Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |       
Autore: MrsLovett    14/07/2011    2 recensioni
Il ritratto di un grande uomo, condottiero e console: Giulio Cesare, dalla nascita alla morte. In due capitoli ripercorrerò i momenti salienti dell'infanzia e della morte di Cesare.
STORIA CLASSIFICATA 5° AL CONTEST "HEROIC CHILDHOOD & DEATH"
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nickname: MrsLovett
Genere: Azione, Storico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Long-fic (2 CAPITOLI)
Personaggio scelto: Caio Giulio Cesare
Prompts: Purezza – Errore




QUESTA STORIA SI E' CLASSIFICATA 5° NEL CONTEST “HEROIC CHILDHOOD & DEATH” INDETTO DA ALEXJIMENEZ SUL FORUM DI EFP.



VINCITRICE DEL PREMIO BALOCCO PER LA MIGLIORE INFANZIA







Nascita


100 a.C. - Nascita

La donna urlava dal dolore. Con i pugni stringeva le lenzuola, tirandole, mentre inarcava la schiena contorcendosi. Un paio di mani forti la fecero sdraiare di nuovo.

Forza Aurelia” disse una voce dall'altro capo del letto.

Le altre serve nel frattempo sistemavano asciugamani caldi accanto alla levatrice.

Bene. Ora spingi.”

La donna cacciò un altro urlo e contrasse i muscoli. Tutti i nervi erano in tensione e il corpo pieno di sudore tremava per lo sforzo. L'ultima luce del tramonto filtrava tra le tende che ondeggiavano nella brezza estiva, e dipingeva sulle pareti strani movimenti ipnotici.

Le serve intorno a lei le detergevano ritmicamente il viso con un panno bagnato.

Manca poco” la incitò l'ostetrica.

Con un ultimo sforzo la donna richiamò a sé tutte le energie e spinse più forte. Quando sentì un grido lacerare l'aria di lasciò andare sul letto, esausta.

Che cos'è?” chiese con voce flebile.

L'anziana avvolse il neonato tra candide coperte e lo porse alla madre “E' un maschio” disse con orgoglio, quasi come se il bimbo fosse stato suo.

Aurelia sorrideva raggiante ma stanca. Alcuni attimi dopo suo marito, Caio Giulio Cesare, entrò nella camera avvicinandosi silenziosamente al letto. Passò la mano tra i capelli corvini di sua moglie e le diede un bacio sulla fronte. Guardò il suo bambino sonnecchiare tranquillo tra i seni della madre e sorrise lievemente.

La donna, dopo aver coccolato il neonato, porse il piccolo al marito e lui con aria impacciata lo prese tra le braccia. Aveva quasi paura di far del mare a quella creatura. Guardò la purezza che traspirava da ogni poro della sua pelle e si chiese se fosse riuscito a rimanere così per sempre, lontano dalla corruzione di Roma e del suo senato. Ogni cosa a suo tempo pensò mentre lo cullava. Quella sarebbe stata una notte di gioia. Aveva già dato istruzione ai suoi servi di prendere il maiale più grasso e ucciderlo: quella sera tutta la famiglia avrebbe festeggiato la nascita del suo erede.

Come vuoi chiamarlo?” chiese ad Aurelia.

La donna ci pensò un attimo su, osservando per bene il piccolo. Poi disse “Ha i tuoi lineamenti... Lo chiamerò Caio Giulio.”



92 a.C. - Otto anni

Qualcuno bussò alla porta. Il bambino non si volse nemmeno ma rispose con “Avanti.” mentre era assorto davanti alla finestra della sua camera. Una serva entrò gettando un'occhiata veloce al letto dove erano ammucchiate vecchie vesti.

Vostro padre vi attende.” disse.

Il ragazzino si volse e con l'aria fiera e le mani dietro la schiena, come un vero adulto, si incamminò verso l'uscita. Suo padre lo attendeva nel cortile della domus, già in sella al suo cavallo e accanto a lui ce n'era uno più piccolo pronto per lui. Giulio montò e con la schiena dritta, come gli aveva insegnato il suo precettore, si avviarono insieme alla volta di Roma.

