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Autore: Stateira    19/03/2006    7 recensioni
song fic sui pensieri di efestione, la sera del matrimonio di alessandro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E così… tu sei lontano
Did we create a modern myth?
Did we imagine half of it?
What happened then, a thought for now
Save yourself, save yourself
 
A secret is out
A secret is out
 
To buy the truth and sell a lie
The last mistake before you die
So don't forget to breathe tonight
Tonight's the last, so say goodbye
 
The secret is out
The secret is out
A secret is out
A secret is out
 
Goodbye, goodbye
Goodbye, goodbye
Goodbye, goodbye
Goodbye, goodbye
Goodbye, goodbye
Goodbye, goodbye
Goodbye, goodbye
Goodbye, goodbye
Goodbye

 

 

 

 

 

E così… tu sei lontano. Odora di freddo, questa notte, lo sai? Vegliare sui cuscini della nostra unione è come recitare poesie spezzate, nella tristezza delicatamente devastante di un coro di voci angolose. Ma vegliare, è come tacere le grida della morte, è come fingere di non sapere che adesso ogni cosa cambierà, che tu hai lei, e lei forse, ha te.

Lo sai che questo è un addio, un addio vero, stavolta.

Perché esistono tante cose che un uomo può sopportare per amore, Alessandro.

Ma non questo.

Non questo.

E non sono qui a commiserarmi, né a cercare di ricordare gli anni e gli istanti vissuti con te, per te. non è più importante, ora. Abbiamo davvero creato un mito, noi due? Quello che sembrava un sentimento incrollabile, e invece si è sgretolato, come ogni leggenda, come argilla cruda, fra le mie stesse mani attonite e il tuo sguardo impassibile. Se tu potessi vedere il sorriso amaro che increspa la mia bocca, ora, mentre penso a ciò che stai facendo, penso a ciò che stai pensando, perché lo sai, ti conosco troppo bene, tanto che posso torturarmi a vederti fra le braccia di quella donna. Mi hai tradito, Alessandro. Non c’è altro da dire, non c’è altro modo per definire. Cosa ci è successo, lo sai? Forse nulla. Forse ci è accaduto proprio quel nulla che io tanto ho temuto, perché non c’è nulla di più umiliante e doloroso che non riuscire a non amare la mano che ti ferisce. E allora và, va da lei, salvati, ti prego, dal mio amore inutile e lacrimoso, sottraiti al mio sguardo, salvati.

Non rimpiango le tue promesse, re, ma solo i tuoi silenzi assorti, prima di dirmi che d’incanto, l’incanto era svanito. È solo la velocità con cui è accaduto che mi fa tanto male da farmi vomitare, solo questo.

Mi hai illuso tante volte, Alessandro, io lo sapevo, ma che belle bugie mi vendevi per pochi baci, splendide e pulite come un gioiello egizio che credevo fosse nostro, invece non appartiene a nessuno dei due. Ma in fondo perché lamentarsi, perché credere di poter giudicare, quando non si può che chinare la testa e stare ad ascoltare il rombo del proprio sangue nello stomaco, il gelo farsi strada nei piedi rotti.

Abbiamo tutti diritto a sbagliare, e tu più di tutti, tu che sei perfetto. Ma non mi chiedere, ti prego, perdono, non lo fare. Non posso dartelo, non ce la faccio davvero, dovrei uccidere me stesso per riuscire a dimenticare il dolore che mi infliggi stanotte. Anche perché so già, e a volte vorrei non essere capace di pensare, che questo non sarà il tuo ultimo errore.

Non sarà il tuo ultimo errore, con me.

Credo tu abbia capito tutto già oggi, dal mio sguardo. Hai capito che non ci sarebbero state altre notti fra di noi, hai capito che avevi scelto una via per un’altra, che rinunciavi ad un’alternativa, perché una volta tanto non era possibile avere tutto ciò che vuoi, re. Una moglie nel tuo letto, e me fuori ad aspettarti fedelmente, nemmeno tu hai ceduto a quest’illusione. Nemmeno tu hai osato sperarmi più forte di ciò che sono. Questa notte è l’ultima in cui ti penserò così, in cui lascerò che la malinconia stilli piano, goccia a goccia, fuori dal mio cuore, ed ogni segreto si spezzi nell’aria tagliente.

Perché il nostro segreto era tanto fragile che tu sapevi che non sarebbe sopravvissuto, fuori dalle nostre labbra. Ciò nonostante hai deciso di sputarlo, e ora io lo guardo frantumarsi in mille scaglie di povera luce, fra l’erba secca di questo posto.

E allora, con un sorriso quasi ironico, vorrei dirti di non fare come facevi come me, sciocco. Mi amavi talmente intensamente che trattenevi il fiato, e più di una volta mi è sembrato di sentirti morire. Non farlo con lei, te ne prego, o a quella poverina verrà un colpo. Lei non ti conosce come me, Alessandro. Nessuno ti conosce come me. Perciò mi raccomando, non fare come al tuo solito, non dimenticarti il respiro per strada, stanotte, perché non ci sarò io ad aiutarti a ritrovarlo, mi dispiace.

Il nostro segreto è violato. Il nostro segreto non è più. Il nostro segreto è morto.

Ed è per questo che ora me ne sto solo, qui, su questo sperone di roccia della brulla Bactriana, senza un senso da dare a nulla, senza nemmeno la forza di piangere, né di odiare. Solo quella di gridare al cielo, alla luna, al niente ostile che sento nero e freddo attorno a me. La mia voce monta come schiuma marina, parola dopo parola, un tremore leggero che diviene un grido straziante e grattato dal raschio spietato della disperazione.

 

Addio…

Addio…

Addio…

Addio…

Addio…

Addio…

 

… Addio…

  
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