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Autore: alister_    16/07/2011    6 recensioni
"Be', almeno tu sei vivo!"
Caroline ha sempre evitato di raccontargli di come è diventata un vampiro. E' tempo delle spiegazioni.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Tyler Lockwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pack up the Moon and Dismantle the Sun'
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Timeline: Missing moment post 2x21

Word Count: 2014

N/A: scritta per il TVG!fest con il prompt Caroline/Tyler - "Se sei morta è anche colpa mia". Niente, faccio pena e non mi ricordo più come si scrive.

 

 




“Be', almeno tu sei vivo!”

Caroline aveva sdrammatizzato così, con un sorriso e una battuta, quando per l'ennesima volta si era lanciato nell'elenco degli svantaggi della sua nuova condizione. E solo in quel momento aveva realizzato un concetto basilare.

“Sei morta?”

Lentamente, le labbra ancora stese in un sorriso, lei aveva annuito. Sul suo volto era dipinta una serenità rassegnata che le conferiva un aspetto maturo, inaspettato fino a qualche tempo prima.

Subito era riaffiorato il ricordo del suo corpo esanime disteso sull'asfalto. Lui la guardava impotente da lontano mentre i paramedici la caricavano sull'ambulanza e Matt la seguiva terrorizzato. Nelle sue orecchie risuonava ancora la sua voce che lo chiamava sovrapponendosi a quel fischio terribile.

Nel ricordare quella scena, il sangue gli si era ghiacciato nelle vene. Poi però si era ricordato che non poteva esser stato lui la causa della sua morte, perchè in tal caso avrebbe scatenato la maledizione ben prima dell'incidente con Sarah, e così aveva ripreso a respirare.

Aveva chiesto spiegazioni, ma Caroline, come sempre, aveva glissato con le solite scuse – oh, è una storia troppo lunga – e aveva cambiato argomento, come se nulla fosse.

Troppo preso dalle preoccupazioni che l'imminente prima trasformazione portava con sé, Tyler non vi aveva fatto caso, così come non aveva badato a tutte le altre scuse che la ragazza aveva usato per evitare di dargli spiegazioni.

La verità era saltata fuori nel peggiore dei casi e nel più inaspettato dei momenti. Proprio quando si era deciso a dimostrarle quanto grato le fosse del suo sostegno, Jules aveva chiarito ogni suo dubbio senza bisogno che facesse alcuna domanda. Tutti i suoi interrogativi avevano trovato una risposta. Una risposta che, però, avrebbe preferito non avere, perchè mandava in pezzi tutto quello che credeva di aver costruito con Caroline fino a quel momento.

Ogni pezzo dell'enigma andava al suo posto: ecco spiegata quella sua nuova amicizia con Stefan, ecco spiegate le tante informazioni negate.

Era stata Jules a spiegargli tutto ciò che doveva sapere sui vampiri, Jules che aveva imparato a conoscerli non come amici, ma come nemici mortali. Naturale che la prima cosa che gli avesse insegnato fosse stato come ucciderli.

“Un paletto di legno”, gli aveva spiegato, mostrandogli la cassetta delle armi che teneva nel bagagliaio. “Dritto al cuore. Anche dei proiettili di legno possono andare bene, ma solo per ferirli”.

Fuoco, decapitazione, verbena. La lista dei modi in cui fare del male a Caroline era andata avanti per ore. Automaticamente, man mano che Jules gli mostrava le armi appartenute a Brady, la sua mente elaborava l'immagine della vampira chiusa nella gabbia della roulette, a contorcersi di dolore per le schegge di legno sparate dalla cerbottana o per la verbena schizzatale addosso dall'innocua pistola giocattolo.

Sai che cosa mi hanno fatto?”

Rabbrividiva, ripensando al volto tirato con cui aveva pronunciato quelle parole. Solo a distanza di diversi giorni e un centinaio di chilometri l'urlo di dolore che aveva sentito di sfuggita dal telefono di Stefan aveva acquistato un significato. E, come diretta conseguenza, si era rafforzata la sua convinzione di non avere più un posto in cui tornare.

Non appena chiudeva gli occhi, rivedeva lo sguardo pieno d'astio di Caroline. Aveva tutto il diritto di sbattergli la porta in faccia e di avercela a morte con lui; soltanto, non avrebbe sopportato di incontrarla ogni giorno e ritrovare lo stesso disprezzo di quella sera sul suo viso.

“Per diventare vampiri bisogna morire?”, aveva poi chiesto a Jules, un po' per scacciare quel pensiero e un po' per effettiva curiosità.

