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Autore: _Abigail_    12/07/2011    1 recensioni
Seconda guerra mondiale.
Lui, tedesco, omosessuale.
Lei, ebrea, innamorata di lui.
«Fu in quel momento che la fame, il freddo, il dolore fisico e quello interiore, tutto ciò che sembrava aver raggiunto il limite del possibile, crollò miseramente.
Fu in quel momento che lei credette che il suo cuore stesse implodendo, da qualche parte nel petto, e quasi desiderò che fosse davvero così.
Lui era lì.»

La loro storia, sulle note dei Queen...
Genere: Romantico, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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There's no time for us
There's no place for us


Un solo giorno, una sola ora, un solo minuto in più. Chi può saperlo? Così tante cose possono cambiare in un solo istante. Così come quando erano stati portati via dalle loro case, così come quando erano stati strappati dalla loro terra. L'intero mondo era crollato loro addosso in un momento, insieme alla consapevolezza di essere ormai inevitabilmente condannati a una morte dolorosa e ingiusta.
Allo stesso modo, forse, anche un solo secondo in più avrebbe fatto la differenza.
Cosa avrebbe dato per un ultimo momento con lui?
Magari lo avrebbe salvato.

What is this thing that builds our dreams
Yet slips away from us?


La loro sarebbe stata una morte dolorosa, per mano di crudeli soldati nazisti, ma soprattutto ingiusta, perché causata proprio da quella Fede che li avrebbe dovuti salvare. E dire che non ci aveva mai creduto più di tanto, in quel Dio.
Si trattava forse di una punizione divina?
Lui, però, non era ebreo. Per questo motivo non si erano più visti per molti mesi, divisi dall’invalicabile confine del ghetto, da quella linea che non avrebbe mai permesso a lei, ebrea, e a lui, tedesco, di avvicinarsi l’un l’altra. Non aveva mai assecondato il regime, ma non si era mai esposto contro di esso. Viveva la sua vita silenziosamente, in quell'appartamento al terzo piano di un condominio in centro, poco distante dal negozio di cui era proprietario.
Viveva, ma era ignaro di due cose fondamentali.
La prima era la fine, così prematura e così crudele, a cui sarebbe andato incontro fin troppo presto.
La seconda, era il significato che la sua tranquilla e pressochè inutile vita aveva agli occhi di quella ragazza.
Praticamente, il mondo intero.

Who wants to live forever?
Who wants to live forever?


Non credeva che la situazione potesse peggiorare. Spinta dagli ufficiali tedeschi, insieme ai suoi genitori e a un paio di valigie che si erano inutilmente portati dietro, aveva seguito una fila disordinata di persone, ancora simili a degli esseri umani ma inevitabilmente destinati a un'esistenza da bestie, e si era ritrovata in qualche modo all'interno di un vagone di quell'angosciante treno che fungeva da segnale per le loro fragili vite: siete condannati, sembrava ripetere, siete condannati.

There's no chance for us
It's all decided for us


Fu in quel momento che la fame, il freddo, il dolore fisico e quello interiore, tutto ciò che sembrava aver raggiunto il limite del possibile, crollò miseramente.
Fu in quel momento che lei credette che il suo cuore stesse implodendo, da qualche parte nel petto, e quasi desiderò che fosse davvero così.
Lui era lì.
Lo sguardo perso, spento, le spalle inarcate come per crearsi un nascondiglio, le labbra tremanti.
Senza pensarci per un solo istante, incurante delle guardie e dei genitori che erano al suo fianco, lei approfittò della folla che si apprestava ad entrare per attraversare con un salto il minuscolo vagone e raggiungerlo. Inciampò sul piede di una donna, mentre si divincolava dall'abbraccio della madre: non avrebbe mai saputo che quella donna sarebbe stata mandata immediatamente al gas proprio a causa di quella piccola ferita.
Lo raggiunse, si sedette accanto a lui e non disse nulla. Non gli chiese per quale motivo fosse stato catturato, né si lamentò per la massa di persone che si stringeva sempre di più addosso a loro.
Appoggiò la testa sulla sua spalla e per tutti i quattro giorni di viaggio non perse per un solo istante il contatto con quel così dolce ragazzo.

