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Autore: Nil_Yeol    13/07/2011    5 recensioni
Quando apro gli occhi trovo ancora i suoi ad aspettarmi.
- Ti sei svegliato finalmente, mi hai fatto preoccupare.- e questa volta la sua voce è vera, sincera e cristallina come lo è sempre quando siamo soli.
- Soffro di senilità precoce come hai detto tu quindi è normale che abbia questi problemi. - e mi volto dall'altra parte per non doverla più guardare in faccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kai, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appearances




Sono stanco; stanco di posare di fronte a questo stupido obbiettivo, stanco della sarta che ogni due minuti sistema l'orlo dei miei pantaloni stretti come una confezione di noccioline sottovuoto, stanco di ammiccare e sorridere falsamente.
A che scopo sorridere? Non c'è proprio niente di divertente nel lavorare fino a tarda sera, saltando pranzo e cena e correndo come un pazzo da un lato all'altro della PSC per rimediare agli sbagli di qualche incompetente che manda in fumo il lavoro di un'intera giornata.
<< L'ultimo scatto Kai-san.>>
Finalmente quell'imbecille di un fotografo si degna di darmi una bella notizia; ho le gambe tremanti e sento di essere sul punto di cadere da un momento all'altro e tutto per colpa di queste scarpe dalla zeppa vertiginosa!
Con queste mostruosità ai piedi sono elegante quanto una battona che mostra il culo per strada, ma naturalmente il mio metro e settantadue non è abbastanza per l'immagine di idolo sexy e dannato che devo concedere alle fan.
L'ultimo flash mi acceca all'improvviso e, tenendo a freno i nervi, sorvolo anche sull'ennesimo grado che la mia vista rischia di perdere.
Saluto frettolosamente il nostro staff e con il solito sorriso melenso esco dalla stanza sbattendo la porta; tolgo le trappole cinesi dai piedi e comincio a correre verso il mio camerino, non voglio rimanere qui dentro nemmeno un altro minuto, quindi infilo un paio di jeans scuri, scarpe comode e mi fiondo fuori da quest'inferno.
Quando entro in macchina non so nemmeno dove andare, semplicemente metto in moto e vado via, via da quel luogo soffocante e stressante, un luogo dove non posso fare altro che sorridere e fingere di essere gentile e disponibile.
<< Andate tutti a farvi fottere! >> lo sibilo tra i denti mentre accendo la ventitreesima sigaretta della giornata. Inspiro profondamente il fumo della mia fidata compagna e mi crogiolo con il sapore dolciastro della nicotina, che, ancora una volta, rilassa i miei muscoli tesi.
Durante il mio disperato vagare, senza accorgermene finisco con il ritrovarmi nei pressi di un piccolo pub sulla spiaggia: non è niente di speciale, un locale piccolo dalle pareti blu notte e una musica assordante che proviene dall'interno.
Esco dalla vettura gettando a terra la sigaretta ormai completamente consumata e attivando l'allarme mi dirigo verso quel buco, tamburellando sulla coscia il ritmo di quella melodia, se di melodia si può parlare...
All'interno l'odore acre di quella moltitudine di persone e delle bevande superalcoliche mi investe in pieno facendomi arricciare il naso.
“ Sono caduto davvero in basso per finire in un simile bordello...” non posso fare a meno di pensarlo e un gruppo di ragazzi chiassosi e alticci, tutti intenti a bere e a dire volgarità, non fa altro che aumentare il mio disgusto.
Tra loro c'è una ragazzina mezza svestita che non fa altro che starnazzare: le giovani di oggi sono tutte uguali, un branco di oche superficiali e senza cervello, questa in particolare poi sembra essere davvero stupida.
Se ne sta in mezzo alla sua compagnia di trogloditi ridendo per ogni minima cretinata e scuotendo la lunga cascata di capelli castani e liscissimi;
deve essere parecchio sicura di sé dato che sfoggia con tutta tranquillità un abito così corto da poter essere tranquillamente scambiato per una maglia, inoltre sembra essere del tutto a suo agio sui tacchi alti e dalla punta finissima.
Ancora non riesco a capacitarmi di come le donne – e Takanori- riescano a camminare su quei cosi.
Ecco che per mostrare tutta la sua bravura, la ragazza si mette a saltellare con un bicchiere in mano e cantando a squarciagola una canzone di cui capisco due parole su venti.
I suoi amici sembrano apprezzare nonostante tutto, anche se quasi certamente le sue gambe scoperte e i movimenti provocanti costituiscono l'80% dei consensi.
Un ragazzo in particolare la sta letteralmente divorando con gli occhi: è biondo, non particolarmente alto e con la faccia da ebete, sembra uno dei classici zerbini pronti a tutto per una donna la quale però finisce solo con l'annoiarsi terribilmente.
E come darle torto? Il biondo la tiene per la vita stretta cercando di farla sedere sulle sue gambe ma non ottiene altro che una gomitata sullo sterno e una serie infinita di risate di scherno.
“ Patetico...”
Prendo il cocktail dall'insolito colore giallastro che una cameriera sorridente mi porge piegandosi verso di me; la sua scollatura generosa e il modo lascivo in cui mi sfiora la mano sono un chiaro segno della sua disponibilità, ma non sono dell'umore adatto per una notte di sesso squallido e fugace, quindi non accenno nemmeno un sorriso di ringraziamento ed esco all'esterno del locale per sorseggiare il mio drink con il rumore delle onde a farmi compagnia.
Mi appoggio con molta delicatezza sul parapetto in legno della veranda: sono piuttosto magro, forse anche troppo, ma il rischio di finire con la testa nella sabbia non è da scartare, questa catapecchia potrebbe accartocciarsi su se stessa da un momento all'altro.
Il vento fresco della sera scuote appena i miei capelli ancora prigionieri nella morsa della lacca ma in breve tempo riesce a seccare le mie labbra piccole e carnose; con la punta della lingua le inumidisco un po' e subito il sapore del sale si mischia a quello aspro e forte della mia bevanda.
Starsene qui fuori non è niente male, c'è una tranquillità quasi da sogno e finalmente sento di poter cacciare via lo stress della giornata.
Naturalmente la fortuna vuole che anche questa volta abbia parlato troppo presto: la ragazza in abiti succinti di poco prima esce dalla porta alle mie spalle come un fulmine e inizia a correre verso la spiaggia urlando e ridendo come un'esaltata. Il suo amichetto la segue a ruota con la faccia preoccupata e quell'aria da cane bastonato che fa sorgere in me l'impulso irrefrenabile di prenderlo a pugni: gli uomini che si umiliano così non li capisco proprio.
Assottigliò gli occhi truccati di nero per osservare la scena che mi si presenta a qualche metro di distanza: l'imbecille dai capelli chilometrici si è tolta scarpe e vestito e ora balla in circolo come un indiano intorno ad un totem, lui invece se ne sta lì a guardarla, probabilmente troppo eccitato alla vista di una donna in intimo, e solo ogni tanto lo sento rivolgerle qualche ammonimento riguardo al raffreddore che si sarebbe presa.
“ Certo...come se in questo momento il raffreddore fosse il tuo primo pensiero...maniaco...”
Sorrido amaramente ai miei stessi pensieri; accumulo così tanta rabbia e frustrazione nel dover fingere di essere ciò che non sono, che ora me la prendo perfino con un ragazzino alle prese con la sua prima cotta. In fondo quanti anni avranno quei due mentecatti...? Una ventina? Forse lei è anche più piccola...
Con un gesto fluido della mano scosto qualche ciocca castana e getto la testa indietro per riprendere il controllo. Non posso andare avanti così, devo rilassarmi ed evitare qualunque cosa che possa urtare il mio già precario sistema nervoso.
Quando riapro gli occhi però scorgo uno spettacolo che non avrei mai voluto vedere: la castana sta correndo in acqua e si allontana gridando al suo amico di raggiungerla, la sento mentre urla quanto siano divertenti le onde che la spingono da una parte all'altra.
Il biondo è sul bagnasciuga e la guarda terrorizzato e immobile, non ha la forza di muovere un muscolo quella sottospecie di medusa e ora il mio istinto omicida nei suoi confronti è aumentato vertiginosamente.
Abbandono il bicchiere ormai vuoto sul balcone e corro a perdifiato nella loro direzione: quando arrivo al fianco del ragazzino lei è già sparita tra la spuma marina e non accenna a salire in superficie.
<< Cazzo! Sei davvero un imbecille lo sai??? >> gli urlo contro mentre abbandono scarpe e maglia sulla sabbia e mi fiondo nell'acqua gelida.
Se la giornata era iniziata male, ora sta finendo peggio.
Le onde ghiacciate mi tolgono il respiro ad ogni impatto con la mia pelle pallida e se non fosse per questa strana forza di volontà che mi spinge ad andare avanti, probabilmente sarei già annegato diventando un grazioso ghiacciolo giapponese.
Ancora poche bracciate e finalmente scorgo la macchia scura dei suoi capelli che galleggiano sull'acqua; senza troppo sforzo riesco a sollevarla poggiandola sul mio petto e riprendo la mia corsa, questa volta verso la spiaggia.
Non so quanto ci abbia messo ma al nostro arrivo sono praticamente sfinito; adagio il suo corpo esile e leggero sulla sabbia e mi stendo accanto a lei respirando a fatica.
Poi la terribile constatazione: io respiravo a fatica, ma lei non respirava per niente! Nonostante i muscoli che bruciano per l'acido lattico e implorano pietà, mi sollevo in ginocchio avvicinando il viso al suo: no, dalle sue labbra bianche non esce nemmeno un filo d'aria.
Imprecando per l'ennesima volta, porto le mani poco sotto il suo petto e comincio a fare pressione ad un ritmo regolare, poi faccio aderire la mia bocca alla sua e soffio fino a sentire la sua cassa toracica che si solleva appena.
Ripeto l'azione ancora per un paio di volte e finalmente la ragazza riprende conoscenza sputacchiandomi in faccia all'incirca un litro d'acqua;
che palle, mi sto davvero innervosendo ma sono troppo stanco anche solo per lamentarmi, senza contare che la bamboccia ha rischiato di finire all'altro mondo quindi non mi sembra il caso di sputarle contro tutto il mio veleno.
Nel frattempo ha riaperto gli occhi dall'elegante forma allungata e sbatte le ciglia lunghe ancora confusa. Mi guarda con quell'aria da cucciolo spaventato e per un attimo mi sento un mostro solo per aver pensato di imprecarle contro; dai miei capelli scende qualche goccia che si adagia dolcemente sulla sua guancia candida e sfiorandola posso avvertirne la consistenza liscia e morbida.
Una folata di vento più forte delle altre la fa rabbrividire costringendola ad accoccolarsi contro di me tremante e infreddolita. A quel punto afferro prontamente la maglia che avevo abbandonato lì sulla sabbia e la lascio scivolare sulle sue spalle minute.
“È così delicata che potrei spezzarla con un semplice gesto...” ma l'abbraccio con cui la circondo è così leggero che quasi non se ne accorge.
No, decisamente non posso prendermela con lei, per ora, ma so già a chi rivolgere le mie premure. Mi sollevo tenendola in braccio e con uno scatto fulmineo del viso mi volto a guardare il decerebrato con il ciuffo a banana.
<< Sarebbe potuta morire lo sai vero? Sei così inetto da essertene rimasto lì a bocca aperta tutto il tempo...che uomo senza palle...>> continuo a guardarlo torvo mentre faccio qualche passo verso di lui e quando sono abbastanza vicino da sovrastarlo con la mia pur modesta altezza, schiocco la lingua in segno di disprezzo.
<< Chiama i suoi genitori e falla venire a prendere; di certo non la lascio sola con te.>>
Vorrei aggiungere qualche altro epiteto colorito tanto per complimentarmi ancora con la mia vittima della serata ma la mano di lei mi stringe improvvisamente il braccio attirando la mia attenzione.
Mi fissa con sguardo languido e implorante e con tono supplichevole mi chiede di non farlo.
<< Non fare cosa? >> le rispondo un po' confuso.
<< Non chiamare i miei, se scoprono che ho bevuto ancora mi rinchiudono in un convento.>> la sua voce è poco più alta di prima, ma comunque flebile e roca, probabilmente per l'acqua salata che le ha graffiato la gola.
Alzo un sopracciglio con fare scettico: ora vengo a sapere che ha anche il vizietto di bere! Gioventù bruciata...
Certo anch'io alla sua età non ero affatto un santo, ma io sono un uomo, lei invece è una ragazza e come tale non dovrebbe ubriacarsi una volta si e l'altra pure!
Lancio un sospiro profondo e afferrate le mie scarpe, mi incammino verso la macchina, abbandonando al suo triste destino il ragazzo biondo; per fortuna lui sembra improvvisamente svegliarsi e comincia a seguirmi aumentando il passo per stare al mio fianco.
<< Dove la stai portando? >> incredibile come anche la sua voce risulti fastidiosa alle mie orecchie.
Senza nemmeno guardarlo scrollo le spalle e rispondo la prima cosa che mi viene in mente.
<< A casa mia.>> pensandoci bene non è proprio una grande idea ma vedere la faccia dell'idiota stravolta dal terrore mi dissuade dal tornare sui miei passi e lasciargli la ragazza.
<< Cosa!?!? Ehi non se ne parla! >> e mi si para davanti con fare quasi minaccioso.
Sorrido divertito, e forse anche intenerito, da quella scena e avvicinandomi a lui gli sussurro lascivo in un orecchio:
<< Tranquillo non le farò niente, io preferisco i tipi carini come te.>> e schiocco una bacio sulla sua guancia, ora improvvisamente rossa come un peperone.
Mi allontano ridendomela sotto i baffi.
“ Funziona sempre!”
Con qualche difficoltà apro lo sportello del passeggero e con delicatezza faccio sedere la ragazza semi-incosciente.
Non so nemmeno il suo nome...Poco male, tanto si tratta di rimetterla in sesto e poi accompagnarla a casa, non la rivedrò mai più in tutta la mia noiosissima vita.
Faccio il giro della vettura, mi siedo al volante e finalmente partiamo: posso anche permettermi di correre un po' in fondo la cintura la tiene salda al sedile, solo il suo viso dall'incarnato avorio è inclinato da un lato e ciondola leggermente.
“ Che serata...l'unica cosa che manca è una bella denuncia per pedofilia o tentato stupro e sono a cavallo!”
Premo con forza sull'acceleratore e volo veloce sull'autostrada deserta: sono le 3 di notte, non c'è da stupirsi che non ci sia un'anima.
Mi volto per constatare che la mia ospite stia bene e dal sorriso leggero che increspa le sue labbra screpolate per il freddo parrebbe di si.
Accendo la radio e quasi come un segno del destino la voce calda e sensuale di Takanori si diffonde nell'abitacolo: la prima cosa rilassante della giornata! Quando quest'incubo sarà finito devo ricordarmi di ringraziare quel nano del mio vocalist.
Fischietto accompagnando le note della chitarra di Yuu ma a quel punto la castana accanto a me sembra dare i primi segni di dissenso: non approva particolarmente la nostra musica, infatti scuote la testa e aggrotta le sopracciglia.
<< Che c'è bella addormentata, la musica ti ha svegliato dall'incanto? >> sghignazzo divertito ma il suo pugno nello stomaco interrompe il mio spasso facendomi tossire.
<< Leva questa roba, mi fa venire il mal di testa...>> mugugna e si lamenta come una ragazzina dell'asilo, poi richiude gli occhi tornando a sonnecchiare.
<< ROBA!!!? Tu questa la chiami ROBA!!!? Questa è musica, anzi, arte cara mia! Probabilmente però sei troppo ubriaca e stupida per rendertene conto...>>
Ok, forse non avrei dovuto darle della stupida ma in quanto ad essere brilla come una spugna non può darmi torto.
Si volta verso di me e sento il suo sguardo affilato analizzare per intero la mia figura.
“ Tu guarda se mi devo sentire sotto pressione per una ragazzina”
Fortunatamente il viaggio è finito e scendendo velocemente dalla macchina, vado a recuperarla dal lato opposto.
Quando tento di metterla in piedi si affloscia a terra come un budino, così sono costretto a metterle una mano sotto le gambe e l'altra a sostenerle la schiena e la prendo di nuovo in braccio.
Stavolta però non se ne sta tranquilla come sulla spiaggia: inizia a scalciare e a divincolarsi come una serpe e a peggiorare la situazione arrivano le sue urla stridule.
<< METTIMI GIU MANIACO!!!! DOVE MI PORTI!!!? VOGLIO SCENDERE! VOGLIO SCENDERE, HAI CAPITO!!? >>
Nel vano tentativo di tapparle la bocca ricevo un morso tale da farmi imprecare a mezza voce.
<< Brutto animaletto da cortile!!! Cazzo che male! Senti, vedi di stare zitta o sveglieremo tutto il palazzo.>>
Continuo a dirle di tacere ma naturalmente non ne vuole sapere neanche quando, per miracolo, riesco ad aprire la porta del mio appartamento e me la chiudo alle spalle.
È ubriaca persa e non so che fare per farla tornare in sé, poi il colpo di genio: una bella doccia fredda! Si, una doccia gelida è quello che ci vuole per questa pazza furiosa.
Con le poche forze rimastemi la trascino in bagno e la faccio entrare nella vasca.
“ Un ultimo sforzo Kai, un ultimo sforzo e ce l'hai fatta!” tento di farmi coraggio così riesco finalmente ad aprire l'acqua e a gettarla su quella forza della natura.
La vedo irrigidirsi all'improvviso e per fortuna smette anche di urlare.
<< Grazie a Dio...>> faccio appena in tempo a dirlo quando le sue mani mi afferrano per le spalle trascinandomi sotto il getto d'acqua con lei.
È un putiferio: continua a muoversi e a tirarmi i capelli mentre il tubo della doccia comincia a schizzare acqua ovunque, le sue grida isteriche rimbombano nella mia testa e per un attimo, ritrovandomi con la faccia praticamente in mezzo alle sue gambe, ho seriamente pensato di morire.
Anche se avessi mai il coraggio di raccontare tutto questo a qualcuno, nessuno mi crederebbe, nemmeno quell'anima candida di Kouyou.
Riemergo a fatica dal campo di guerra e raggiunto il pavimento ormai completamente bagnato, chiudo l'acqua per salvare quel poco che resta del mio bagno: la furia ha buttato giù asciugamani e bagnoschiuma di ogni genere, non è rimasto in piedi quasi nulla e se penso che domani dovrò mettere in ordine tutto quanto, non posso fare a meno di pensare che rimanere lì a terra in coma farmacologico sarebbe cento volte meglio.
La fonte dei miei problemi se ne sta inginocchiata nella vasca e mi guarda confusa e forse...mortificata.
Lo spero bene!!! è tutta colpa sua maledetta bamboccia!!!
La vedo abbassare lo sguardo, ormai il gelo dell'acqua deve aver sortito il suo effetto perché quando si rende conto di essere rimasta in mutande e reggiseno spalanca la bocca inorridita e tenta inutilmente di coprirsi alla ben e meglio.
Roteo gli occhi esasperato e afferro un grande asciugamano azzurro, uno dei pochi rimasto asciutti. Lo apro per poi avvolgerlo intorno alla sua figura esile e tendendole la mano la invito ad alzarsi.
<< Dai muoviti!>>
Lei è ancora un po' titubante ma poi finalmente si decide ad intrecciare le sue dita con le mie e con un piccolo salto esce dalla vasca con un gesto però un po' troppo frettoloso, infatti sarebbe certamente caduta a terra se con il mio corpo non avessi sostenuto il suo dolce peso.
<< Stai attenta! >>
Solleva il viso e quando si accorge che è a pochi centimetri dal mio, diventa tutta rossa per l'imbarazzo; e pensare che in quel locale faceva tanto la spavalda.
Mi allontano da lei dirigendomi verso la porta.
<< Invece di cadere ogni cinque secondi asciugati i capelli, il fon è nel mobile vicino allo specchio; ah, ti lascio una tuta qui fuori alla porta, sei piatta quasi come un uomo quindi non dovresti avere problemi a metterti qualcosa di mio...>>
Non faccio nemmeno in tempo a poggiare la mano sulla maniglia che un flaconcino di deodorante mi sfiora la nuca e si frantuma alla parete. Mi volto lentamente con uno sguardo che farebbe invidia al protagonista di shining e la guardo senza sapere ancora cosa dire, a quanto pare però a lei le parole non mancano.
<< Sei un lurido cafone maniaco! Ma come ti permetti!!? Prima mi trascini qui mezza nuda con chissà quali idee da pervertito in mente e poi osi anche criticare!!!
Brutto...brutto...PEZZENTE! >>
Stavolta sento di non poter trattenere la rabbia e infatti esplodo: << Cosa sarei io??? Un pervertito!!? Vogliamo parlare di quel mollusco biondo che ti trascinavi dietro e che si è rincoglionito solo per aver visto un reggiseno, VUOTO per giunta!!! Ma fammi il favore stupida gallina alcolizzata! >>
Decisamente con l'ultima definizione ho superato me stesso e ne vado fiero. Non può darmi torto, sa bene anche lei di aver qualche problemino con l'alcol.
Continua a fissarmi con uno sguardo che se potesse incenerirebbe ma senza avere la forza di aggiungere altro, quindi me ne vado chiudendomi la porta alle spalle.
Quando circa un'ora dopo mi raggiunge in sala, io me ne sto seduto sul divano con i gomiti sulle gambe e la testa tra le mani.
<< Ti fa male la testa? >> il suo tono è stranamente pacato ma non ho voglia di risponderle o guardarla quindi continuo a massaggiare le tempie facendo piccoli cerchi concentrici.
Poi avverto la sua presenza accanto a me e con la coda dell'occhio osservo la sua immagine: ha indossato la tuta nera che le ho prestato e anche se le sta un po' lunga le calza a pennello, anche lei è piuttosto magra e i capelli, che le ricadono elegantemente al di sotto del seno, non fanno altro che snellire ulteriormente la sua siluette.
Si accorge del mio sguardo e mi sorride imbarazzata piegando le labbra finalmente rosse come petali di rosa. Porta una ciocca di capelli dietro un'orecchia che solo ora mi accorgo di quanto sia piccola.
<< Hai anche delle orecchie strane...>>
I suoi occhi sottili e dall'intenso color caramello si incupiscono e mi mostra tutto il suo disappunto arricciando il naso piccolo e delicato, poi torna a guardare di fronte a sé e si abbandona contro i cuscini del sofà.
<< E va bene, abbiamo cominciato con il piede sbagliato; da quel che ricordo mi hai salvato la vita quindi non avrei dovuto chiamarti maniaco, mi dispiace.>>
Rimango immobile solo per non darle soddisfazione ma non posso fare a meno di sorridere per il suo tono affranto: deve fare molta fatica, si vede che non ha l'abitudine di chiedere scusa.
<< Che fai mi ignori? Guarda che io ce la sto mettendo tutta! >>
Questa volta mi giro nella sua direzione per guardarla negli occhi; mi scoccia un po' ammetterlo ma è davvero carina e forse, se non fosse così piccola, ci avrei fatto un pensierino.
<< Quanti anni hai bamboccia? >>
Sospira infastidita ma anche stavolta si trattiene limitandosi a rispondere.
<< Diciotto.>>
Decisamente troppo piccola...
Mi alzo stiracchiandomi, si è fatto tardi e sono quasi ventiquattro ore che non dormo quindi ora la mia priorità è riposare altrimenti domani non riuscirò a colpire nemmeno un charleston.
<< Va bene bimba, allora andiamo a dormire, domani ti riaccompagno a casa. A proposito, hai avvertito i tuoi?>>
Mi sorride con aria soddisfatta come se si sentisse particolarmente furba.
<< Certo che li ho avvertiti, ho detto che sarei rimasta da un'amica, tanto era già nei piani.>>
Alzo un sopracciglio e scoppio a ridere.
<< Tu devi essere davvero una peste! Chissà che martiri i tuoi genitori, li riempi di cavolate per stare con quel mollusco del tuo amichetto.>>
E adesso è lei che ride.
<< Ma che hai capito!!? Non avevo mica intenzione di stare con quello! Sarei andata davvero a dormire da una ragazza, almeno avrei potuto fare tardi.>>
Afferro una sigaretta dal pacchetto mettendolo in bocca.
<< Allora non sei del tutto stupida! Mi fa piacere. Ok, fila comunque a letto, domani ti sveglio presto.>>
<< Dove devo andare a dormire? >>
Già, non avevo pensato a dove farla dormire...Merda!
Mi scompiglio i capelli pensieroso ma non trovando un'idea nemmeno lontanamente plausibile, la guardo sconsolato soffiando una nuvola di fumo.
<< Dormirai in camera mia, io rimango qui in salotto.>>
Sorride entusiasta e stupita: probabilmente non si aspettava tanta gentilezza da parte mia. Si avvicina con ancora quell'espressione soddisfatta dipinta sul volto e mi tende la mano.
<< Non ci siamo ancora presentati, io sono Ambra.>>
Senza pensarci stringo la sua mano e mi presento.
<< Yutaka.>>
“ Che strano...è la prima volta che dico ad una perfetta sconosciuta il mio vero nome...”


