo andare” ordinò Isha accorrendo “Come stai Taras?” finì poi rivolta all’Uomo.

“Isha?!? Che ci fai qui?” chiese a sua volta lui, stupito.

“Vi conoscete?” chiese Pipino

“L’ho incontrata vicino a Rauros e l’ho aiutata con gli Orchetti che l’avevano attaccata” spiegò Taras.

“Tu zitto mai, vero?” disse Isha in imbarazzo.

“Ah-a ecco com’è andata veramente la situazione” disse ridendo Gimli, che si era unito agli altri insieme a Legolas.

“Basta, ce l’hanno tutti con me!” finì Isha risentita.

“Scusate, potete slegarmi?” chiese il Cavaliere

“Certamente” rispose Isha

“No, e se fosse un nemico?” ribatté Legolas

“Mi vuoi credere per una volta, sì o no?”

“Dai, slegatelo, sembra una persona onesta, potrebbe stare dalla nostra parte” si intromise Merry, parteggiando per Isha.

E così Taras fu slegato e accolto nella Compagnia, con entusiasmo da parte di quasi tutti, tranne che di Legolas, forse per l’amicizia che vedeva fra la principessa e il Cavaliere.

Dopo una giornata di marcia Gandalf prese la parola.

“Mettiamo da parte tutti i rancori e i problemi. Siamo vicini al Caradhras e dobbiamo decidere come sconfiggere i prossimi Nazgul”

“E se per questa volta provassimo ad unire i poteri elfici di Legolas e Isha?” chiese Aragorn

“Secondo me è una mossa un po’ azzardata” disse Merry

“Ma in questo modo potremmo aiutare Isha ad avere fiducia in se stessa” gli spiegò sottovoce lui.

“Aragorn potrebbe avere ragione” disse Gandalf “Però chiedo agli altri membri della Compagnia di esprimere il proprio parere”

Quasi tutti approvarono la decisione e la Compagnia riprese il suo viaggio verso il Caradhras.

Ci vollero due giorni di viaggio per arrivare alle montagne.

“Per quale strada Gandalf?” chiese Taras rivolto verso Aragorn

“Dobbiamo prendere la via nella parete ovest” rispose lo Stregone. Taras si voltò verso di lui e annuì, cercando di nascondere il suo imbarazzo.

“Avanti, riprendiamo il cammino” disse Aragorn scendendo da cavallo, imitato in seguito da tutti gli altri. Gli otto viaggiatori cominciarono la loro marcia nella neve. Il freddo era abbastanza intenso ma il sole era luminoso e non dava segni di tempeste.

“Bella figura, complimenti” disse Isha sottovoce all’amico Cavaliere.

“Taci, per favore” rispose lui, mormorando.

“E dai, che non si è accorto nessuno”

“Tu si, però” ribatté Taras facendole linguaccia

“È una cosa normale fare confusione, non sai quanto ci ho messo io ad imparare tutti questi nomi. Io Gandalf lo conoscevo come Gaerim!” la principessa sorrise, poi dopo una pausa continuò “Come farà a ricordarsi tutti i suoi nomi?” chiese a Taras “Ne avrà come minimo una decina”

“Beh, forse… se li è scritti tutti sulla manica della tunica”

“Già… ricamati a mano” i due si guardarono e scoppiarono a ridere.

“Fate poco casino li dietro” brontolò Gimli che stava iniziando ad affondare nella neve fino alle  ginocchia. Dopo alcune ore di marcia, Legolas disse:

“Sento dei rumori… c’è una truppa da queste parti”

“Legolas, Isha, concentratevi” disse Gandalf “Noi vi copriremo le spalle”

Taras e Aragorn andarono in prima linea a spade sguainate, irrompendo nell’accampamento degli Orchetti e cogliendoli di sorpresa.

“Salve, disturbiamo?” disse Aragorn sarcastico mentre l’esercito si preparava ad attaccare. Gandalf, Gimli e i due Hobbit raggiunsero i due Uomini mentre gli Elfi rimasero per ultimi.

“Non ho mai unito il mio potere a quello di altri Elfi!” disse Isha preoccupata

Legolas le si mise davanti, fissandola negli occhi e le disse “Io mi sono fidato di te, ora ti chiedo di fare lo stesso” L’Elfo tese le mani alla compagna e gli altri li chiusero a cerchio, per proteggerli dagli attacchi nemici, perché, nel momento in cui il loro potere si sarebbe avviato, loro sarebbero stati completamente concentrati su di esso e non sulla battaglia.

“Ora prendi il pugnale fra le mani, libera ogni pensiero dalla mente e concentrati solo sulla tua energia” spiegò Legolas

Un’ombra passò improvvisamente davanti al sole. Aragorn alzò lo sguardo e vide un dragone.

“Il Nazgul! Attenti” esclamò.

Gli Orchetti iniziarono ad attaccare mentre fra i due Elfi si creò una luce gialla e bianca che infondeva calore. Gli Orchetti che avevano ancora forze iniziarono ad indietreggiare ed a fuggire mentre la luce si divise in tanti raggi che si sollevarono in aria e ricaddero addosso ad ognuno di loro, come bruciandoli.

“Ma questo è un miracolo spettacolare!” esclamò Taras fermandosi un momento e guardando meravigliato il cielo

“No, amico” gli rispose Merry scuotendo la testa “Questa è la potenza di due Elfi che si trovano in perfetta sintonia”

“Già… peccato che non facciano altro che litigare” rispose Pipino poco convinto all’amico, dopo aver infilzato un Orchetto.

Il Nazgul, vista la situazione critica decise di scendere a terra per dare una mano alle sue truppe. Fece per atterrare proprio addosso ai due Elfi ma la loro aura luminosa fu letale per il dragone, che, appena la sfiorò emise uno stridio acuto e precipitò poco lontano, scaraventando il Cavaliere nero a terra.

“Prendete il pugnale” disse Legolas, rimanendo con gli occhi chiusi

Aragorn prese il pugnale dalle mani di Isha. Era diventato luminoso e caldo anche questo. Il Ramingo si diresse verso il Nazgul, che era rimasto a terra e lo colpì al petto. Anche questo si dissolse in polvere, lasciando di sé solo il mantello e l’anello.

Il resto dell’esercito, vedendo che la situazione si era messa maluccio decisero di levare le tende, anzi nemmeno quello, decisero di andarsene a gambe levate.

“E anche questa è fatta” disse Gandalf, rinfoderando la spada. La luce che si era creata fra Isha e Legolas perse potenza e intensità fino a dissolversi. I due, che avevano tenuto gli occhi chiusi fino a quel momento, li riaprirono.

“Sei stata grande, Isha” disse Legolas sorridendo.

L’Elfa rispose con un sorriso, poi chiuse gli occhi e perse i sensi. Legolas se ne accorse fortunatamente in tempo e la afferrò, evitandole la caduta. Tutti accorsero per accertarsi delle condizioni della principessa, ma Gandalf rassicurò tutti dicendo che non era niente di grave.

Circa tre ore dopo, Isha riaprì gli occhi e si ritrovò a cavallo, appoggiata a Taras.

“Buongiorno principessa” disse lui sorridendo appena le vide aprire gli occhi “Tutto bene?”

“Ho un forte mal di testa ma per il resto tutto bene” rispose lei

“Sei stata bravissima, complimenti Isha”

“È tutto merito di Legolas” si giustificò lei

“Non fare la modesta proprio ora. Non lo sei mai stata e non è questo il momento di iniziare ”

“Lascia perdere… piuttosto, dimmi dove siamo. Questa caverna è odiosa” la principessa si guardò attorno. Erano in un tunnel scavato nella roccia nuda, intervallato ogni tanto da qualche immensa grotta o voragine che apparivano ai lati del sentiero che stavano percorrendo

“Siamo nelle Caverne Scintillanti, ci siamo entrati mentre tu facevi la Bella Addormentata”

“Sì, simpatico, veramente. A proposito, Legolas come sta’?”

“Bene, insomma è un po’ stanco ma questo è concepibile, dopo quello che avete combinato. Adesso è lassù, in testa al gruppo, lo vedi? È quello accanto a Gandalf”

“Lo vedo Taras, forse anche meglio di te” rispose Isha sorridendo “Ma che abbiamo combinato? Sai che non mi ricordo?”

Il Cavaliere le raccontò delle loro imprese in battaglia e di come erano riusciti a prendere il terzo anello. A racconto concluso Isha disse:

“Wow! E dove stiamo andando? Quando usciamo da questa caverna?”

“Ti preferivo quando dormivi” disse Taras  ridendo. Lei per tutta risposta gli diede uno scappellotto.

“Stiamo andando a Brea e l’uscita è proprio laggiù, c’è una luce, vedi…”

“Taras…” disse lei sorridendo

“Lo so, lo so, vedi meglio di me, non c’è bisogno che me lo ricordi ogni minuto.”

“Sei tu che mi porgi le battute su un piatto d’argento”

“Lasciamo perdere, andiamo a dire agli altri che sei di nuovo fra noi, piuttosto”

“Agli ordini, capo” rispose l’Elfa e i due raggiunsero gli altri.

“Hey, Isha!” esclamò Gimli vedendo la principessa arrivare

“Grande Isha!” gli fece eco Pipino

“Grazie Pipino, ma è tutto merito di Legolas se ce l’abbiamo fatta”

“Sarà anche merito mio ma tu hai saputo seguire i miei consigli benissimo” rispose Legolas

“Il mio cavallo che fine ha fatto?” chiese Isha

“È qui” disse Gandalf mostrando il cavallo nero della principessa accanto al suo “Perché?”

