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Autore: CriminalDanage    14/07/2011    2 recensioni
{D.Spade/Elena - Spoiler per il capitolo 345.}
La storia che si cela dietro al tradimento di Daemon. Tutti lo consideravano una persona senza cuore, ma dietro a quel tradimento c'era molto di più che semplice pazzia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daemon Spade, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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"Chiudi gli occhi ora e apprezza ciò che di più caro hai, immagina e spera che nessuno te ne privi mai."

 

Le mani chiuse a pugno premevano sulla pietra fredda e tagliente, la nocche spellate, la carne scoperta che pulsa dolosamente, ma il dolore non era nemmeno lontanamente paragonabile al suo cuore ormai lacerato.
Le ferite esterne sarebbero guarite in fretta, d’altronde lui era immortale, poteva farsi quanto male voleva, ma alla fine tutto sarebbe tornato come prima. Il vero dolore invece, quello no, non sarebbe mai guarito.
Lei non sarebbe mai tornata in vita; lui non era riuscito a salvarla.
La colpa era del Primo, della sua incapacità, in quel momento però non riuscì a far a meno di odiare anche se stesso. Stava diventando un debole anche lui?
Era per Elena che aveva deciso di seguire Giotto, di combattere al suo fianco; Giotto l’aveva deluso e da quel momento rendere i Vongola più potenti diventò la sua più grande ambizione.
Arrivò a sacrificare sé stesso, torturare a suo piacere chi non gli andava a genio e tradire chi aveva dato inizio a tutto questo. La morte di Giotto poi fu solo un inizio, ma che importava, lui era già al fianco di Ricardo.
Il risentimento non prese mai forma nella sua testa, perché poi? Lui aveva perso tutto, per uno stupido errore a cui aveva cercato di porre rimedio sin dall’inizio.

 E per quello stesso errore morì.
«Elena prova gratitudine nei tuoi confronti.»
Le ultime parole che riuscì a sentire – che aveva voluto udire – prima di sparire del tutto. Forse era vero, aveva vissuto per troppo tempo, aspettando quelle parole.

Non aveva mai creduto nel paradiso, visto che dalla morte di Elena la sua vita non era stata altro che un inferno, ma l’immagine che si presentò di fronte ai suoi occhi lo ritraeva perfettamente, o per meglio dire, sembrava tutto frutto di un sogno.
C’era un prato, un’infinita distesa verde costellata di fiori dai colori chiari, alcuni dello stesso colore del cielo e il suo azzurro splendente quasi lo accecava. L’odore dei fiori e dell’erba veniva trascinato dall’aria, insinuandosi direttamente nelle sue narici.
Lo sguardo del Guardiano si posò su una scena in particolare, un singolare quadretto che quasi gli riportava alla mente frammenti del suo passato, o per meglio dire, la parte felice del suo passato; i suoi compagni erano tutti radunati lì, uno accanto all’altro e vicino a Giotto c’era lei… Elena.
Daemon vacillò, interdetto dai propri pensieri che gli affollarono nuovamente la testa, chiedendosi se non si trattasse o meno di una strana, piacevole illusione.

«Vai.» La voce di Giotto irruppe in quel silenzio, un sussurro velato, mentre con una mano che aveva poggiato sulla spalla della giovane, l’aveva incoraggiata ad avanzare. Elena non ci pensò due volte, afferrò due lembi opposti della lunga gonna e corse di fronte all’uomo che amava, pronto ad accoglierla – incredulo – tra le sue braccia.
«Sei tornato da me, devi essere stanco, dopo tutti questi anni…»
Lui tremò, incredulo; dopo troppo tempo risentire quella voce gli provocò un senso di malinconia mista a felicità, e senza farsi ulteriori problemi abbracciò la giovane  donna, stringendola più forte che poteva, tanto da sollevarla leggermente da terra.

La sua Elena era di nuovo tra le sue braccia, per l’Eternità.

Lacrime di felicità sgorgarono dai suoi occhi quando realizzò veramente ciò che era accaduto. Attraverso lo sguardo velato da quelle lacrime riuscì ad intravedere i suoi compagni, non si erano mossi di un centimetro, ma erano – quasi – tutti sorridenti.
«Ehi Primo, sbaglio o questo è il vecchio Daemon che conoscevamo?» Quella di G. probabilmente doveva suonare come un provocazione, alla quale Giotto ridacchiò scrollando le spalle e sorridendo al Guardiano quando ne incontrò lo sguardo sorpreso.
«Si, è il nostro prezioso compagno e amico.»
Sembrava quasi un sogno, non riusciva a crederci.
«Bentornato Daemon!» Lo salutarono in coro con più o meno entusiasmo i Vongola, Daemon non rispose, ma sul suo viso rigato dalle lacrime, apparì un sorriso.
Non era mai stato il tipo da mostrare eccessiva gratitudine.

   
 
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