Questa mattina si è rivelata ancora più stressante e infernale del giorno prima: la sveglia non è suonata, quando mi sono alzato erano le 9 e mezza passate e per la fretta ho sbattuto il ginocchio al dannato tavolino di vetro.
Imprecando tra i denti mi fiondo in camera da letto e spalanco la finestra inondando la stanza con la luce intensa di quel primo di aprile.
Ambra se ne stava stesa sul mio letto, rannicchiata e completamente avvolta dalla coperta color pesca, riuscivo ad intravedere a malapena i suoi occhi leggermente arricciati a causa di un raggio di sole che le investiva il viso, e qualche lunga ciocca di capelli che faceva capolino dalle coltri completamente sconvolte.
Mi avvicinai a lei picchiettando sulla sua testa, in risposta ricevetti solo qualche mugolio di dissenso, così pensai bene di tirare via la coperta lasciandola priva di protezioni.
<< Avanti dormigliona, muoviti!>>
Finalmente aprì gli occhi e con voce ancora assonnata chiese che ore fossero, la mia risposta la svegliò del tutto.
<< COSA!!!? Oh mio Dio!!! Mia madre mi ucciderà, mi ucciderà di sicuro! Ho saltato anche scuola e tutto per colpa tua! >>
Stavolta è davvero troppo, non solo l'ho ospitata pur essendo una perfetta sconosciuta, per lei mi sono fiondato tra le onde gelide del mare, ho finto di essere un gay allupato e mi sono guadagnato la fama di ubriacone con tutti i condomini...già devo essere completamente impazzito!!!
Incrocio le braccia al petto e la guardo torvo.
<< Non sarà un giorno di scuola in più o in meno a fare la differenza, sei e resti comunque una capra. Ora alzati e datti una mossa, sarò costretto a portarti con me a lavoro.>>
A quelle parole il suo scontento sembra svanire nel nulla.
<< Davvero!!? Posso venire con te!?>>
Sbuffo gettando la testa all'indietro e mi abbandono contro lo stipite della porta.
<< Si puoi venire, ma solo se ti muovi.>>
Si mette a saltellare entusiasta sul letto come una bambina alla vigilia di natale e mi corre incontro per poi allacciare le sue braccia esili intorno alla mia vita.
<< Grazie,grazie,grazie!!! Però aspetta! Tu che lavoro fai? >>
Me la scrollo di dosso e la trascino per un braccio nel bagno.
<< Lo vedrai, adesso pensa a prepararti o ti lascio qui.>>
<< Sissignore! >> e ridendo ancora, inizia a lavarsi il viso.
Senza capirne il motivo mi ritrovo a sorridere osservandola; svegliarmi in compagnia di qualcuno è una sensazione piacevole: quel rumore in casa, quel disordine che non mi appartiene, il profumo di un'altra persona sul mio cuscino...una cosa che non mi capitava davvero da tanto tempo.
Scuoto leggermente la testa per allontanare quei pensieri: devo essere decisamente frustrato per arrivare a questo punto.
Torno in camera e inizio a spogliarmi, In realtà non ho voglia di lavorare e ricominciare la farsa ma oggi abbiamo le registrazioni quindi non posso mancare.
Infilo un paio di jeans stracciati e la camicia bianca troppo leggera per quella giornata ma nel mio lavoro il freddo non è certo un problema, mi riscaldo facilmente...
Contorno gli occhi con un tratto spesso di matita, sistemo velocemente i capelli e il gioco è fatto; guardo con un sopracciglio alzato il letto disfatto e sospiro rassegnato.
Metterò in ordine più tardi, ormai è tardi.
<< Sei pronta?>> praticamente lo urlo ma non mi sono accorto che Ambra è già dietro di me e mi osserva con una strana espressione sul volto, sembra compiaciuta.
<< Che hai da guardare? >> il mio tono acido torna a farsi sentire.
Lei sorride e si avvicina per sistemare il collo della mia camicia.
<< Ieri, tutto bagnato e con la faccia sconvolta mi sei sembrato davvero insipido, quasi bruttino direi.>>
Si mette a ridere ma il mio sguardo gelido e inespressivo la fa impietrire.
<< Dai non prendertela, in fondo ero ubriaca e oggi sono pronta a rimangiarmi tutto, sei davvero carino.>>
Chiudo gli occhi e scrollo le spalle, non ha senso discutere per una sciocchezza simile; come se mi importasse qualcosa di quello che pensa di me una ragazzina infantile e volubile, ho schiere di donne io, la sua opinione è del tutto ininfluente.
<< Si ok, ok, ora andiamo.>> la supero senza troppi complimenti e arrivato all'ingresso afferro le chiavi della macchina.
<< Forza muoviti.>> sono parecchio lapidario, ma non è certo per lei che sono così nervoso, figuriamoci...
<< Senti Yutaka...non è che prima di andare potremmo passare in qualche negozio per comprarmi qualcosa da mettere? Non posso uscire con questa tuta!>>
Stringo nervosamente la mano intorno la maniglia e mordendomi il labbro cerco di risponderle nel modo più tranquillo possibile.
<< Va bene...andiamo...>>


