Crossover
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Autore: macchese    13/07/2011    1 recensioni
"Superman è morto" annuncia un attonito giornalista dentro uno schermo. Ed il mondo vacilla. Le cause vengono insabbiate, ma un uomo sa. Brutal. Un uomo che ha perso tutto ciò che aveva di prezioso. In uno scenario corrotto, vile, che si vende al migliore offerente, un solo desiderio. Dimostrare perchè il mondo non ha bisogno di eroi.
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fumetti, Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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L'OTTAVO GIORNO


Sono a terra.
Mi tengo la testa, le mani sulle orecchie. Sono volato a qualche metro da quella che una volta era la porta, da quella che è stata l'esplosione. Era una specie di granata stordente, e devo dire che il suo lavoro l'ha fatto. Stordirmi. Stordirci. Uno stordente spostamento d'aria.
Ora, stanno entrando delle persone, uomini. Uno mi punta addosso un fucile automatico, mentre l'altro mi solleva. Urlano qualcosa, ma è tutto troppo ovattato per capire. Sono me stesso in terza persona. Posso solo sentire i detriti sotto di me, ed una spiacevole sensazione d'impotenza temporanea. Stessa sorte tocca a Joker e Victor. Ci trascinano fuori, e nessuno è in grado di opporre resistenza. Sono i buoni. I cattivi per noi cattivi.
Tornano udito e vista.
C'è un grosso elicottero fuori. Le pale spaccano l'aria, facendo rimbombare il suono dentro alle mie orecchie. Il buono che mi trasporta, mi trascina senza troppe cerimonie, indietreggiando tendendomi una mano stretta sul bavero del cappotto e l'altra sotto la mia ascella sinistra. La posizione della mia spada non gli sta offrendo la presa migliore, facendolo accontentare di questa. Non sembra un problema.
Tornano gambe e braccia.

Sollevo il braccio sinistro e gli stringo quella mano sul mio bavero. Non deve mollare la presa. Punto i piedi e lancio all'indietro il gomito destro, dal basso verso l'alto. Centro. Il buono cade a terra. Mi rimetto in piedi e cerco di capire la situazione. L'elicottero di fronte a me è acceso e pronto al decollo. Joker e Victor procedono in quella direzione, accompagnati da alcune persone, soldati, a giudicare dall'equipaggiamento. Lo stesso di quello che ho steso. Victor sembra quello messo peggio. Il buono di fronte a me si tiene il naso.
Sto per voltarmi. Qualcosa mi colpisce sulla nuca, facendomi crollare a terra. Eccolo. Il calcio del fucile dell'altro buono. Ora si porta di fronte a me, tenendomi sotto tiro. Lo fisso. Mi portano vicino agli altri. Ci mettono in ginocchio, uno fianco all'altro, non lontano dal velivolo.

-Ce ne sono altri?!-
Urla il buono di fronte a Joker. Lui ride. Il buono lo colpisce con un pugno. Lui sputa via del sangue e ride ancora. Adesso tocca a quello davanti a me. Stessa domanda. Stesso risultato, stesso pugno. Sono di nuovo a terra. Si allontana per un attimo, spazientito. Poi torna verso di me.
Lo vedo avvicinarsi, piano. Io sono a gattoni, e lui sta puntando alla mia spada. Un rivolo di sangue corre sulla mia guancia. C'è tanto rumore intorno a me e tante altre cose sbagliate. Il buono col mitra è tornato da me, ed allunga una mano. Ma l'altro, quello a cui ho rotto il naso, lo afferra per il braccio.

-No!-

Succede qualcosa d'inaspettato. Un rumore. L'elicottero. I rotori sembrano perdere di potenza. Ed il pilota non sembra avere idea del perché. Nessuno sembra averne idea. Nessuno tranne Joker.

-Ci siamo...-

Il pilota armeggia furiosamente con la strumentazione, ma le pale rallentano inesorabilmente. Il capo di quei buoni, che sembra proprio esser quello a cui ho rotto il naso, ordina agli altri tre soldati di badare a noi. Si guarda intorno. Fende l'aria col mirino della sua arma in cerca di un bersaglio, di una causa che non sembra esserci. Le pale si fermano. Poi si ode uno strano lamento. Un gemito che proviene dall'elicottero. Il telaio comincia a guaire, trema. La struttura vibra. Il capo urla al pilota di scendere, ma la cabina è bloccata. Sbatte violentemente contro il vetro, si dimena. Il capo corre incontro, nel tentativo di liberarlo, ma è un istante. Un attimo. Il metallo torna a stridere, a piegarsi, ed all'improvviso l'intero velivolo si accartoccia su se stesso in un rottame informe. Uno spettacolare scultura di ferro compresso.
Nella confusione, chi doveva tenerci sotto controllo si distrae, voltandosi verso il velivolo. Nel mentre, ne approfitto per spezzare il collo ad uno dei tre. Un altro se ne accorge, ma prima di poter reagire si ritrova il coltello di Joker sotto al mento. Sotto e poi dentro. Stessa fine tocca al terzo. Ora teniamo il capo sotto tiro con le loro armi. Sta ancora rovistando tra i rottami, nel tentativo di salvare l'amico pilota, ma non c'è niente da fare. Mi avvicino. Lo sollevo e lo sbatto contro l'ammasso di fronte a lui. Cade, appoggiandosi con la schiena contro ciò che rimane dell'elicottero. Victor lo tiene sotto tiro. Lui volta la testa, cercando ancora l'amico.

