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Autore: Prof    11/07/2011    2 recensioni
Per Natale (noi)
Tutta la casa è immobile, a parte il fuoco che vibra nel caminetto, avvolta in una bolla di buio e silenzio, e, francamente, Canada preferisce che sia così.
A Wild Rose
Soppesa la possibilità di non rispondere affatto, ma un mugolio assonnato oltre il bordo del divano lo mette in allerta; se ora Francia si svegliasse il mondo là fuori irromperebbe troppo presto in quella loro piccola bolla di buio e silenzio, e Canada non vuole proprio.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:
Per Natale (Noi)
Maritombola: #36. Fluff
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Canada, Francia
Genere: fluff
Rating: verde
Avvertimenti: shonen ai, slice of life
Disclaimer: di Hidekaz Himaruya
Note: Per Kim.
Una sorta di seguito di Per Natale (te) (2), che a sua volta è il seguito di Per Natale (1), e molto probabilmente ci sarà un piccolo seguito (4) a questa fic (3). Se avrete buon cuore di recensire questa piccolezza, ricordatevi anche di lasciare un segno del vostro passaggio all'autrice delle fanfiction a cui mi sono ispirata, per favore. <3
N.B. seconda pubblicazione. Entrambe le flash fic hanno subito una revisione, piccoli errori sono stati corretti, ma la sostanza rimane la stessa. Ho accorpato entrambe le fanfiction in un unico testo, per maggiore chiarezza dello scritto, e soprattutto perché non è più mia intenzione continuare con questo filone - a differenza di quando le pubblicai per la prima volta.
NB.2: A rileggerle dopo tanto tempo, rimango scioccata. Mi chiedo che cosa mi stesse passando per la testa quando le scrissi. Che inquietudine.



Per Natale (Noi)



Le luci del salotto sono state da tempo spente, e adesso che è la stagione in cui la sera scende prima, il buio ha invaso con inesorabile lentezza la stanza. Uniche fonti di luce sono la finestra, con le imposte lasciate ancora spalancate nonostante il gelo esterno, dalla quale subentra una debolissima luce azzurra, riflesso della sera nelle coltri sconfinate di neve, e il caminetto al centro della parete, dal quale uno scoppiettante fuoco vivo emana bagliori tremuli giallo-rossastri che rendono vivi gli oggetti nelle penombra sui quali si posano.
Il resto della casa deve essere completamente al buio, giacché ci sono solo loro due su quel divano, e Canada sa che forse sarebbe suo dovere alzarsi e squarciare sia quell'oscurità che quel silenzio che porta con sé, ma non ne ha poi così voglia.
Fissa i giochi di luce che si creano sulle superfici vetrose di una bottiglia quasi vuota e di due bicchieri dai lunghi calici - questi completamente vuoti, e quasi si dimentica di respirare.
Tutta la casa è immobile, a parte il fuoco che vibra nel caminetto, avvolta in una bolla di buio e silenzio, e, francamente, Canada preferisce che sia così.
Lo scoppiettare pacifico del focolare di fronte gli delizia le orecchie, e si scopre a pensare che sia particolarmente intonato con il ritmo regolare del respiro della persona che gli sta di fianco.
Assapora il calore del fuoco sul volto, e si stringe nelle coperte.
La testa di Francia è poggiata mollemente sulla sua spalla; i capelli, curati con meticolosità, sono morbidi contro la sua guancia.
Canada non è in grado di quantificare da quanto tempo la Nazione europea si sia addormentata addosso a lui, o forse è meglio dire che è avvenuto piuttosto il contrario, ma non può far a meno di desiderare che quella situazione di immobilità si protragga per quanto più possibile.
Francia è così immobile, di fianco a lui, silenzioso e tranquillo, prevedibile e quieto. Il buio ha assorbito tutte le ombre più nere, e adesso il silenzio li culla e li allontana dal caos del mondo lì fuori.
Con estrema lentezza – non vuole rompere quel silenzio che li sta proteggendo, estrae una mano da sotto la coperta, e la porta a lato del viso dell'altra Nazione..
Sta dormendo profondamente Francia, e di certo non si accorgerà della sue dita leggere che gli accarezzano la guancia e i capelli, tinti dal rosso del fuoco.
Canada si concede solo un piccolo movimento del corpo, coscio di rischiare di rompere l'equilibrio di buio e silenzio, per sprofondare meglio nel divano; la testa di Francia scivola appena un po' più in basso, e Canada si ritrova con dei capelli non suoi nel naso. Hanno un buon profumo, come al solito.
Francia dorme, e ci sono solo loro due - nessun Inghilterra che lo distragga, nessun America pronto a rubargli l'attenzione, il buio e il silenzio che li proteggono, e il fuoco che li scalda; si permette un piccolo, timido, sorriso compiaciuto. Tocca appena con le labbra, in un soffio di bacio, la nuca di Francia. Poi lo stringe a sé, e chiude gli occhi.
Nelle orecchie, il fuoco che scoppietta e un respiro dolce.






