Serie TV > Gossip Girl
Ricorda la storia  |      
Autore: LonelyBoy    15/07/2011    4 recensioni
Nel momento in cui giungi a pensare che per loro non ci possa essere più alcuna possibilità, li ritrovi lì, insieme. L'uno poggia sull'altro e finiscono per confortarsi a vicenda, come in passato, quando erano perfetti insieme.
La one-shot in questione fa riferimento alla nottata tra la puntata ventuno e ventidue della terza stagione. Dan e Serena passano la notte assieme, dopo tanto tempo. Basandomi su quanto riferito dai personaggi in questione nella mattinata successiva, ho ricostruito una mia "nottata ideale" su quanto possa essere accaduto fra loro.
Buona lettura.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dan Humphrey, Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
If you want to talk, or not talk

La limousine proseguì per la strada con moderata velocità. La destinazione era stata già scelta, Dan avrebbe ospitato Serena presso il loft degli Humphrey, Brooklyn. Il palazzo in mattoni rossi era visibile subito oltre l’estrema fiancata destra del Manhattan Bridge. Serena non aveva parlato molto durante il tragitto, pertanto non lo aveva fatto neppure Dan. La testa della ragazza e i suoi capelli lunghi e biondi, scompigliati e immobili, poggiavano direttamente sulla spalla di lui. Per quanto potessero essere ormai lontani i tempi in cui i due passavano del tempo assieme, l’uno sostenendo l’altro, Dan Humphrey non poteva negare di provare un moderato piacere nel sostare in quella posizione. Insomma, quante altre volte sarebbe potuto accadere? Vanessa, prima o poi, sarebbe tornata da Haiti; per non parlare del fatto che da tempo quasi immemore i due fratellastri Humphrey-Van der Woodsen tendevano a non parlarsi più. Non che fossero sorti dei problemi fra i due, ma la relazione che Serena aveva con Nate aveva portato la medesima ragazza a ricostituire il famoso quartetto che tanto stimolava e faceva vaneggiare Gossip Girl.
Serena continuava a guardare fuori, con la testa inclinata e rilassata sul corpo di Dan. Quando l’automobile si fu fermata Dan si scostò dalla ragazza, si levò in piedi all’esterno della vettura, camminò per raggiungere lo sportello opposto e lo aprì, da gentiluomo qual’era, per facilitare il passaggio a Serena. Lei fu visibilmente compiaciuta, aveva infatti accennato ad un sorriso quando Dan la prese per mano, mentre con l’altra le indicava la via già nota.
 
«Grazie ancora Dan» fece Serena non appena ebbe attraversato l’ingresso del loft. Non ci fu alcuna risposta, se non un gesto con la mano da parte del ragazzo che poteva solo intendere un “lascia stare”.
Dan si levò il cappotto pesante in lana, depositandolo sul bracciolo della poltrona più vicina. Serena fece lo stesso, subito dopo sostò in piedi, di spalle a Dan, senza proferir parola. Quindi sprofondò nella poltrona, portandosi una mano sulla testa e chiudendo gli occhi. Il ragazzo si pose oltre il bancone della cucina ad osservare i gesti di lei con meticolosa attenzione. Si stava scompigliando i capelli color oro - lo faceva spesso quando non si sentiva del tutto tranquilla - e a Dan piaceva parecchio quando ciò avveniva. Per distrarsi dai suoi pensieri poco leciti ed ortodossi, allungò un braccio verso il basso, estraendo così due profondi e spessi bicchieri di cristallo. Così si diresse verso il frigo, gettò un’occhiata da cima a fondo e afferrò una fredda bottiglia d’acqua. Serena si voltò rapida quando la raggiunse il rumore della bottiglia che sbatteva forte sul bancone; era quasi scivolata di mano a Dan.
A Serena non sembrò giusto rimanere ancora in silenzio, tuttavia non trovò le parole per cancellare quella situazione sempre più imbarazzante. Un ulteriore ringraziamento, poi, non sarebbe stato gradito.
Dan così parve aprire bocca per un istante, quasi avesse trovato un argomento sul quale far poggiare una possibile embrionale conversazione. Eppure la richiuse. Riempì i due bicchieri d’acqua, trascinando il primo sull’estremità opposta del bancone, per renderlo più visibile agli occhi di Serena.
«Posso offrirti dell’acqua?» chiese lui, guardandola con la testa inclinata.
Serena annuì, dopodiché si alzò dalla poltrona, dirigendosi dritta verso Dan. Afferrò il suo bicchiere e bevve il liquido trasparente tutto d’un sorso. Dan le abbozzò un sorriso, grattandosi poi la nuca.
«P-Puoi dormire nella mia stanza stanotte, se stare in quella di Jenny ti crea problemi» fece Dan.