“Certo. I vampiri sono cadaveri ambulanti, per questo hanno bisogno di sangue”, aveva detto con tono di superiorità, come se fosse un fatto che nobilitava di gran lunga i licantropi nei confronti dell'altra razza. “Si diventa vampiri morendo se si muore dopo aver bevuto sangue di vampiro. Ovviamente questo non vale per noi, che siamo già creature sovrannaturali, quindi non te ne devi preoccupare”.

Jules aveva ripreso la sua lezione di vampirologia enunciandogli i vari effetti della verbena. Non aveva capito che la sua attenzione, in quel momento, era tutta focalizzata su Caroline. Quale dei fratelli Salvatore le aveva dato il suo sangue? Com'era morta? E, soprattutto, perchè era successo?

 


 

“Caroline, voglio che mi spieghi tutto”, le disse, con voce pacata.

Lei sbatté le palpebre, ancora assonnata, e si mise a sedere sciogliendosi dal suo abbraccio.

Dopo il funerale di Jenna, era tornata a casa sua. “Non so dove andare”, gli aveva detto, tenendo lo sguardo fisso sulle travi del portico.“A casa c'è mia madre...”

La mia invece è ancora in ospedale. Ho giusto bisogno di una donna che mi cucini la cena”.

Era entrata dandogli un affettuoso pugno sul petto – colpendo ovviamente il punto esatto in cui il proiettile della notte prima aveva lasciato il livido – ma si era diretta comunque in cucina, e gli aveva davvero preparato qualcosa di commestibile. Parlava del più e del meno, cercava di distrarsi dagli orrori della sera prima e dei problemi che ancora l'aspettavano. Lui l'aveva assecondata, prendendola in giro per la sua frittata anche se non aveva nulla che non andasse e discutendo sul programma TV da guardare anche se in realtà non gliene importava nulla. Era accanto a lui che scherzava come se nulla fosse accaduto: non contava nient'altro.

Alla fine gliel'aveva data vinta e si erano seduti sul divano a guardare uno sciocco reality in cui ballavano delle celebrità. Tyler aveva fatto qualche commento sulle gambe di un paio di ballerine, tanto per alleggerire l'atmosfera, e lei l'aveva colpito di nuovo, senza neppure sforzarsi di far piano: alla fine, però, si era accoccolata di nuovo contro il suo petto, questa volta senza bisogno di venir invitata a farlo. E a un certo punto si era zittita, sostituendo ai commenti vivaci il solo rumore del suo respiro: si era addormentata.

“Che cosa intendi esattamente con tutto?”, gli chiese, soffocando uno sbadiglio. Con una mano di stirò l'orlo dell'abito nero e gli rivolse uno sguardo confuso: il trucco le si era sbavato e un alone scuro le incorniciava gli occhi.

Tyler sospirò, posando i gomiti sulle ginocchia.

“Quando me ne sono andato, tutto era così confuso”, cominciò. “Mi hanno detto molte cose sui vampiri dopo, ma voglio sentirle da te”.

Caroline camminava a passi lenti per la sala, illuminata soltanto dalla TV ancora accesa sullo stesso canale. Si rassettava i capelli, fissando il tappeto, quando lui l'afferrò appena per il polso.

“Come sei diventata un vampiro, Caroline?”

Lentamente, tornò a sedersi, scegliendo questa volta la poltrona accanto al divano, e Tyler ritrasse con delicatezza la mano. Aveva l'impressione di star camminando in un campo minato, di poter incorrere in ogni momento in un errore che avrebbe nuovamente incrinato ciò che avevano appena finito di rimettere insieme. Tacque, aspettando che fosse lei a prendere parola.

Quando lo fece, il suo cuore mancò un battito.

“Tutto è cominciato la sera in cui abbiamo fatto quell'incidente in macchina...”, iniziò. In quel momento, smise di respirare: l'immagine che aveva scacciato tante volte tornò a tormentarlo, accompagnando ogni parola del racconto di Caroline.

“Ti ricordi che sono come guarita magicamente, il giorno dopo, nonostante fossi in condizioni gravissime? E' stato perchè Damon mi ha dato il suo sangue. Allora non lo sapevo. Non sapevo niente di tutta questa follia dei vampiri, anche se ne ero stata toccata da vicino – ma questa è un'altra storia. Solo dopo ho messo insieme i pezzi: sono state Elena e Bonnie a chiedere a Damon di passare a trovarmi in ospedale, perchè molto probabilmente se non l'avesse fatto sarei morta”.

Ad occhi sgranati, Tyler continuò ad ascoltare senza dire una parola.