-Fermo...- dico -...lascia perdere. Non ce la faresti nemmeno con la spugna.- 
L'occhio cade su una pozza rossa che si espande sotto il blocco di metallo. Joker si avvicina al capo buono. Lo guarda, guarda la pozza.

-Carne in scatola...- dice.
Lo guarda di nuovo e poi scoppia in una risata quasi isterica. Il buono si discosta schifato e consapevole. Non c'è più niente da fare. Scarica e depone l'arma che aveva a tracolla, lanciandola via.

-Chi, sei...- continua Joker, con calma.

-Cosa avete fatto all'elicottero...- risponde lui.

-Ehm... non ci siamo capiti. Allora... adesso sono io quello che fa le domande. Questa cosa non è mai chiara come vorresti!-
alla fine, rivolgendosi a me. Accenno una risata. Il buono non risponde stavolta. Rimane fermo, in attesa della nostra prossima mossa. Quella che vede Joker colpirlo al volto, e porre nuovamente la stessa domanda.

-No... non parla.- mi dice Joker.

-Non abbiamo tempo per queste cose.-
   
-Ma se non parla, lo devo togliere di mezzo...- indicandolo col coltello.

-Lascialo a me. Ora andiamo, prima che altri si accorgano di noi.-
Lo convinco. Joker sbuffa, ma si rialza. Approfittando di questa manovra però, il buono estrae una piccola pistola da una fondina alla caviglia. La punta verso Victor e fa fuoco. Click, bang, veloce.
Ci guardiamo. Increduli. La pallottola galleggia ferma nell'aria, sotto lo sguardo esterrefatto del buono. Prova a premere nuovamente il grilletto, ma non ci riesce. Joker si avvicina alla pallottola che ancora fluttua nell'aria, bloccandone la rotazione tra pollice ed indice della sua mano. 
   
-Pensavi davvero che sarei venuto fin qui senza una... assicurazione?-
Sentiamo dei passi. Ed una persona appare da dietro il cumulo di rottami. Il buono lo guarda, cerca di identificarlo. Chi può aver fatto tutto questo? Poi capisce.

-Tu... sei...-

-Buongiorno Eric...- saluta Victor.

-Magneto...-

-Indovinato...- conclude Joker, colpendolo abbastanza forte da fargli perdere i sensi. 

-Abbiamo un mezzo?- chiedo.
Eric ci fa segno di seguirlo. C'è un altro velivolo, integro e funzionante, che ci aspetta non lontano, insieme ad un ragazzino che da fuoco a tutto quello che abbiamo intorno poco prima del nostro decollo. Assicurazione.

Mi faccio scaricare in un punto della città fantasma, non lontano e non vicino a "casa" mia. Giusto per stare tranquilli. Mi carico sulla spalla il buono svenuto ed aspetto il decollo del mezzo. Lo guardo allontanarsi, dunque mi metto in marcia verso casa. Giusto per stare ancora più tranquilli. Sta diventando sera, ma c'è ancora un sole abbastanza forte da non farmi rischiare spiacevoli agguati. Gli sciacalli sono più attivi la notte. Cammino. La ferità sul mio braccio fa discretamente male, ma non sanguina poi così tanto. Meno di quanto mi aspettassi. Meno di quanto abbiano sanguinato altre ferite simili. Forse è una di quelle migliorie del siero, che mi inietterò una volta arrivato. E' l'ottavo giorno, ed è il momento di concludere il trattamento. Per cominciare a riflettere.
Non mi piace come è andata oggi. Per niente. C'è stata un'importante mancanza di provvedimenti questo pomeriggio. Sono ancora vivo, nonostante tutte le occasioni. Siamo sopravvisuti. Tutti. E non mi riferisco al pianificato e tempestivo ingresso del signor Leshner, ma di quanto è accaduto prima. Ci sono leciti dubbi sospesi a mezz'aria. Ma fortunatamente, ho un buono sulle spalle che suo malgrado dovrà dare delle risposte.
Arrivo al bunker. Entro e subito sbatto il buono nella cella che fu di Lois. Lo assicuro saldamente alla branda, così che non possa liberarsi. Poi mi disarmo, e mi concentro quanto basta su di me. Diagnosi: graffi superficiali su viso e mani, qualche livido, un taglio interessante sul braccio, ma nessun osso rotto. I miei organi interni sono nel medesimo ordine di quando sono uscito. Ora, la ferita. Completo le normali procedure e mi accingo alla sua medicazione. Stryker era fornito di un gran numero di beni atti all'auto soccorso. Un comodo kit, putroppo sfornito di un sedativo abbastanza potente da calmare il dolore. Stringendo i denti, mi medico. Il dolore è chiaro, ogni volta che l'ago buca la carne è uno sfavillante momento di auto analisi e consapevolezza. Il dolore ha sempre avuto il merito di mantenermi vigile nella realtà. Ogni spillata è un'emozione che pulsa e si attenua fino a quella successiva. Che mi ricorda quello che ho passato.
Fine. Una garza bianca copre un'altra probabile futura cicatrice. Rimetto tutto in ordine, compreso me stesso. Giunge l'ora del mio cocktail personale. Il terzo ed ultimo pezzo del puzzle. Mi dirigo verso il contenitore ermetico, sollevo la manica. Sblocco il coperchio e lo apro. Guardo dentro. Faccio scorrere le mie mani all'interno, perlustro tutta la superficie con le dita. Infine, devo fermarmi.
E' vuoto. 

  
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