«Non mi va di dormire». Serena gettò lo sguardo verso il bicchiere che rigirava fra le sue mani.
«Va bene. Presumo che tu odi ancora il Bingo, quindi non ti proporrò una partita secca. Uno contro uno».
Serena alzò il capo, guardando Dan con la bocca semichiusa. Le erano sempre piaciuti i suoi metodi impacciati nel tentativo di farla sorridere. Era il solito Dan Humphrey che l’aveva resa felice nell’età adolescenziale, con lui aveva trascorso di certo il periodo più bello della sua vita. Eppure erano lì che parlavano da semplici amici, o compagni.
«Huh, se non ti dispiace preparo qualcosa da mettere sotto i denti. Vuoi qualcosa in particolare?»
«Mi fido del tuo buon gusto» proseguì Serena abbozzando un lieve sorriso.
Dan, quindi, si diresse ancora una volta verso il frigorifero. Stavolta però la sua attenzione si rivolse a quanto di più gustoso e stuzzicante ci potesse essere. Tuttavia, escludendo una scatola di plastica trasparente contenente del riso e una confezione di insalata appartenente ai giorni precedenti, Dan rimase deluso delle sue aspettative.
«Dimenticavo che mio padre non si occupa più di riempire il frigorifero e del loft in generale. Ad ogni modo, abbiamo la Pepsi, il succo d’arancia o.. del vino rosso».
«Del vino rosso?» chiese Serena con particolare tono d’interesse.
«Cabernet sauvignon, si. Vino rosso. Ricordo che mio padre lo ricevette in dono da un grande collezionista di opere d’arte, interessato alle opere di mia madre Alison» proseguì rapidamente Dan, con lo sguardo rivolto a quella bottiglia di vetro. «Non c’è alcun divieto particolare da parte di mio padre nel poter usufruire di tale prelibatezza. Oh, senti un po’, spesso viene tagliato col Merl-».
«-Bene» lo interruppe Serena, con la mano sulla testa e gli occhi semichiusi. «Vuol dire che degusteremo questo “Cabernet sauvignon”».
«Perfetto. Per l’occasione prenderò due calici della migliore collezione degli Humphrey».
«Oh Dan, puoi portare tutto quanto nella tua stanza? Credo di aver bisogno di stendermi un po’».
«Certo. Tu vai, io arrivo subito» concluse Dan dopo aver esitato un attimo alla richiesta.
 
Pochi minuti dopo Dan si ritrovò, davanti all’ingresso della sua stanza, ad ammirare Serena che di spalle si levava prima il cappotto pesante, poi la calda maglia che le impediva di respirare. Era perfetta, o per lo meno quasi. Ricordava ancora quando la seguiva con lo sguardo, estasiato dalle sue movenze, dalla sua lunga chioma d’oro, dal suo sorriso contagioso. Eppure, anche se tanti, troppo chilometri da lui, c’era una ragazza che non aspettava altro che tornare da lui. Una ragazza, Vanessa, che amava, in ogni caso diversamente da come aveva amato Serena in passato.
«Oh, sei qui. Ti da fastidio se indosso la tua maglia dei Lincoln Hawk?» fece Serena girando il capo e volgendogli lo sguardo.
«No, fai pure. Tecnicamente quella maglia è di mio padre, ma credo che non la indossi più dal..-»
«..-assaggiamo questo vino» proseguì la ragazza, stavolta sorridendo. Si sedette sul letto, appoggiata allo schienale e a gambe distese. Dan la guardò un attimo, poi fece lo stesso. Riempì i due calici e porse il primo a Serena.
Entrambi sorseggiarono per la prima volta quel liquido denso e di colore scuro. Era delizioso. Forte, ma delizioso.
«Sai, ho sempre pensato che un giorno, prima o poi, mio padre sarebbe tornato da noi.  Ho sempre pensato che si sarebbe pentito delle sue scelte, e che avrebbe combattuto per riconquistare l’affetto della sua famiglia. Di sua moglie, dei suoi figli» spiegò Serena, che in quel momento aveva ritrovato in Dan il valido interlocutore capace di ascoltarla.
«E l’ha fatto».
«Si, ma nel modo sbagliato. E voi me l’avete fatto capire, più di una volta. Ma sono stata troppo ostinata nel voler credere che mio padre non potesse ricorrere a metodi scorretti per i suoi fini. Ed è per questo che ho quasi distrutto una bellissima famiglia. La nostra famiglia Dan, la mia e la tua» aggiunse ancora la ragazza, stavolta portando lo sguardo dal bicchiere a Dan. Lui lo vide, aveva gli occhi lucidi. Lo sapeva, era triste quel quadro, eppure vederla in quello stato gli trasmetteva tenerezza e senso di protezione.
