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Autore: Taila    15/07/2011    1 recensioni
Vorresti correre da Subaru e mostrargli quel disegno, scoprire che faccia potrebbe fare nel vederlo, provare a cercare la sorpresa nel suo sguardo e magari ridere insieme di quel pomeriggio ormai lontano. Ma lui non è più qui con te, è andato via, annientato dal dolore dopo aver assassinato il Sakurazukamori. Ti ha lasciato senza dire una parola, esattamente con tutti gli altri ti ha abbandonato, convinto che tu sappia camminare benissimo da solo sulle gambe.
Ignorando il bisogno disperato che hai di lui.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kamui Shiro, Subaru Sumeragi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Di cappelli e brezze dispettose
Autore: Taila
Serie: X1999
Genere: Romantico, malinconico, introspettivo
Tipo: One – shot, shonnen-ai, pow Kamui
Raiting: Verde
Pairing: Kamui Shiro x Subaru Sumeragi
Disclaimers: I personaggi presenti in questa shot non appartengono a me, ma alle divine CLAMP e a tutti coloro che ne detengono i diritti. Io li ho prese in prestito solo per puro divertimento e senza scopo alcuno di lucro.
Note: Dopo un’infinità di tempo sono riuscita a ritornare con questa coppia *.* In realtà avevo scritto questa shot già da un po’, ma non mi decidevo mai a postarla. Alla fine mi son detta: ma sì, buttiamoci! Ed eccomi qua ^_^ Forse lo spunto per questa shot è ingenuo, ma davvero non ho resistito. Spero di riuscire a postare presto qualcosa di un po’ più sostanzioso ^o^ Per quanto riguarda questa fic, di assicurato c’è la mia buona volontà e tutto l’amore che provo per la coppia Subaru/Kamui. Sperò però di essere riuscita a scrivere qualcosa di decente.
Ringraziamenti: Ringrazio tutti coloro che leggeranno e commenteranno questa shottina.
Adesso la smetto e vi lascio alla lettura, alla prossima gente \^O^/