La dimora dei Cesare si trovava nel quartiere di Suburra, a una decina di leghe dalla città. Era una casa dalle dimensioni modeste, ben lontana dai lussi a cui erano abituati i senatori romani. Un grosso giardino si estendeva per alcuni acri tutt'intorno alla proprietà, nel quale il giovane aveva passato innumerevoli pomeriggi a giocare e a litigare insieme agli altri bambini del quartiere. A otto anni Giulio aveva già una costituzione robusta, e nelle lotte aveva sempre la meglio contro gli altri, che, a confronto, sembravano gracilini. Con suo padre e suo zio Mario aveva passeggiato tra gli ulivi e le querce da sughero che crescevano rigogliosi in quella zona.

Tuo padre mi ha detto che un giorno seguirai le sue orme” aveva detto Mario qualche giorno prima.

Caio aveva fatto spallucce. Aveva preso un ramo caduto e aveva iniziato a muoverlo nell'aria, come una falce sul grano.

E il tuo desiderio di diventare un famoso condottiero?”

Il bambino aveva sorriso “Un giorno diventerò condottiero e senatore”

Mario lo guardava accigliato ma divertito dalla sicurezza che esibiva il piccolo. “Non puoi diventare entrambi.”

Giulio aveva allargato ancora di più il sorriso “Ce la farò.”


Giulio aveva accettato di accompagnare suo padre in città dove avrebbe assistito alla cerimonia d'investitura di pretore. Per gli standard della nobiltà, la sua non era una famiglia ricca e i suoi genitori avevano avuto non poche difficoltà a farsi strada tra gli altri patrizi, ma suo padre era fiero di quella carica che non aveva ancora ricevuto.

Mentre uscivano dalla tenuta il ragazzo vide un polverone alzarsi a un centinaio di piedi da loro. Si voltò incuriosito da quello strano spettacolo fatto di rumore e scintillio. Quando si fece abbastanza vicino notò che si trattavano di legionari ritornati dal fronte per sedare le rivolte che da qualche tempo dividevano Roma in due fazioni.

Osservò rapito l'armatura fatta di metallo e cuoio, gli elmi che luccicavano sotto la luce del sole e irradiavano un riflesso pungente a tal punto che il giovane dovette socchiudere gli occhi per proteggersi. I soldati procedevano ordinatamente su quattro file compiendo lo stesso gesto ritmicamente, tutti con la faccia abbrustolita dal sole e lo sguardo impassibile. Con le lunghe lance puntate verso l'alto, il piccolo drappello somigliava a un istrice gigante.

Si ricordò di quando suo zio Mario gli faceva visita di tanto in tanto e gli raccontava dei suoi viaggi in terre lontane abitate dai selvaggi, delle battaglie che aveva combattuto e della vita nell'esercito. Per il giovane Giulio era un sogno divenuto realtà vedere con i suoi occhi un piccolo distaccamento marciargli accanto. Ora non aveva più dubbi: anche lui un giorno avrebbe fatto parte di quelle legioni. Avrebbe conquistato nuove terre, terre lontane che nessuno aveva mai sentito nominare, paesi dove nessuno si era mai spinto prima d'ora.

Caio” lo chiamò suo padre.

A malincuore spronò il cavallino che partì docile in direzione di Roma lasciando dietro di sé solamente una scia di polvere e l'orma degli zoccoli nella terra arida.



84 a.C. - Sedici anni

Il corteo proseguiva lentamente sulla via Appia. Una leggera polvere si alzava e finiva negli occhi e nella bocca facendo tossire molti presenti. Un cavallo con un piccolo carro attaccato apriva la processione, seguito subito dopo da Cesare. La madre e le due sorelle alle sue spalle piangevano sommessamente circondate dai vari parenti mentre un lamento si levava dalla file centrali. Caio invece aveva lo sguardo fisso davanti a sé e non lasciava trasparire nessuna emozione. Proprio come gli avevano insegnato suo zio Mario e suo padre. Già... pensò con nostalgia. Tutti e due se ne erano andati: Mario due anni prima e suo padre...

Guardò il carretto davanti a sé e pensò alla salma di suo padre sballottata qua e là a causa dell'irregolarità della strada e gli si strinsero le viscere. Si ricordò quando su quella stessa strada anni prima era rimasto meravigliato dai soldati in marcia. Suo padre era lì con lui e lo guardava divertito mentre lui osservava a bocca aperta quello spettacolo.

