Anime & Manga > Tengen Toppa Gurren Lagann
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Autore: ElderClaud    13/07/2011    3 recensioni
Attualmente in quel bar dove non volava neppure una mosca erano presenti solo due clienti.
Lui – che si stava dilettando a dare un paio di inermi colpetti a delle palle in avorio colorato – ed un altro individuo che gli dava le spalle seduto pigramente al bancone del bar. A interrompere quella lunga serata ci pensavano solo i suoi sbuffi silenziosi ad ogni triste tirata, e i suoni secchi e vivaci di palle che si scontravano tra loro in un gioco chiamato bizzarramente biliardo.

[Viral & Leeron] [non yaoi]
Scritta per l'iniziativa “un prompt al giorno” indetto da Fanworld
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Viral
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Biliardo
Prompt: “biliardo” per l'iniziativa “un prompt al giorno” indetto da Fanworld
Parole: 1219
Genere: generale, introspettivo
Rating: verde
Personaggi: Viral, Lerron Littner
Avvertimenti: missing moments, oneshot
Note:
Per questa oneshot mi è venuta una ispirazione improvvisa notando il prompt del giorno fornito dal sito Fanworld. Tra l'altro questa è la prima fanfiction che scrivo su Gurren Lagann e credo che non sarà l'ultima. Proprio perchè è la prima non credo di essere stata proprio il top del top nel trattare i personaggi, dunque mi rimetto al vostro giudizio. È una missing moments ambientata subito dopo la fine dell'ultimo episodio (giusto il giorno dopo). Buona lettura!


