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Autore: Fiery    14/07/2011    5 recensioni
«Non sembri neanche tu.»
La voce di Katherine lo raggiunse subito, insieme ai suoi passi lenti e strascicati. Continuò a darle le spalle, chiudendo gli occhi per regolare il respiro e la sete, ora più vivida che mai. Aveva perso il conto delle vittime a cui aveva strappato ogni lamento e briciolo di vita, da quando era partito.
«È ciò in cui mi hai trasformato, te lo ricordo.»
«No.» la vampira appoggiò una mano sul tavolo, chinando appena il viso verso di lui, «Io avevo trasformato Stefan Salvatore e sono tornata per lui… ma non è qui, in questo momento.»
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katherine Pierce, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Timeline: ipotetico futuro dopo la seconda stagione – fate finta che sia finito tutto, o che Klaus abbia lasciato andare Stefan… insomma, scatenate la vostra fantasia. Io ho preferito rimanere sul vago, ero più concentrata sul momento in sé, non sulle descrizioni di contorno!

Note:

-     TVG!Fest @ vampiregeometry, ovviamente.

-     Prompt Katherine/Klaus/Stefan - “Uccidila” (*piange disperata*)

Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).

 

 

Keep the promise

 

 

Stefan si aggrappò al tavolo della cucina, ricacciando indietro un verso di dolore, di nausea mista a rabbia. Dalle labbra pendevano il sapore e la consistenza del sangue della sua nuova vittima, quella che Klaus gli aveva ordinato di prosciugare come se fosse solo una bambola nelle sue mani. Una ragazza poco più che ventenne, con lunghi e ricci capelli rossi… aveva sfiorato le sue lentiggini con la punta delle dita mentre modellava la voce in modo da incantarla, da costringerla a guardarlo negli occhi… a rendersi conto che quella sarebbe stata la fine di tutto ciò che era e di tutto ciò che sarebbe potuta essere.

«Non sembri neanche tu.»

La voce di Katherine lo raggiunse subito, insieme ai suoi passi lenti e strascicati. Continuò a darle le spalle, chiudendo gli occhi per regolare il respiro e la sete, ora più vivida che mai. Aveva perso il conto delle vittime a cui aveva strappato ogni lamento e briciolo di vita, da quando era partito.

«È ciò in cui mi hai trasformato, te lo ricordo.»

«No.» la vampira appoggiò una mano sul tavolo, chinando appena il viso verso di lui, «Io avevo trasformato Stefan Salvatore e sono tornata per lui… ma non è qui, in questo momento.»

«Smettila, non voglio ascoltarti.»

«Invece devi.» replicò testardamente.

Stefan aprì finalmente gli occhi, puntandoli in quelli di lei, così dannatamente uguali a quelli di Elena, che sognava ogni notte da mesi.

«SMETTILA!» urlò, non smuovendola neanche di un millimetro ma trovando nel suo sguardo una traccia di rassegnazione e di quello che sembrava rimpianto.

«Non sei nessuno, Katherine… ripeto nessuno per dirmi quello che devo o non devo fare. Non ti devo niente, mi hai tolto tutto.» sputò d’un fiato, pulendosi le labbra con la manica della giacca, «Mi hai tolto la possibilità di scegliere il giorno che mi hai costretto a bere il tuo sangue contro la mia volontà… mi hai tolto mio fratello, nel momento in cui hai deciso di metterlo contro di me…» elencò uno ad uno ogni colpa della vampira, che però lo fissava impassibile, «E mi hai tolto la possibilità di dimenticarti, quando sei tornata a Mystic Falls.»

«Puoi scaricare tutto su di me, Stefan.» sospirò Katherine, con tono annoiato, «Puoi anche incolparmi di averti rubato qualcosa o fatto un dispetto, per quanto mi riguarda. Ma ora devi ascoltarmi.» lo afferrò per il braccio, guardandolo dritto negli occhi.

«Cosa vuoi ancora da me?»

«Una promessa.»

«Puoi scordartelo.» ribatté Stefan seccato.

«Piantala di fare l’orgoglioso e ascoltami!» Katherine lo costrinse a guardarla ancora una volta, il tono di voce improvvisamente si fece urgente, «Promettimi che quando sarà tutto finito tornerai a casa. E che tenterai di tornare quello che eri davvero, prima di conoscermi.»

«Di che diavolo stai parlando?» sbottò il vampiro, sfuggendo facilmente alla presa di lei che ora fissava la porta della stanza come se questa sarebbe stata scardinata da un momento all’altro, «Non fare la sentimentale, non è da te.»

«Stefan, devi promettermelo!» strinse un pugno, mentre la porta si apriva lentamente, «Promettimelo.» ripeté con voce stanca.