“Beh, se torno sul mio magari andremo più veloci”

“A me non sembra troppo il caso” obiettò Aragorn, ma la principessa lo ignorò di sana pianta e tornò sulla sua cavalcatura.

“Grazie Gandalf” disse allo Stregone che l’aveva aiutata a salire.

“E ora dove andiamo” chiese Pipino appena furono usciti dalle caverne.

“Per arrivare a Brea sono altre due ore di marcia in quella direzione” indicò lo stregone

“E allora muoviamoci” disse Gimli.

Dopo due ore di marcia abbastanza veloce, la Compagnia arrivò a Brea.

“Eccoci a Brea” disse il saggio della Compagnia mentre varcavano la porta della città.

“Ci sono già stato qui, ma me la ricordavo diversa, un po’ più affollata, forse” disse sarcastico Taras guardando perplesso la polverosa piazza deserta, le merci abbandonate alla rinfusa, porte e finestre lasciate aperte o addirittura distrutte.

“I nostri amici stanno arrivando” disse Merry scendendo da cavallo ed imitato da tutti gli altri “E gli abitanti hanno preferito limitare i danni”

“Sì, ma i nostri amici stanno arrivando proprio adesso!” gridò Legolas

“Gandalf attento!” disse Aragorn lanciandosi verso l’amico ed evitando che venisse colpito da una freccia.

“Grazie Aragorn” rispose lui rassettandosi la tunica e rialzandosi in piedi “Non la passeranno liscia” Afferrò il suo bastone e lanciò una fiammata azzurra verso le truppe nemiche che stavano cominciando ad arrivare. Mentre tutti partivano all’attacco, Legolas si avvicinò ad Isha.

“Te la senti di riprovare con le nostre armi?”

“Va bene” rispose lei titubante “ma non garantisco il successo”

I due rimasero dietro agli amici, cercando di ritrovare la concentrazione che avevano avuto precedentemente, ma stavolta fu solo Legolas a sprigionare quella calda luce gialla.

“Non ce la faccio” mormorò Isha.

“Non importa” le rispose Legolas, ancora con gli occhi chiusi

“Aiuta gli altri, darò io una mano a Legolas con le mie pozioni” disse Gandalf raggiungendo i due.

Isha si allontanò dai due e prese il suo arco, cominciando a scoccare le sue frecce.

“Attentaaa!” le gridò Merry dandole uno spintone e parando il colpo di un Orchetto con la sua spada.

“Isha non stare sulle nuvole” fece eco Pipino, evitandole la ferita di un altro.

Lei si passò velocemente una mano sugli occhi dicendo “Scusate” poi si voltò avvertendo una presenza dietro di lei, con un secondo di ritardo.

Tutti si voltarono verso di lei “ISHA!” La spada di un’Orchetto la colpì al torace, all’altezza dello stomaco passandola da parte a parte. Lei abbassò lo sguardo sulla ferita, riuscendo a vedere solo l’elsa della spada. Con il volto pallido e contratto dal dolore, guardò la creatura che aveva davanti. Era un Orco orrido come tutti gli altri, con un ghigno di soddisfazione e gioia in faccia. Questo estrasse da lei e l’Elfa cadde a terra, sanguinante.

L’Orchetto si voltò giusto in tempo per prendersi una freccia in fronte, lanciata da Legolas, che luminoso ma con un volto oscuro aveva reso vendetta all’amica.

Le forze della Compagnia sembravano moltiplicate e in breve gli Orchetti vennero sterminati. Tutti si riunirono preoccupati intorno ad Isha che aveva perso i sensi.

“Dobbiamo tornare in dietro, fino alle cascate” ordinò Gandalf risalendo a cavallo con Isha.

Pipino tornò indietro correndo e afferrò l’Anello del Nazgul che era stato completamente dimenticato, dopo quello che era successo all’Elfa e poi si affrettò a raggiungere gli altri che stavano partendo.

Sfiatarono i cavalli per ritornare alle cascate di Strega che avevano attraversato per andare a Brea.

Appena arrivati Gandalf cominciò ad organizzare le operazioni.

“Poggiate a terra Isha” Taras e Legolas si affrettarono a scenderla da cavallo con quanta più delicatezza possibile e la poggiarono sull’erba fredda.

Legolas scosse la testa “Isha, ti prego, resisti!”

“Trovate della stoffa e bagnatela, intanto devo trovare qualche erba che possa servire allo scopo” disse lo Stregone

“Stoffa? E dove la troviamo?” chiese Merry

Tarasi si strappò una manica della tunica e la lanciò a Pipino “Bagnala!”

Pipino si diresse di corsa verso l’acqua a pochi metri di distanza da loro e bagnò la pezza di stoffa. Dopo aver fatto ciò alzò gli occhi e vide una figura elfica che si avvicinava alla riva.

“Merry” chiamò Pipino “Chi è?”

I due rimasero a fissare imbambolati l’Elfa che continuò ad avanzare. Una volta uscita dall’acqua si diresse verso Isha, Taras, Gandalf e Aragorn che si allontanarono istintivamente per lasciarle spazio mentre Legolas era accanto alla principessa, e Gimli la guardava di traverso, da lontano.

La sconosciuta si avvicinò e chinò la testa su di lei, dopo essersi inginocchiata. I suoi lunghi capelli neri sfioravano il viso di Isha, poi poggiò una mano sulla ferita e con l’altra prese da una sacca una boccetta con un misterioso liquido verde. Magicamente la pozione versata sulla ferita di Isha la ridusse ad un taglietto. La principessa aprì immediatamente gli occhi e si guardò intorno perplessa

“Cos’è successo?”

“Ora non sentirai più dolore” le disse sorridendo la nuova arrivata e fissandola con i suoi occhi blu.

Gandalf le disse: “Ti dobbiamo un favore, hai salvato la vita della nostra amica”

“E’ un dovere di Elfo aiutare i propri simili” rispose lei

“Ti siamo davvero riconoscenti. E’ stata colpita da uno degli Orchetti seguaci di Saurman, quell’avido stregone da strapazzo” disse Merry, incapace di trattenersi.

“Qual è il tuo nome?” chiese curioso Taras

“Io sono Kloen Grim, sono un’Elfa Guaritrice. A dir la verità sono ancora alle prime armi ma con le ferite da spada me la cavo bene”

“Isha è stata fortunata” disse Legolas

Dopo tutte le varie presentazioni, Kloen divenne un’amica della Compagnia, ma il gruppo dovette continuare il viaggio e così le strade si divisero perché Kloen doveva recarsi a Isengard.

“Mi dispiace che tu parta” le disse Taras “Ci saresti stata utile”

“Lo so, ma non posso venire con voi. Ho molti impegni” rispose lei “Vi auguro di portare a termine la vostra missione, anche se non so di cosa si tratti…”

Gandalf le rispose “Non possiamo permetterci di fallire. Non è per mancanza di fiducia che ti teniamo all’oscuro, ma per eccessiva prudenza”

“Vi saluto, guerrieri” disse l’Elfa e si allontanò fra gli alberi, a piedi, verso Isengard.

“Hem… Isha?” chiamò Pipino, avvicinandosi all’Elfa. Lei sorrise e si voltò verso di lui

“Dimmi Pipino”

“Niente, volevo solo darti questo” disse lui porgendole l’Anello del Nazgul

“Ah, grazie. E quando fissiamo il matrimonio?” gli chiese sorridendo

“Piantala, sciocca” la rimproverò ridendo lui, poi si allontanò tornando da Merry.

“Dove ci dirigiamo?” chiese Gimli

“Per oggi ci fermiamo qui. C’è molta strada da qui alla prossima città, si sta’ facendo buio e Isha non è in grado di affrontare il viaggio” disse il saggio osservando l’Elfa che cercava di non mostrarsi troppo dolorante. Mentre Gimli continuò a parlottare con Gandalf, Isha si ritrovò davanti Legolas, che la fissava in silenzio.

“Allora?” chiese lei dopo alcuni attimi di silenzio

“Come stai?” chiese lui gelido

“Questa non è la domanda che mi volevi fare” lo accusò Isha

“Ok, allora cambio. Che cavolo ti è preso?”

“Ero circondata”

“Sei sicura che il tuo posto sia in questa Compagnia?” le disse duramente lui, poi si voltò e se ne andò.

Isha rimase immobile, molto ferita dalle parole di Legolas. Fece finta di non badarci e, come al solito si allontanò dagli altri e si accoccolò fra le radici di un albero. Chiuse gli occhi e provò a dormire ma le parole di Legolas continuarono ad echeggiare nella sua mente.

“Ha ragione” mormorò dopo un po’ “Ha ragione, non è questo il mio posto, sto’ dando loro solo problemi e preoccupazioni”. La principessa, con le lacrime agli occhi si avvicinò silenziosamente a Gandalf e mise vicino allo Stregone i quattro Anelli dei Nazgul, poi se ne andò con un leggero fruscio, utilizzando la Velocità del Lupo dell’Anello.

 

“Così non va Sam, non possiamo passare dalle valli. Le torri di Guardia hanno una visuale troppo ampia”

“Torneremo indietro e valicheremo i monti” disse coraggiosamente l’Hobbit “Ce la fate?”

“Ce la devo fare” rispose Frodo. Prese un sorso d’acqua dalla bisaccia che gli offriva Sam e ripresero il cammino, nelle lande desolate illuminate dalla luna.