Se avessi saputo che, come tutte le donne e forse anche più di loro, una diciottenne impiega in media dai 40 ai 60 minuti per scegliere un vestito “al volo”, l'avrei trascinata negli studi della PSC anche solo in mutande.
Con le braccia incrociate al petto e lo sguardo truce inizio a sbattere ritmicamente il piede a terra per mettere ben in evidenza tutto il mio disappunto, ma finalmente la mia spina nel fianco si decide ad uscire dal camerino:
un grazioso abito color pervinca, decisamente meno corto di quello della sera prima, abbraccia il suo corpo esile e asciutto lasciando scoperta solo una piccola porzione di pelle candida sotto il suo collo lungo e sottile e le sue spalle minute, su cui si posano delicati i capelli leggeri come l'aria.
La osservo senza proferire parola e non muovendo nemmeno un muscolo; in realtà avverto una strana pressione all'altezza del petto ma non voglio darle alcuna soddisfazione.
<< Allora? Come mi sta?>> fa una giravolta su se stessa e mi guarda sorridente e con occhi brillanti di aspettativa.
Con tutta tranquillità afferro una sigaretta dal pacchetto e l'accendo distogliendo lo sguardo da lei.
<< Andiamo.>> soffio il fumo contro il viso della cassiera infastidita ma la generosa mancia mette a tacere ogni probabile lamentela.


Il viaggio in macchina si svolge nel più completo silenzio. Ogni tanto avverto il suo sguardo furtivo che analizza la mia figura, ma sono una statua, non ho la minima intenzione di darle la mia attenzione.
So benissimo cosa vogliono le ragazzine superficiali come lei: complimenti, regali, premure di ogni tipo, insomma di un uomo zerbino come l'idiota dell'altra sera.
Il mio flusso di pensieri viene interrotto dal suo tono mesto e sconsolato.
<< Ti ho fatto arrabbiare vero? >>
Mi fermo ad un semaforo sfortunatamente rosso e inizio a tamburellare con le dita sul volante; queste situazioni mi innervosiscono, io le donne le porto a letto non in macchina o a fare shopping.
<< No.>> la mia risposta incolore.
<< Invece si! Dai Yutaka dimmi che ho fatto! È per quello che ho detto stamattina? Ti ho già chiesto scusa e mi sono rimangiata tutto, che devo fare ancora?>>
Allo scattare del verde pigio con forza sull'acceleratore e la vedo sfiorare con la fronte il cruscotto della macchina. Se non avesse avuto la cintura probabilmente si sarebbe spalmata contro il vetro.
Mordo il labbro inferiore nel tentativo di trattenermi ma la sua faccia sconvolta, con tanto di bocca aperta, mi fa scoppiare a ridere al punto che sento qualche lacrima scivolare lungo il mio collo.
Poi il suo schiaffo colpisce la mia coscia ma neanche questo riesce a farmi smettere.
Era davvero da tanto che non ridevo così di gusto.
<< Ma sei stupido!!?? Sarei potuta morire, ti rendi conto? >> e la raffica di schiaffi sulla mia povera gamba aumenta di intensità e forza.
E il mio buonumore è sopravvissuto fino all'ingresso degli studi di registrazioni.
Qui davanti però le cose cambiano: mi fermo, chiudo gli occhi e prendo un bel respiro, poi indosso la mia maschera di zucchero e dolcezza.
Ambra mi guarda confusa ma almeno per ora pensa bene di non fare domande.
Entriamo fianco a fianco e subito la prima ondata di rompiscatole mi si riversa addosso inondandomi di fogli e domande.
<< Buongiorno Kai-san! Questa è la scaletta del prossimo live, deve controllare giusto? >>
<< Giorno Kai-san, è arrivata l'attrezzatura finalmente, deve solo accertarsi che ci sia tutto.>>
Guardo da una parte all'altra sorridendo e assecondando le richieste di quella miriade di persone. Mi accorgo che la mia giovane compagna di sventure mi fissa con stupore, è disorientata da quella confusione e forse anche dal mio comportamento insolito...
Quando finalmente la folla si dirada come fumo spazzato dal vento, lei mi torna accanto: ha le braccia incrociate e un sopracciglio graziosamente sollevato – un'abitudine che ho anch'io-
<< Perchè fai quella faccia?>>
<< Perchè sei diverso, sei...stucchevole...>>
Mi abbasso fino a portare il viso all'altezza del suo.
<< E tu sei una rompiscatole.>> e mi incammino lungo il corridoio luminoso.
Sento il rumore dei suoi passi veloci che tentano di mantenere il ritmo dei miei e poi vedo di nuovo la sua testolina che si affaccia per osservarmi in volto.
<< E perchè ti chiamano “Kai”? Mi hai detto che ti chiami Yutaka!!>>
<< Infatti è così.>>
<< E allora perché ti chiamano in modo diverso?>>
Apro di nuovo il pacchetto di sigarette ma trovandolo vuoto impreco mentalmente.
<< Mi chiamano così perchè qui sono Kai e fuori, solo con chi voglio io, sono Yutaka.>>
La castana arriccia le labbra rosse e torna a guardare avanti.
<< Allora posso vantarmi di conoscere il vero te! Sono contenta.>> e saltellando mi supera di un paio di metri, poi si ferma bloccandomi la strada e mi mette un dito sul petto.
<< Però il vero te fuma troppo!>>


Quando apro la porta dello studio rimango congelato sul posto. Una scena a dir poco raccapricciante mi si para davanti: Takanori se ne sta placidamente appollaiato sul ventre del nostro bassista e con espressione perversa e compiaciuta morde un capezzolo del biondo mentre quello con le mani ispeziona minuziosamente il suo fondoschiena – caso mai ci fosse qualcosa fuori posto!-
Sbarro gli occhi inorridito, poi mi volto verso di lei e la vedo arrossire vistosamente anche se accenna un sorriso che definirei malizioso.
Mi dirigo velocemente in direzione di quei due ninfomani e afferro, tirando con forza, l'orecchio pieno di orecchini di Takanori.
<< Ahi ahi ahi ahi!!! Mi fai male cazzo! Yutaka ti sei bevuto il cervello?>> la voce roca del mio vocalist vibra innervosita nella sua piccola gola.
Corrugo la fronte e mollando il nanetto mi dedico al biondo ancora steso sul divano e gli assesto uno schiaffo deciso sulla testa.
Takanori digrigna i denti pronto a difendere il suo compagno, ma prima di farlo parlare, con un dito indico verso la porta e vedo il suo sguardo seguire la traiettoria tracciata.
Quando si accorge che sono venuto in compagnia sbianca improvvisamente e raccogliendo da terra la sua maglia si riveste alla velocità della luce.
<< Ciao! Ehm..wow, ehm...non mi ero accorto che Yutaka avesse portato un'amica, scusami...comunque io sono Takanori, piacere.>> si è avvicinato a lei tendendole la mano e lo sento ridere nervosamente; in questo momento è davvero buffo.
Anche Ryo si è alzato dalla sua postazione e si gratta la testa confuso.
Ecco, lui invece è sempre il solito idiota.
Ambra sorride cordiale ad entrambi e si presenta con voce flebile e delicata; e pensare che solo qualche ora fa girava mezza nuda ed ubriaca in mezzo al mare. << Sei falsa come una banconota da tre euro.>> la guardo alzando un sopracciglio, proprio come lei aveva fatto con me, e mi siedo dietro la batteria sorridendole soddisfatto.
Nel giro di una decina di minuti anche i due chitarristi ci raggiungono e, proprio come Ryo e Takanori, vengono attratti dal campo gravitazionale della nuova arrivata.
<< Quindi hai diciotto anni!?? Wow! Sapevo già quanto Yutaka amasse le donne giovani, ma non me ne aspettavo una COSÌ giovane, sei quasi una bambina rispetto a lui.>> la voce profonda di Kouyou mi coglie di sorpresa.
Ma che diavolo sta dicendo? Quella bamboccia non può considerarsi nemmeno mia conoscente, figuriamoci se posso solo lontanamente considerarla una donna appetibile!
La vedo sorridere dolcemente al mio chitarrista e sfiorandogli la mano si rivolge a lui con un tono dolce, quasi stomachevole. Non riesco a capire però se ad infastidirmi sia davvero la sua voce o il gesto di premura che ha avuto nei confronti di Kouyou.
<< Sono io che non mi interesserei mai e poi mai a lui! Soffre di senilità precoce: è scorbutico, lunatico e noioso, proprio come un vecchio. >> e la sua risata è accompagnata da quelle fragorose dei miei amici.
Afferro una bacchetta e sollevandola sulla mia testa, la sbatto con forza su un piatto della batteria per attirare l'attenzione dei presenti. Si voltano tutti nella mia direzione con delle facce a dir poco sconvolte, ma prima che il mio vocalist dalla chioma di fuoco possa dire anche una sola sillaba, faccio suonare ancora una volta un colpo potente sulla mia fidata compagna e metto a tacere ogni eventuale lamentela.
<< È ora di lavorare quindi chiudete la bocca e datevi da fare.>>


Prima di incidere facciamo sempre una prova generale, dunque ognuno prende la proprio postazione e cominciamo.
Inspiegabilmente Ambra non fa altro che tenere lo sguardo fisso su di me; niente riesce a distogliere la sua attenzione da me, né la voce calda di Takanori né le movenze sensuali di Kouyou o il bacino snodato di Yuu, in questo momento per lei non c'è nient'altro se non il mio viso radioso e sorridente.
In fondo sono consapevole di essere molto più piacevole e affascinante quando suono, ma il suo modo di guardarmi mi mette in soggezione.
La fisso intensamente anch'io, come se tra di noi fosse in atto una guerra in piena regola, poi di nuovo uno di quei giramenti di testa che mi affliggono da diverso tempo torna a farsi sentire ma più intenso e doloroso degli altri, tanto da costringermi ad interrompere la poderosa rullata di tamburi facendomi accasciare sul posto.
La vista appannata e l'intenso fischio nelle orecchie mi confondono, così non riusco nemmeno a rispondere quando Ryo si fionda su di me chiedendomi cosa abbia. L'ultima cosa che ricordo sono le braccia forti del mio bassista che mi sollevano da terra e quello sguardo intenso che non aveva mai abbandonato il mio.