A Stefan, per un momento, parve di vedere quella donna di secoli prima; quella che nel momento in cui le aveva confessato il proprio amore si era fatta improvvisamente rigida, irrequieta… spaventata. Quella paura, con il tempo, l’aveva associata alla paura di essere messa in gabbia – lei, che era sempre stata libera e aveva vissuto costantemente secondo le sue regole e non quelle degli altri – ma in quel momento la paura che leggeva nel suo sguardo non era niente di tutto questo. Era qualcosa di più vicino alla rassegnazione.

«Bene, siete qui.»

Klaus li raggiunse con un sorriso obliquo ed enigmatico sulle labbra, quello che Stefan e Katherine avevano imparato a riconoscere come il segno che precedeva un'imminente decisione o tragedia. Si avvicinò alla vampira sotto lo sguardo di Stefan, che non si perdeva nessun movimento di colui che l’aveva trascinato via in cambio della salvezza di Damon. Accarezzò le guance di Katherine, risalendo con le dita ai capelli, il sorriso che sostava sulle sue labbra; un sorriso che aveva un nonché di inquietante.

«Falla finita e togli le mani dai miei capelli.» sputò Katherine.

Stefan sgranò gli occhi: per mesi Katherine era stata in un angolo, senza mai contraddire o insultare direttamente Klaus. Era persino tornata, tra la sorpresa e la confusione di tutti: non era scappata, come pensavano che avrebbe fatto. Aveva sofferto per le punizioni che Klaus aveva minacciato di ritorcerle contro. E in poco meno di cinque secondi, era riuscita a mandare tutto all’aria.

«Combattiva fino alla fine, Katerina.» le posò un bacio sulla fronte, mentre una smorfia di disgusto le si dipingeva in viso. Si staccò lentamente da lei, godendosi il suo sguardo orgoglioso, per poi afferrare una sedia e spezzargli una delle gambe. I due vampiri lo fissarono rigirare il paletto di legno tra le mani, per poi porlo a Stefan, «Uccidila.»

«Cosa?» sussurrò inconsciamente.

«Ti ho detto di ucciderla.» ripeté tranquillamente l’Originario.

«Perché?»

Klaus sollevò un sopracciglio, infilandogli con la forza il legno in mano, «Perché la sua presenza non è più gradita.» una scusa così poco credibile: si leggeva nel suo sguardo che voleva solo liberarsi di lei senza sporcarsi le mani personalmente. Voleva godersi lo spettacolo.

Stefan strinse il paletto tra le dita, deglutendo il vuoto, «Potrebbe tornarci utile.» cercò di dissuaderlo, ma Klaus fu più veloce. Lo guardò fisso negli occhi, la voce ridotta appena a un sussurro.

«Uccidila.»

In quel momento, Katherine lasciò andare le braccia lungo i fianchi, fissando Stefan procedere con determinazione verso di lei,lo sguardo sofferente, ma deciso ad ubbidire agli ordini di Klaus. Alzò il braccio, pronto a colpire.

«Mantieni la promessa.»

L’ultima parola si ruppe alla fine, nell’istante in cui il paletto di legno finì dritto in mezzo al suo petto. Gli occhi sbarrati dal dolore, la bocca tesa in una smorfia orgogliosa e combattiva allo stesso tempo. Non sarebbe morta come tutti gli altri prima di lei, avrebbe conservato un minimo di dignità. Per questo mantenne il contatto visivo con Stefan, che cadde in ginocchio assieme a lei, sorreggendola per le spalle.

«Ricorda… la promessa…» biascicò in un sussurro strozzato.

«Addio, Katherine.» fu la risposta di Stefan, prima che la vampira cadesse a terra.

 

 

L’erba scricchiolava sotto i suoi piedi mentre il rumore di un tuono rimbombava nel cielo. Stefan alzò la mano, pronto a bussare, ma qualcuno fu più veloce di lui. La porta si aprì di scatto, rivelando lo stupore di colui che aveva aperto, «Mi sembrava di aver sentito qualcosa.»

Stefan sorrise, «Stai bene.»

«Tu no.»

«Ora sì, invece.» Stefan sospirò, dando un veloce sguardo al cielo che prometteva pioggia. Le parole di Katherine, formulate solo due mesi prima, gli tornarono alla mente come per un assurdo scherzo del destino, «Immagino vorrai sapere tutto.»

«Dopo.» rispose brevemente quello, «Per ora entra.»

Stefan varcò la soglia, come se quella casa non fosse sua, come se fosse un completo estraneo. La sensazione durò un attimo, però, poiché avvertì il sorriso nostalgico di Damon che stava richiudendo la porta, il sollievo nascosto nel tono di voce, «Bentornato a casa, fratellino.»

  
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