 

La mattina dopo fu Taras il primo a svegliarsi e guardandosi assonnato intorno notò il sacchettino di tela marrone accanto allo Stregone. Temendo di sapere quale fosse il suo contenuto, si avvicinò a Gandalf e allungò la mano.

Anche se sembrava addormentato, lo Stregone gli afferrò il polso.

“Calma Gandalf, sono io”

“Taras” esclamò lui “Ma che combini?” chiese con tono di rimprovero. Il Cavaliere non rispose ma liberò la mano e aprì il sacchetto, dal quale uscirono i quattro anelli.

“Isha se n’è andata” mormorò Taras

“È impossibile!” Gandalf si alzò e cominciò a cercarla invano. Gli altri membri della Compagnia, sentendo quell’agitazione e quel trambusto si svegliarono e ben presto vennero messi al corrente della notizia.

“Povera ragazza… hem… Elfa” disse tristemente Gimli che le si era affezionato.

Legolas rimase silenzioso e oscuro in viso, con un atteggiamento troppo, troppo sospetto si rimise a fare l’arazzo contro un albero.

“Legolas” disse Taras in tono d’accusa guardando verso di lui “Ti ho visto parlare con lei, ieri sera. Cosa le hai detto?”

L’Elfo guardò intensamente il Cavaliere e rispose:

“Semplicemente quello che pensavo”

“E cioè? Non ho il potere di leggere le menti, almeno per adesso” ribatté l’Uomo.

“Le ho detto che non pensavo che il suo posto fosse in questa Compagnia” rispose Legolas con un sospiro.

“Ti rendi conto di cos’hai fatto?” lo aggredì il Cavaliere quasi urlando “Non capisci propri niente di sentimenti, tu. Io sono solo un Uomo e la capisco molto meglio di te. Ti considero responsabile per quello che le succederà”

“Allora mi conviene andarla a cercare, dato che ne combina una ogni 5 minuti” ribatté l’Elfo con tono sprezzante e voltandosi per andarsene

“Sei solo uno stupido che pensa solo a se stesso”

“Senti, se ci tieni tanto a lei valla a cercare. Per quello che mi riguarda potresti anche essere una spia di Sauron” rispose Legolas voltandosi di nuovo verso Taras.

Aragorn, vista la situazione, si mise in mezzo ai due. “Basta, stare qui a litigare non risolverà niente. Isha non tornerà indietro e noi ci divideremo di più”.

“Ha ragione Aragorn. Prepariamoci a ripartire per… per… dov’è che andiamo Gandalf?” disse Pipino.

“Partiremo per Willow” disse il saggio con un leggero sorriso. In qualche modo quei piccoletti sembrava sapessero sempre come allentare la tensione.

Dopo aver raccolto le loro cose, la Compagnia si rimise in marcia. Legolas e Gimli rimasero in fondo al gruppo e il Nano si rivolse all’amico, immerso nei suoi pensieri.

“Cosa ti succede Legolas? Non sembra che tu abbia molto legato con i nuovi arrivati”

“Per fortuna tu mi parli ancora, Gimli. Sembra che non esista per gli altri”

“Tu puoi sempre contare su di me per confidarti”

“Allora dimmi una cosa” chiese Legolas dopo una pausa “Cosa pensi di Taras e Isha? Secondo me nascondono qualcosa”

“Sei sospettoso ultimamente” disse il Nano sorridendo “Non penso che siano nostri nemici, ma certo è che si conoscono molto bene”

“Forse troppo” mormorò l’Elfo

“Intendi dire che sono promessi?”

“Lo sospetto” disse Legolas

“In effetti vanno molto d’accordo” rifletté Gimli carezzandosi la barba “Ma non credo che sia un nobile anche il Cavaliere”

“Anche Aragorn lo è”

“Beh, mi dispiace” disse Gimli

“Per cosa?” chiese Legolas confuso

“Per te”. L’Elfo rimase perplesso dalle parole dell’amico, poi Gimli continuò “Dai, muoviamo questi cavalli o ci lasceranno indietro (N.d.Isha: in questa fiction sia gli Hobbit che Gimli cavalcano un proprio destriero… veniva meglio così J)

Dopo un intero giorno di viaggio nelle sconfinate pianure della Terra di Mezzo, la Compagnia fu costretta a fermarsi per qualche ora. Ripartirono nelle prime ore del mattino, quando una leggera nebbia copriva ogni cosa e contribuiva a creare un clima spettrale. Non erano molto diverse le condizioni quando i sette arrivarono in vista della palizzata di legno che circondava la città.

“E cos’è questa novità? Questa volta non c’è nessuno?” chiese stupito Gimli mentre i cavalli entravano al passo nella città.

“Prudenza” ordinò Aragorn entrando in formazione con gli altri nella città deserta.

“Questo silenzio è sospetto” disse Taras guardandosi intorno. Non un segno di vita, non un rumore. Sembrava che tutti fossero ancora addormentati, ma se fosse stato così le porte della città sarebbero state chiuse.

“Qui finisce male” sussurrò preoccupato Pipino a Merry

“Sento qualcosa” disse Legolas “Arrivano… davanti a noi” dopo qualche istante, anche gli altri cominciarono ad udire un rumore di marcia. Improvvisamente, da una strada davanti a loro apparve un Cavaliere coperto da un mantello nero, come nero era il suo cavallo. Dietro di lui, c’erano migliaia di Orchetti, armati fino ai denti.

A quella visione la Compagnia rimase pietrificata. Il cavallo nero si impennò e a quel segnale gli Orchetti, con un grido, attaccarono.

La Compagnia scese velocemente da cavallo, sguainò le spade e impugnò le armi, preparandosi a vendere cara la pelle.

Gandalf e compagni se la cavarono egregiamente uccidendo senza pietà quei mostri che li assaltavano. Dopo un po’, Gandalf si voltò verso gli altri per controllare che fosse tutto a posto.

“Dove sono Taras e Legolas?” chiese non vedendo i due

“Legolas è la” gridò Aragorn infilzando l’Orchetto con il quale stava combattendo prima di indicare l’Elfo. Questo era salito su un carro abbandonato per poter avere maggior visuale e tranquillità per lanciare le sue frecce. Ma il ramingo non riuscì a vedere il Cavaliere.

“Non vedo Taras” disse a Gandalf.

Lo Stregone annuì e uccidendo ogni nemico gli si parasse davanti, si avvicinò all’Elfo.

“Legolas, dov’è Taras?” chiese.

L’Elfo si fermò un istante e scrutò la folla sottostante. Con la sua acuta vista Elfica riuscì a vedere il Cavaliere aggirare le truppe e avvicinarsi al Nazgul di soppiatto, mentre questo stava osservando la battaglia, sul suo destriero.

“Gandalf” gridò l’Elfo “Sta andando ad uccidere il Nazgul”

“Non può farlo con la sua spada” disse lo Stregone, preoccupato per l’avventatezza dell’Uomo. Fece per partire e bloccarlo, ma tre Orchetti lo colpirono con tre frecce alla schiena. Legolas, che lo vide cadere, immediatamente si voltò verso i tre, prendendo una freccia dalla faretra ma venne colpito anche lui e cadde sotto al carro.

Intanto Taras aveva raggiunto il quinto Nazgul.

“Consegnami l’Anello se non vuoi essere distrutto, mostro” disse Taras minacciando il Nazgul con la sua arma.

Il Cavaliere oscuro distolse lo sguardo dalla battaglia e rivolse l’attenzione all’Uomo che lo stava minacciando poi con un urlo gli si avventò contro, quasi non poggiando i piedi a terra.

Taras evitò l’attacco scartandogli a lato all’ultimo istante, poi, girandosi velocemente gli spinse la spada fra le scapole.

La lama si sbriciolò mentre il Cavaliere Nero, urlando, si dissolse in polvere, lasciando dietro di se un fagotto del suo mantello e il quinto Anello.

L’eroico Cavaliere cadde in ginocchio e, assalito dalla debolezza si accasciò a terra, accanto ai resti del Cavaliere.

Mentre si svolgeva questa battaglia Pipino era stato colpito alla testa e Merry, stremato, era caduto a terra.

Gli unici membri della ancora in piedi erano solo Aragorn e Gimli che si misero spalla contro spalla e ripresero a combattere di nuovo, ma i nemici erano troppo e le loro forze diminuivano.

Stavano per soccombere quando, dietro i nemici fece la sua comparsa una figura elfica a cavallo.

Gli Orchetti, appena accorti del nuovo avversario gli lanciarono delle frecce che non colpirono il bersaglio ma furono respinte fra le truppe.

Improvvisamente, con voce limpida e chiara disse:

“A Elbereth Glithoniel im nallon i bail uin Isharin” (Dama delle Stelle, invoco i poteri dell’Isharin).

A queste parole seguì un boato e una luce azzurra distrusse gran parte degli Orchetti ancora in piedi.

Poi Isha, arrabbiatissima sprigionò ancora più energia contro gli Orchetti che si erano nascosti, ma aveva esagerato con la potenza, infatti cadde all’indietro, finendo per terra.

La battaglia ormai era vinta, così Gimli si diresse correndo verso Isha e la aiutò ad alzarsi.

“Isha, tutto bene?”

“Ohi… credo di si” rispose lei massaggiandosi la testa, poi si guardò intorno. Aragorn era riuscito a trovare Merry e stava controllando le sue condizioni

“Ma… ma gli altri!” si rialzò e corse verso Taras, cercando disperatamente di fare qualcosa, ma non sapeva da che parte cominciare.