Quando apro gli occhi trovo ancora i suoi ad aspettarmi.
<< Ti sei svegliato finalmente, mi hai fatto preoccupare.>> e questa volta la sua voce è vera, sincera e cristallina come lo è sempre quando siamo soli.
<< Soffro di senilità precoce come hai detto tu quindi è normale che abbia questi problemi. >> e mi volto dall'altra parte per non doverla più guardare in faccia.
Sto davvero sfiorando il ridicolo, nemmeno un bambino di sei anni si comporterebbe così, ma con lei non ho problemi a mostrare il peggio di me.
Sento i suoi passi leggeri mentre fa il giro del letto e torna a fissarmi dritto negli occhi.
<< L'ho fatto apposta, a volte ho l'impressione che tu mi presti attenzione solo quando ti tratto male, in altri casi invece mi vedi solo come una bambina.>>
Le sorrido senza pensarci e afferro una ciocca dei capelli lunghi tirandola appena.
<< Ma tu sei una bambina.>>
Avvicina il suo viso candido al mio tanto da far sfiorare i nostri nasi; da questa distanza le sue ciglia sembrano ancora più lunghe e i suoi occhi più profondi.
Rimaniamo a fissarci per non so quanto tempo, poi lei mi rivolge la parola in un sussurro.
<< Ti dimostrerò di essere una donna a tutti gli effetti.>>
Vedo le sue labbra rosse e perfette avvicinarsi alle mie e per la prima volta nella mia vita mi sento insicuro. Lei non è come le altre, non è una ragazza per una notte e..e... è troppo piccola dannazione!
Mi scosto con uno scatto e mi metto a sedere.
<< Andiamo a pranzo, sicuramente sono svenuto per un calo di zuccheri.>> e mi dirigo verso la porta consapevole dell'ennesima grossa bugia.
Ora se ne sta accanto a me con i capelli che le solleticano il viso, per via del finestrino aperto, e un sorriso incantevole dipinto sul volto.
Averla così vicino adesso non mi fa stare tranquillo ma faccio un bel respiro e reprimo l'ansia. Improvvisamente la vista torna ad annebbiarsi e le mie mani si fanno improvvisamente fredde come il ghiaccio; con uno sforzo incredibile cerco di riprendere il controllo serrando gli occhi per un attimo e fortunatamente torno a vedere il mondo attorno a me.
Non posso schiantarmi proprio ora che c'è lei qui con me, non me lo perdonerei mai.
<< Va tutto bene Yutaka? >> il suo tono è chiaramente allarmato.
<< Si tranquilla, è tutto ok.>> mi volto verso di lei sorridendo e fortunatamente scorgo il piccolo ristorante verso cui eravamo diretti. << Ecco siamo arrivati.>>
Parcheggio velocemente evitando lo sguardo inquisitorio di Ambra ed esco velocemente dall'auto.
Aspetto che anche lei sia scesa e insieme ci dirigiamo verso l'ingresso dove un cameriere dall'impeccabile completo nero ci apre la porta.
<< Benvenuti signori.>>
Rispondo sorridendo cortesemente e seguo il ragazzo mentre ci accompagna verso il nostro tavolo, voltandomi però mi accorgo che la mia giovane compagna è rimasta immobile alle mie spalle.
<< Che ti prende? >>
Si guarda intorno a bocca aperta e continuo a starsene lì come una statua, poi torna a rivolgere la sua attenzione su di me e con pochi passi mi si fionda accanto stringendomi il braccio accompagnando il suo gesto con qualche urletto isterico.
A quella vista non posso fare a meno di sorridere e la trascino con me al tavolo.
<< Qui è bellissimo Yutaka! Non sono mai stata in un ristorante così lussuoso, sei sicuro di potertelo permettere? >>
Scosto la sedia per farla accomodare da bravo gentiluomo, cosa che la stupisce piacevolmente, poi mi posiziono di fronte a lei incrociando le dita sotto il mento e appoggiandovi il viso.
<< Certo che posso, non sono mica uno dei tuoi amici squattrinati! >>
Sorride raggiante sistemando la lunga chioma dietro le spalle e continua a fissarmi finché un ragazzo alto e snello le passa accanto calamitando il suo sguardo.
<< Che carino! Ha un sedere strepitoso. >> lo dice a mezza voce come se fosse in compagnia di una delle sue amiche ma quando si accorge che ad ascoltarla ci sono io, vedo affiorare sulle sue guance un imbarazzato rossore.
Alzo ancora una volta il mio fidato sopracciglio ma stavolta non la degno di una risposta; non è il caso di farle capire che è stata capace di rovinare un pranzo che sarebbe stato perfetto.
<< Ti sei arrabbiato di nuovo? >>
<< No. >>
<< E invece si.>>
<< Ti ho detto di no.>>
<< Allora perché fai così? Perché mi tratti come una cretina e non mi rispondi.? >>
Sollevo il viso dal menù e arriccio il naso infastidito.
<< Forse perché meriti di essere trattata come una cretina. Basta un bel ragazzo per convincerti a mostrare quanto riesci ad essere oca.>>
Spalanca la bocca inorridita, poi assume un'espressione offesa.
<< Non sono un'oca, constatavo solo l'evidenza dei fatti.>>
Piego la testa da un lato e le sorrido; non mi va di mostrarle quanto in realtà il suo commento mi abbia infastidito, non sono nessuno per impedirle di fare apprezzamenti sui ragazzi quindi devo semplicemente fingere, fingere anche con lei.
<< Hai ragione, non parliamone più.>>
Per tutto il pranzo non ho fatto altro che sorridere accondiscendente servendole da bere e parlando di quanto amassi il mio lavoro, l'unica cosa vera di tutto il mio sproloquio, e ora che siamo di nuovo all'aria aperta non riesco ad ignorare il senso di nausea che mi sta consumando.
Speravo davvero di poter essere me stesso con lei e invece a quanto pare anche Ambra preferisce l'impeccabile e perfetto Kai al vulnerabile e lunatico Yutaka.
Faccio qualche passo in direzione della macchina ma la sua voce mi coglie di sorpresa.
<< Smettila.>>
Assumo un'espressione stupita e un po' confusa ma subito le mie labbra si piegano in un sorriso paziente e comprensivo.
<< Di fare cosa? >> anche la mia voce è camuffata nel consueto tono melenso.
Accade tutto troppo velocemente: i suoi passi veloci, il suo viso contratto dalla rabbia ed infine lo schiaffo poderoso che mi fa voltare la testa da un lato.
Con le dita sfioro la guancia che brucia come se fosse arsa dalle fiamme e per un attimo rimango immobile senza sapere cosa fare.
Non c'è bisogno di alcuna domanda, Ambra torna a parlarmi con la voce incrinata per l'indignazione.
<< Smettila di recitare, non hai bisogno di fingere con me. Io non mi nascondo quando sono in tua compagnia, sono autentica anche se sembro una ragazzina superficiale ma con te non mi faccio problemi quindi fai altrettanto o non ti rivolgerò mai più la parola, capito? >>
Ora la guardo e come uno stupido comincio a ridere fino a sentire i reni indolenziti.
Non pensavo se ne sarebbe accorta o almeno credevo che avrebbe ignorato il mio cambiamento approfittando semplicemente della mia gentilezza senza troppi complimenti, proprio come molti erano abituati a fare.
Questa volta però non sono stato deluso, ho trovato l'unica donna in grado di stare accanto a Yutaka e non solo a Kai.
<< Va bene, affare fatto! >> e le tendo una mano per sancire il nostro patto.
Ambra sbatte un paio di volte gli occhi, poi soddisfatta mi stringe con sicurezza la mano.
Ora che le nostre dita sono così intrecciate sento il cuore più leggero; aumento di poco la presa e subito la sento lamentarsi per il dolore.
<< Questo è per lo schiaffo di poco fà.>>
Mi allontano da lei velocemente ridendo ancora e aspetto che anche lei entri in macchina, poi parto per tornare alla PSC.
<< Io devo tornare a lavoro, ora non sarebbe il caso che ti riaccompagnassi a casa? I tuoi genitori potrebbero preoccuparsi dato che non ti vedono da ieri.>>
La sento sbuffare e quel suono accompagnato dal grazioso gonfiore delle sue guance mi rallegra.
<< Si forse dovrei tornare però...>>
<< Però? >> sono curioso di sapere cosa la preoccupa.
Si abbandona completamente contro il sedile torturandosi le dita in un gesto nervoso.
<< ...però non voglio lasciarti, ho paura che non ci rivedremo più.>> si volta verso il finestrino imbarazzata e distoglie lo sguardo dal mio.
Volto all'improvviso in una piccola via laterale e parcheggio la vettura alla meno peggio.
<< Ambra >> la costringo a guardarmi e comincio a parlare con fermezza, anche se dentro sento di essere sul punto di spezzarmi. <<...senti lasciami il tuo numero così domani ti chiamo e mi dici dove posso venirti a prendere.>>
Mi guarda a dir poco entusiasta e si avvinghia al mio collo.
<< Dici sul serio? E posso passare con te tutta la giornata? >>
Le accarezzo la schiena con delicatezza e parlo a un soffio dal suo orecchio.
<< Se vuoi si...e poi domani sera voglio portarti in un posto molto importante per me.>>
Si allontana di poco dal mio viso e finalmente vedo i suoi bellissimi occhi luminosi e ridenti.
<< Dove vuoi portarmi? >>
Con le dita scosto qualche ciocca di capelli che copre il suo viso perfetto e poi pizzico il suo piccolo naso.
<< Ad un nostro live.>>


Il resto della giornata è trascorso in modo noioso e caotico come sempre; anche gli altri non hanno fatto altro che lamentarsi per l'assenza di Ambra, è riuscita a conquistarli tutti con il suo fare innocente e il sorriso delicato, ma nessuno sa quanto possa essere ancora più bella e affascinante quando è se stessa.
Finito di incidere ci dirigiamo tutti insieme all'uscita, ma stavolta non ho voglia di andare a bere con loro e rincorrere per tutto il locale un Kouyou ubriaco che urla ai quattro venti di poter volare.
<< Per oggi passo, sono stanco e preferisco tornare a casa.>>
Ryo mi assesta una poderosa pacca sulla schiena facendomi piegare in avanti.
<< È normale che tu sia stanco! Te la spassi con le ragazzine, quelle non si stancano facilmente, anzi è più facile che un vecchietto come te ci rimetta le penne!!! >> e la risata fragorosa del mio bassista riempie l'aria circostante.
Rido alla battuta di quello stupido e ricambiando il gesto di affetto gli tiro un pugno leggero sul braccio muscoloso.
<< Certo Ryo...vedrò di stare attento e usare le giuste precauzioni allora.>>
Si allontanano salutandomi con la mano ma all'improvviso mi accorgo che Takanori è rimasto immobile al mio fianco e mi guarda con quel suo sguardo fermo e indagatore.
<< Che ci fai ancora qui Taka? >>
Si accosta a me solleva il volto per compensare la sua modesta statura; la sua pelle di porcellana brilla riflettendo gli ultimi raggi di sole, caldi come i suoi capelli di fuoco.
Continua a fissarmi con quell'espressione scura in volto e sollevandosi sulle punte mi prende il viso tra le piccole mani e lo avvicina al suo; raramente ho visto Takanori così serio e preoccupato, a volte è di cattivo umore per via dei litigi con Ryo o semplicemente per la sua indole lunatica, ma questo atteggiamento “ adulto” è davvero insolito.
<< Yutaka >> la sua voce é profonda e calda << non devi tenerti tutto dentro, io so che c'è qualcosa che non va, te lo leggo negli occhi. Se hai bisogno di aiuto non devi esitare a chiederlo e invece di preoccuparti sempre e solo per gli altri pensa anche a te stesso.>>
Sapevo già quanto il mio vocalist fosse sensibile e generoso, ma le sue parole mi hanno comunque lasciato senza respiro e non posso fare a meno di abbracciarlo stringendolo a me.
<< Tranquillo Taka-chan, è solo un po' di stress e comunque credo di aver trovato la mia cura.>>
Si scosta per guardarmi negli occhi e dopo poco mi sorride fiducioso.
Tra di noi non c'è bisogno di alcuna spiegazione, sa già che mi riferisco alla bella castana che mi ha accompagnato questa mattina.
<< Almeno non dovrò più temere che mi soffi il ragazzo.>> e se ne va facendomi l'occhiolino per poi correre tra le braccia di Ryo che lo stava aspettando.