This world has an only one sweet moment
Set aside for us


Ricordava chiaramente la prima volta che lo aveva visto. Stava tornando da scuola, provando una scorciatoia, quando passando davanti a una vetrina l'aveva visto intento a vestire un manichino. Era rimasta lì, come incantata da quelle dita sottili che sistemavano la cravatta e da quel nasino arricciato per la concentrazione, che dava a quello sconosciuto un'aria incredibilmente tenera.
E così aveva cominciato a frequentare il negozio, comprando nastri e stoffe per conto di una madre che, di fatto, a malapena cuciva i buchi dei calzini. Giorno dopo giorno si era creata una sorta di amicizia, un legame forse inesistente ma per lei così importante da rappresentare ogni sua motivazione.
Si era innamorata di lui.
Si era innamorata in un modo così puro, così etereo, eppure così profondo, da fare male.
Aveva dieci di anni più di lei, e un mondo tutto suo che lei avrebbe voluto conoscere anche a costo della sua stessa vita. Trovava in lui tutto ciò di cui aveva bisogno, tutto ciò che avrebbe mai voluto. Il fatto che lui non fosse al corrente di nulla di ciò non era poi così rilevante.
L'aveva abbracciato, una volta. Sconvolta dalla sua bellezza, impacchettata in quella camicia nuova di zecca, aveva iniziato a piangere. Lui, ignaro della reale motivazione del suo pianto e preoccupato per un eventuale disagio della ragazza, per la prima volta aveva cercato un contatto fisico con lei. Le aveva accarezzato la guancia.
E lei gli si era gettata al collo, piangendo, aggrappandosi a lui con ogni sua forza. Non gliel'avrebbe mai detto, ma quello era stato il momento più bello della sua intera esistenza.

Who wants to live forever?
Who wants to live forever?
Who dares to love forever
When love must die?


Ed ora, lei era lì. Nella fossa comune, in mezzo ai cadaveri, in mezzo a corpi divorati dalla crudeltà umana. Era scappata dal laboratorio, proprio quello stesso laboratorio in cui era avvenuta la fine di ogni sua ragione d'essere, e sapeva che presto l'avrebbero trovata. Nessuno poteva sfuggire al loro occhio, nessuno sarebbe mai sopravvissuto.
In mezzo all'odore opprimente della decomposizione, sotto a un cielo coperto da cenere d'uomo, di tanto in tanto si sentivano le urla disperate delle donne sottoposte ad esperimenti di sterilizzazione, gli stessi che le sarebbero toccati una volta tornata là dentro. Le urla maschili erano più rare. Nonostante l'umiliazione e il dolore, morivano da uomini, morivano da ciò che erano stati in modo così differente dal normale; per una crudele ironia morivano dando l'illusione agli scienziati nazisti di aver trovato una cura mortale ma efficace a quei reietti, a quei deviati, a quegli immorali sodomiti. Agli omosessuali.
In quel luogo di lacrime e di sangue, anche una morte dignitosa diventava un assurdo scherzo del destino.

But touch my tears with your lips
Touch my world with your fingertips


Lei era lì. E lui, lui...quel corpo immobile, scheletrico, mutilato dalle ustioni e privato di ogni dignità; quel viso smunto e terrificante, e insieme ancora così bello, come a rappresentare la meraviglia di ciò che una volta conteneva.
Lo baciò sulla fronte. Passò una mano sul suo capo rasato e riuscì realmente a sentire la consistenza di quei capelli lunghi e morbidi, il profumo del suo dopobarba, la morbidezza di quelle mani affusolate e delicate.
Lo baciò sulla punta del naso. In un impeto di assoluta tenerezza lo abbracciò, lo strinse a sé, sollevando il suo busto da quel terreno di morte e cullandolo con quelle braccia deboli ma ancora amorevoli. Il suo volto, fino ad allora reso inespressivo dallo shock, si ruppe in un pianto profondo quanto delicato; lacrime silenziose le rigavano il viso mentre lo implorava di ricambiare l'abbraccio e di farle sentire il suo affetto.
Sentiva i passi di due soldati che si avvicinavano a passo svelto verso quella fossa maledetta.