Aragorn la vide leggermente in difficoltà e disse “Cerca gli altri, ci pensiamo noi a Taras. Lo portiamo sul carro, come abbiamo fatto con Merry”

Isha annuì e cominciò a correre per tutta la piazza, cercando i suoi amici.

“Al 3 lo tiriamo su. Uno… due… tre” disse Gimli e poi con forza, assieme al ramingo, caricarono Taras sul carro.

Lo stesso venne fatto con Gandalf e Pipino, ma dell’Elfo nessuna traccia.

“Impossibile, è sparito” disse agitatissima

Aragorn le posò una mano sulla spalla “Non ti preoccupare, lo troveremo” poi si voltò di nuovo verso il carro e inciampò. Si chinò per guardarci sotto, poi disse “Credo di averlo trovato”

“Ti aiuto io” disse Isha mentre l’Uomo cercava di farlo uscire da li sotto senza peggiorare le sue condizioni

“Dobbiamo andarcene di qui… e trovare qualcuno che li aiuti” disse Gimli disperato “Ma chi?”

Isha pensò subito alla sua esperienza ed esclamò “Kloen” L’Elfa che mi ha salvato… forse lei…” fischiò e il suo cavallo la raggiunse. Lei saltò in groppa, poi si rivolse ai due amici “Voi andate verso Imladris, io torno indietro a Isengard”

“Sii prudente” disse Aragorn, ma lei era già lontana e non sentì la sua raccomandazione.

Passò mezza giornata, correndo verso Isengard mentre Aragorn e Gimli cercavano di curare gli altri membri meglio possibile. I più preoccupanti erano Taras e Gandalf; lo stregone con le sue tre frecce e il Cavaliere in preda ad una febbre altissima.

Sul calar della sera i due sentirono un rumore di zoccoli e videro di ritorno la principessa dell’Isharim e la Guaritrice.

“Fermatevi accanto a quel ruscello laggiù” ordinò Kloen appena raggiunti gli altri.

I feriti furono portati in una grotta. Kloen si mise subito all’opera e per primo si dedicò a Gandalf. Tolse le frecce e spalmò sulle ferite un liquido scuro, stessa cosa fece con Legolas.

Per Merry e Pipino bastò uno strano liquido, una specie di balsamo con una fragranza ristoratrice che spalmò loro sulla fronte e sui polsi.

Senza una parola si avvicinò a Taras. Lo esaminò attentamente, mentre intorno a lei non si udiva un rumore. Quando ebbe finito di controllarlo chiuse gli occhi e sospirò, come se i suoi pensieri peggiori si fossero realizzati. Aprì la sacca che aveva con se e ne estrasse alcuni libri. Questi erano completamente neri, e sulla copertina avevano disegnata una mano bianca.

Fu Aragorn il solo a vedere il segno di Saruman ma non disse niente per il momento. Kloen, comunque fece di tutto per nascondere la copertina. Sfogliò il libro poi disse

“Mi serve dell’Athelas e dell’acqua calda”

Immediatamente i tre amici si divisero i compiti. Aragorn, più esperto, uscì a cercare la pianta, la Foglia di Re mentre Gimli accendeva il fuoco e Isha prendeva dell’acqua in una ciotola.

Quando tutto fu pronto, Kloen sbriciolò l’Athelas nell’acqua e mentre questi vapori benefici si spandevano nell’aria, lei prese le mani di Taras e sussurro accanto al suo volto:

“Lasto beht daer, tolo dan nan galad. Awartho i mornie, Taras” (Ascolta le mie parole, torna alla luce. Abbandona le tenebre, Taras)

“Questo incantesimo non l’ho mai sentito in tutta la mia vita” disse Isha a Aragorn mentre l’Elfa era intenta con Taras. Aragorn stava per dirle del libro, quando i due Hobbit si svegliarono.

“Pipino! Merry!” esclamò Gimli e insieme ad Isha si avvicinò ai due, mentre il (futuro) re di Minas Tirith controllava la Guaritrice.

“Ma che è successo?” chiese Pipino “Ho mal di testa”

“Le asce degli Orchetti sono dure anche più della tua testa, quindi ringrazia i Valar che avevi il tuo elmo”

“Ma soprattutto ringrazia Kloen”

“Kloen? Ma non è l’Elfa che ti ha aiutato?” chiese Merry. Isha annuì e l’Hobbit continuò “È proprio una brava ragazza… hem… Elfa. Comunque non so voi ma io sono un po’…” si interruppe per sbadigliare e poi si addormentò direttamente

“Forse ‘stanco’ eh? Vagabondo di un Brandibuck” disse Pipino ridendo “Comunque, non sono in forma neppure io”

“Riposati allora” disse Isha sorridendo. Così anche il secondo Hobbit si distese di nuovo addormentandosi quasi subito

“…awartho i mornie, Taras” ripetè Kloen e finalmente Taras aprì gli occhi.

“Kloen” disse sorpreso “Che ci fai qui?”

“Ti ho aiutato” rispose lei (di poche parole)

“Ho fatto sogni orribili. La vittoria del Signore Oscuro, la distruzione della Terra di Mezzo e tu… tu eri fra i nemici”

Lei gli sorrise “Molte delle immagini di Sauron sono spettri delle nostre paure. Lui legge e crea ciò che è nella nostra mente. E ora riposati. Sei salvo ma hai ancora la febbre”

L’Elfa si alzò e fece per uscire quando Taras la richiamò

“Kloen… grazie”

Lei gli sorrise, poi si voltò di nuovo e uscì.

Intanto anche Legolas si era risvegliato. Si strofinò gli occhi e questo attirò l’attenzione di Gimli, che si voltò verso di lui esclamando “Legolas, amico mio, stai bene?”

“Sì” rispose lui confuso “Ma che è successo? Come…”

“Le Elfe” disse il Nano accennando con il capo. Legolas si voltò e vide Isha che controllava Gandalf. Lo stregone era ancora addormentato ma ormai era definitivamente fuori pericolo.

“Isha?!?” disse l’Elfo incredulo

“Ciao Legolas” disse lei senza guardarlo e continuando a voltargli le spalle.

Gimli, capita la situazione, girò sui tacchi e se ne andò.

Isha si avvicinò a lui e si inginocchiò a terra e, cercando nervosamente qualcosa da fare, si mise ad armeggiare con alcune boccettine che Kloen aveva lasciato accanto all’Elfo. Dopo alcuni attimi di imbarazzante silenzio, Legolas disse

“Senti Isha, mi dispiace. Non avrei mai dovuto dirti quelle parole. Non era… non era ciò che penso”

“Voglio sperarlo” disse lei rialzando lo sguardo e fissandolo con espressione severa che pian piano si addolcì

“Sei una vera principessa valorosa, non lasciare mai che qualcuno dica il contrario”. Detto questo le prese una mano e, messosi seduto la abbracciò.

“Dalle offese ai complimenti, questo cambiamento mi commuove”. L’Elfa si sciolse dalle braccia di Legolas e, cercando di nascondere il suo imbarazzo uscì. Si ritrovò davanti Kloen che parlava con Aragorn

“Hai fatto un ottimo lavoro. Stanno tutti meglio” disse la principessa interrompendo il dialogo dei due

“Ne sono contenta… ma ora devo andare” disse la Guaritrice

“Da Saruman? A raccontargli tutto quello che hai visto?” disse gelidamente Aragorn. Kloen si voltò verso di lui, stupita “Ho visto il tuo libro”

L’Elfa tentò di scappare da quella situazione scomoda lanciando una fialetta ai piedi del re, ma Isha, prontamente la dirottò con il potere dell’Anello e Aragorn afferrò al volo l’Elfa, riportandola dagli altri, dentro la grotta.

Legolas, Gimli e Gandalf, che erano tutti e tre svegli, osservarono con curiosità la scena e mentre Aragorn spiegò cos’era successo, Isha si avvicinò a Kloen e le chiese sottovoce

“Puoi spiegarmi come stanno veramente le cose?”

Lei scosse la testa “Non lo so, davvero. Aragorn ha ragione, sono un’allieva di Saruman ma non ho accettato di aiutarvi per poi farvi del male”

“Cos’era quella roba che hai lanciato, allora?”

“Soltanto una pozione soporifera”

Isha rimase un attimo dubbiosa, poi disse “Ti credo, ma questo non cambia ciò che sei… anche se è vero che hai salvato le vite della compagnia e io non permetterò che ti facciano del male”

“Grazie”

Le due Elfe si sorrisero, prendendosi per mano.

Intanto Aragorn aveva finito di parlare ed era evidente che gli atteggiamenti nei confronti dell’Elfa erano cambiati profondamente.

“Cosa dobbiamo farne di lei?” chiese Legolas con disprezzo

“Hey, principino, vorrei ricordarti che se non era per lei…”

“Isha, questa volta non ti do ragione. È una nemica” disse Aragorn

“Può anche darsi, ma non ha compiuto nessun male per ora. Teniamola con noi… come prigioniera” disse Gandalf con un espressione divertita. Evidentemente aveva capito che non doveva temere niente da Kloen e la sua risoluzione era un modo intelligente di far calmare tutti. “Sono contrario all’uccisione di innocenti. Non distribuite morte con così tanta facilità nei vostri giudizi. Neppure i saggi possono vedere tutte le conseguenze. Lei ci potrebbe essere utile in futuro.”

Con queste parole fu decretato il desino della Guaritrice e non tutta la Compagnia fu contenta di quella decisione.

Isha, dal canto suo, poteva finalmente parlare con un suo simile che non fosse odioso come Legolas.