“Be', in effetti sono morta lo stesso alla fine. Ma se non si fosse messa in mezzo Katherine, tutto sarebbe filato liscio, ed io probabilmente sarei tornata nel giro di un paio di giorni alla mia fantastica vita di tutti i giorni. E invece quella sera è passata a trovarmi Katherine – anche se ovviamente pensavo fosse Elena. Nessuno si è accorto di cosa fosse successo: poco dopo mi sono risvegliata con un desiderio fortissimo di sangue. Essere in un ospedale di certo non mi aiutava ad ignorarlo e così, senza che neppure dovessi pensarci sopra, sono diventata un vampiro in tutto e per tutto”.

Sorrise, ma il suo fu un sorriso amaro, rassegnato. Probabilmente si era chiesta, e continuava a chiedersi, che cosa sarebbe successo se fosse mancato anche uno solo degli eventi che avevano contribuito alla sua trasformazione. E il primo anello di questa catena di colpevoli era proprio lui.

“Se sei morta è anche colpa mia”, sussurrò, a capo chino. Le urla di Caroline mentre tentava di raddrizzare il volante gli rimbombavano nelle orecchie, sovrapponendosi al brusio della conduttrice dello show.

Con la coda degli occhi, la vide inarcare le sopracciglia.

“Ehi, piantala. Non hai l'esclusiva sull'uccidiamo Caroline”, esclamò, abbassando la testa per cercare il suo sguardo. “Se volessi prendermela con qualcuno per quello che è successo, avrei l'imbarazzo della scelta”.

“Ma sono stato io provocare l'incidente...”, protestò, scostandosi da lei.

“Sì, perchè John Gilbert aveva attivato un congegno spacca cervelli sovrannaturali. Congegno che ha funzionato perchè Bonnie ha finto di aver disattivato per fregare i vampiri cattivi usciti dalla cripta. E quelli com'erano usciti dalla cripta? Grazie a Damon, ovviamente, che tra parentesi è anche quello che mi ha dato il suo sangue, servendo su un piatto d'argento a Katherine l'occasione di creare un nuovo vampiro”.

Katherine, la donna identica ad Elena con cui era tornato a Mystic Falls suo zio Mason. Non si era mai trovato faccia a faccia con lei, l'aveva soltanto vista in foto e conosciuta attraverso i racconti degli altri. Jules aveva speso parole ben poco lusinghiere al riguardo. Era un vampiro e perdipiù ronzava attorno a Mason: un mix letale.

L'aveva fatto per Klaus, gli spiegò Caroline, per consegnarla a lui al momento del rito. Per lo stesso motivo aveva fatto qualsiasi cosa perchè la maledizione lo colpisse, una volta morto suo zio: le serviva un lupo mannaro da barattare per la propria libertà, poca importava che per ottenerlo dovesse rovinargli la vita.

Alla fine, lui e Caroline erano diventati ciò che erano per lo stesso motivo, o meglio, per lo stesso scopo: diventare carne da macello per spezzare quella dannata maledizione.

“Esatto! E indovina una cosa? La maledizione è stata spezzata e noi siamo ancora vivi”, disse Caroline balzando in piedi. Fingeva allegria, ma il suo abito nero e il suo sguardo spento ben testimoniavano la tristezza che provava al pensiero di Jenna, vittima inconsapevole di piani più alti, proprio come lei. Tyler, d'altro canto, ancora non riusciva a scrollarsi di dosso il peso che l'esser rimasto di nuovo solo portava con sé: Jules era morta – era morta al posto suo – ed ora non c'era più nessuno che potesse insegnargli come essere ciò che era.

“Siamo vivi perchè Damon ci ha salvati”, disse, ricordando quanto gli fosse sembrato paradossale che a slegarlo fosse proprio l'assassino di suo zio.

“E sai chi ha detto a Damon dove trovarci?”, proseguì Caroline. “Katherine!”

A quel punto, Tyler non riuscì ad evitare di sorridere. Le labbra gli si stesero in un'espressione divertita senza che ve ne fosse apparentemente alcun motivo. In realtà, l'intera situazione era così complicata ed assurda che non avrebbe saputo che altro fare.

“Che casino”, disse.

Caroline rise.

“Già. La morale è che è colpa di tutti, e che le cose sono talmente incasinate che non puoi avercela con nessuno. Perchè tanto arriverà sempre un cattivone più cattivo che ti farà dimenticare tutto quello che ti ha fatto il tuo peggior nemico”.

Sempre sorridendo, Tyler rialzò finalmente lo sguardo.

“Stai forse dicendo che tra un paio di mesi andremo a mangiare al Grill con Klaus?”

“Solo se offre lui”, rispose Caroline ridendo.

Come al solito, con una battuta e una risata, gli aveva fatto dimenticare tutte le sue preoccupazioni.

   
 
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