Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: Luli87    14/07/2011    14 recensioni
Una storia breve e molto triste, dedicata a chi ne ha vissute di brutte, davvero brutte. Sia in prima persona che da semplice spettatore. Non poter fare niente spesso ti fa vedere le cose da più punti di vista. La vita è una ruota che gira, una giostra che va.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"E' una giostra che va"

Chiudi la porta alle tue spalle, non vuoi sentire una parola di più.
Ci sono altre informazioni che vuoi sapere? No.
Altri particolari di cui devi essere informata? Nessuno.
Guardi la cartelletta che hai messo in borsa prima di uscire da quel dannato studio medico.
Non puoi sopportare oltre.
È tutto molto chiaro.
Non hai mai dovuto sostenere una conversazione simile, mai prima d’ora.
È toccata a te, questa volta.
La tua mano non lascia la maniglia, sei troppo sconvolta.
Sei lì, in cima alle scale, pochi gradini ti separano dall’asfalto caldo della strada.
New York ti sta aspettando. Vuoi muoverti?
Non ci riesci.
Una lacrima sta per rigarti il volto, ma la asciughi in fretta: non deve vederti nessuno, tu non sei così. Non lo sei mai stata, mai, neanche quando da sola, incinta, hai dovuto lasciare tutto e tutti e rimboccarti le maniche. Eri un’attrice da poco, ma sei riuscita a diventare quello che sei e, oggi, sei fiera di te. Immensamente fiera di te.
Piangere in scena ti riesce sempre facile, sei così credibile e brava nel tuo lavoro.
Ma nella realtà è tutto dannatamente complicato.
E fa male, male da morire.
Morire.
La seconda lacrima non riesci a trattenerla.  
Scende lenta, leggera, e ti bagna la guancia, fino a cadere a terra.
Sei quasi costretta a tirar su con il naso e, per paura che qualcuno si accorga della tua tristezza, con un dito sistemi bene gli occhiali da sole sul tuo volto.  
Alzi gli occhi al cielo, sfinita.
“Chet, che ne sarà di me?” Poche parole sussurrate al vento.
Nel tuo cuore, speri in una sua comparsa, desideri che quel pensiero arrivi alla persona interessata e Dio solo sa quanto hai davvero bisogno di quella risposta.
Che ne sarà di te?
Non vuoi essere una vittima, tu vuoi essere la protagonista, come lo sei sempre stata.
Vuoi essere la diva, l’unica, inimitabile.
Solare, brillante, raggiante, divina.
Sempre con la battuta pronta e il sorriso sulle labbra.
Sempre con un marthaismo a disposizione.
E perché no, un bicchiere sempre pieno tra le mani, per brindare alle cose belle.
Champagne, vodka, martini? Qualunque cosa va bene, l’importante è brindare.
Hai la tua età, certo, ma hai un sacco di energia, di immaginazione, di sogni.
Hai voglia di emozioni e, perché no, di innamorarti ancora.
Hai un figlio innamorato di una donna che ancora non sa di ricambiare il suo amore, un figlio splendido che hai tirato su da sola, senza quel padre irresponsabile, egoista, bastardo quale era.
Glielo dirai mai? Non puoi, te lo sei giurata anni e anni fa. È un segreto che, parole tue, vuoi portarti nella tomba: allora perché adesso tremi dalla voglia di confessargli tutto?
Deve sapere?
No, non puoi farlo: non vuoi.
E cosa dire delle notti in cui lo trovi sveglio a riflettere sulla sua vita?
Parlate per ore, mano nella mano, anche in silenzio, perché a volte le parole non servono. Sei sua madre, ti capisce con uno sguardo.
Cosa farà la notte senza di te quando avrà bisogno della tua mano e non la troverà più?
Come si sentirà?
Perso. Terribilmente perso.
Sarà in grado di rialzarsi da solo? Sai che è grande, sa come vanno le cose. Ma sei preoccupata lo stesso.  
La vita è una ruota che gira, e gira, e gira ancora.
Sa anche lui di non poterla fermare, né sgonfiando le gomme, né mettendo un bastone tra le ruote del destino.
La tua mano lascia la maniglia della porta e decidi di scendere un paio di gradini.
New York è affollata, è un pomeriggio di sole in città.
Ma quando una bambina dai capelli rossi attira la tua attenzione, ti fermi di nuovo e ti viene in mente la tua Alexis.
Hai una nipote stupenda, intelligente, responsabile, che però ha ancora bisogno della tua guida, dei tuoi consigli, della tua saggezza e, perché no, anche della tua pazzia.
Cosa farà senza di te?
Quante lacrime verserà?
A chi chiederà consigli?
Sposti lo sguardo, non ce la fai a porti altre domande.
Ogni domanda è una fitta nel tuo cuore, un pugnale che ti colpisce sempre più in profondità: è una tortura.
Ed è appena iniziata.
Non puoi abbandonarli così.
Non puoi permettertelo.
Non è una tua scelta però.
Tu non vuoi, ma è la vita.
Hai un tumore al fegato.
Come farai a fartene una ragione?
Impossibile.
Appoggiata al muro, scendi tutti i gradini e ti ritrovi su una panchina, di nuovo persa nei tuoi incubi, purtroppo divenuti realtà.
La tua mente è viva, attiva, in continuo fermento.
Vorresti fare mille cose.
Vorresti approfittare di questa energia mentale.
Vorresti dare vita a tutte le tue idee.
E mentre la tua mente pensa, ipotizza, crea, sogna, immagina... il tuo corpo non risponde.
Fermo, immobile, triste.
Vorresti andartene lontano, scappare addirittura da te stessa.
Vorresti…
Le tue mani si stringono e si torturano.
Hai iniziato a tremare.
Scuoti la testa e piangi silenziosamente.
Dietro gli occhiali da sole, nascondi ogni espressione alle persone intorno a te.
“Cosa devo fare?”
Infiniti minuti trascorrono così, con te ferma, seduta lì, da sola e confusa.
Persa nei labirinti della tua mente non ti accorgi nemmeno di un uomo, seduto accanto a te, in silenzio.
Ti osserva, senza dire nulla, senza chiedere.
Sente i tuoi singhiozzi, immobile.
Ad un tratto, una mano si posa sulle tue.
Una mano grande, pulita, morbida, delicata.
Conosci bene quella mano: quante notti l’hai stretta tra le tue?
L’hai vista crescere.
Conosci ogni dettaglio di quella mano.
E conosci bene quei sospiri che senti accanto a te.
“Mamma…”
Quella voce. L’unica voce che volevi sentire. L’unica parola che ti fa sempre battere il cuore.
Un sorriso sorge tra le lacrime e muovi leggermente la testa per appoggiarla alla sua spalla.
“Mamma, ci sono io adesso, andrà tutto bene vedrai. Andiamo a casa.”
“Oh Richard…”sussurri appena, mentre con l’altra mano ti stringe a sé.
“Te lo prometto mamma, andrà tutto bene.”



  
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Luli87