Il concilio improvvisato era finito e tutti stavano tornando ai propri giacigli. Aragorn si alzò e si diresse verso le due Elfe che parlottavano nella loro lingua e si rivolse alla principessa dicendo “Non ti fidare di lei” poi, rivolto all’altra “E tu comportati bene.”

Per tutta risposta Kloen lo guardò con occhi di fuoco.

 

Ad un certo punto, nel bel mezzo della notte, Kloen fece un rapido giro per controllare le condizioni dei malati. Come ultimo andò dal Cavaliere. Era steso su un giaciglio improvvisato, lungo una parete di una galleria di pietra. Accanto a lui un debole fuoco si stava lentamente consumando.

“Ha ancora la febbre, strano” mormorò lei “Ma che ti è successo?” La sua attenzione venne attirata dai capelli ricci del ragazzo, che in un punto vide come bagnati. Frugò immediatamente nella sua tasca, ne estrasse una pietra e disse “Calad” (Luce). Subito una luce si diffuse nella stanza e l’Elfa vide che il Cavaliere aveva una specie di graffio dietro al collo.

“No, no, no!” esclamò “Quel bastardo è riuscito a graffiarlo. Si voltò e si diresse velocemente verso l’uscita ma ad un certo punto si ritrovò davanti Legolas.

“Che stai facendo?”

“Lasciami passare, devo…”

“Andare ad avvertire Saruman?” chiese ironico l’Elfo di Bosco Atro.

“Certo” rispose sarcastica Kloen. A quel punto, non avendo tempo da perdere, prese una fialetta, mise la mano davanti a sé e ne ruppe il fragile vetro. Alcune gocce di liquido verde caddero per terra, davanti ai piedi del principe

“I vôr le dringa” (L’oscurità ti abbatte) (Frase in Sindarin gentilmente tradotta da Enedhil ^_^)

Dalla pozione caduta per terra si sviluppò una nebbiolina che cominciò ad avvolgere Legolas, che cadde addormentato.

“Scusa” mormorò lei, prima di scappare nella notte.

Qualche minuto dopo, Isha si svegliò di soprassalto. Le era sembrato di sentire un rumore sospetto. Si alzò per andare a controllare, quando vide Legolas per terra.

“Legolas!” esclamò e gli sollevò la testa “Legolas svegliati”.

Sentì che stava respirando, allora, tentò di svegliarlo e con la sua solita grazia (tipica di una Principessa Elfica -_- n.d.Ele) lo prese a schiaffi.

“Hey, smettila!” protestò l’Elfo non troppo contento di svegliarsi con quei metodi poco ortodossi.

“Ma che ti è successo? Mi hai fatto prendere un colpo. Perché ti sei alzato da solo? Hai bisogno di qualcosa? Ti sei sentito male? Vuoi….”

Suo malgrado l’Elfo non riuscì a non sorridere.

“Vorrei solo che ti calmassi… e che avessimo ascoltato Aragorn poco fa. È stata Kloen ad addormentarmi… è stata lei.

“Cosa?” chiese Isha, incredula che l’amica appena conosciuta avesse potuto tradire con così pochi scrupoli tutta la fiducia che era stata riposta in lei.

“È scappata e con tutta probabilità sta solo cercando di tradirci”

 

In pochi minuti ci fu la seconda rivoluzione della serata e tutti, tranne, ovviamente, Taras si riunirono di nuovo per parlare della Guaritrice, ma all’improvviso lei tornò.

“Spero che tu abbia avvertito per bene il tuo padrone” disse Aragorn con tono accusatorio.

“Sciocchi, ma non capite?” disse Kloen guardando uno per uno tutti i Compagni che l’avevano accerchiata. “Gandalf, tu lo dovresti sapere Molte volte i Nazgul hanno armi avvelenate. Taras è stato graffiato dai suoi artigli. Mi servivano questi” finì aprendo le mani e mostrando dei fiori gialli a cinque punti “La loro polvere è molto efficace. Mi dispiace di averti attaccato, Legolas, ma mi stavi trattenendo e non potevo permettermi di perdere tempo. E ora scusate” con queste parole l’Elfa si defilò dalla stanza e si diresse verso un angolo dove aveva posato la sua sacca.

Si mise in fretta a preparare la pozione e la mise sulla ferita del Cavaliere. Gandalf le si avvicinò.

“Hai fatto un buon lavoro, e ti permettiamo di rimanere nella Compagnia, a patto che tu non attacchi più i suoi componenti”.

Kloen annuì e si sedette accanto a Taras, ma dopo poco si distese e infine si addormentò, poggiando la testa al petto di lui.

La mattina dopo il gruppo si riunì di nuovo.

“Dov’è Gandalf” chiese Pipino

“È dovuto tornare a Minas Tirith… ha lasciato a me il comando” disse il Ramingo.

“Bene” disse Legolas “Io non sono d’accordo con le decisioni che sono state prese riguardo a Kloen”

“Neanch’io” disse Aragorn

“Se adesso sei tu al comando puoi fare qualcosa” ribattè l’Elfo

“Non tutti la pensano come voi” disse Pipino

“Secondo me dobbiamo stare molto attenti e non permetterle troppe libertà” si intromise Gimli

Isha li ascoltava ma era molto indecisa. Una parte di lei voleva dare fiducia all’Elfa che la aveva salvata da morte certa e aveva aiutato la Compagnia senza ricevere un tornaconto, ma in un’altra parte di lei si stava insinuando il dubbio sulla sua effettiva fedeltà.

“Non potete decidere a modo vostro” disse di nuovo l’Hobbit “Ci ha salvato la vita”

“Va bene, allora voteremo per questa decisione” disse Legolas.

Favorevoli alle decisioni di Aragorn e Legolas erano anche Gimli e Merry. Solo Pipino non si ritrovava nelle decisioni degli altri.

“E Isha?”

“Io…”Cominciò “Sono d’accordo con Pipino ma… non ne sono sicura… mi astengo.”

“Qualunque sia la decisione di Taras noi saremmo sempre la maggioranza” disse Aragorn

“Tenetemi fuori dalle vostre decisioni” disse Pipino amareggiato e seguito da Isha si allontanò, mentre gli altri si misero a parlottare fra loro.

Intanto Taras cominciò a risvegliarsi e si ritrovò Kloen accanto.

“Che magnifica creatura” sussurrò scostandogli una ciocca di capelli dal viso

Proprio in quel momento arrivarono Legolas e Gimli

“Salve” disse il Cavaliere

“Ti sei svegliato finalmente” disse il Nano

“Hai dormito parecchio, sai?” gli fece eco Legolas mentre trafficava con uno straccetto e una strana polvere.

“Che stai facendo?” chiese Taras preoccupato

“Ti spieghiamo dopo” disse Gimli mentre Legolas avvicinava lo straccio al volto di Kloen, dopodiché se la caricò sulle spalle e la portarono fuori.

Insospettito e preoccupato, Taras si alzò in piedi e, con fatica, riuscì ad uscire.

Fuori dalla grotta vide il carro che avevano preso a Willow. Sopra c’era una gabbia di legno (N.d. Isha scusate l’ignoranza, ma questa da dove l’hanno tirata fuori???) e dentro vide Kloen, addormentata e con le mani legate dietro la schiena.

“Ma… che state facendo?” disse furioso Taras

“È per il bene di tutti, smettila” gli intimò Aragorn.

 

E fu così che tutti si rimisero in viaggio, ma un pesante silenzio aleggiava fra i membri della compagnia. Naturalmente il Cavaliere non era d’accordo delle decisioni prese sul conto dell’Elfa. Quando Aragorn gli aveva chiesto il suo parere aveva risposto con un “Voi siete matti, dopo tutto quello che ha fatto per noi la trattate così?”

Taras, dato che era ancora debole, viaggiò sul carro.

“Certo che potevate anche evitare di legarla a quel modo” brontolò Isha, nell’ennesimo tentativo di far ragionare i suoi ‘amici’.

“Non ci fidiamo” fu tutto quello che disse Aragorn

“Non vi fidate di me?” chiese Kloen prendendo tutti di sorpresa. Si aspettavano che fosse ancora addormentata.

“Tu sei allieva di Saruman, conosci le arti oscure e potresti anche raggirarci” disse Gimli

“Se pensate che voglia scappare vi sbagliate di grosso” aggiunse lei.

“Kloen, mi dispiace” disse Isha avvicinandosi al carro.

L’Elfa sorrise “So che non è colpa tua” poi, verso Aragorn “Hey, grande capo, devo stare sempre segregata qui dentro?”

Il capo della Compagnia non rispose e Kloen fu tentata di lanciargli qualcosa.

“Kloen, no!” sussurrò Taras “Se lo farai penseranno che sei convertita al male”

L’Elfa, suo malgrado, annuì.

 

Taras passò la giornata a parlare con Kloen mentre Isha cavalcava li vicino e parlava con loro.

“Taras, mi potrei ingelosire” disse Isha a Taras facendo in modo che Kloen non sentisse.

“Aiuto, l’ira della principessa” rispose ridendo lui

“Di che parlate?” Chiese Kloen curiosa ma i due continuarono a ridere e lei rimase senza risposta.

Ad un certo punto Legolas si avvicinò ad Isha e la prese da parte.