Titolo: A Wild Rose
Maritombola: #71. “Love is much like a wild rose, beautiful and calm, but willing to draw blood in its defense.” (Mark Overby)
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Canada, Inghilterra, (Francia)
Genere: malinconico
Rating: verde
Avvertimenti: shonen ai (sottinteso)
Disclaimer: di Hidekaz Himaruya
Note: fanfic in cui ammazzo il fluff precedente e dove ho scoperto la punta dell'iceberg del lato oscuro di Canada. Povero ragazzo, con me tira proprio fuori il peggio del suo essere. Per questo, forse possibile OOC. U_U'' Seguito di Per Natale (noi).
Riassunto: Soppesa la possibilità di non rispondere affatto, ma un mugolio assonnato oltre il bordo del divano lo mette in allerta; se ora Francia si svegliasse il mondo là fuori irromperebbe troppo presto in quella loro piccola bolla di buio e silenzio, e Canada non vuole proprio.



A Wild Rose


Nella sua mano il cellulare di Francia squilla e vibra con noiosa insistenza, agitandosi come un dannato per ottenere uno straccio di attenzione.
Canada ne squadra lo schermo illuminarsi freneticamente, saggiando sulla punta della lingua il nome comparso.
Soppesa la possibilità di non rispondere affatto, ma un mugolio assonnato oltre il bordo del divano lo mette in allerta; se ora Francia si svegliasse il mondo là fuori irromperebbe troppo presto in quella loro piccola bolla di buio e silenzio, e Canada non vuole proprio.
Sul display scruta di nuovo il nome del mittente, che proprio non ne vuole sapere di rinunciare alla chiamata – ma considerando il soggetto, non è che ci si possa aspettare null'altro di diverso. Lo squillo sta cominciando a diventare insopportabile, un po' come la persona all'altro capo del telefono.

Immerso completamente nel buio della cucina, Canada dà un ultimo sguardo verso il caminetto in salotto, per poi posarlo di nuovo sul cellulare. Sbuffa, scocciato in partenza, e a tentoni cerca lo schienale di una sedia su cui poggiarsi.
Stretto dalla necessità, con la paura che la Nazione sul suo divano possa svegliarsi del tutto, pigia il tasto di risposta e porta all'orecchio il cellulare; non può far nulla per impedirsi di avere il cuore in gola.

Il suo flebile “pronto?!” è surclassato da una voce stridula e infuriata che Canada raramente ha sentito nel corso della sua vita, pur conoscendone da tempo il proprietario.
“Ma quanto diavolo di tempo ci metti a rispondere, cretina di una rana?! Che te ne fai di un cellulare se non rispondi, dannazione?! Uno cerca di trovarti e tu...”
“Sono Canada.”

