“Corri Severus, prendimi”
urlava una bambina dai capelli rossi. Aveva i capelli lunghi, che le ricadevano
morbidi lungo la schiena. Dietro di lei c’era un bambino, poco più alto, magro
e dalla carnagione pallida. I capelli neri gli circondavano il viso, erano
forse troppo lunghi secondo il suo parere, ma non importava.
L’unica cosa che gli
importava era passare del tempo assieme a quella bambina, Lily Evans.
Era timido, non amava la
compagnia e non aveva conosciuto quella bambina di sua spontanea volontà.
Ricordava perfettamente
quel giorno. C’era il sole, un sole che illuminava il
viso di Lily, un sole che a lui non piaceva particolarmente.
Era nascosto dietro ad una
siepe e la spiava, lo faceva da un po’ ormai.
“Eccolo!” aveva urlato
un’altra bambina “è li ancora Lils, ci sta spiando
ancora” aveva continuato stizzita, infastidita da quel bambino. Anzi, era
infastidita dal fatto che la sorella potesse fare certe cose, che attirasse le attenzioni di qualcuno.
Severus uscì dalla siepe,
scuotendosi per togliere le foglie e rivelando la giacca più grande di lui,
accennò un sorriso quando i suoi grandi occhi neri incontrarono quelli verdi
della più giovane tra le due “Non stavo guardando te” sussurrò poco dopo,
distogliendo lo sguardo “guardavo lei, so fare anche io
quelle cose sai?” continuò poco dopo, prendendo una foglia e facendola
diventare un uccellino, che volò via poco dopo.
La ragazza dai capelli
castani fece una smorfia, era evidente che c’era rimasta male e si arrabbiò
“Siete due mostri, mostri!” urlò furiosa, rivolta alla
sorellina più piccola.
Gli occhi di Lily si
riempirono di lacrime, che iniziarono a correre libere lungo la guancia
ricoperta di lentiggini. “Tunia..”
singhiozzò “non dire così, non è vero..” ma la sorella maggiore era già
scappata via.
“Non sei un mostro..” sussurrò il ragazzo poco dopo, a bassa voce, sempre
troppo timido per parlare “sei troppo..” si fermò, non era ancora pronto.
Lei accennò un sorriso e
si sedette su una roccia, mettendo i piedi nell’acqua di un laghetto e
agitandoli.
È così che divennero
amici, lui le raccontava di Hogwarts, di quella magica scuola
dove sarebbero andati appena compiuti i fatidici undici anni.
Qualche anno dopo..
No, non le aveva ancora
confessato ciò che provava. Non l’avrebbe mai fatto, non voleva rovinare nulla
e lei non approvava la strada che aveva scelto.
Le loro strade erano
divise, lei stava per sposarsi.
Aveva scelto, accettato di
sposare quel Potter, James Potter.
“Un maiale” l’aveva
chiamato un giorno. Non poteva accettare che qualcun altro l’amasse.
Ma lui voleva solamente la sua felicità, voleva vedere
un sorriso sul volto della ragazza che tanto amava.
L’avrebbe protetta a
distanza, avrebbe fatto di tutto per lei.
Quella sera la perse. Il Signore Oscuro aveva intenzione di uccidere il giovane
figlio di Lily e James e lui non poteva fare nulla, la sua unica speranza era
stata riposta in Albus Silente, sperava che lui potesse salvarla, salvarli.
Ma così non fece. Severus salì le scale di legno di
casa Potter, percorse quelle scale che anche Lily aveva percorso e la vide.
Adagiata a terra, i
capelli rossi che le coprivano il volto.
Lui si fermò, gli occhi
appannati dalle lacrime. Le scostò i capelli dal viso, rivedendo quegli occhi
verdi, spenti.
La cullò, piangendo. Non
era pronto, non poteva essere successo davvero, non doveva essere vero.
Lily Evans era morta, la
bambina che aveva giocato con lui, che non l’aveva preso in giro era morta.
Non voleva lasciare quella
stanza, ma sapeva che se l’avessero trovato l’avrebbero ucciso, nessuno doveva
sapere quella storia, nessuno doveva conoscere il suo
lato migliore.
Lasciò il corpo freddo di
Lily e il suo sguardo cadde su un bambino, il frutto dell’amore tra lei e
Potter. Aveva i suoi occhi, i suoi occhi verdi.
Non erano andati persi.
Lasciò la stanza come
l’aveva trovata e prima di smaterializzarsi diede un ultimo sguardo alla donna
che aveva tanto amato, alla donna che aveva fatto
uscire il suo lato migliore.
[..]
Ogni anno , il 31 ottobre Piton lasciava la
scuola, si recava chissà dove.
Nessuno lo sapeva.
Si avvolgeva nel suo
mantello nero e si smaterializzava a Godric's Hollow. Camminava nella neve
bianca, facendo contrasto con la sua veste nera e si fermava sempre davanti a
quella casa semi distrutta, quella casa dove era stato
quella sera.
Una lacrima gli
scorreva lungo la guancia ogni volta.
Non le aveva
ancora detto addio, nonostante fossero passati anni.
Ogni anni
prendeva la bacchetta in mano “Expecto Patronum” sussurrava e una cerva argentea correva libera
per le macerie.
Era come se una parte di lei fosse ancora li e lui riuscisse a sentirla.
Era difficile pensare a qualcosa di felice in quella circostanza,
ma ogni volta, prima di pronunciare quell’incantesimo chiudeva gli
occhi, e ripensava alla bambina dagli occhi verdi e i capelli rossi, che tanti
anni prima l’aveva invitato a giocare con lei.
Dalla casa si
spostava sempre al cimitero, lo faceva sempre.
Era come un rito ormai.
Si fermò davanti
alla tomba di Lily e James Potter, leggendo la frase incisa sopra “L'ultimo nemico che sarà sconfitto
è la morte”. Lui l’avrebbe
sconfitto questo nemico?
Si, l’avrebbe
fatto per lei.
Dopo tutto
questo tempo era ancora innamorato di lei.
Lo era stato
sempre.