“Isha, lo so che tu non approvi come abbiamo…”

“Come Elfo dovevi mostrare un po’ di rispetto” lo interruppe fredda lei

“… ma devi capire che può essere pericolosa e non devi seguire sempre quello che fa Taras anche se capisco che sei legata a lui”

“Io sono COSA?” chiese lei e poi rimase in silenzio con un’espressione fra il divertito e l’offeso

 

La sera quando si fermarono, Taras convinse i leader a far uscire la Guaritrice e rimase con lei. Legolas osservava preoccupato Isha, ma stranamente non la vedeva afflitta, come si era aspettato.

Ad un certo punto si diresse verso di lei, cogliendola di sorpresa.

“Mi sento in dovere di essere a conoscenza di una cosa”

“In dovere? Io non ti devo proprio niente Legolas Greenleaf” La principessa si voltò verso di lui, lanciandogli un’occhiata di fuoco, ma poi vide la sua espressione sorpresa e continuò, voltando lo sguardo verso il bosco.

“Ora ti spiego. Io e Taras siamo promessi ma non ci sposeremo mai perché la nostra amicizia è molto forte.” Poi dopo una pausa aggiunse “Era questo quello che volevi sapere?”

“Veramente volevo sapere… che ne pensi di questa Guaritrice” disse lui cercando di nascondere il suo sollievo

“Penso che non sia da trattare come state facendo voi. Aragorn è diventato scontroso, quasi come se avesse paura di lei. E tu? Perché sei dalla sua parte?”

“Perché mi ha attaccato” ribattè stizzito lui.

“Menti. Perché ti sei comportato così con lei? Narcotizzarla! Non è da Elfi civili”

“È stata una sensazione strana” disse lui lentamente fissando un punto indistinto sul terreno “Quando Aragorn ha cominciato a parlare ho sentito crescermi dentro l’odio per Kloen”

“Vieni con me” disse Isha. Lo prese per mano ed entrarono nel bosco fino a che non videro Kloen e Taras seduti tranquillamente per terra a chiacchierare. Silenziosamente come erano arrivati, i due Elfi se ne andarono.

Appena tornati accanto al carro Isha parlò di nuovo.

“Lui è debole e disarmato. Lei ha i suoi poteri. Se fosse crudele come dite voi, nulla le impedirebbe di scappare, non ascoltare Aragorn. Il re questa volta è stato battuto da un semplice Cavaliere”

“Come hai fatto a finire promessa a lui?”

“Beh… quando ero una ragazzina venni attaccata da un gruppo di Orchetti quando ero sola. Taras era appena diventato Cavaliere. Era giovane anche lui. Mio padre, Isharom, decise di premiarlo per avermi salvata. Cominciammo a frequentarci e siamo diventati amici… anche troppo. Il solo pensiero di baciarci ci sembra impensabile. È impossibile anche solo l’idea del matrimonio fra di noi” rispose sorridendo lei.

“Pensi che tuo padre te lo permetterà?”

“Perché ti interessa tanto la mia vita privata, principe di Bosco Atro?” rispose malignamente la principessa

“Semplice curiosità” si affrettò a rispondere lui

“Ah, capisco” disse sarcasticamente Isha. In quel momento Kloen e Taras tornarono.

“Su, forza, svolgi il tuo compito di carceriere.” Disse Isha all’Elfo

Malvolentieri, Legolas si avvicinò a Kloen e le legò di nuovo i polsi. Stranamente però non la chiuse nella gabbia. Si rivolse a Taras.

“La affido alla tua responsabilità. Se scappa avrai tu la colpa, ok?” Gli disse sorridendo.

Sia Taras che Kloen sorrisero di rimando.

“Grazie” disse la Guaritrice

Qualche ora dopo Aragorn e Gimli tornarono dal giro di perlustrazione e trovarono i due Hobbit, le Elfe e Taras addormentati, e Legolas a fare il turno di guardia.

“Ma cosa…?” chiese Gimli

“Legolas, che stai facendo? Che hai combinato?” chiese Aragorn

“Perché Aragorn?” rispose Legolas con naturalezza, alzando gli occhi su di lui.

“Perché quella strega è libera?”

“Non è una strega e non è libera”

“Legolas, ti stai rimbambendo” disse il Nano

“No, Gimli, ho paura che sei tu a non esser più te stesso” dibatté l’Elfo

“Senti Legolas non puoi mandare alla rovina la Compagnia, la missione e il destino della Terra di Mezzo solo perché Isha ti fa gli occhi dolci”

“Cosa dovrei fare io?”. Aragorn notò che la principessa si era svegliata.

“Tu e quell’altra” sbraitò il ramingo, indicando Kloen “Siete motivo di disturbo per questa Compagnia”

“Disturbo… secondo te questo motivo di disturbo è l’amore? Che ne penserebbe… Arwen?” chiese Legolas poggiando una mano sulla spalla dell’Uomo e fissandolo negli occhi (N.d.Isha Scusate non ho resistito ^^). L’espressione di Aragorn si rasserenò per un momento, ma tornò subito cupa mentre si guardava intorno

“Vi siete svegliati tutti?”

“Con tutto questo fracasso sarebbe stato impossibile il contrario” disse sarcastico Merry

“Ok, questa Elfa è stata libera abbastanza. Isha, vai ad aprire la gabbia” ordinò Aragorn fissandola. Come imbambolata, la principessa obbedì. “E tu Legolas, portala dentro”

L’Elfo biondo strattonò la Guaritrice per un braccio e si diresse verso il carro.

Taras fece per alzarsi e impedire a Legolas di obbedire all’ordine ma Gimli gli posò la lama della sua ascia contro il petto.

“Ti conviene star buono amico”

 

Intanto Isha si era avvicinata al carro e il suo Anello si era offuscato. Lei scosse la testa, come per liberarla da un pensiero.

“Questa gabbia ha qualcosa di strano” disse fra sé e sé

“Cosa?” chiese Kloen. Isha si voltò verso di lei.

“Il mio Anello ha perso la sua luce. Tu come ti senti?”

“Un po’ debole…”

“Mi spiegate che state facendo?” chiese Legolas freddamente.

“Questa gabbia assorbe i poteri” esclamarono insieme le due Elfe

“E li trasferisce ad Aragorn” disse Kloen

“Più tu stai li dentro, più lui diventa potente. Legolas, ti prego, non metterla li dentro” implorò Isha.

“Io ho un compito da assolvere” disse lui

“Svegliati, torna in te” ribatté la principessa dandogli una spinta. Lui la guardò senza espressione e Isha, in un impeto di disperazione, lo baciò. Quando si staccò da lui vide che era tornato sé stesso.

“Aragorn non è più lui “sussurrò lui “avete ragione, bisogna…”

In quel momento arrivò Gimli con Aragorn “A quanto vedo continui a disubbidirmi deliberatamente. Va bene, vorrà dire che farò da solo” a quelle parole il ramingo spinse Kloen nella gabbia. Legolas e Isha presero da parte Gimli e cercarono di farlo ragionare.

“Voi siete pazzi” sbottò il Nano “Siete accecati dall’amore e non vi rendete conto di ciò che è bene o male”

Legolas con un gesto di disperazione fece per girarsi poi caricò il pugno e, voltandosi velocemente, colpì in pieno il Nano.

“Non hai capito proprio niente” disse arrabbiato

 

Intanto Aragorn aveva preso il carro e aveva iniziato a far correre i cavalli. Taras lo vide

“Kloen” sussurro. Prese un cavallo a sua volta e partì all’inseguimento. Dietro di lui, li seguivano anche i due Elfi e i due Hobbit mentre Gimli era stato abbandonato sul terreno.

“Quando non ci sarai più, tutti i tuoi poteri passeranno a me e potrò distruggere questa compagnia e recuperare gli anelli” disse Aragorn con una voce spettrale che non gli apparteneva assolutamente.

“Tu non sei Aragorn” disse l’Elfa, leggermente intimorita “È vero?”

“Si, com’è vero che quella gabbia assorbe i poteri” confermò l’Uomo. Il nemico si fermò in riva ad un lago e scaricò la gabbia. Vide gli altri che si stavano avvicinando ma non fecero in tempo a fermarlo che Aragon aveva lanciato la gabbia con la Guaritrice in acqua.

“Noooo, Kloen!” Gridò Taras. Corse verso il punto in cui il ramingo aveva lanciato la gabbia e si tuffò.

“Corrile pure dietro, tanto quando l’avrai raggiunta sarà già morta” disse Aragorn con una risata malefica.

“Ora ti distruggeremo” disse battagliero Pipino

“Ci hai abbindolato una volta, non sperare ci accada di nuovo” gli fece eco Legolas.

“Parla per te quando dici non ci accadrà di nuovo” disse Isha

Merry si intromise “Non mi sembra il caso di battibeccare”

Isha fece una smorfia di scusa. Legolas le porse le mani e i due unirono i loro poteri, creando una saetta luminosa che colpì l’Uomo ma Aragorn non sembrava aver riportato danni, anche se era stato scaraventato a terra. Si rialzò ridacchiando e disse ai due

“Guardate cosa posso fare io” stese le braccia davanti a se, verso i due Elfi e immediatamente i due vennero scaraventati da due parti opposte della radura, perdendo la concentrazione. L’aura dorata che li circondava era scomparsa. Aragorn prese l’arco di Legolas e mirò ad Isha.

“Il mio padrone sarà felice di ricevere in dono anche Vilya”

“Ma a noi non ci pensi?” Il nemico si voltò e vide Merry

“Guastafeste” (eh, sì, Gandalf ne sa qualcosa ^_^) si preparò a scoccare la freccia ma l’Hobbit si spostò e Pipino lo colpì alla nuca da dietro facendolo cadere. Legolas gli fu subito sopra (ovviamente…) e lo immobilizzò a terra, sedendoglisi sullo stomaco (oh che bello… i germogli del mio slash ^_^). Aragorn però era più forte di lui, che per giunta era anche leggero.