Ho trascorso l'intera notte in bianco. Non ero semplicemente nervoso, ero divorato dall'ansia, cosa davvero insolita dato che nella mia vita non sono mai entrato nel panico per un appuntamento con una ragazza.
Ora sono le sei di mattina e da almeno un'ora non faccio altro che svuotare armadio e cassetti alla ricerca di qualcosa da mettere. Fisso intensamente il mucchio di vestiti abbandonati sul mio letto e con le mani sui fianchi gonfio le guance per poi sbuffare sonoramente;
sono davvero disperato così decido di lasciare tutto così com'è e vado in cucina per un caffè, forse in questo modo riuscirò a fare un po' di mente locale.
Attraversando il corridoio mi accorgo di un piccolo fermacapelli abbandonato sul mobile dell'ingresso, lo prendo in mano rigirandolo tra le dita e inevitabilmente finisco con il sorridere.
Una piccola parte di lei è rimasta qui e basta questo per rasserenare il mio umore.
Custodisco il mio prezioso tesoro nella tasca del leggero giacchetto di cotone e inizio a preparare la mia solita colazione veloce. Quando però arrivo di fronte alla macchina del caffè scorgo uno sgargiante bigliettino giallo sulla sua superficie.
La grafia delicata e tondeggiante chiaramente non mi appartiene quindi non può che essere di Ambra. Afferro il foglietto e leggo il messaggio che ha voluto lasciarmi.


Ho notato che non fai colazione
e compensi la mancanza di cibo con
caffè e sigarette.
Smettila di ucciderti e pensa a mangiare
stupido stecchino!!!


Scoppio a ridere e cerco di sostenermi poggiando le mani su quella dannata macchinetta e mi stupisco di come quella ragazza riesca a rallegrarmi anche quando non c'è.
Bene, oggi niente colazione-lampo; torno in camera con maggiore decisione e mi decido ad indossare i pantaloni di pelle una leggera maglia nera dall'intricato disegno gotico stampato sulla schiena. Corro fino alla porta d'ingresso e infilo gli anfibi che avevo abbandonato il giorno prima.
Oggi devo iniziare la giornata con un pasto che mi fornisca l'energia necessaria per tener testa a quella furia dalla chioma chilometrica.


Con il cornetto ancora in bocca entro in sala prove e saluto i ragazzi mugugnando qualcosa di imprecisato.
<< Mangi!!? >> la voce di Yuu è tra lo scettico e lo sconvolto e mi fissa con quello sguardo vacuo che gli conferisce un aria ancora più fanciullesca del solito.
Cerco di sorridergli nonostante tenga ancora tra i denti la bomba di calorie e, facendo cenno di si con la testa, prendo il cellulare per dare il buongiorno alla mia musa di oggi e di domani...
<< Con chi parli? >> la voce del mio chitarrista torna di nuovo ad interpellarmi.
Mi volto verso il moro e finalmente riesco a pronunciare una serie di lettere quantomeno comprensibili.
<< Ambra.>>
Yuu sorride maliziosamente assestandomi una gomitata leggere nelle costole.
<< Allora fai bene a mangiare, fatti forte per lei! >> e se ne va scompigliandomi i capelli.
Ma che prende a tutti quanti? Non è la prima volta che esco con una donna, però a quanto pare perfino loro hanno notato la differenza.
Faccio appena in tempo a terminare la mia lauta colazione che subito il suono del cellulare annuncia l'arrivo di un nuovo messaggio.
Dovevo aspettarmelo, una ragazza della sua età è una scheggia con i telefonini.
Quando leggo le sue parole mi sento emozionato come un adolescente.


Non mi va di aspettare il pomeriggio
per vederti...
Se non hai da fare ti va di venirmi a prendere
a scuola?




Non perdo tempo e naturalmente le dico che sarò lì puntuale come un orologio svizzero, quindi dopo essermi informato su dove si trovi la sua scuola, mi preparo per una giornata di lavoro che, già lo so, sembrerà lunghissima.




A mezzogiorno in punto corro fuori dalla camera salutando tutti velocemente tra le risate generali e mi fiondo in macchina con il cuore che martella nel petto; il pensiero del concerto di stasera non mi innervosisce quanto l'idea di vederla di nuovo davanti ai miei occhi.
Chissà cosa penserebbe Ambra se sapesse che dietro la mia facciata di indifferenza si nasconde un tale ragazzino...Avere ventinove anni non mi rende ancora pronto ad affrontare quel sentimento autentico che nasce spontaneamente con la donna capace di monopolizzare praticamente tutta la mia giornata.
Senza accorgermene raggiungo il vecchio edificio in cui studia e parcheggio a poca distanza dal cancello di ingresso.
Guardo l'orologio sul mio polso; ho circa una decina di minuti minuti prima del suono della campanella, così decido di scendere e fare un giro intorno a quella struttura fatiscente.
Più la guardo più mi rendo conto di quanto poco sembri stabile questa baracca e il pensiero di saperla lì dentro un po' mi innervosisce.
Quando passo di fronte ad un secondo cancello, poco distante da quello principale, scorgo un folto gruppo di ragazze tutte intente a chiacchierare; non riesco a capire precisamente di cosa stiano parlando, probabilmente di sesso viste le risatine eccitate e i gesti trafelati di una delle giovani che imita poco pudicamente un...bocchino,
ma la cosa davvero importante è che in quella combriccola c'è anche lei. Ride e succhia provocatoriamente un dito dando corda alle sue amiche, ma quando si accorge della mia presenza diventa tutta rossa e nasconde il viso tra le mani.
Sorrido nella sua direzione e subito mi raggiunge ancora tutta imbarazzata.
<< Sei già qui! >> è così entusiasta che riesce a coinvolgermi nella sua euforia, così poggio le mie mani sulle sue che stringono forte il cancello.
<< Sono arrivato giusto in tempo per vedere i tuoi discorsi intellettuali.>>
Ridiamo insieme e ora sento di poter dimenticare ogni preoccupazione.
Vedo le sue amiche guardarci incuriosite, forse è per il mio stile non proprio semplice, per il trucco pesante o magari perché hanno notato che sono un po' troppo grande per Ambra; poi però le loro voci chiariscono ogni cosa...credo di essere diventato il soggetto delle fantasie di poco fà.
<< Non guardarle! >>
Ambra sposta il mio viso affinchè guardi solo lei e la cosa rinvigorisce il mio orgoglio.
<< Sei gelosa?? >> lo dico scherzando ma la sua risposta mi stupisce piacevolmente.
<< Si.>>
Rimango a guardarla come un ebete ma il suono della campanella viene in mio aiuto.
La seguo mentre si affretta a raggiungere l'uscita e quando finalmente siamo l'uno di fronte all'altra si lancia tra le mie braccia come se fosse la cosa più naturale da fare, la cosa giusta!
Rafforzo la presa intorno al suo corpo fragile e snello e poggio il mento tra i suoi capelli profumati.
<< Mi sei mancato.>> la sua voce è un soffio ma una frase come questa arriva alle mie orecchie chiara come un urlo. Sorrido accarezzando il suo viso e istintivamente le sfioro la fronte con le labbra.
<< Oggi sei molto più gentile, come mai? >>
Mi guarda un po' delusa e vedo affiorare una graziosa rughetta d'espressione sul suo volto delicato, probabilmente si aspettava qualcosa di carino anche da parte mia, così mi affretto ad aggiungere ciò che realmente penso.
<< Anche tu mi sei mancata.>>
Questa volta torna a sorridere e non posso far altro che prenderle il viso tra le mani e portarlo vicino al mio; è davvero troppo bella...
Stavolta non ho intenzione di pensare, ho così tanta voglia di baciarla che non mi soffermo neanche un attimo a riflettere.
Le nostre labbra sono ad un soffio di distanza e già posso avvertire il suo respiro fresco scompigliarmi la frangia troppo lunga.
È arrossita e i suoi occhi lucidi per l'eccitazione mi lanciano una scarica di adrenalina lungo la schiena: non ho mai desiderato tanto una donna in tutta la mia vita.
Ma proprio quando credo di poterla finalmente avere per me una voce alta e stridula urla il suo nome e un impellente istinto omicida mi assale.
Non appena entrambi ci voltiamo in direzione del nuovo arrivato, sento il sangue gelarsi nelle vene: a pochi metri da noi, intento a fissarci con sguardo di fuoco, c'è il ragazzo biondo che ho visto la sera del nostro primo incontro.
<< Che ci fa lui qui? >> il tono del ragazzo si fa, se possibile, ancora più stizzito e guarda verso di me con odio profondo.
Ambra si porta davanti a me quasi volesse proteggermi o forse vuole proteggere lui dal cazzotto che ora stamperei volentieri sulla sua faccia.
<< Mi fa star bene, cosa che tu invece non riusciresti mai a fare.>>
Guardo verso il ragazzo e lo vedo deglutire innervosito, la vena sul suo collo pulsa pericolosamente e morde con tale forza il suo labbro fino a farlo diventare livido.
Sta per esplodere, si capisce, ma la sua reazione riesce comunque a stupirmi.
In un attimo è a un passo da lei, solleva la mano e uno schiaffo poderoso colpisce il piccolo viso di Ambra producendo uno suono sordo.
Spalanco gli occhi inorridito e per un attimo il tempo si ferma. Quando però realizzo quanto è successo perdo il contatto con la realtà e mi abbandono all'istinto.
Mi paro di fronte a quell'essere infimo che ha osato toccarla e afferrandolo per il colletto della camicia lo tiro verso di me per poi sferrargli un poderoso pugno sullo zigomo sinistro.
Subito avverto le ossa scricchiolare e la sua faccia si contorce in una smorfia di dolore, ma neanche questo mi ferma, non ho pietà per lui, così con l'altra mano sferro un altro colpo sulla sua bocca facendo sanguinare il labbro superiore;
voglio vederlo soffrire, voglio che paghi per quello che ha fatto, per questo continuo a colpirlo senza sosta.
Non sono lucido,lo so, un animale sarebbe più razionale di me in questo momento, ma non mi interessa, la visione di quell'inetto che la picchia ha prosciugato ogni mia capacità intellettiva.
Sono una furia e non do al ragazzino nemmeno il tempo di rispondere ai miei colpi, poi una fitta lancinante al petto e sento il fiato fermarmisi in gola, è un dolore che non ho mai provato prima, fino ad ora erano stati semplici capogiri o svenimenti da niente, ora invece sento di poter morire da un momento all'altro.
Il biondo approfitta di quell'attimo di esitazione ma prima di sferrare il colpo pensa bene di afferrare un po' di terriccio dal suolo e lanciarmelo negli occhi che cominciano a lacrimare copiosamente.
Ora mi trovo con la schiena a terra e quel cretino che mi schiaccia lo stomaco, impedendomi di respirare e mi colpisce in pieno volto.
In qualunque altra circostanza probabilmente avrei perso conoscenza e mi sarei fatto massacrare, ma non questa volta, non ora con lei a guardarmi e con il pensiero della mano di questo idiota che la colpisce.
Con uno scatto di reni riesco a sollevarmi e a schiacciarlo a terra nonostante il mio modesto peso.
Vorrei spaccargli il naso ma un paio di uomini si avvicinano a noi per separarci e uno mi solleva come si farebbe con un ragazzino di tre anni.
Ora che però sono distante dal ragazzino sento l'adrenalina scendere velocemente e resto seduto appoggiando la schiena ad un albero.
Ambra è davanti a me e con le mani sostiene il mio viso per guardarmi negli occhi; è preoccupa glielo leggo in faccia, così le sorrido avvertendo le labbra pizzicare e un rivolo di sangue colarmi lentamente sul collo.
<< Sto bene.>>
<< Si certo, lo vedo! Accidenti a te quanto sei stupido! Perché l'hai fatto si può sapere? >>
Tossisco un paio di volte e intanto le accarezzo i capelli.
<< Che domanda idiota! L'ho fatto perché mi piace farmi sfregiare la faccia prima di un concerto! >>
Assume un'espressione colpevole e mi sento un idiota per averla rattristata così la attiro a me abbracciandola stretta.
<< L'ho fatto perché non posso sopportare di vederti soffrire. L'hai detto anche tu che con me stai bene, ecco devo garantire questo benessere, mettiamola così.>>
Per fortuna torna a sorridere e mi bacia su una guancia aiutandomi poi a tornare in piedi.
<< Comunque lo avrei distrutto se...>> quando penso a quanto stavo per dire mi mordo la lingua. Se sapesse che mi sono sentito male finirebbe per preoccuparsi, invece voglio che con me sia sempre felice...sempre.
<< ...se non avesse usato quel mezzuccio della terra.>> mento spudoratamente, ma lei non sembra accorgersene così ci incamminiamo tranquillamente verso la mia vettura.
Ci allontaniamo dal luogo dell' “incidente” mentre Ambra saluta dal finestrino le sue compagne di classe.
<< Devo aver fatto davvero una brutta impressione alle tue amiche.>> lo dico sorridendo ma è quello che penso veramente. Lei si volta verso di me pizzicandomi una gamba.
<< Ma che dici!!?? Le hai letteralmente conquistate! >>
Mentre lo dice sembra parecchio orgogliosa e un po' lo sono anch'io.
<< Vi piacciono gli uomini violenti? >>
<< No, ci piacciono gli uomini fighi, è diverso.>> e la sua risata cristallina riempie l'abitacolo.
Rido anch'io con lei e nel frattempo, notando che si è fatto tardi, svolto a destra alla ricerca di un posto carino dove poter pranzare: in realtà sono abituato a saltare i pasti e a volte non ne sento quasi il bisogno, ma ora che c'è lei con me non posso permettermi una simile mancanza.
Ci fermiamo dopo pochi minuti, ma prima di scendere Ambra mi ordina di voltarmi verso di lei: in mano stringe una bottiglietta d'acqua con la quale inumidisce un fazzoletto.
<< Che fai?>> lo chiedo seriamente confuso.
<< Ti do una ripulita, mi pare ovvio!>> e afferrandomi il mento con due dita inizia a strofinare con delicatezza le mie labbra.
<< È bella sai? >>
Sollevo un sopracciglio per farle capire che non so a cosa si stia riferendo, così mi guarda negli occhi e rimane immobile prima di rispondermi con tono sicuro.
<< La tua bocca.>>
Assottiglio lo sguardo senza riuscire a smettere di guardarla e finalmente trovo il coraggio di dire qualcosa.
<< Assaggiala..>>
E non se lo fa ripetere; poggia le sua bocca sulla mia e subito posso avvertirne la morbidezza e il sapore dolce e fruttato del lucidalabbra. Porto una mano dietro la sua nuca e con le dita gioco con i suoi capelli di seta.
Lei incrocia le braccia dietro il mio collo e mi avvicina a sé facendo aderire il mio petto al suo; ora il cuore batte più forte di prima e devo fare uno sforzo sovrumano per mantenere il controllo quando le mia lingua incontra la sua.
Ci allontaniamo per riprendere fiato: non mi ero nemmeno accorto di essere quasi senza respiro.
La guardo ancora un po' confuso ma decisamente felice e soddisfatto.
<< Si vede che hai esperienza.>> ride per nascondere l'imbarazzo e questo la rende ai miei occhi ancora più delicata e dolce.
<< Io ho una certa età, è normale; tu invece hai appena diciotto anni e sei già così esperta! Devo preoccuparmi! >>
Sorrido dandole un lieve bacio sulle labbra e finalmente usciamo dirigendoci verso il locale.
Questa volta il pranzo è molto più allegro e piacevole. In sua compagnia ho l'impressione di trascorrere una vita più autentica.
Quando usciamo la sua mano stringe la mia e, fatta eccezione per il breve tragitto in macchina, rimaniamo così anche quando siamo sulla pista ghiacciata per pattinare.
Io sono piuttosto spedito, Ambra invece ogni tanto rischia di capitombolare per terra se non ci fossi io a sostenerla; stringe le braccia intorno alla mia vita come se fossi il suo unico appiglio per vivere e devo ammettere che questa vicinanza non mi pesa affatto.
All'improvviso però si approfitta di un mio momento di distrazione per portarmi giu con lei, così finisco con la schiena sul ghiaccio e il suo dolce peso addosso.
Si solleva appena per guardarmi in viso mentre i suoi capelli piovono su di me come una cascata nascondendoci agli occhi degli altri.
È così bella che per l'emozione il ghiaccio non mi sembra più così freddo.
Mi bacia ancora una volta e io accarezzo i suoi fianchi sottili sentendo la pelle morbida che rabbrividisce per il freddo.
<< Sei il mio primo vero uomo Yutaka.>>
Le sposto i capelli portando una ciocca dietro il suo piccolo orecchio e la bacio ancora mordendo il suo labbro inferiore.
<< E tu sei la mia prima vera donna Ambra.>>
Sorride mettendosi a sedere sul mio bacino e improvvisamente ho paura che il mio corpo reagisca troppo evidentemente al contatto con il suo.
Per fortuna si solleva quasi immediatamente porgendomi una mano per tornare a volteggiare in pista.
Sono le sei quando torniamo in viaggio verso casa.
<< Torno a casa per cambiarmi, non posso venire al vostro concerto con i pantaloni bagnati! >>
Le scompiglio i capelli e ridendo comincia a divincolarsi per sfuggire al mio attacco.
<< Non li avresti bagnati se non fossi caduta ogni cinque secondi con il sedere sul ghiaccio. Comunque non c'è tempo, non posso accompagnarti a casa.>>
<< E vuoi davvero che la tua ragazza veda per la prima volta una tua esibizione in queste condizioni pietose.>>
Vorrei ridere ma le parole “ tua ragazza” mi spiazzano. Mi volto verso di lei tenendo sempre d'occhio la strada trafficata e distendo le labbra in un sorriso nervoso.
<< “Ragazza”? Già tutta questa confidenza?? >>
Mi fa la linguaccia picchiandomi sulla spalla e continua a guardarmi fingendo di essere infastidita.
<< Stupido. >>
Torno a guardare di fronte a me e nel frattempo compongo il numero di Takanori; oggi sono davvero distratto, se dovesse vedermi un vigile la multa sarebbe il minore dei miei problemi, ma ora non ha importanza, devo procurare dei vestiti alla mia ragazza.
<< Sto chiamando Takanori, ci penserà lui a prenderti qualcosa di carino.>>
Mi guarda stralunata con un sopracciglio che quasi sfiora l'attaccatura dei suoi capelli.
<< Takanori? Sei sicuro che capisca qualcosa di vestiti per donna? >>
Stavolta sono io a guardare verso di lei con una sopracciglio inarcato.
<< È di Taka che stiamo parlando! >>