La voce di Inghilterra si blocca di colpo. Canada può quasi immaginarsi il suo viso pietrificato da uno strano misto di sorpresa e imbarazzo tipicamente british.
Scorre un attimo di incerto silenzio tra di loro, riempito solo dallo scoppiettare vivace del fuoco; è Inghilterra a riprendere il discorso, questa volta il tono tenuto - a forza - pacato.
“Ah... Ciao, Canada. T-tutto bene?”

Canada arriccia il naso di fronte ad una domanda tanto inutile quanto poco sentita; finora a Inghilterra non è mai importato più di tanto il suo stato di benessere quando lo cercava apposta, figurarsi poi se la loro conversazione è frutto di una coincidenza.
“Sì. Tutto bene.” Si sforza di rispondere con un sussurro strascicato.
Di nuovo il silenzio. Canada scruta un punto imprecisato nel buio. Mentre dall'altro capo Inghilterra si sta sicuramente scervellando per trovare un modo “gentile” per chiedere ciò che vuole chiedere, la giovane Nazione fa un rapido calcolo del fuso orario che li divide.
“Vorrei... Vorrei parlare con Francia.”
Una richiesta perfettamente lecita, considerando che il cellulare che Canada stringe in mano è a tutti gli effetti di Francia, eppure Inghilterra lo pronuncia in una tal maniera da farla sembrare quasi una proposta indecente.
Ora, se veramente glielo passasse, di sicuro sarebbe la fine di quel piccolo momento di buio e, per una sola volta, Canada non ha proprio voglia di farselo scappare, nemmeno se si tratta di Inghilterra. E poi, considera, di certo non può piombare da un momento all'altro a casa sua.

Inspira, e butta fuori la risposta insieme all'aria, tutto d'un fiato, per non doversene pentire.
“No, non puoi.” La voce gli esce un po' più dura del previsto. Forse il fatto che Inghilterra chiami quando in Europa è notte fonda lo irrita giusto un po'; giusto perché non trova validi motivi per una telefonata a tal ora, e dubita profondamente che uno come lui abbia avuto l'accortezza necessaria ad evitare di disturbare il chiamato.
Inghilterra si lascia scappare un breve sussulto, non avendo chiaramente ricevuto la risposta che si aspettava.
“Perché... non potrei?” questa volta il tentativo di controllo del tono non riesce completamente, e Canada non può far a meno di percepire una punta di irritazione calcare sull'ultima parola.
“Perché... - si guarda intorno, alla ricerca di una scusa credibile che neutralizzi prossime chiamate inopportune. - ...perché, non vuole... parlare con te.”
“Ah.”
Scende di nuovo quel penoso silenzio tra di loro, e Canada, nonostante una miriade di farfalle che gli vorticano nello stomaco e il peso della bugia già sulle spalle, cerca di inventarsi sul momento la storiella più verosimile che possa pronunciare e dare in pasto alle sicure domande che tra lì a poco lo subisseranno.

Che però non arrivano. La Nazione non riesce ad impedirsi di sgranare gli occhi e sentirsi sollevata.
“Capisco...”
Due secondi dopo però, il tono deluso che gli giunge alle orecchie ha il potere di farlo sentire ancora più in colpa di quanto una piccola, innocente, bugia dovrebbe provocare.

“Senti, allora digli... No, lascia perdere. Buona notte. E scusa per il disturbo.”
Di riflesso Canada porta gli occhi sul quadrante dell'orologio a muro, e nonostante sia appena illuminato dalla calda luce del fuoco, riesce a leggere che a casa sua sono appena le sei del pomeriggio. Non fa in tempo a salutare anche lui, che già la chiamata è stata interrotta.

Allora stacca l'orecchio dal cellulare, se lo porta davanti al naso e lo fissa, quasi sperando che un'azione così stupida lo aiuti a far sparire quel senso di inquietudine che ora gli attanaglia lo stomaco.

Si concede altri due minuti, immerso nel buio e nel silenzio, con le orecchie piene solo dello scoppiettare del fuoco.
Poi sospira, e raggiunge Francia sul divano.
   

   
 
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