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Autore: Kokato    16/07/2011    0 recensioni
Tributo al Femslash Day (maratona organizzata dal « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest)
Poi, quando Yoko aveva cominciato a dimenarsi e a pensare ai vantaggi di essere una diavolo di bambolina dagli occhi a fiorellino -che le risparmiavano il pugno galattico che avrebbe ricevuto un ragazzo che avesse osato fare la stessa cosa-, quella aveva sorriso.
“Ce le hai proprio grosse, eh?”.

Yoko x Nia
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Nia Teppelin, Simon, Yoko Littner
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?

GOD SAVE THE SHIP!

I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

Pairing: Yoko x Nia

Prompt: Commedia/comico- 1 «Oh, smettila di farne un dramma: ti ho chiesto di uscire, non di andare a scalare l'Everest!»

La sua ragazza era più giovane e molto più sfaccendata di lei.

Yoko sollevò brevemente gli occhi dal libro che stava lentamente mangiandosi tutti i suoi neuroni, e guardò gli occhi della bambolina che le si era parata davanti. Non era semplicemente che non le andasse di uscire, doveva studiare, ma non poteva certo aspettarsi che una liceale potesse capirlo.

Era surreale, a pensarci. Nia la fissò negli occhi, così fissamente da farla vacillare.

“Da quand’è che non infili quelle tette in un reggiseno?”.

“E tu da quand’è che hai imparato a dire ‘tette’?”. Nia non vacillò. Non aveva alcun senso della morale, d’altronde, ed era impossibile immaginare cosa sarebbe potuto uscire da quella boccuccia di porcellana a distanza di un singolo secondo.

“Non cambiare discorso!”, urlò, usando tutto il potere perforante della sua voce.

Era surreale, a pensarci, non era cambiato niente dalla prima volta che erano uscite insieme. “Ed ora non osare far finta che non mi stai ascoltando! Tu ti preoccupi troppo. Va bene se usciamo un po’!”.

“Non mi sento ancora preparata”.

Per tutta risposta la ragazzina le aveva strizzato un seno fino a farla urlare. Davanti al suo sguardo indignato e supplicante aveva solo ottenuto di essere fissata ancora più attentamente. Girò lo sguardo dall’altra parte, e la stretta tornò più forte. Nia non sorrideva, non dava l’impressione di preoccuparsi del dolore che le procurava. “Ti giuro che andremo dove vuoi dopo l’esame, ma adesso lasciami in pace…”, tentò di dare un tono imperativo alle sue parole, “… per favore”.

Quegli occhi dalle pupille irregolari non interruppero il contatto con i suoi. Yoko pensò che, forse, poteva aver ragione. Insomma era da un mese buono che non usciva di casa -non aveva sempre studiato, ma si sentiva in colpa ad uscire quando i libri l’aspettavano in casa-, aveva il sedere così quadrato che avrebbe potuto misurarne la superficie con una riga.

“No non posso… NIA! MI STAI STACCANDO UNA TETTA!”.

Per un attimo ebbe l’impressione che si stesse divertendo a saggiarne la consistenza, tirandola a destra e sinistra mentre ne osservava incantata il movimento, ma poi fu di nuovo lì a sondare dentro di lei come un segugio piccolo e testardo che non vuole mollare la preda.

“Ah, smettila di farne un dramma: ti ho chiesto di uscire, non di andare a scalare l'Everest!”.

Non era la prima volta che se lo sentiva dire. Focalizzò di nuovo la sua attenzione sulla riga che aveva abbandonato qualche minuto prima, facendo finta che quella battuta non le avesse ricordato qualcosa.

 

Se non avevano mai finto banalmente di essere amiche, è perché Nia era sostanzialmente una pazza schizofrenica. Non era semplicemente che lei era stata lesbica prima di Yoko, o che fosse stata lei a fare il primo passo. Aveva saputo che alcune amiche, tra loro, usavano palparsi… ma quella strana ragazzina che gli aveva presentato Simon, il fratellino del suo ex ragazzo Kamina, si era avvinghiata ad uno dei suoi seni come un dannato koala.

“Scusala Yoko, a volte è un po’ inopportuna”.

Un po’? Quella strana ragazzina stava lì, appesa allegramente come se niente fosse, a fissarla senza dire una singola parola. Poi, quando Yoko aveva cominciato a dimenarsi e a pensare ai vantaggi di essere una diavolo di bambolina dagli occhi a fiorellino -che le risparmiavano il pugno galattico che avrebbe ricevuto un ragazzo che avesse osato fare la stessa cosa-, quella aveva sorriso.

“Ce le hai proprio grosse, eh?”.

Non c’era invidia o astio in quelle parole, avrebbe potuto dire che avrebbe preso in serata un aereo per la Patagonia con lo stesso tono di voce, sottile e acuto come se avesse aspirato dell’elio. Oh beh, questo è un po’ troppo.

Uno schiaffo si abbatté così forte sulla piccola guancia bianca da farla arretrare di parecchi centimetri. La tetta, improvvisamente rilasciata, sobbalzò tornando al suo posto. Nia si era tenuta la guancia per qualche secondo, senza minimamente cambiare la sua espressione.

Simon sorrideva, osservando la scena come se non lo stupisse e come se sapesse perfettamente cosa sarebbe seguito a quel momento di stallo. Nia aveva riso, così forte da far girare i passanti a guardarla.

“Voglio che tu esca con me”.

Voglio che usciamo adesso. Voglio un appuntamento”.

“Dannata bambolina schizofrenica… non vuoi proprio lasciami in pace?”.

Nia scosse la testa, senza accennare ad un minimo cambiamento d’idea.

“Va bene. Ma ti avverto che, se l’esame mi va male, potresti non uscire neanche più dalla camera da letto”.

Nia annuì, non lasciò la presa sulla tetta per i dieci minuti seguenti.

(760 parole)

   
 
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