Il gessetto ruotò veloce e agile sulla punta della lunga stecca da biliardo, mosso da agili mani pazienti e dedite alla più accurata precisione.
Il sorriso di chi stava affilando la punta di quella anonima stecca – così come era anonimo tutto, dentro quell'elegante bar del centro storico della capitale – era enigmatico seppur di primo acchito piuttosto ambiguo e contraddittorio.
Ma non era una novità che Leeron Littner giocasse sulla propria sessualità ambigua per stuzzicare al meglio il prossimo – e c'era da dirlo, sembrava nutrirne un pizzico di sadico divertimento nelle facce terrorizzate dei suoi colleghi maschi – e poi comunque, alla fine chi lo conosceva meglio anche in campo di gusti personali era solo ed esclusivamente lui stesso.
Tuttavia una cosa era abbastanza cristallina in lui, ossia il provare noia per le cose decisamente poco interessanti. E giocare da soli era a dir poco barboso.
Attualmente in quel bar dove non volava neppure una mosca erano presenti solo due clienti.
Lui – che si stava dilettando a dare un paio di inermi colpetti a delle palle in avorio colorato – ed un altro individuo che gli dava le spalle seduto pigramente al bancone del bar.
Conosceva l'identità dell'uomo intento a fumarsi l'ennesima sigaretta della serata, come pervaso da ricordi ancora oscuri e confusi dopo neanche ventiquattro ore dalla fine della guerra.
Viral alle conseguenze inaspettate di ogni battaglia che aveva sostenuto ormai ci aveva fatto decisamente il callo. Ma era curioso notare come fosse dura cercare di rendere ordine nella testa dopo un mare di cose che si accavallano tra loro senza darti quasi il respiro.
Per quanto non fosse mai stato un grande tabagista anche durante il suo onorevole servizio verso il sommo Lord Genome, trovava ora frustrante dover contare i mozziconi di sigarette malamente spenti sul posacenere di cristallo poco distante da lui.
A interrompere quella lunga serata ci pensavano solo i suoi sbuffi silenziosi ad ogni triste tirata, e i suoni secchi e vivaci di palle che si scontravano tra loro in un gioco chiamato bizzarramente biliardo.
Non che le cose da fare mancassero nella capitale, eppure un momento di smarrimento in uomini abituati a combattere in prima linea e ora senza lavoro era da concedere.
Per questo Leeron sbuffò ironico a quel pensiero che quasi sicuramente attraversava anche la testa del suo impulsivo collega, decidendo di appoggiare la lunga stecca sulla propria spella e avvicinarsi silenzioso a chi ancora – molto probabilmente – non aveva neanche fatto caso alla sua solitaria presenza.
Tra le altre cose, nessuno dei due si era cambiato da dopo quella farsa di un matrimonio che altro non aveva fatto che confondere – o consolidare – i sentimenti dei presenti, ritrovandosi per questo in una serata allo sbando per le vie di una città nuovamente in festa.
Avvicinandosi lesto e silenzioso al novello collega, Leeron scivolò sul parquet con una eleganza da ballerino cogliendo alle spalle un Viral intento a contare il ghiaccio mezzo sciolto dentro un bicchiere pieno di alcoolico ignoto.
“Uhm... ma lo sai che se fumi troppo poi le corde vocali si seccano? Ed è un peccato perchè hai tanto una bella voce quando non sei arrabbiato!”
nonostante dinnanzi al biondo uomo-bestia ci fosse uno specchio che copriva in lunghezza l'intera parete, proprio non si era accorto della presenza del ricercatore e per quelle sue parole trasalì sorpreso sentendo il cuore prendere una accelerata improvvisa.
Una paura poi che si trasformò in una sorta di disgusto quando voltò lo sguardo verso quella voce dannatamente ambigua, spostandosi istintivamente dal proprio sgabello a quello prossimo a lui con una velocità tale da non essere quasi visto.
Un balzo da autentico felino, stemperato da una fila di denti da pescecane allungati in uno sdegnato ghigno di rimprovero. E Leeron ne era sicuro, quel giovanotto stava pure sudando freddo.
“Tu provaci e io ti ammazzo!”
Nonostante la minaccia ricevuta – quasi ignorata tra l'altro da un ricercatore che non stava di certo facendo sul serio, quanto divertito da una sua così vivace reazione – sviò su quello sguardo assassino misto ad un primordiale timore decisamente infondato ma divertente da osservare.
“Senti, piuttosto... Ti va di fare una partita a biliardo? Io mi sto annoiando a morte a giocare tutto solo”
Rigirò tra le mani la lunga stecca quasi con fare teatrale, prima di lanciarla ad un confuso Viral che la prese al volo osservandola e osservando il ricercatore senza comprendere cosa quel bizzarro umano volesse andare a parare.
“Che diavolo è il biliardo?”
Non vi era più rabbia nelle sue roche parole – forse rese così dal tempo a causa delle sigarette oppure a berciare ordini ai suoi sottoposti di un tempo – ma c'era una nota di curiosità mista a scetticismo guardingo su cosa esattamente Leeron stesse cercando di offrirgli.
Per molti anni Viral si era sempre dovuto guardare le spalle anche da quelli che potevano essere suoi possibili alleati, quindi quella proposta – per quanto in fin dei conti sapeva che poteva fidarsi dello strambo uomo che aveva di fronte – venne accolta con una istintiva titubanza.
“Il biliardo? È un gioco dove devi colpire delle palle con quella stecca e mandarle tutte in buca con pochi passaggi. Non è difficile... E io personalmente lo trovo un gioco rilassante e oltretutto elegante”
Ancora confuso da quel tono ambiguo ma comunque sincero, l'uomo-bestia si rilassò nell'espressione facciale concedendo almeno di alzarsi dallo sgabello pur osservando con perplessità la lunga stecca di legno.
“Perchè proprio io?!”
“Perchè no scusa? Dopotutto, credo che un po' di distrazione non potrebbe che farci del bene dopo tutto quello che è successo...”
Leeron lasciò la frase nel vuoto, seppur comunque aveva decisamente colto nel segno data anche l'occhiata di rimando che Viral gli lanciò.
Più che un innocente – forse, non si poteva mai dire con quell'umano – proposta di passare del tempo a giocare un gioco che neanche sette anni fa esisteva, era una scusa bella e buona per scacciare via fantasmi che ancora albergavano nei loro cuori dopo solo ventiquattro ore da una vittoria costata più di quanto si potesse immaginare.
Ma questa era la guerra, e come ogni guerra esistente lo stesso Viral sapeva che non aveva senso continuare a intossicarsi i polmoni inutilmente.
Aggrottando le sopracciglia in uno sguardo che doveva essere quantomeno duro, accolse positivamente – seppur a modo suo – la gentile proposta di Leeron a svagarsi un po' e cercare di non pensare ad altro.
“Va bene, mostrami come si gioca... Ma guai a te se fai strani scherzi!”
soddisfatto della sua riuscita oltretutto improvvisata in meno di due secondi, il ricercatore incrociò le braccia soddisfatto chinando lievemente il capo a mo di assenso gentile prima di avviarsi al tavolo seguito, a breve e con passo un po' annoiato, da un soldato che stava iniziando a capire che non vi erano poi tanti sporchi fini nella proposta fatta.
“Fantastico! Veramente fantastico! Credo che questo gioco davvero ti doni, sai?!”
A meno che non si fosse divertito troppo a stuzzicare troppo un toro ancora infuriato, si poteva dire che la serata sarebbe stata quantomeno rilassante e lontano da fantasmi primordiali di cui entrambi i giocatori, per ovvie ragioni, avrebbero fatto volentieri a meno di rimembrare ad ogni minuto.

   
 
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