Avrebbe meritato una tomba migliore di questa pensò amaramente quando giunsero davanti alla cripta di famiglia. Tutti i suoi antenati erano sepolti lì e ora avrebbero accolto suo padre.

I servi sollevarono il corpo e lo adagiarono nella fossa sotto la lapide che recitava CAIVS JVLIVS CAESAR. Giulio si avvicinò alla buca e con la coda dell'occhio vide il volto tirato di sua madre solcato da profonde occhiaie mentre anche lei si avvicinava. Le sue sorelle la tenevano per mano cercando di rassicurarla. Provò un moto di compassione e si avvicinò alla donna asciugandole una lacrima che le era sfuggita.

Non piangete” le sussurrò.

Aurelia guardò suo figlio, il nuovo capofamiglia, soffermandosi sui suoi occhi neri come la pece così simili ai suoi. Ogni estate che passava somigliava sempre di più a suo padre: stessi capelli, corporatura e spirito. Un giorno sarebbe diventato un grande uomo.

Sua madre gli prese delicatamente la mano e la baciò, lui si soffermò ancora per qualche attimo sulla sua guancia, con la mano a mezz'aria, poi distolse lo sguardo e se ne andò. Dopo qualche minuto anche le sue due sorelle lo seguirono preferendo lasciare Aurelia da sola con i suoi pensieri.

L'avevi visto anche tu vero?” chiese alla lapide, come se il vento avesse potuto portare le sue parole nell'aldilà “Giulio ha scelto da tempo la strada da seguire.”


La candela risplendeva nella stanza semibuia. I due uomini sdraiati sulle dormeuse parlavano di politica e dell'investitura che Caio Giulio aveva ricevuto proprio quel giorno. L'uomo più anziano beveva vino da una coppa semi dorata e aveva ancora in testa la corona d'alloro che aveva ricevuto; mentre l'altro, più giovane, mangiava acini d'uva.

Sapevi che Caio ha intenzione di diventare un condottiero?” gli chiese quest'ultimo.

Cesare abbassò la coppa e lo guardò con i suoi occhi azzurri “Sì, sapevo di questa sua fantasia.”

E non solo.” disse Mario mentre guardava con aria divertita il genero “Vuole diventare anche senatore.”

I due scoppiarono a ridere sonoramente un po' annebbiati dai fiumi dell'alcool. Poi Cesare divenne serio e guardò in direzione della candela che si muoveva sinuosa e gettava strane ombre sulle pareti della stanza. “Potrebbe anche riuscirci.” sussurrò. Mario rimase in silenzio a guardarlo. “Hai visto anche tu lo spirito decisivo che possiede.”

Lo spirito non basta a...”

Non è solamente quello. Ha...” lasciò la frase in sospeso cercando di trovare una definizione adatta poi continuò “quella scintilla negli occhi”

Anche Mario l'aveva notato. Il giovane Giulio era diverso da tutti i suoi coetanei, aveva un atteggiamento diverso, lo si capiva da come si comportava davanti alle difficoltà. Non c'era dubbio, il ragazzo aveva potenzialità e quella sottile intelligenza che gli permettevano di affrontare le situazioni al meglio. Avrebbe fatto strada.

Dopo un attimo di silenzio Caio scosse stancamente la testa. Mario sembrò capire: si alzò, salutò il padrone di casa e si incamminò anche lui verso la sua dimora. Rimase ancora a lungo nella stanza deserta facendo dondolare tra le mani il calice ormai vuoto. Quando la candela si spense si decise ad alzarsi e si avviò verso la camera da letto, dove sua moglie lo attendeva.


Credi sia giusto lasciargli intraprendere quest'esperienza?”

Il vento scompigliò con forza le fronde degli alberi facendole ondeggiare pericolosamente. Era come se Caio avesse ascoltato quel monologo e cercasse di risponderle. Aurelia annuì alzando gli occhi ancora umidi verso il cielo azzurro così simile agli occhi di suo marito. Una sola, unica, lacrima solitaria le scese prima di essere trasportata via dal vento, lasciando sulle sue guance una riga umida e salata.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: MrsLovett