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Autore: Vespa    20/03/2006    1 recensioni
Non ho la minima idea del perchè abbia scritto questo racconto.
E' una storia autoconclusiva che parla di un tema d'attualità.
Non vi ruberà più di due minuti.
Parla di ciò che mi è successo quattro anni fa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hola gentaglia ^__^!
Non so come mi è venuto in mente di scrivere questo schifo (che tra l'altro tratta di un argomento molto personale...).
Mha, sarà che sono, completamente, fumata!
Spero vi piaccia. E' una storia autoconclusiva e autobiografica.
Aspetto commenti. ^__^
Bacini.
Ari.

DAVANTI UNO SPECCHIO.

Il sole estivo batteva caldo e aggressivo sulla strada deserta.
L'aria rovente aveva fatto rintanare tutti quanti nelle loro abitazioni.
Nelle case si diffondeva l'odore dei cibi appena preparati.
In una stanza buia e silenziosa una ragazza si stava spogliando.
Lo specchio, davanti a lei, rifletteva la sua immagine scarna e patita.
La ragazza osservò, minuziosa, il suo corpo spigoloso.
Passò le dita sugli ossi appuntiti, controllò, attenta, le odiate curve del suo corpo.
Estrasse, da sotto il letto, una bilancia colorata.
Ci salì e aspettò, impaziente, il verdetto.
40.
Ancora troppo.
Si rivestì.
Vestiti larghi che nascondevano il suo corpo scheletrico agli altri.
Gli altri non potevano capire la sua lotta personale; il suo scopo di vita.
L' odore del cibo stava penetrando nella stanza, triste e desolata; entrò, prepotente, nelle sue narici.
Arricciò il naso, schifata.
Quel giorno l' aspettava un "tour de force".
Sì ce l'avrebbe fatta; sarebbe uscita da quel corpo ingombrante.
Sarebbe volata via, lontano.
Lontana da quella landa, piena di gente, ma, contemporaneamente, desolata.
Fin da piccola le avevano insegnato e inculcato nella testa un modo per essere felice.
Prototipi di una vita bella; la casa, i soldi, la famiglia.
Le avevano fatto vedere le meraviglie di quel mondo.
Cazzate, cazzate, cazzate.
Non esiste un modo per essere felici in quella vita di merda.
La felicità te la devi conquistare e, quando ci sei riuscita, scopri che, quello per cui hai lottato, non è veramente ciò che vuoi.
Ma lei sarebbe fuggita da tutto quello.
Da quegli stupidi schemi preimpostati.
Da quella vita già confezionata e impacchettata, pronta per essere consumata.
Una vita in cui sai già cosa devi o non devi fare; cosa è giusto e cosa no.
Etica, comportamento, morale.
Uscì di casa, stanca, ma viva di una nuova energia.
Si toccò, ancora una volta, quelle adorate sporgenze; compagne di pomeriggi solitari.
Era malata.
Lei, però, non lo sapeva e si accingeva a combattere quella guerra personale.
Un conflitto dove non c'erano nè vinti nè vincitori, ma solo distruzione.
Autodistruzione.

FINE.
  
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