Nel backstage sento il cuore arrivarmi in gola.
Continuo a ruotare le bacchette per aria o a farle sbattere sulle mie gambe in movimento, ma neanche questo riesce a calmare la tensione; sono agitato e non solo per il concerto.
Lei è lì fuori, in prima fila, mi sono raccomandato affinché il nostro manager le procurasse il posto migliore e la tenesse d'occhio, ma ora la sua presenza mi manda in confusione.
Takanori mi passa davanti per la trentesima volta, saranno dieci minuti abbondanti che cammina avanti e indietro per rilassarsi, ma riesco a malapena a vedere la sua faccia avvolta nella nuvola di fumo della sua sigaretta.
Quando si accorge del mio sguardo insistente interrompe la sua passeggiata tra la nebbia e mi porge il pacchetto di sigarette.
<< Ne vuoi una? >>
Scuoto la testa andando contro il desiderio impellente di nicotina, ma a lei non piace che fumi.
<< No Taka, una certa persona mi ha detto di smettere.>>
Il mio vocalist sorride rendendo i suoi tratti ancora più dolci e lancia le sigarette sul divano.
<< Deve essere davvero una ragazza fenomenale per averti convinto a smettere.>>
<< Lo è. >>
<< Anch'io dico sempre di smettere di fumare a questo stupido nano, ma a quanto pare non sono abbastanza “ fenomenale” per lui!.>> Ryo ha stretto il collo sottile di Takanori nella morsa del suo braccio e lo scuote scherzosamente facendolo urlare ad ogni strattone.
Vederli insieme mi rende sempre felice perché da quando c'è Ryo con lui, il nostro cantante è tornato a sorridere come non faceva da tempo, in un certo senso proprio come è accaduto a me con Ambra.
Mi alzo dirigendomi verso l'entrata per il palco e già sento le urla dei fan inondare i miei sensi, poi mi torna in mente un particolare molto importante e torno a guardare Takanori che sta tirando una ciocca di capelli al suo ragazzo.
<< Taka! >> interrompo la loro lotta momentaneamente ed entrambi si voltano nella mia direzione con sguardo interrogativo.
<< Che c'è? >>
<< Hai dato il vestito ad Ambra vero? >>
Mi sorride maliziosamente e sento l'ansia assalirmi.
<< Certo che gliel'ho dato e dal momento che il tuo Takanori ti pensa sempre, mi sono assicurato che fosse un vestito facile da togliere.>>
Ryo lo picchia sulla testa per me: ricambierò il favore il prima possibile.
<< Ma la smetti di fare il pervertito? >>
Takanori digrigna i denti inferocito e pronto all'attacco ma fortunatamente Kouyou ci avverte che dobbiamo entrare in scena.
I due piccioncini si scambiano un veloce bacio di scuse e sono pronti: ora i loro visi sono seri e concentrati, freddi come statue di ghiaccio. L'attimo subito prima del live è sempre così.
Ci mettiamo in cerchio abbracciandoci, dico le solite frasi di incoraggiamento, come un bravo leader deve sempre fare, e finalmente carichi raggiungiamo il nostro pubblico.
È tutto così caotico, folle, colorato...perfetto. Quando siamo sul palco l'emozione è sempre devastante e l'impatto con la folla, le loro urla nelle orecchie, il loro fiato sulla pelle, è tutto eccitante e mozzafiato, è come acqua gelida che ti cade addosso improvvisamente.
Poi arriva il suo sguardo e quell'acqua ormai è ghiaccio puro; sono congelato e se Yuu non mi avesse dato un pizzico per scuotermi sarei rimasto lì impalato a fissarla.
Finalmente prendo il mio posto dietro alla batteria e al mio primo colpo lo spettacolo ha inizio.
Passano due, cinque, dieci canzoni e gli occhi di Ambra sono ancora legati ai miei; ho sempre pensato che il batterista, data la sua posizione nascosta, fosse l'ultimo componente della band ad attirare l'attenzione, ma lei ha spazzato via questa mia convinzione e con il suo sguardo continua a farmi sentire l'unico artista su questo palco.
Quando tutto è finito, mentre Takanori ringrazia i nostri fan, preparo le bacchette da lanciare.
Il discorso del mio vocalist è concluso e ora, come da rituale, tutti urlano il mio nome in attesa del loro premio.
Tra le mani stringo le rigide asticelle di legno che ho usato per tutto il concerto più quelle di scorta, che sono le prime ad essere lanciate. Ho usato tutta la forza che mi è rimasta in corpo per farle arrivare lontano e subito altre voci mi chiamano cercando di attirare la mia attenzione.
Ma il nome che sento è sempre lo stesso: Kai. O almeno è l'unico fin quando, con l'ultima bacchetta tra le dita, mi sporgo dal palco verso di lei.
<< Yutaka...>> nonostante il frastuono sento la sua voce tremante pronunciare il mio nome e le sorrido stremato.
Avvicino la bacchetta alle labbra e la bacio per poi porgerla ad Ambra che l'afferra con entrambe le mani.
<< Ti amo.>> non mi interessa se qualcuno dovesse sentirmi, avevo bisogno di farglielo sapere.
I suoi occhi diventano lucidi per l'emozione e questo spettacolo mi ripaga per tutta la stanchezza.
<< Anch'io Yutaka.>>
Prima di andare le sfioro la mano e mi sollevo sorridente.
<< Ti aspetto nel mio camerino.>> e me ne vado salutando il pubblico.

