L'unica mia certezza

E' come svegliarsi da un lungo e profondo sonno, il mio corpo è indolenzito e la mia mente confusa. Mi sento addosso una strana debolezza, alla quale vorrei cedere e riaddormentarmi, ma un ricordo mi assale all'improvviso, un dolore tremendo nella parte sinistra del bacino, è come sentire di nuovo qualcosa trapassarmi la carne. Apro gli occhi a fatica, la testa voltata di lato, e vedo un muro bianco, lo fisso, intorno a me il silenzio. Le palpebre sono pesanti e le abbasso di nuovo, mentre un'immagine affiora alla mia mente. Derek. Il ricordo sfuocato si fa più nitido. Mi dice qualcosa mentre il dolore lancinante che sento al bacino sembra pervadere ogni fibra del mio corpo. Sento la sua voce. Non voglio lasciarti andare... sono così fiero di te... non addormentarti... Ma ho soltanto voglia di lasciarmi andare al sonno. Le sue mani stringono le mie, ne avverto il calore, al quale cerco di aggrapparmi per non cedere al torpore che sento invadermi. Poi il buio, il nulla.

Ian Doyle. All'improvviso tutto si fa chiaro, apro gli occhi ricordandomi ogni cosa. Paura, orgoglio, volontà di non cedere, la lotta, un pezzo di legno che penetra il mio corpo, lui che mi chiede dove si trova Declan. Non lo saprà mai.

Avverto un movimento e lentamente volto la testa dall'altra parte, vedendo JJ che mi sorride. E' seduta accanto al letto rialzato e prende la mia mano fra le sue, mentre mi accorgo di avere nel braccio l'ago di una flebo.

“Ciao” mi dice dolcemente.

“JJ...” la mia voce risuona flebile.

“Avevi una brutta ferita, ma ti hanno operata e guarirai presto, andrà tutto bene” mi spiega con i suoi modi rassicuranti. “Questo è il Boston Medical Center, dove i paramedici ti hanno subito portata.”

“Sei venuta anche tu qui con la squadra...” realizzo parlando a fatica. Mi sento debole ma non provo male da nessuna parte, devo essere sotto l'effetto degli antidolorifici.

“Sì, abbiamo fatto di tutto per trovarti e portarti in salvo. Non avrai creduto di poterti liberare di noi così facilmente” scherza la mia amica e le sue labbra si piegano in un lieve sorriso.

“Grazie... Sono felice che tu sia qui.”

Era da tanto che non la vedevo, la vita impegnativa di entrambe non ce ne dà spesso modo, mi mancava. Vorrei dire tante cose, dare spiegazioni, ma ora non me la sento, solo una domanda mi preme porre, di cui temo la risposta.

“L'avete preso?”

L'espressione che assume JJ dona vita ai miei timori.

“No, è riuscito a fuggire.”

Mi sento schiacciare dal peso di quelle parole. Doyle è ancora libero, libero di fare del male, di costituire un pericolo per tutti noi. Questa riflessione mi fa agitare e Jennifer se ne accorge.

“Mi dispiace... Adesso però pensa solo a guarire e a stare bene” dice accarezzandomi un braccio.

Annuisco, ma consapevole che Doyle continuerà ad essere il mio pensiero costante. A tormentarmi non è il fatto che sia una minaccia per me, ma che lo sia per coloro ai quali voglio bene. Avverto forte il desiderio di averli vicino, anche solo per un momento.

“Dove sono gli altri?”

“Si trovano qui, in una saletta.”

“Vorrei vederli...”

JJ distoglie lo sguardo e stenta a rispondermi, così che mi assale la terribile idea che possa essere accaduto qualcosa a qualcuno di loro.

“Stanno bene?”

“Sì...” mormora tornando a rivolgermi lo sguardo, che nasconde parole ancora non dette. “Non è possibile Emily, non puoi vederli.”

Non posso. Me ne domando il motivo sfiorata da un inspiegabile turbamento.

“Perchè?” chiedo debolmente.

“Non devi stancarti troppo.”

La sua risposta non mi convince.

“Perchè JJ?” ripeto.

Jennifer trae un profondo respiro, che accresce la mia apprensione.

“Verrai inserita in un programma di protezione, avrai una nuova identità, soltanto Hotch è a conoscenza della cosa.”

Un programma di protezione, si è dovuto arrivare a tanto, ma so come vanno queste cose, servirà a garantire la mia sicurezza e quella della squadra, ciò non toglie che la notizia mi faccia un certo effetto, non sarà semplice.

Dall'atteggiamento di JJ intuisco che non mi abbia ancora detto tutto.

“C'è dell'altro vero?” le domando sforzandomi per parlare nonostante la stanchezza che sento. Vedo i suoi occhi diventare lucidi e ciò non mi rassicura, tutt'altro.

“Ho appena comunicato alla squadra che non hai superato l'operazione.”

Il significato delle sue parole mi lascia sgomenta. I membri di quella che io considero come una famiglia credono di avermi persa per sempre, è terribile, pensarlo mi fa male, mi si stringe il cuore. Sono in grado di affrontare una nuova vita, il pericolo, Doyle, ma immaginare il dolore che stanno provando e che proveranno mi annienta, perchè è la stessa sofferenza che io proverei se dovessi perdere uno di loro.

“E' stata dura, ma era necessario...” la voce di JJ vibra delle lacrime che trattiene a stento, lo stesso che sto facendo anch'io.

“Lo so...”

“Mi dispiace Emily...”

La sua mano stringe di nuovo la mia ed io ricambio quella stretta con lo stesso affetto, dicendo: “Tutto questo finirà, un giorno...”

Un leggero sorriso affiora sulle nostre labbra, significa speranza.

“Sei stanca, adesso cerca di riposare, più tardi passerà Hotch.”

Annuisco, contenta di poter vedere almeno lui. JJ esce dalla stanza lasciandomi in compagnia del silenzio e della poca luce che entra dalla finestra, dove rivolgo lo sguardo osservando i timidi raggi di sole che filtrano dalla tapparella abbassata quasi del tutto.

La mia vita cambierà ed Emily Prentiss non esisterà più, chissà per quanto tempo. Dovrò andare via senza avere la possibilità di vedere le persone a cui voglio bene, di salutarle, di esprimere loro ciò che sento. Mi mancheranno tanto. Lacrime di dolore e rabbia mi salgono agli occhi e le lascio libere di scendere calde a rigarmi le guance.

Non so dove andrò, come sarà la mia vita nell'immediato futuro, solo di una cosa sono certa, ti darò la caccia Ian Doyle. E ti prenderò.