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Autore: elfin emrys    12/07/2011    4 recensioni
Le stelle viaggiatrici passarono sopra di lei. Morgana non le guardò come invece faceva in passato con entusiasmo per chiedere una gioia. Non aveva più desideri da esprimere. Il suo cuore scuro sembrava non battere più per l'arrivo di quel periodo dell'anno che invece tanto aveva amato.
Il mondo per lei era cambiato.
*Anche voi amate le stelle cadenti? Io tantissimo*
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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 Stelle

 

Il cielo era chiaro e limpido. Il caldo vento estivo le accarezzava la pelle bianca, passandole tra i capelli corvini. Da lontano arrivavano i suoni di strumenti e di danze, di fuochi accesi nella notte per festeggiare. Le fiamme danzavano anche nelle torce che stavano sui muri del corridoio da dove Morgana guardava le stelle. Nella testa l'eco degli atroci rumori delle battaglie passate e mai vinte. La donna ricominciò a camminare sotto la luce delle stelle che viaggiavano nella volta celeste, che sembravano cadere a terra. I secondi passavano mentre la mora avanzava lentamente verso una piccola torre distrutta e senza tetto. Le stelle viaggiatrici passarono sopra di lei. Morgana non le guardò come invece faceva in passato con entusiasmo per chiedere una gioia. Non aveva più desideri da esprimere. Il suo cuore scuro sembrava non battere più per l'arrivo di quel periodo dell'anno che invece tanto aveva amato.

Il mondo per lei era cambiato.

Le stelle non potevano più aiutarla con la loro scia calda e luminosa, con la loro promessa silenziosa di aiutarla. Non l'avrebbero aiutata. Nessuno poteva. Nessuno voleva. Anche quella parte di affetto per la sua vita passata rimasta stava gridando, urlando cercando di uscire allo scoperto e in quella notte in particolare si faceva più viva, più vivace.

“Voglio vedere le stelle” sembrava gridare.

Morgana però non l'avrebbe mai permesso. Gli astri del cielo non erano per lei. Erano per chi credeva ancora in qualcosa, per chi voleva essere aiutato. Lei non era più così. Era diventata più forte e non avrebbe permesso che le mura e i bastioni che era riuscita a costruire almeno all'interno di sé fossero distrutti sotto gli arieti e i soldati di Camelot, anch'essa luminosa come le stelle che brillavano in cielo, che continuavano a chiamarla con insistenza, che non le facevano dimenticare quanta gioia aveva provato quando ancora non aveva scelto quella strada.

Le stelle non mostravano sempre la strada sicura.

“Guardaci, guardaci” parevano dirle.

E più Morgana sentiva quelle voci pure e cristalline dentro di sé, più sentiva se stessa cadere, sentiva delle crepe formarsi sul proprio viso, come se fosse una maschera di argilla che si stava spezzando. Le spalle di Morgana erano curve dal peso di quello che aveva fatto e continuava a fare, ma non avrebbe ceduto.

Gli astri continuavano ad illuminare le sue vesti, i suoi capelli e la sua pelle. Non avrebbe mai dimenticato cosa aveva riposto in quelle luci e in quei raggi chiari. Non avrebbe mai dimenticato come fosse rimasta delusa anche da quelle flebili speranze, da quei desideri espressi e mai realizzati. Aveva capito che doveva lottare da sola per riuscire ad avere quello che voleva. Non si poteva fidare di nessuno. Nessuno. Neanche di quelli che pensava suoi amici.

Il sole grande e giallo delle giornate afose aveva lasciato quella terra per andare a toccare altre regioni lasciando solo le sue piccole figlie a curarsi di quelle foreste e di quei villaggi, lontano da Camelot in cui sicuramente Arthur stava guardando le stelle come faceva da piccolo stavolta accompagnato da qualcun altro che non era lei, forse Gwen o Merlin.

Un brivido che non era di rabbia, ma assomigliava a nostalgia.

Disgustoso.

Morgana arrivò in cima alla torre senza tetto. Sembrava volesse toccare il cielo. Il caldo la faceva sudare e attaccare le vesti alla pelle pallida che risplendeva sotto il firmamento. La debole luce di quelle stelle illuminavano anche la lama di un coltello nascosto tra la stoffa, lasciato lì per difendersi, anche se avrebbe potuto utilizzare la magia.

Morgana cominciò piano ad alzare il capo, ma lo riabbassò subito. Il volto era trasformato da una smorfia di sforzo.

“Alza la testa e apri gli occhi” gridava il cuore che ricominciava a pulsare nel petto.

-No.

E le stelle passavano ancora, con le loro code magnifiche che rimanevano negli occhi ancora un po' prima di sparire anche da lì. La musica che sentiva era calata e il vento bollente portava via i ricordi di Morgana che aveva aperto gli occhi pieni della memoria del cielo e delle sue lanterne, le mani strette insieme come in una preghiera non voluta.

Le sue priorità erano cambiate, ma non avrebbe mai chiesto alle stelle il male altrui perchè se mai quel sogno si fosse realizzato avrebbe macchiato di rosso le punte di quegli astri. Con i propri scopi erano cambiati i suoi desideri che avevano assunto una strana tonalità nera sbiadita, avrebbe detto spoglia, spoglia come il prato che stava davanti al castello diroccato dove ormai viveva che in primavera era pieno di piccoli fiori. Morgana lasciò che una leggerissima lacrima uscisse dai propri occhi aperti, bagnandole il viso rinfrescandola da quel caldo. La donna portò le mani unite al petto piano, le labbra rosse leggermente socchiuse in un sussurro.

E poi alzò la testa.

-V... Vorrei...

E si sentì bene.





AVVISO IMPORTANTE: io giovedì parto e non ho la possibilità di accedere a internet. Ogni tanto tornerò a casa e allora potrò aggiornare e recensire ma per settimane non mi vedrete. Per chi segue le mie storie, scusate, ma ho avuto un vero e proprio blocco e non riuscivo ad andare avanti in NIENTE.



   
 
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