Dietro le quinte è un inferno: persone che non riconosco continuano a venirmi incontro abbracciandomi e dandomi pacche sulle spalle per congratularsi, il nostro staff batte fragorosamente le mani e urla, come i nostri fan hanno fatto fino ad un attimo prima.
Sorrido solo per non destare sospetti e continuo ad inchinarmi ringraziando il primo che incontra il mio sguardo. In realtà ho una voglia matta di gettarmi in terra e rimanere immobile fino alla fine dei tempi ma il pensiero di Ambra mi spinge a percorrere il lungo corridoio per poi chiudermi alle spalle la porta del camerino.
Faccio qualche passo per raggiungere il dannato divanetto in pelle, che ho sempre trovato tremendamente pacchiano, ma che ora è quanto di più invitante ci sia su questa terra;
naturalmente non riesco a raggiungere la mia meta e mi accascio prima contro una parete, rannicchiandomi e poggiando la testa sulle ginocchia spigolose.
Sento il cuore che batte ancora troppo velocemente e respiro con affanno avvertendo il sudore raffreddare la mia pelle. Il suono della porta che si spalanca però è come un getto d'acqua fresca che mi risveglia all'istante.
Volto il viso verso l'ingresso e il suo sorriso raggiante mi accoglie come un faro nella notte; solo ora posso finalmente constatare quanto il gusto per l'abbigliamento di Takanori sia impeccabile.
Il vestito che ha scelto per lei va oltre le mie più alte aspettative, oltre ogni mia più grande fantasia; l'aderente tessuto in raso fascia perfettamente il suo corpo sottile lasciando scoperte le gambe liscissime e candide,
mentre la scollatura profonda mi concede di accarezzare con gli occhi la pelle morbida del suo seno. Se penso a quanti questa sera hanno potuto vedere ciò che sto vedendo io, sento un moto di stizza bruciarmi nel petto, credo che la gelosia sia proprio questa...
<< Sei stato...oh mio Dio Yutaka sei stato fantastico!!! Mentre suonavi sembravi posseduto, eri uno spettacolo divino e quando hai urlato per caricare il pubblico...lì ho urlato con te, te lo giuro, mi hai travolto!!! >>
Mi alzo in piedi per andarle incontro e quando siamo l'una di fronte all'altro prendo il suo piccolo viso tra le mani avvicinandolo al mio e la bacio, la bacio come se questo fosse il nostro ultimo incontro, come se dopo questo attimo di felicità fossi costretto a perderla per sempre e proprio questa angosciosa sensazione mi spinge a trattenerla con tutte le mie forze.
La voglio accanto a me e non ho intenzione di lasciarla andare, per questo la stringo quasi volessi fondere il mio corpo con il suo e impedirle di abbandonarmi lasciandomi di nuovo solo.
Quando mi scosto da lei, respiriamo entrambi a fatica ma continuiamo a tenere legati i nostri sguardi e con le dita accarezzo ancora le sue gote calde.
Sono stato troppo irruento e vorrei chiederle scusa ma le sue labbra non mi concedono nemmeno un altro piccolo respiro e serrano ermeticamente le mie.
Le sue braccia si intrecciano dietro la mia nuca mentre il suo corpo spinge contro il mio fino a quando con la schiena avverto la fredda parete di marmo.
Gli occhi di Ambra, caldi come cioccolato fondente, si chiudono mentre le mie mani sfiorano la linea delicata dei suoi fianchi e la schiena nuda sensualmente inarcata.
Quando la sua gamba incontra il cavallo dei miei pantaloni, a stento trattengo un gemito e per la sorpresa le mordo un labbro.
Scosta il volto per tornare a guardarmi.
<< Mi hai fatto male.>> ma il suo sorriso dice il contrario.
<< Se non ti allontani potrei fartene molto di più...>> tento di assumere un tono ironico ma non so quanto le mie parole siano uno scherzo.
<< Nessun problema Yutaka...>> e il mio cuore perde un battito mentre vedo la sua lingua lambire le labbra rosse di desiderio <<...mi è piaciuto e non vedo l'ora di soffrire ancora se sei tu a farmi male...>>
<< E pensare che sembri così innocente...>> interrompo una sua eventuale risposta con l'ennesimo bacio umido e travolgente.
Con un gesto fluido delle dita slaccio il morbido fiocco dietro il suo collo e il vestito verde smeraldo scivola lascivamente sulla sua pelle rovente; ormai sono certo di aver perso il contatto con la realtà, da qui in poi non si torna indietro.
Lei però non sembra minimamente intimorita da una situazione tanto nuova, al contrario gioca magistralmente con la cintura che stringe i miei jeans slacciandola senza problemi con una sola mano.
Il suo abito cade a terra leggero come una piuma, accompagnato immediatamente dalla mia maglia ormai di troppo.
Le sue mani esercitano una leggera pressione sulle mie spalle imponendomi di scivolare a terra contro la parete mentre la loro padrona segue ogni mio movimento continuando a succhiare e mordere la mia bocca.
Ubbidiente seguo le sue direttive anche quando ammiccando mi invita a liberarmi dei pantaloni troppo stretti e ad adagiarmi sul suo corpo completamente nudo.
È così bella e perfetta che non posso fare a meno di rimanere a fissarla estasiato; lei mi sorride imbarazzata dalla mia curiosità invadente e per distrarsi stringe il mio braccio dagli evidenti muscoli in tensione.
<< Potresti pentirti di aver sprecato la tua prima volta con me...>> lo dico seriamente preoccupato per un suo futuro rimpianto, ma la sua espressione seria e dolce allo stesso tempo, spazza via ogni mio dubbio.
<< Potrei pentirmi se ti lasciassi andare via da me Yutaka, io ti voglio, non esiste altra persona al mondo che desideri più intensamente di te.>>
La bacio ancora una volta senza poter controbattere a quella dichiarazione così sincera e stringendo forte la sua mano entro in lei con una delicatezza che mai ho riservato alle mie amanti.
La sento irrigidirsi sotto di me e dai suoi occhi serrati capisco che la prima sensazione non è esattamente di piacere. Rimango immobile per qualche istante lasciando che si abitui alla mia presenza e finalmente la vedo rilassarsi e lasciare il labbro che prima mordeva con forza;
anche le piccole unghie che affondavano nella mia schiena lasciano la presa e nonostante avverta un leggero bruciore non posso fare a meno di sorridere nella sua direzione baciandole la punta del naso.
Ambra stringe il mio labbro tra le sue e soffia una risata leggera sul mio viso; quel dolce suono viene presto sostituito da un respiro profondo quando con un movimento delicato inizio a muovermi.
Non ricordo niente di simile: mai nessuna donna mi aveva fatto sentire così...completo.
Il primo gemito esce prepotentemente dalla mia bocca quando la creatura sotto di me stringe le gambe intorno alla mia vita attirandomi a sé. Il suo corpo è caldo e accogliente e quando porto il petto a contatto con il suo quasi sussulto nel constatare come il suo cuore batta frenetico alla stregua del mio.
Le sue dita sottili intrecciano e tirano leggermente i miei capelli mentre con la mano io accarezzo il suo viso in preda all'estasi.
Ormai né io né lei abbiamo alcun riguardo per che potrebbe passare di fronte alla porta del camerino, semplicemente pronunciamo i nostri nomi quasi urlando e quando sento i miei muscoli tendersi per l'orgasmo imminente, con gioia ed eccitazione vedo anche la mia donna gettare il viso all'indietro trattenendosi a stento dal gridare.
Entrambi siamo stati travolti dal piacere più intenso nel medesimo istante e quando mi accascio esausto su di lei avverto il suo respiro affannoso ma sollevando leggermente lo sguardo scorgo un sorriso splendente sul suo volto.
<< Perchè sorridi? >> è una domanda sciocca lo so, ma ho bisogno di sentire la sua voce e ogni pretesto è buono.
Ambra comincia ad accarezzare la mia chioma ormai arruffata e apre gli occhi lentamente.
<< Rido perché è stato tutti come volevo che fosse...perfetto. Sei davvero quello giusto Yutaka. >>
Mi sollevo sulle braccia per permetterle di respirare meglio concedendole uno dei miei sorrisi più sinceri, poi sfioro le sue labbra ancora una volta.
<< E hai capito che sono quello giusto da quanto sono bravo a letto? >> lo dico tanto per sbeffeggiarla e lei subito coglie l'occasione per stuzzicare il mio orgoglio.
<< Veramente se fosse per quello saresti destinato alla solitudine eterna...ma io non sono una ragazza così materiale quindi passo sopra a queste piccolezze, anzi...a tutte le piccolezze...>> e con lo sguardo scende ben oltre il mio ventre facendomi arrossire come un peperone.
Mi alzo in piedi tendendole la mano e facendo il broncio da bambino offeso; in realtà sono perfettamente conscio delle mie grandissime potenzialità e non ho dubbi che anche lei le abbia apprezzate.
<< Scema. La prossima volta non avrò riguardi per te. >> e rido mentre raccatto in terra i vestiti sparsi da una parte all'altra della stanza.
<< Quindi ci sarà una prossima volta? >>
Mi volto a guardarla e subito scorgo il suo sguardo lucido e pieno di aspettative.
Contento come non mai mi avvicino a lei per poi stringerla forte.
<< Credevi che ti avrei sedotta e abbandonata? >>
La sento ridere ma le sua braccia serrate intorno ai miei fianchi mi fanno capire quanto questa eventualità la possa spaventare.
<< Non ti lascerò mai Ambra, te lo prometto.>> e con un bacio sancisco il nostro accordo.


Le settimane seguenti sono passate nella più assoluta serenità, almeno fin a quando la mia ormai fidanzata non mi ha dato la bellissima notizia:
<< Mi sto preparando per gli esami sai? >>
Come ho potuto dimenticare che una diciottenne al suo ultimo anno di liceo deve affrontare quella tortura cinese chiamata “ esami”?
Probabilmente dipenderà dal fatto che io ho tranquillamente ignorato il problema preferendo la musica allo studio, ma ora, se penso a tutte le giornate che le ho fatto perdere per assistere alle nostre prove o per un appuntamento che puntualmente si concludeva a notte inoltrata, mi sento un emerito idiota.
<< Cazzo...>> ecco la mia soluzione al problema; sono davvero un uomo di classe.
Do prova di tutto il mio acume assumendo un' espressione da ebete con tanto di bocca spalancata ma per fortuna, come sempre, è lei a risolvere la situazione.
<< Te l'ho detto perché mi servirebbe il tuo aiuto...>> queste parole sono proprio ciò di cui avevo bisogno, almeno aiutandola mi sentirò meno in colpa.
<< Dimmi tutto! >> sorrido stringendole la mano e lei in tutta risposta tira fuori dalla borsa un mastodontico volume di...matematica.
<< Ecco, il mio problema è questo! Quest'anno matematica è stata la mia spina nel fianco però agli scritti non posso permettermi un'insufficienza! Puoi aiutarmi Yutaka-kun? >>
Non potrei mai dire di no a quegli occhioni luminosi e il tono implorante è davvero il colpo di grazia.
Per fortuna ho sempre avuto una certa dimestichezza con la materia, non che studiassi chissà quanto, ma ero portato per natura in matematica quindi con una punta di orgoglio posso dare il mio consenso alla bellissima castana che mi sta di fronte.
<< Nessun problema. Diamoci da fare! >>
E così è stato. Credo di non aver mai passato tanto tempo sui libri ma quelle tre ore con lei, nonostante la fatica immane per farle capire anche il più stupido dei procedimenti, sono state tra le più divertenti e spensierate della mia vita;
per un momento ho davvero creduto di poter tornare indietro, di poter essere uno studente proprio come lei.
Quando finalmente ci decidemmo a chiudere i libri Ambra si mise a sedere sulle mie gambe, cingendomi il collo con le braccia e appoggiando la testa sulla mia spalla.
<< Grazie a te sarò l'asso dei numeri, me lo sento! >>
Non posso che ridere a quell'affermazione così ingenua ma sincera e l'abbraccio stretta per farle sentire il mio appoggio.
<< Non ne dubito.>>
Mi guarda negli occhi per un istante che non sembra finire mai per poi parlarmi con il solito sorriso dolce e malizioso allo stesso tempo.
<< Andiamo al mare? Dove ci siamo incontrati la prima volta! >>
<< Intendi dire dove ti ho trovata completamente ubriaca e ti ho salvata dall'annegamento giusto? >> rido mentre aggrotta le sopracciglia e mette il muso; è davvero troppo graziosa quando fa così.
Una raffica di schiaffi mi colpisce da ogni lato finché non la sollevo di peso dirigendomi verso la macchina.
<< E va bene e va bene! Anche stavolta facciamo come dici tu! >>
Accontentarla è la cosa che più mi rende felice perché vederla sorridere è l'unica cosa di cui ho bisogno, anche se appena arrivati in spiaggia mi ha praticamente spogliato costringendomi a fare il bagno in mutande.
Ora se ne sta stesa su un asciugamano rosa con gli occhi chiusi e non posso resistere alla tentazione: mi avvicino a lei in silenzio ancora tutto bagnato e mi stendo sul suo corpo caldo. Il contatto con la mia pelle gelida la fa rabbrividire ma sorride baciandomi sulle labbra salate.
<< Voglio che tu sia l'unico a vedermi durante il colloquio con i professori. Non farò entrare nessun altro.>>
Sorrido compiaciuto a quell'affermazione perché so che non permetterà nemmeno alle sue amiche di entrare quindi mi sento davvero importante.
<< E quando ci sarà questo colloquio? >> mi sollevo appena per accarezzarle meglio i capelli ancora umidi.
<< Questo lunedì.>>
Ecco, dopo questa notizia so cosa vuol dire sentirsi sprofondare sotto terra.
Probabilmente sono sbiancato perché mi guarda preoccupata.
<< Tutto bene Yutaka? Hai impegni per quel giorno? >>
La verità? Si. Lunedì ho un servizio fotografico, le prove con la band e una maledettissima intervista, ma quello che dico ad Ambra invece è:
<< Assolutamente no. Ci sarò, non mancherei per nulla al mondo.>> e segno così la mia fine.
E a peggiorare la situazione arrivò il tempo, il tempo che, crudele, scivolò via come sabbia tra le dita; ed è così che lunedì è già arrivato.
Sono riuscito a scattare a malapena qualche foto decente, dato che l'ansia mi sta uccidendo, e ho deciso di spostare le prove a questa sera. Non mi interessa fare notte fonda, l'importante è che sbrighi al più presto queste faccende inutili e corra da lei come promesso.
Quando ho spiegato agli altri la situazione, Kouyou è stato il primo a sorridermi dolcemente dicendo che non mi vedeva così felice da troppo tempo e ora non mi avrebbe tolto per nulla al mondo la mia fonte di gioia.
In quel momento avrei tanto voluto abbracciarlo ma le poderose pacche sulle spalle di Ryo e Yuu mi hanno tolto letteralmente il respiro impedendomi anche il più semplice movimento.
<< Ok basta con le smancerie! Facciamo quest'intervista e chiudiamo in bellezza la giornata.>> fa il finto scocciato ma dal sorrisetto stampato sulla faccia so che è contento per me quanto lo sono gli altri.
In quanto a chiudere la giornata in bellezza però ho i miei seri dubbi: mentre la donna di fronte a noi parla riempiendoci di domande, io continuo a guardare l'orologio con ansia e ascolto una parola su venti ad esagerare.
Quando per la terza volta consecutiva si rivolge a me senza che io abbia la men che minima idea di cosa stia dicendo, capisco che non è davvero il caso che io rimanga.
Ormai è mezzogiorno e tra meno di un'ora devo trovarmi a scuola, quindi mi alzo scusandomi con tutti e strappandomi il microfono di dosso, corro via senza voltarmi indietro. Più tardi me la vedrò molto brutta, già lo so.


