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Autore: Payton_    15/07/2011    6 recensioni
«Sembravano ruoli impostati, i nostri. Tu eri il figlio perfetto, quello davvero Black, mentre io ero la vergogna» soffiò, reclinando il capo per osservare il soffitto, così simile all’arazzo di sua madre. «Io ero quello buono, agli occhi del mondo, mentre ora sono solo uno schifoso traditore e un assassino» disse con foga, stringendo i pugni. «E tu, che per il Mondo Magico resti solo un Mangiamorte, forse sei morto da uomo».
Questa storia si è classificata seconda al contest 'Seduto a guardare' di MissBlackspots vincendo i premi Stile e Inserimento della citazione.
Un po' di Sirius anni dopo la morte di Regulus.
Buona lettura ♥
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Addio, Regolo

 

Con la rapidità di un battito di ciglia, un grosso cane nero prese le sembianze di un mago magro e dall’aria tesa.

Non avrebbe dovuto essere lì. Gli era stato proibito, sapeva che era una cosa pericolosa, sia per lui che per Harry, ma come avrebbe potuto non rischiare?

Sentiva freddo, ma non era il forte vento e nemmeno l’inverno a gelargli il sangue. Erano i nomi che sfilavano sotto ai suoi occhi, uno dopo l’altro, a ricordargli chi avrebbe dovuto essere: un Black e un vero Purosangue; o, come avrebbe detto lui, uno stronzo.

Il cimitero di famiglia era sempre stato un posto troppo tetro, per Sirius. Fin da piccolo, aveva trovato minacciose le vecchie statue suntuose, gli altari sfarzosi e imponenti. Lui e Regulus odiavano andare lì, a lasciare fiori sulle lapidi di persone che nemmeno avevano mai visto.

Non riuscì a non sorridere quando passò davanti ad una tomba vuota. Chi avrebbe dovuto occuparla era morto da tempo, ma non era stato seppellito dove stabilito. Era un traditore del suo sangue, Walbruga aveva lottato con tutta se stessa per evitare che Alphard venisse sepolto nella cripta dei Black. Aveva vinto, ma Sirius sapeva che era stato solo un sollievo per suo zio.

Si sentì leggero al pensiero che nemmeno lui sarebbe stato seppellito in quel cimitero. Non aveva volto avere nulla a che fare con i Black da vivo, da morto sarebbe stato perfino peggio: ci sarebbero stati tutti e per l’eternità.

Dopo quelli che sembrarono attimi infiniti, arrivò alle tombe più recenti. Le osservò stranito, con il battito leggermente accelerato. Non provò nulla, osservando quelle dei suoi genitori. Le loro foto sorridenti non intaccarono nemmeno per un attimo la sua coscienza.

Accanto a quella che avrebbe dovuto essere sua, c’era quella di Regulus, suo fratello. Gli avevano detto che era morto, ma voleva vederlo con i suoi occhi. Doveva.

Era stato Silente a confessargli quella verità, che in cuor suo sapeva cosa fosse l’odio tra fratelli. Un odio che, in fondo, profuma sempre d’amore.

Inizialmente, aveva provato una sensazione di vuoto, come un fastidio nel petto, ma quando Silente aveva aggiunto che tra i Mangiamorte girava voce che Regulus avesse ripudiato Voldemort, il vuoto aveva iniziato a fare male. Nessuno sapeva perché, e nessuno sapeva come fosse morto, si pensava che l’Oscuro Signore l’avesse ucciso. Dietro a quella lapide non c’era nessun corpo, non era mai stato trovato.

Osservò la foto di suo fratello, sfoggiava quel sorriso rigido così diverso dal suo, sghembo e luminoso. Si sedette, poggiando la schiena contro quella che avrebbe dovuto essere la sua lapide. Il Sirius Black che doveva occuparla era morto quando il Cappello Parlante l’aveva smistato a Grifondoro.

«Nemmeno tu volevi essere seppellito qui, vero?» chiese voltandosi ad osservare la foto di Regulus. «Spaventava più te di me» aggiunse, rivolto al nulla, sorridendo amaro al ricordo della sua infanzia.

Alzando la testa, osservò le lapidi dei Black. Era strano trovarsi in quel posto, aveva giurato che non ci avrebbe più messo piede.

«Perché?» chiese all’improvviso. «Dicono che hai tradito Voldemort, ma sono solo voci, nulla è certo. Io non capisco perché, Reg. Sembravi così sicuro delle tue scelte» disse continuando ad osservare il volto sorridente del fratello. Dopo una piccola pausa, inghiottita dal silenzio di quel luogo, riprese il suo monologo.

«Siamo fatti per sbagliare» sputò con rammarico, ripensando ai suoi sbagli, agli sbagli che avevano condannato James e Lily. «Siamo fatti per sbagliare, e poi tornare indietro e desiderare sempre quello che sta dietro al vetro. Io l’ho fatto, Reg. Ho sbagliato e ho desiderato di poter tornare indietro. Anche con te. Ti ho pensato, qualche volta. Non molto spesso, lo ammetto, ma ad Azkaban anche il tuo volto che mi guardava con disprezzo appariva nei miei incubi» confessò torturandosi distrattamente la mani. «Anche tu ti sei pentito? Hai voluto tornare indietro?».

Parlava da solo, Sirius, eppure sperava che, ovunque fosse, Regulus potesse sentirlo. «Io li odio, i Mangiamorte, anche quelli pentiti» disse pensando a Piton. «Però, tu eri mio fratello. Io ti ho odiato e tu hai odiato me, ma se davvero hai rinnegato Voldemort, se sei morto per questo… Allora eravamo più simili di quanto avessimo mai pensato» concluse in tono aspro, amaro. Forse afflitto.

