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Autore: Joey Potter    15/07/2011    4 recensioni
"Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera."
"Meine Sonne", mio sole.
Vorresti chiamarlo così, perché ti è sempre più difficile riuscire a distinguere se quella luce che ti punge gli occhi provenga da Gellert o dall’astro.
All'improvviso ti chiedi se tu non abbia sbagliato soprannome.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Eclissi




Ad Agnese,
che ama il “Suo Sole”.

 
 
 

 
“Wo viel Licht ist, ist auch viel Schatten.”
 
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
 
(Johann Wolfgang von Goethe)

 
 
 
Gellert sta ridendo, e quel suono così sincero e inusuale s’infrange sulla tua pelle, abbracciandola.

È disteso sul prato del giardino di casa Bath in una posa scomposta e ribelle, e la sua pelle chiara e nordica brilla sotto la luce di luglio, provocando un leggero bruciore ai tuoi occhi, che non riescono a smettere di ammirarlo.

“Dovevi vedere come correva, Albus! E gridava: « Chi è stato a mettere die Riesenspinne nel mio cappello?! Giuro che la pagherà cara, verdammt! » Ahahahah, vecchio stupido stregone, ha decisamente sbagliato a espellermi!Sembrava un gufo impagliato!” rotola sull’erba chiara del prato, avvolto nella luce del sole, che si riflette su tutto il suo corpo seminudo.

Bathilda è uscita in paese, e voi siete sgattaiolati nel giardino sul retro, per qualche ora di intima tranquillità. Sai che Abeforth si arrabbierà, non vedendoti tornare presto come avevi promesso.

“Come si dice ‘sole’, in tedesco?” domandi prima di poter frenare la tua bocca.

Gellert non smette di ridere, ma alza la testa verso di te, che sei seduto ordinatamente sugli scalini del patio, di fronte a lui, e ti rivolge uno sguardo stranito.

“Vieni più vicino.” Risponde.

Obbedisci prima di rendertene conto e lo raggiungi con pochi grandi passi.

“Sonne. Si dice ‘Sonne’.” Sussurra strusciando le gote contro il tuo polpaccio; ha smesso di ridere, e i suoi occhi si stanno macchiando di una strana sfumatura.

Meine Sonne. Mio sole.

Vorresti chiamarlo così, perché ti è sempre più difficile riuscire a distinguere se quella luce che ti punge gli occhi provenga da Gellert o dall’astro, ma ti domandi se sia il soprannome adatto a uno come lui.

“È per quelli come lui che dovremo costruire unser Gefängnis. Una prigione per i maghi che non ci capiranno, Albus.”

Riprende il discorso precedente senza indugi, dimostrando ancòra una volta di non essere diplomatico. Sa bene che quel passaggio non ti piace, conosce le tue ritrosie, ma va dritto al punto, affrontandolo a volto scoperto.

I suoi occhi si sono nuovamente tinti di quell’odiosa luce, che assomiglia tanto all’oscurità: non sai definire se sia brama di potere, lussuria o crudeltà, sai solo che ti spaventa perché lo allontana da te.

Gellert è come la luna, con un lato in completa oscurità, che nessuno potrà mai vedere, dalla Terra.

Non accenni alla sua folle idea di una torre bianca e minacciosa, non sapresti cosa rispondergli e lui scruta a lungo il tuo volto, prima di decidere di lasciar cadere l’argomento, almeno per il momento.

“Wollen Sie die Liebe machen?” chiede piano e in completo tedesco, perché se ne vergogna ancòra, perché forse vorrebbe che tu non comprendessi la sua richiesta.

Ricordi come aveva cercato di non mostrarsi impacciato o spaventato, quella prima volta, ma anche come stesse tremando.

Entrambi avevate faticato, prima di riuscire a capire come fare quello che fremevate di fare, in accordo con la vostra giovane età.

“Dillo, Gellert.”

Ti porge una mano e ti sporgi ad incontrare le sue dita, con titubanza; i suoi capelli dorati ti oscurano immediatamente la vista, accecandoti e confondendosi con la luce della sua pelle, del sole e del vostro amore.

“Ti va di fare l’amore, Albus?” chiede cacciando via la vergogna e probabilmente anche la paura.

Puoi vederla scomparire lentamente, quell’ombra nei suoi occhi: sta lasciando il posto al tuo Sole.

“Ja, meine Sonne. Sempre.”

Gellert bacia i tuoi capelli, sorridendo della tua malizia.









L'angolino dell'autrice
Una Grindeldore un po' rilassata, giusto perché giaceva da troppo tempo sulla mia Moleskine e quei due vecchietti vengono già troppo spesso ignorati.
Basata sulla splendida e mai del tutto comprensibile figura di Gellert e il soprannome scelto da me e Albus per lui, giusto per far vedere che il mio cervello non butta parole a caso su un foglio Word, ma che a tutto c'è una spiegazione.
Dedicata ad Agne perché lei è stata tra le prime ad amare quel soprannome. E anche perché l'ha rubacchiato scrivendoci su una fic splendida: Sonne .



Per le paroline in tedesco, la traduzione :

- " die Riesenspinne " : un ragno gigante.
- " unser Gefängnis " : Una nostra prigione. Il grassetto sul "nostra", è perché sono una fluffosa romanticona, sì.

- " verdammt " : dannato.
 
   
 
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