Quando arrivo, in un tempo record per giunta, lei è fuori dal corridoio che si sventola nervosa con un foglio di carta. Quando mi vede il suo viso si illumina e mi corre incontro stringendosi al mio petto.
<< Scusa il ritardo.>>
Mi fa l'occhiolino scuotendo la testa e tenendomi per mano ci dirigiamo di fronte la porta dove si trovano i suoi professori.
<< Tra un po' tocca a me.>>
<< Sei agitata? >>
Ci pensa su per un attimo, poi torna a guardarmi con fare di chi la sa lunga.
<< Lo ero molto di più quel giorno nel tuo camerino.>>
Senza volerlo finisco con l'arrossire e la sua risata cristallina mi fa capire che ora è davvero tranquilla.
Il colloquio mi sembra interminabile; una donna rigida e dall'espressione arcigna continua ad interromperla senza lasciarle il tempo di finire una frase, in questo momento vorrei tanto prendere per la gola quella megera e farcirla come un tacchino, ma non posso far altro che starmene qui in silenzio con le gambe accavallate e lo sguardo concentrato.
Quando vedo Ambra alzarsi in piedi, sento il nodo che mi stringeva lo stomaco sciogliersi all'improvviso. Si volta nella mia direzione sorridendomi radiosa e io sorrido di rimando, poi usciamo tenendoci per mano sotto gli sguardi curiosi dei presenti.
Appena fuori si aggrappa a me e la sollevo prendendola in braccio e facendola girare velocemente.
<< Eri molto professionale lì dentro.>> lo dico con tono ironico ma in realtà la trovavo estremamente sexy mentre parlava.
<< Ho un ottimo insegnante...>> e le sue labbra sfiorano le mie con una dolcezza infinita.
Nel giardino dell'istituto ormai non c'è quasi più nessuno e il silenzio mi infastidisce leggermente ma questa sensazione non è niente a confronto del disappunto che provo nel vedere un ragazzino biondo appoggiato al cancello d'entrata.
Tiene in mano un enorme mazzo di rose rosse e guarda verso di lei senza preoccuparsi minimamente della mia presenza.
<< Ancora lui!!? >> quasi lo sibilo tra i denti ma Ambra mi sente e si ferma all'istante.
<< Non devi arrabbiarti, gli ho chiesto io di venire, Ieri sera ero un po' agitata quindi gli ho mandato un messaggio e mi ha tenuto compagnia...mi ha solo rassicurato un po'...>>
Non ricordo di aver mai sentito una rabbia tale invadermi completamente, in questo momento sento davvero di essere fuori di me.
<< E perché hai chiamato lui invece che me?>>
Lei fa semplicemente spallucce senza riuscire a guardarmi negli occhi.
<< Ho pensato che fossi impegnato e poi...cavolo Kai non farla tanto lunga, è solo un amico! >> mi oltrepassa tenendo il muso e va ad abbracciare quel biondo idiota;
in realtà non è solo questo ad amareggiarmi, molto più brutto è stato sentirmi chiamare “Kai” anche da lei, come se fosse una dei tanti estranei che si limitano a considerarmi un idolo irraggiungibile.
Quando quindi torna a guardare verso di me, trova quello di cui ha bisogno, lo sguardo freddo e incolore che riservo alle più cocenti delusioni.
Passo avanti ad entrambi senza proferire parola e nel momento in cui Ambra stringe il mio polso per bloccarmi la strattono allontanandola con un solo colpo.
<< Fatti accompagnare dal tuo amico.>>
Me ne vado così, senza nemmeno incontrare i suoi occhi; chiudo lo sportello della mia auto e parto a gran velocità, avvertendo l'odore forte dei pneumatici che segnano l'asfalto come le lacrime sulle mie guance.
Che idiota, sono stato immaturo certo, ma vederla appiccicata a quell'inetto ha mandato a puttane la mia razionalità; per lei ho messo il mio lavoro al secondo posto, proprio quel lavoro che fino a poco tempo fa era il mio mondo, e il pensiero della figuraccia che ho fatto questa mattina brucia come limone su una ferita.
<< Al diavolo...>> stringo così forte il volante fino ad avvertire le dita formicolare e ignoro completamente la fitta allo stomaco che mi ricorda la cena e la colazione saltate.
Ieri ero agitato per lei e rimanere in piedi la notte aspettando una sua chiamata, senza preoccuparmi della montagna di lavoro arretrato che mi aspettava, sembrava il minimo che potessi fare visto che presentarmi a casa sua non era minimamente possibile;
a quanto pare però lei aveva preferito chiamare un altro e fanculo alle mie inutili preoccupazioni.
Premo più forte sull'acceleratore superando ogni singola macchina che mi si para di fronte e imprecando contro chiunque; sta per arrivare una dannata curva ma l'idea di rallentare non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello.
Mancano pochi metri, il cuor inizia a battere, poi si ferma. La vista si annebbia, un dolore lancinante mi colpisce alla testa e un boato invade le mie orecchie lasciandomi frastornato.
Intorno a me solo urla e voci spaventate, sento un clacson ed infine la macchina che ruota su se stessa...sto morendo e l'unica cosa a cui riesco a pensare è il modo in cui ci siamo detti addio.



Sono passati quattro giorni dal nostro ultimo incontro e Yutaka non mi ha chiamato nemmeno una volta.
In tutto questo tempo ho avuto modo di pensare. So di aver sbagliato, non avrei dovuto farmi consolare da un altro invece che da lui, soprattutto se il tipo in questione ha preso a pugni il mio...ragazzo...
Già, Yutaka è il mio ragazzo, allora perché non mi chiama, perché non riesce proprio a perdonarmi? Prendo il cellulare dalla scrivania e compongo il suo numero;
di solito sono molto orgogliosa, ma stavolta ho davvero esagerato e poi ho bisogno di lui.
Tre squilli e finalmente sento una voce, purtroppo però non è la sua...
<< Pronto?>> questa voce profonda e cupa non ha niente a che vedere con il tono gioviale e un po' acuto di Yutaka, conosco questa voce..è di Takanori...
<< Takanori, dov'è Yutaka? Perché hai il suo cellulare?>>
C'è un attimo di silenzio, poi Takanori risponde.
<< Ambra...?>> sembra stupito nel sentirmi e questa sua reazione non fa altro che innervosirmi maggiormente.
<< Si sono io Taka! Ora puoi passarmi Yutaka per favore!!?>> ho un tono acido e stizzito, ne sono consapevole, ma inspiegabilmente l'inquietudine mi sta uccidendo.
<< Yutaka non può rispondere...>>
<< È impegnato?>> una scusa a cui nemmeno io riesco a credere, conosco i suoi orari...
<< No>> un sospiro poi la voce di Takanori si incrina leggermente << è in coma.>>
A quelle parole, per la prima volta, ho capito davvero cosa significasse sentirsi crollare il mondo addosso.
Quando entro in quella stanza bianca e silenziosa avverto un brivido freddo scendermi lungo la schiena. Un luogo così triste non è adatto a Yutaka, lui è un raggio di sole e non deve stare in un posto così tetro.
Mi avvicino al letto dove lo trovo disteso: è pallido e ancora più fragile, della sua naturale luminosità non rimane che il ricordo e il pensiero che tutto questo sia colpa mia è un pensiero che non mi dà pace.
Sfioro i suoi capelli morbidi notando la fasciatura stretta che circonda la sua testa, poi bacio le sue labbra bianche e freddissime.
<< Svegliati...ti prego...>>
Ma non mi ascoltò quel giorno né quelli seguenti.
Rimasi accanto a lui per mesi senza mai perdere la speranza, fin quando Takanori venne da me dicendo che avrebbero trasferito Yutaka in una struttura migliore ma molto lontana...
Era la cosa giusta da fare, lo sapevo, per questo ho lasciato che lo portassero via da me decidendo di allontanarmi da lui, in fondo era tutta colpa mia, non meritavo di vederlo ancora, se pur su un letto d'ospedale.
Ora mentre l'acqua fredda del mare bagna le mie gambe, ripenso al giorno in cui, proprio qui, Yutaka mi ha salvato da morte certa e a come, da quel giorno, la mia vita sia meravigliosamente cambiata.
<< Non dirmi che vuoi buttarti di nuovo mezza nuda in acqua!!? Stavolta non vengo a trascinarti fuori ragazzina! >>
Sento il fiato mozzarsi in gola all'improvviso e spalanco la bocca in cerca di ossigeno; non riesco a voltarmi né a compiere il più semplice dei movimenti.
Metto una mano sul petto stringendo la maglia all'altezza del cuore che martella e tenendo gli occhi serrati trovo il coraggio di girare la testa in direzione di quella voce familiare.
Quando torno a guardare, ciò che vedo è l'unica cosa di cui avevo davvero bisogno:
<< Yutaka...>> pronuncio il suo nome con un filo di voce e sento le gambe molli cedere all'istante. Per fortuna però il suo corpo torna a sostenere il mio come faceva sempre un tempo e il suo profumo agrodolce torna ad inebriare i miei sensi.
Incrocio le braccia intorno al suo collo e inspiro profondamente il profumo del mio uomo.
<< Attenta!>> mi stringe forte e come una bambina mi aggrappo a lui in cerca di un appiglio, come se ne andasse della mia vita.
<< Ti amo Yutaka, amo solo te e nessun altro, te lo giuro.>> queste parole suonano come una supplica, ma ora non riesco proprio a mantenere il controllo.
Lui accarezza i miei capelli e lo sento sorridere deponendo poi un dolce bacio sulla mie testa.
<< Lo so, scusami se ne ho dubitato.>>
Lo guardo finalmente nei suoi occhi caldi e luminosi e posso ammirare nuovamente tutta la bellezza di quel viso gentile e del suo corpo snello e muscoloso; è di nuovo mio...
<< Gli altri non volevano assolutamente che mi muovessi di casa ma quando ho detto che volevo vederti si sono adoperati per sapere dove ti eri nascosta.>>
Stringo forte la sua mano e torno di nuovo a sorridere.
<< Ormai me ne stavo qui quasi tutti i giorni...questa spiaggia mi faceva pensare a te.>>
<< E non ti sei ubriacata vero? >> mi pizzica una guancia prendendomi in giro ma stavolta non potrei mai litigare con lui.
<< No stupido! Ora però dimmi cosa avevi; Takanori ha detto che perdevi spesso i sensi...e in condizioni simili tu te ne andavi in giro in macchina correndo come un matto!!? E io che non mi sono accorta di quanto stessi male! Che stupida!!! >>
Il suo sorriso dolce e contagioso si fa spazio sul piccolo viso.
<< Mangiavo poco e mi stressavo troppo...questo perchè tu sei una ragazza problematica!>> lo dice scherzando ma so perfettamente quanto abbia ragione.
Mi alzo sulle punte e incontro le sua labbra: quelle labbra carnose e calde che tanto mi sono mancate, torno ad assaporarle lambendone con la lingua ogni più piccola porzione.
<< Da oggi in poi allora sarò io ad occuparmi di te.>> lo sussurro a un soffio dal suo viso leggermente rosso, la mia reazione deve averlo stupito.
Poi stringe più forte la mia vita avvicinandomi a sé.
<< Non vedo l'ora.>>
Mano nella mano ci dirigiamo verso la sua macchina, quasi lo trascino, e sento la tensione di quei mesi volare via come un sogno appena si riaprono gli occhi la mattina.
<< Dove andiamo Ambra?>>
<< Ad un qualsiasi ristorante! Devo farti ingrassare, con me non salterai più nessun pasto, e poi...a me piacciono gli uomini con un po' di pancia.>>
Lo vedo inarcare scettico un sopracciglio, ho sempre amato questa sua espressione
<< Sai che è un'impresa praticamente impossibile vero?>>
Rido assumendo la mia solita faccia da schiaffi.
<< Accetto la sfida! Vedrai che entrambi riusciremo a prendere chili in qualche modo!>>
<< E li perderemo in qualche altro modo...>> mi sorride malizioso e per la prima volta, proprio io che odio con tutta me stessa perdere peso, fremo all'idea di dimagrire.





Alla mia Bitch, perché sei davvero splendida come dice Yutaka, perché sei così come ti ho descritto e sei anche molto altro...
Alcune cose raccontate sono vere hai notato? Certo sono un po' romanzate ma hanno tutte un fondo di verità!
Scommetto che hai riconosciuto un certo personaggio e qualche inconveniente descritto ti risulterà familiare...bhe, questo perchè ti conosco troppo bene e qualche citazione della tua vita avventurosa era necessaria.
Ti auguro di trovare il tuo Yutaka ( o meglio ancora, ti auguro di trovare proprio lui^^) lo renderai certamente felice!!! Finché questo non accadrà sappi che rendi felice me con la nostra amicizia.
Ti voglio bene.

  
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