“Isha, aiutami” disse l’Elfo, visibilmente in difficoltà.

La principessa si avvicinò. Non sapeva che fare, ma poi come magicamente ispirata, si infilò l’Anello. Un’aura azzurra la avvolse. Si chinò vicino ad Aragorn e disse

 

“Aragorn figlio di Arathorn, a te io chiamo

Re potente e sicuro

Noi l’oscura presenza eliminiamo

Aiutaci a sconfiggere il Signore Oscuro”

 

(comunicazione di servizio: dopo aver riletto questa roba, Isha si è nascosta in una buca… la trascrizione ricomincerà al più presto possibile)

poi gli posò una mano sulla fronte. Anche lui fu circondato dall’Aura e qualcosa di oscuro uscì dal suo corpo. Poi l’Uomo si addormentò.

Isha si tolse l’Anello e, dopo aver controllato le sue condizioni alzò lo sguardo sui Compagni che osservavano la scena preoccupati e disse “Ora sta bene”.

Solo quando la situazione tornò tranquilla, Merry esclamò “Kloen!”. Si erano completamente dimenticati dei due amici.

 

Taras tuffatosi era finito in fondo al lago, dove la gabbia era affondata. Tentò di aprirla con tutte le sue forze. Ormai stava cominciando a sentire il bisogno d’aria. Alzò lo sguardo su Kloen e vide che aveva gli occhi chiusi. Aveva giù perso conoscenza.

Il Cavaliere cercò di aprire la gabbia più velocemente possibile, ma i suoi tentativi si rivelavano vani, e si decise a sfondarla.

Tirò fuori l’Elfa e cominciarono a risalire.

 

“Dove sono finiti?” chiese Pipino preoccupato, mentre scrutava la superficie del lago, nella speranza di avvistare la presenza dei due, ma non fece in tempo a finire la sua frase che Taras e Kloen uscirono dall’acqua.

Legolas corse verso di loro e aiutò Taras a portare a riva Kloen, che era svenuta e la appoggiò stesa per terra, mentre Merry e Isha aiutavano Taras ad uscire.

“Oh no, è morta!” disse Merry “Che facciamo ora?”

“Non lo so” gli fece eco Pipino “La Guaritrice era lei, ma se è lei che sta male, come fa a curarsi?”

Isha sbottò “Ma che razza di discorsi fate?” e scuotendo la testa si affrettò a tagliare la corda che le imprigionava i polsi dietro la schiena.

“Toglietevi, qui non c’è bisogno né di guaritrici né di pozioni o formule strane” disse Taras avvicinandosi all’Elfa e, poggiando le labbra su quelle di lei le fece la respirazione bocca a bocca.

Gli altri quattro assistevano stupiti alla scena, chiedendosi se il Cavaliere sarebbe riuscito a salvare Kloen, quando ad un certo punto l’Elfa si sedette di scatto e cominciò a tossire acqua.

“Sei viva amica mia” gridò Isha abbracciando di slancio la malcapitata Kloen che per poco non finì di nuovo soffocata.

“Taras, ma questa è magia. Come hai fatto?” chiese Merry

“Ti sbagli, non è magia. Quella che ho fatto a Kloen è semplice respirazione artificiale, meglio chiamata respirazione bocca a bocca” rispose il Cavaliere.

Kloen, che aveva sentito, si toccò le labbra con la punta delle dita, arrossendo leggermente

“Hem… ragazzi, mi spiace interrompere questo bel momento ma ci siamo dimenticati di Gimli” disse Pipino

“È vero, l’abbiamo lasciato indietro” disse Isha

“Andiamo a recuperarlo, allora” disse Legolas.

Caricarono Aragorn sul carro, Isha rimase con lui, Legolas si mise alla guida insieme agli Hobbit mentre Kloen tornò a cavallo con Taras.

Arrivarono nello spiazzo in cui si erano fermati e trovarono Gimli che li attendeva… brandendo l’ascia in modo abbastanza minaccioso.

“Che avete fatto ad Aragorn?”

“Lo abbiamo liberato” disse Isha “Ora sta bene”

“Voi siete pazzi. Quelle due sono streghe e vi stanno ammaliando.” Poi verso le due Elfe “Statemi lontano”

Merry tentò di avvicinarsi “Ascolta, Aragorn non era sé stesso e ci ha…” lasciò la frase a metà e si spostò un attimo prima che l’ascia del Nano gli staccasse la testa.

“È completamente impazzito” Kloen fece per scendere da cavallo ma Aragorn le disse “Aspetta!”. L’Elfa ubbidì, più che contenta di rimanere vicina al Cavaliere.

“Gimli ascoltami. Posa l’ascia e lascia perdere l’odio che hai. Chi ti ha ordinato di comportarti così non eri io, ma un servo di Sauron”

Gimli lo osservo, quasi compatendolo

“Hanno incantato anche te. Chi è stata? L’affascinante Guaritrice o la principessa?”

“Ok, questa è una questione fra voi e lui, risolvetela.” Disse Kloen. Scese da cavallo e si allontanò, facendo segno a Isha di seguirla.

“Ma… cosa state facendo?” chiese Taras

“Certo che gli Elfi sono strani….” Disse Pipino scuotendo la testa

Per tutta risposta Legolas gli lanciò un’occhiata di fuoco.

“Calmi, non è il momento” disse Aragorn mettendosi a sedere.

 

“Avremmo fatto bene ad andarcene?” chiese dubbiosa Isha guardandosi indietro per l’ennesima volta.

“Dammi retta per una volta” ribatté stizzita Kloen voltandosi verso l’amica

“Guarda che mi fido di te, solo che Gimli è pericoloso. L’ho già visto combattere… e poi era l’unico che ho trovato ancora in piedi a Brea, insieme ad Aragorn e quindi ho solo paura che…”

“Cos’hai detto?” chiese Kloen preoccupata “Ripeti”

“Cosa? Che Gimli era con Aragorn?” disse perplessa la principessa

“E perché non me l’hai detto prima, per Eru?”

“Pensavo lo sapesti.” Ribattè piccata Isha “È importante?”

Kloen la prese per le spalle, esasperata “Ascolta il mio ragionamento. Aragorn era a Brea ed è stato contagiato. Perché Gimli non lo dovrebbe essere?”

“Hai perfettamente ragione” disse una voce dietro di loro.

Le due Elfe si voltarono e si trovarono di fronte il Nano che stava brandendo la sua ascia.

“Gimli, fermati” provò a dirgli Isha

“Certo, che mi fermerò. Ma non prima di avervi fatto fuori” rispose attaccando le due

Aveva una forza ed un’agilità inusuali per un nano e le Elfe sulle prime si trovarono in difficoltà ad evitarlo. Il Nano fece un attacco quasi perfetto contro Kloen. La Guaritrice riuscì a salvarsi appendendosi ad un ramo.

“Ok, ti sei divertito abbastanza, ora tocca a noi” disse Isha. Col potere di Vilya fece volare via l’ascia del Nano e questo rimase sorpreso per un attimo. Kloen balzò a terra e toccò il terreno mormorando alcune parole. Quasi immediatamente delle radici spuntarono e si avvinghiarono alle gambe di Gimli.

Kloen fissò Isha e le porse le mani. La principessa, con un sorriso, le strinse e quasi immediatamente si sprigionò la luce gialla.

Dal bosco arrivò il resto della Compagnia.

Legolas si avvicinò immediatamente alle due Elfe e , insieme, si disposero a trisciale (n.d.Isha: perdonate le mie bufalate, reminiscenze di “Streghe”) intorno al Nano bloccato che cercava di liberarsi.

La luce gialla diventò ancora più intensa e dopo alcuni minuti anche da Gimli si sollevò un alone nero e il Nano si abbandonò sul terreno, smettendo di lottare.

“Ragazzi che spettacolo, altri dieci minuti e mi abbronzavo” disse ridendo Taras

Kloen si avvicinò a Gimli e la liberò dalle radici, poi si rialzò “È salvo anche lui”

Legolas e Isha si avvicinarono agli altri

“Kloen, ti senti bene?” chiese Taras preoccupato, vedendola pallida

“Non tanto” disse lei. Vacillò e Aragorn la riprese.

“Mi dispiace, è colpa mia”

“Non preoccuparti, so come riprendermi. Era da tempo che non usavo il mio potere elfico, soprattutto per fare del bene”. L’Elfa tirò fuori una pozione.

“Cosa contiene quella boccetta?” chiese Aragorn “Sono sostanze create da Saruman?”

Kloen fece un cenno con la testa (n.d.Isha posso permettermi di dire che è un’idiota??? ^_^) ma quando stava per bere, Gimli gliela tolse di mano e la gettò a terra.

“Se stai con noi queste cose malefiche non servono” disse Gimli “Basta una bella dormita e sarai subito in forma”

“Ma non stava dormendo?” chiese sottovoce Pipino a Merry, che per tutta risposta alzò le spalle, sorridendo

“Gimli ha ragione” disse Isha annuendo convinta

“Kloen” disse Taras “Se stai con noi, scordati il male”

“Sapete una cosa? Voglio imparare ad usare le arti magiche bianche” disse Kloen sorridendo ai suoi nuovi amici “spero che mi aiuterete”

Isha e gli altri abbracciarono l’amica

 

“Ma dove sarà finita Kloen? Sarebbe dovuta essere qui ieri”

Saruman camminava in lungo e in largo nel grande salone scuro di Orthank. Era strano vederlo come unica figura chiara in mezzo a tutta quell’oscurità, lui, che di candido ormai aveva solo le vesti e i lunghi capelli, dato che la sua anima non lo era più.