And we can have forever
And we can love forever
Forever is our today


Il pianto si fece sempre più intenso e doloroso, fino a farla tremare, fino a renderla quasi cieca per via delle lacrime. Impaurita e delicata, come il tocco di chi prende in mano per la prima volta un vaso fragile e prezioso, avvicinò il volto a quello del ragazzo.
Lo baciò sulle labbra.

Who wants to live forever?
Who wants to live forever?
Forever is our today


Uno sparo, delle urla di ammonizione. Le due SS si avvicinarono a lei e le ordinarono di tornare all'interno del laboratorio. Le diedero un calcio.
Il sapore di quelle labbra, il sapore dell'amore che non avrebbe mai potuto vivere, divenne fuoco. I singhiozzi divennero urla, il tremolio divenne delirio, il pianto divenne disperazione. Si aggrappò al cadavere, lo riempì di lacrime, ignorò il dolore causato dai calci inferti dalle guardie. Gli strappò la camicia, così logora da non venire più riutilizzata, mentre i soldati la sollevavano di peso dal corpo inerme del ragazzo. Cercò inutilmente di divincolarsi, ma loro la tenevano stretta, portandola con loro lungo quel sentiero sterrato e arido.
Con orrore, la giovane realizzò di stringere tra le mani un triangolo di stoffa rosa. Proprio quel triangolo che aveva portato la sua ragione di vita a quella morte così tremenda e ingiusta.
Un ultimo sforzo, un colpo di reni, e con una forza che non avrebbe mai creduto di possedere si liberò dalla morsa degli aguzzini e corse nuovamente verso il cadavere.
Uno sparo.
Due spari.
Tre spari.
La ragazza, raggiunta dai proiettili, cadde inerme sotto il peso di quell'enorme cortina di odio e crudeltà. Le strapparono i vestiti e con un altro calcio la resero parte di quel mostruoso, informe ammasso di corpi.
Casualmente il suo braccio destro, rivolto all'indietro in una posizione innaturale, permetteva alla sua mano di sfiorare un fianco del ragazzo.
Quel tocco leggero, quasi impercettibile, quel legame flebile quanto significativo rappresentò tutto quel che il loro amore impossibile avrebbe mai potuto essere.
I loro corpi, da lì, non furono mai spostati.
Polvere alla polvere, per sempre insieme nel vento.

Who waits forever anyway?

___________________
Ok, eccomi. Ogni tanto ricompaio...
Questa per me è una storia piuttosto importante. Devo l'ispirazione a una mia amica, che ha scritto una storia meravigliosa ambientata proprio in un campo di concentramento, e a un tremendo flash che mi è apparso davanti una sera mentre guardavo la televisione. È stato solo un istante, ma mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi. E ho deciso che l'avrei dovuto mettere per iscritto.
È piena di riferimenti a persone, a spettacoli e a canzoni a cui sono particolarmente legata, e lo stesso brano che ho scelto come colonna sonora della song-fic è uno dei miei preferiti e insieme è un enorme riferimento e omaggio a una persona a cui tengo tantissimo.
Comunque! Chi me l'ha fatto fare di scrivere una storia originale ambientata in un'epoca storica del genere? Giuro che mi sono documentata il più possibile prima di scriverla, non dovrebbero esserci errori enormi. In caso contrario, perdonatemi.
Credo sia tutto...spero di avervi fatto venire un po' di angoscia, era il mio intento. Non per cattiveria, ma mi sono voluta mettere alla prova. E ho cercato un modo per rendere il più possibile ciò che in qualche modo è dentro di me...
Fatemi sapere cosa ne pensate, bene o male che sia!
  
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