«Non mi sei mancato. Non troppo. Avevo una nuova famiglia, un fratello uguale a me» continuò, parlando per se stesso, esternando tutti i suoi sentimenti. «Ma ora… Ora sono fiero di te».

Ed era davvero fiero, Sirius. Era fiero che suo fratello fosse morto per ripudiare Voldemort, se quello che Silente aveva detto era vero.

«Sembravano ruoli impostati, i nostri. Tu eri il figlio perfetto, quello davvero Black, mentre io ero la vergogna» soffiò, reclinando il capo per osservare il soffitto, così simile all’arazzo di sua madre. «Io ero quello buono, agli occhi del mondo, mentre ora sono solo uno schifoso traditore e un assassino» disse con foga, stringendo i pugni. «E tu, che per il Mondo Magico resti solo un Mangiamorte, forse sei morto da uomo».

Faceva male, pensare che per entrambi non ci sarebbe stato un riscatto, che sarebbero stati solo due anime malvagie.

«Non è giusto» sussurrò dopo un lungo silenzio. Si chiese se avesse mai davvero conosciuto Regulus, e la risposta a quella domanda fu un secco “No!”.

Non si erano conosciuti davvero, i fratelli Black, avevano sprecato il loro tempo a disprezzarsi, invece di guardare oltre. L’orgoglio tipicamente Black di Sirius gli aveva impedito di provare a restare unito al fratello. Regulus, da parte sua, aveva sempre ammirato Sirius, ma le convinzioni dei Black erano forti in lui. Troppo forti, per concedergli di restare vicino al traditore.

«Dovevo capirlo» continuò Sirius, alzandosi dal freddo pavimento e portandosi di fronte alla tomba di Regulus.

«Avevamo lo stesso sangue, seppur per me non abbia mai contato molto. Eri mio fratello»  disse guardando la vecchia foto con rammarico. «Lo sei di nuovo» concluse, sfiorando il marmo freddo della lapide.

«Addio, Regolo*» sussurrò, per poi riprendere le sembianze di un grosso cane nero.

Forse un giorno, quell’addio sarebbe diventato un bentornato. Magari, dopo la sua morte, avrebbe rivisto suo fratello, ed avrebbe potuto dirgli che era fiero di lui guardandolo negli occhi.

 

 

*

 

* Regolo è la stella da cui deriva il nome di Regulus. È la più splendente della Costellazione del Leone. Sirius utilizza quel nome per enfatizzare il valore di suo fratello. Lui era un leone perché appartenuto a Grifondoro, mentre Regulus per via del suo nome.

 


 

 

Questa storia si è classificata Seconda al contest 'Seduto a guardare' di MissBlackspots, vincendo i premi Stile e Inserimento della citazione. (Di Fabrizio Moro, come tutte quelle del contest).

 

SECONDA CLASSIFICATA - Addio, Regolo, di PaytonSawyer

Grammatica e sintassi: 9.6/10
Stile e Lessico: 10/10
Originalità: 10/10
IC e Caratterizzazione: 10/10
Gradimento Personale: 10/10
Attinenza alla citazione 10/10
Totale: 59.6/60

Ehilà!
Come puoi vedere tu stessa dalla valutazione, l'unica cosa che ti ha penalizzata è stata la grammatica; in linea di massima è perfetta anche quella, se solo non fosse stato per due errori di distrazione. Hai usato la parola "volto" al posto di "voluto" e hai sbagliato l'accordo tra singolare e plurale, scrivendo "la mani" invece di "le mani". Apparte queste due sviste, la grammatica è perfetta!
Adoro il tuo stile, questo è un dato di fatto che niente potrò cambiare, e anche questa volta non sono rimasta delusa; presenti la storia con un linguaggio scorrevole e lineare, che si adatta perfettamente al contesto e ai personaggi presi in analisi.
L'IC di Sirius è degno di nota, davvero. Apprezzo sempre molto le storie in cui l'IC viene rispettato così bene, senza che si vada suori tema o altro; anche per questa ragione hai avuto punteggio pieno. Ho gradito particolarmente l'accenno allo zio di Sirius, rinnegato come il nipote. Non molti prendono in considerazione Alphard Black, ma non bisogna dimenticare che è stato lui a dare un grande sostegno a Sirius nella scua decisione di essere un "rinngegato".
La storia inoltre è originale, davvero molto originale.
Da fan di Sirius e Regulus, posso affermare con certezza che di solito, le storie che riguardano il loro rapporto, e in particolare la presa in analisi di esso dopo la morte di Regulus, sono incentrate in particolar modo nella "testa" di Sirius.
Tu invece hai reso il tutto con una grandissima originalità, utilizzando la citazione in maniera perfetta.
Come puoi intuire dal gradimento personale, questa storia mi è piaciuta davvero tantissimo.
Non posso far altro che farti tutti i miei complimenti e ringraziarti di esserti iscritta al contest!
Alla prossima, Marzia.

 

Premio stile a PaytonSawyer, per aver scritto una storia densa di emozioni; uno stile più unico che raro, che rende il suo lavoro veramente formidabile e assolutamente adatto ai personaggi trattati.

Premio miglior utilizzo della citazione a PaytonSawyer, per aver saputo adattare la citazione in maniera davvero perfetta alla storia, rendendola parte integrante del contesto.

 

   
 
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