Entrò in un’altra stanza, anche questa oscura. Al centro del salone rotondo troneggiava un piedistallo, che sorreggeva una pietra.

Una spettrale luce arancio emanata da questa creava strani giochi di luce sulle pareti.

Lo Stregone si avvicinò, chiuse gli occhi e appoggiò sopra di essa una mano. Immediatamente si ritrovò in comunicazione con Sauron.

“Mio Signore…”

“Dov’è la tua allieva”

“Io…” disse lo stregone confuso

“Io so dov’è, è con la Compagnia che sta decimando i nostri eserciti”

Avevo previsto un loro incontro, ma non la sua mossa”

“Ti ha tradito, vecchio Bianco”

“Non sono di questa opinione, io credo che li condurrà in trappola”

“Lo spero” furono le ultime parole che Sauron, Signore degli Anelli rivolse a Saruman.

 

L’indomani la Compagnia si svegliò e trovò Gandalf con pentolini e mestoli.

“Già di ritorno?” esclamò meravigliato Pipino

“Sono stato trattenuto” rispose sorridendo enigmatico lo Stregone

Isha si inginocchiò accanto al fuoco e, preso un cucchiaio, assaggiò il la zuppa.

“Passabile, però aggiungerei queste erbe” disse buttandole in pentola

A quel gesto gli altri rimasero pietrificati

“Fidatevi” disse Isha

“Ho capito, la Guaritrice dovrà curarci tutti da un tentato avvelenamento. Quello che non può il Signore Oscuro riesce a farlo Isha con le sue ricette”

“Che fai, ricominci” disse la principessa minacciandolo col cucchiaio

“Perché, avevate smesso?” chiese Gandalf curioso

“Ti sei perso certe scene…” disse Pipino, che venne fulminato da Isha

“Forse è meglio se lasciamo perdere i particolari” disse Merry, preoccupato per l’incolumità dell’amico

Ad un certo punto Kloen si alzò di scatto da terra

“Oh no” Kloen si mise freneticamente alla ricerca della sua sacca “Saruman mi aspettava ieri, devo tornare indietro”

Taras la fermò prendendola per mano “Ti prego, non andare”

Lei era triste “Fidati, anzi fidatevi” girò gli occhi su tutti gli altri “Se Saruman dovesse anche solo pensare che sono con voi, non so cosa potrebbe accadere”

“Vai, e torna il prima possibile” disse Legolas affettuosamente

“Al tuo ritorno ti insegneremo tutto sulle arti bianche” disse Aragorn

Gandalf chiamò il suo cavallo e aiutò Kloen a salire “Una volta che sarai arrivata, il cavallo tornerà indietro. Mi raccomando…”

Kloen ringraziò lo stregone con un cenno del capo, poi partì al galoppo e la compagnia, dopo aver raccontato a Gandalf quello che era successo durante la sua assenza, cominciò il suo viaggio verso la nuova città: Imladris.

Passarono un giorno e mezzo e Kloen arrivò a Isengard. Saruman fu subito messo al corrente dell’arrivo dell’Elfa.

“Mio Signore” si inchinò lei appena giunta alla presenza dello Stregone

“Kloen… non ti riconosco più”

“Mio Signore, forse siete venuto a…”

Saruman alzando la voce non le diede il tempo di parlare “Silenzio” tuonò “Si, sono venuto a conoscenza che ti sei affiancata alla Compagnia di Gandalf”

Kloen era in agitazione e pensava “Sono in guai seri”

Saruman continuò “Sei stata veramente intelligente ad affiancarti a loro per sottrargli gli Anelli e Vilya”.

L’Elfa, stupita, alzò lo sguardo e lui continuò, dicendo “O mi sbaglio? Dalla tua espressione mi sembri meravigliata”

Kloen si affrettò ad aggiungere “Saruman, io credevo che voi pensavate mi fossi venduta al nemico, così…”

“Mi fido di te, sei la mia allieva preferita”

“Per me è un onore” rispose lei, abbassando il capo

“E se dovessi venire a sapere di un tuo tradimento non so cosa potrei farti… o meglio, cosa potrei non farti” disse fissandola con uno sguardo di ghiaccio

“Non capiterà”

“Fra quindici giorni io sarò a Chija. Tu inventerai una scusa e tornerai da me” ordinò lui.

Dopo essersi congedata, Kloen si affrettò ad uscire e, trovato un cavallo, si mise in viaggio per tornare al suo nuovo gruppo, che nel frattempo si stava avvicinando ad Imladris.

Solo che la città questa volta sembrava normale e tranquilla. Gli abitanti svolgevano il loro lavoro abituale, senza preoccupazioni e non c’erano pericoli o minacce visibili.

Un uomo, presumibilmente il guardiano della città, si avvicinò al gruppo, che era in tenuta da guerra, dicendo “SE avete intenzione di usare quelle armi, fareste bene ad andarvene”

Pipino, un po’ su di giri stava per rispondere per le rime quando Taras disse “Non vi preoccupate, buon uomo, siamo qui in pace”

L’uomo se ne andò borbottando mentre Gandalf disse “Mi sembra tutto molto strano”

“Eppure ci dovrebbe essere una guerra qui” disse Gimli. Seccato, si ficcò le mani in tasca e fece una faccia strana.

Isha, che gli era accanto, se ne accorse e disse “Che succede, Gimli?”

“Credo di avere un Anello in tasca” Gimli lo tirò fuori

Gandalf disse “Ora capisco perché non abbiamo bisogno di combattere”

“Io no” disse Legolas perplesso

“Perché la cosa non mi sorprende?” disse Isha alzando gli occhi al cielo. I due si scambiarono uno sguardo di fuoco.

“Da quello che mi avete detto, il cavaliere nero è stato anche dentro di te, quindi lo scontro è già avvenuto e dato che lo avete sconfitto, ti ha lasciato l’Anello” spiegò il saggio

“È così” disse Taras

Aragorn lanciò un’occhiata a Gandalf “Allora ci dirigiamo verso Rahel?”

Il Saggio annuì, per poi dare l’Anello a Isha

La principessa disse “Cavolo, se prendono a me è la fine. Sono una preda ambita. Spero che Sauron non sappia che tengo tutti questi Anelli…”

“Forza andiamo. Prima partiamo e prima arriviamo” Disse Merry

“Come mai tutta questa fretta?” chiese Aragorn con un mezzo sorriso

“Stavo… stavo pensando che se riusciamo a sconfiggere questi Cavalieri Neri, magari diamo pure una mano a Frodo”

Aragorn posò una mano sulla spalla dell’Hobbit

“Forza, andiamo” disse Gandalf “Abbiamo ancora qualche ora di luce che possiamo sfruttare”

Ripartirono verso Rahel e dopo due giorni arrivarono, mentre Kloen cercava di raggiungerli.

“A Imladris c’era la pace… qui a Rahel c’è una guerra assurda” disse Pipino

E Legolas aggiunse “Bando alle ciance e stai attento” spinse l’Hobbit da parte, evitandogli di essere colpito da una freccia

“Non ti danno il tempo di respirare… Grazie Legolas”

Questa volta la battaglia fu molto più dura delle precedenti e il potere di Legolas e Isha stava cominciando ad indebolirsi.

“Isha” disse l’Elfo “così siamo più inutili che altro, vieni con me” La loro luce si spense del tutto e i due si posizionarono su un albero, abbattendo gli orchetti con i loro archi.

Una freccia del nemico si conficcò a pochi centimetri dal volto della principessa che, presa alla sprovvista, fece cadere la freccia che stava incoccando.

“Oh, accidenti!” disse Isha e scese dall’albero per recuperarla

Legolas gridò “Isha, attenta”

Isha si girò appena in tempo per vedere un Orchetto che la stava attaccando e lo mise fuori combattimento con i suoi pugnali. Poi vide che altri due le si stavano avvicinando, uno davanti e l’altro dietro.

Legolas si aggrappò con i piedi ad un ramo robusto e scese verso terra con il corpo.

“Isha, prendi le mie mani” Lei le prese e l’Elfo la sollevò da terra, cominciando a farla oscillare. All’arrivo dei due Orchetti, con una scalciata li fece fuori.

In quel momento alzò gli occhi e vide un Orchetto che affondava la spada nel petto di Pipino

“Nooooo!” urlò lei “Pipino!”

Legolas lasciò la presa e Isha si mise a correre verso l’Hobbit, incurante degli altri Orchetti.

Miracolosamente riuscì a evitare di essere ferita e raggiunse Pipino, che era caduto a terra. Gandalf riuscì a distruggere il Cavaliere Nero e, recuperato l’Anello, si affrettò a raggiungere gli altri, che si erano radunati accanto al piccolo Hobbit.

“Resisti Pipino” disse Taras

Pipino con un filo di voce disse “Sei stupenda Isha, anche quando piangi, ma ora ti prego, voglio vederti sorridere”

“Amico, ti prego…” anche Merry stava piangendo

“Vado a cercare Kloen, ce la farai Pipino” disse Taras. Gli strinse la mano e, con il cavallo di Gandalf tornò indietro al galoppo, sperando di incontrarla.

 

FINE CAPITOLO UNO

 

 

Pag 58

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Isha