Ci fu attimo di puro silenzio. Serena si portò verso Dan nel tentativo di prendere da sé la bottiglia di vino. Sfiorava il ragazzo con il braccio e con il viso. Poi si rimise al suo posto, riempiendosi altre due, tre, quattro volte il calice di vino. Lo stesso faceva Dan, e tra un sorso e l’altro i due erano finiti per avvicinarsi, mentre discutevano su quanto potesse essere interessante il lavoro che Vanessa stava compiendo ad Haiti per la CNN. A volte, o troppo spesso, tendevano ad aggiungere alla loro conversazione delle “strane ed ubriache notazioni ironiche”. Già, la stanchezza e l’effetto del vino cominciavano a farsi sentire.
Serena sorrideva, anzi, a volte finiva per ridere apertamente quasi senza alcun motivo. E quando lo faceva, Dan, con lo sguardo un tantino appannato, le sorrideva di rimando e per un certo verso la contemplava. Quindi lei spostò lo sguardo alla parete che le stava di fronte, c’era quel cesto da basket che un giorno Dan e Nate avevano comprato per intrattenersi in assenza di Rufus. Poteva sembrare un dato irrilevante il fatto che lei non ne fosse a conoscenza. Tuttavia, se in passato avesse mantenuto saldi i suoi rapporti con Dan, le cose sarebbero andate diversamente, di certo. Perché quando stava con lei, o perlomeno si frequentavano più del dovuto, Dan finiva per raccontarle tutto. E Serena era felicissima di considerarsi il suo “personale confidente segreto”.
Lei poi gettò lo sguardo al pavimento, e la vide. La piccola palla arancione di basket poggiava su una delle ciabatte di Dan. Serena si allungò per raggiungerla, la afferrò con una mano e per un attimo barcollò, stordita dal vino. Dan fece per aiutarla prendendola da un piede. Era caldo e nudo, e per un lungo attimo lo tenne stretto, confuso da quanto di più strano stesse accadendo nella sua testa. Serena si riordinò seduta a gambe incrociate, alzò le braccia con la palla stretta fra le mani e mirò dritta al cesto. O per lo meno, “tentò” di mirare. Era stanca e ancora barcollava, ma sorrideva. Così Dan portò le braccia verso quelle di Serena. E mentre cercava di sistemare al meglio la loro posizione di mira, lei lo guardò.
«Facciamolo insieme. Uno, due, tre..!» Insieme gettarono la palla verso il canestro, un tantino scoordinati ed impacciati in verità. La palla rimbalzò sul piccolo tabellone di plastica e finì dritta verso l’unico lume acceso nella stanza, che di colpo finì per spegnersi.
Entrambi rimasero un attimo in silenzio, al buio. Quindi ripresero a ridere palesemente; Serena si gettò sul ragazzo, quasi appoggiando il proprio viso al suo.
«Sono un disastro col basket»
«Oh no. Lo siamo entrambi, ma poco importa» replicò Dan a bassa voce. La distanza fra lui e Serena, infatti, si era letteralmente ridotta. L’uno poteva sentire il respiro dell’altro. Dan provò nelle sue narici il dolce profumo di Serena. Non c’era più alcun dubbio: lei appariva bella ai suoi occhi come al liceo, se non di più. Ma se tale constatazione fosse dovuta all’effetto della sbronza? A lui di certo non interessava, e neanche a Serena. Il momento era propizio, uno dei migliori da cogliere, e l’unica cosa che volevano era quella di “ritrovarsi”. Almeno per una notte.
Ci fu un bacio. Non si poteva distinguere in quelle condizioni chi dei due ci avesse provato per primo. Potevano anche essere stati entrambi. Serena afferrò con le mani i capelli di Dan, poi fece scivolare le stesse verso il collo. Con le labbra attaccate in modo quasi magnetico a quelle di Serena, il ragazzo fece invece scorrere le sua braccia lungo le sue gambe sensuali, perfette e “comode”. Comode? Va bene, l’effetto della sbronza era superiore a quanto previsto.
Quel desiderato fervore, però, non poté durare più di pochi minuti, o secondi, perché l’immagine di Nate balenò rapidamente nella mente confusa di Serena nello stesso modo in cui balenò l’immagine di Vanessa nella mente altrettanto confusa di Dan. I due furono pertanto colti da “un’indesiderata” repulsione che li riportò alla realtà dei fatti.
«Saranno circa le tre, o le quattro. Il mio telefono è andato, in ogni modo.. credo che sia il momento di riposare» disse Dan, separatosi dalla ragazza e in tono quasi ansante.
«Lo credo anch’io» replicò Serena in egual modo. Si distese sul letto, dando stavolta le spalle a Dan.
Il silenzio, la confusione e la stanchezza diventarono padroni della scena.
«Allora, buonanotte Serena».
«Buonanotte Dan». 
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: LonelyBoy