Di cappelli e brezze dispettose



Fuuma e Kotori non sono ancora arrivati, pensi rattristato mentre dondoli piano sull’altalena, le scarpe che lasciano strisce sottili sulla sabbia. Hai la testa piegata in avanti e la visiera del berretto nasconde la tua espressione triste e gli occhi lucidi. Il giorno prima i tuoi amici ti hanno promesso che avreste giocato tutti e tre insieme nel parco. Eri contento, più di quanto fossi disposto ad ammettere, perché finalmente avevi degli amici con cui passare il tempo e divertirti, come ogni bambino di questo mondo. Non eri più solo con te stesso.
E invece eccoti qui, seduto su un’altalena che cigola a ogni movimento, di nuovo da solo ad aspettare qualcuno che probabilmente non arriverà mai. Senti le lacrime che ti stanno riempiendo gli occhi, bruciando come il disinfettante al limone che mamma ti mette sui graffi quando ti fai male. Ma non vuoi piangere, non vuoi mostrare la tua delusione per aver perso ancora una volta qualcosa di importante e le labbra ti tremano nel tentativo di trattenerti.
Fa male questa sensazione di abbandono, perché questa volta credevi che sarebbe stato diverso e invece le tue illusioni sono di nuovo crollate, come castelli di carta. Stringi forte le manine sulle catene dell’altalena e giuri che non ti farai mai più prendere in giro da Fuuma e Kotori.
Una folata di vento ti investe all’improvviso dalle spalle e ti strappa via il berretto dalla testa. Per un lungo istante lo osservi galleggiare nell’aria e allontanarsi da te, prima che tu salti giù dall’altalena e inizi a rincorrerlo. Sei molto affezionato a quel berretto, te l’ha regalato la mamma per il compleanno qualche anno prima e da allora non sei mai uscito senza. Ti trovi davanti un’alta scalinata e, parecchio sconsolato, inizi a risalirla.
- Aspetta!- ordini mentre salti un paio di gradini di pietra, come se il tuo berretto potesse davvero ascoltarti.
Arrivi in cima alla scalinata sudato e affaticato, il respiro ti esce irregolare e caldo dalla bocca. Ti pieghi in avanti, puntellandoti con i palmi delle mani sulle ginocchia, mentre cerchi di ricordare come si fa a respirare normalmente, ormai certo che il tuo berretto sia finito chissà dove.
- È tuo questo cappello?- una voce fuoricampo calda e gentile ti sorprende.
Sollevi la testa pur rimanendo nella stessa posizione e davanti ai tuoi occhi vedi un paio di mani dalle dita lunghe e sottili e la pelle bianchissima, che reggono il tuo berretto. Un sorriso felice ti esplode sulle labbra nel vedere che non hai perso il tuo prezioso tesoro, ma quando alzi la testa per ringraziare la persona che te lo ha recuperato, un’espressione di pura sorpresa sostituisce quella entusiasta sul tuo volto.
È di qualche anno più grande di te, pensi mente raddrizzi la schiena e lo guardi in viso. La prima cosa che ti colpisce di lui sono i suoi occhi, di un colore verde intenso, come non ne hai mai visti prima. Ti rivolge uno sguardo dolce e gentile, che ti fa scattare qualcosa dentro e battere il cuore un po’ più forte, perché è tanto tempo che qualcuno, oltre tua madre, non ti ha osservato in questo modo.
- G… grazie.- balbetti arrossendo appena e stringendo il cappello al petto, forte.
- Di nulla. – ti risponde e un sorriso, ancora più dolce del suo sguardo, gli schiude le labbra – Che ci fai qui tutto solo, piccolo?- ti chiede chinandosi appena in avanti, verso di te.
I ciuffi della frangetta gli ondeggiano sulla fronte, creando strani giochi d’ombra nel verde dei suoi occhi. Ti stringi nelle spalle e distogli lo sguardo da lui, vergognandoti a rispondere.
- I miei amici mi hanno detto che avremmo giocato al parco, ma non sono venuti.- rispondi parlando piano, un sussurro che speri lui non oda.
È la sua risata che ti aspetti, per questo sussulti sorpreso quando senti una delle sue mani posarsi sulla tua testa, le sue dita intrecciarsi ai tuoi capelli in una gentile carezza.
- Ma non è detto che ti abbiano lasciato da solo, vero? Forse hanno solo avuto un contrattempo. – e ti rivolge un sorriso incoraggiante – Anche mia sorella è in ritardo. Facciamo così: perché non li aspettiamo insieme?- e una scintilla di divertimento anima il suo sguardo.
Così ti ritrovi a giocare insieme a lui. Mentre dondolate piano sulle altalene lui ti racconta delle storie, antiche leggende che non conoscevi ma che ti incantano con il loro arcano fascino. Mentre ti parla, quel ragazzo sconosciuto e gentile pasticcia qualcosa sul blocco da disegno che porti sempre con te. Il tempo sembra scorrere più veloce e in sua compagnia hai dimenticato anche il dispiacere che hai provato fino a poco prima.
Per questo, quando Fuuma e Kotori finalmente arrivano, scusandosi per il ritardo perché quella strega della maestra di matematica li ha trattenuti oltre l’orario delle lezioni, sei un po’ triste perché sai che ora lui se ne andrà via.
- Visto che i tuoi amici sono arrivati io vado.- ti dice infatti con un piccolo sorriso e accarezzandoti di nuovo i capelli, restituendoti il blocco da disegni.
Annuisci cercando di nascondere il dispiacere, perché sai che non puoi far nulla per trattenerlo ancora. Lo guardi allontanarsi con la consapevolezza che non lo rivedrai mai più, fino a quando la sua figura sottile non scompare tra gli alberi del parco e Kotori non ti salta al collo, abbracciandoti forte, facendoti perdere l’equilibrio e cadere all’indietro, il tutto accompagnato dalla risata divertita di Fuuma.

Guardi sorpreso il disegno che stringi tra le dita, sulla carta ingiallita dal tempo del tuo vecchio block notes. Non è un bel disegno oggettivamente parlando, sembra più lo scarabocchio di un bambino piccolo, ma ricordi che all’epoca ti era parso bellissimo e anche adesso quel disegno riesce a trasmetterti sentimenti positivi, solo perché è stato lui a farlo.
Un sorriso ti tende appena le labbra al solo pensiero. Avevi completamente dimenticato quel primo incontro con Subaru, in un triste pomeriggio di inizio autunno, ma è bastato ritrovare quel disegno, perché quel prezioso ricordo ti ritornasse alla mente. Ha badato a un bambino sconosciuto solo perché lo aveva visto triste e ti ritrovi a pensare che non è cambiato affatto, che è sempre la stessa persona dolce, sensibile e affettuosa che conosci.
Vorresti correre da Subaru e mostrargli quel disegno, scoprire che faccia potrebbe fare nel vederlo, provare a cercare la sorpresa nel suo sguardo e magari ridere insieme di quel pomeriggio ormai lontano. Ma lui non è più qui con te, è andato via, annientato dal dolore dopo aver assassinato il Sakurazukamori. Ti ha lasciato senza dire una parola, esattamente con tutti gli altri ti ha abbandonato, convinto che tu sappia camminare benissimo da solo sulle gambe.
Ignorando il bisogno disperato che hai di lui.
A quest’ultimo pensiero serri forte i denti, mentre il dolore ti sommerge come l’ondata della marea e una lacrima ti scivola, solitaria e ribelle, sulla guancia. Stringi forte al petto quel misero foglio di carta, in un ideale abbraccio per Subaru e, con il cuore che pulsa cupo e doloroso nel petto, preghi chiunque ci sia lì ad ascoltarti, di riportarlo da te sano e salvo.
Non pretendi altro, nemmeno che ricambi il tuo amore, vuoi soltanto la sua salvezza.

  
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