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Autore: peitol    16/07/2011    2 recensioni
Il lenzuolo bianco che ci avvolgeva aveva impregnato il suo profumo.
Quell'aroma dolce e fresco di gelsomino appena fiorito e baciato dal sole mi seguiva ovunque, fin dal primo giorno.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente ho trovato il coraggio di pubblicarla.
A dire la verità non mi convince ancora al 100%, però mi son detta: massssssììì proviamo! XD
Spero vi piaccia e, se commentate lasciando un vostro parere, sappiate che mi farà taaanto tanto piacere! ;)


Mi piaceva guardarla dormire al mio fianco.
Quegli occhi neri e profondi in cui mi perdevo quando mi guardava e diceva di amarmi erano chiusi, ma la dolcezza era come se trapassasse le candide palpebre per trasmettermi la stessa sensazione. Mi sentivo in colpa per farla dormire così poco, per non poterle dare una sicurezza, un posto fisso in cui vivere, un ambiente da chiamare casa. Passavamo i mesi a registrare in studio, a provare fino a tardi e poi il tour, i concerti, stanze d'hotel sempre diverse, i continui viaggi, le lunghe attese in aeroporto, orari mai fissi.
I problemi di respirazione erano iniziati da circa un mese, ma io ero riuscito a convincerla a fare un controllo soltanto due settimane fa, quando iniziò una cura che il medico le aveva prescritto per combattere l'ansia. Stando a quanto diceva lui, non era niente di cui preoccuparsi e che per farla passare sarebbero servite solo un paio di pastiglie la sera e qualcosa con cui scaricare lo stress tipo uno sport o delle passeggiate all'aria aperta, ma come poteva?! Eravamo sempre presi da impegni di ogni genere e non c'era mai un po' di tempo per stare tranquilli.
Ogni volta che la sera la sentivo sospirare faticosamente e tirare pugni al cuscino, il mio senso di colpa aumentava. Ero io la ragione di tutta quella sofferenza e non me ne davo pace.
Eppure lei si ostinava a dirmi che era felice di poterci seguire e di condividere con noi tutto quanto per il resto dei suoi giorni e, il che, mi sollevava, perché sapevo benissimo che senza di lei non potevo stare. Ogni volta che me lo diceva, speravo con tutto me stesso che non si stancasse mai di noi e di quella vita frenetica dalla quale ormai non potevamo più scappare.
Solo l'idea di non averla al mio fianco per tutta la durata del tour, mi gelava il cuore.
Per i ragazzi era come una sorella con cui fare pazzie e insieme si divertivano come matti. Dio come adoravo guardarli ridere. Tutti quanti insieme. Infondo eravamo come una grande famiglia.
Aveva iniziato a seguirci prima ancora che diventasse la mia donna e loro erano sempre stati dalla mia parte convincendomi che era la ragazza giusta per me e che non dovevo lasciarmela scappare per nulla al mondo.
Non passa giorno che non ringrazio il cielo per averla mandata qui, quando il primo giorno dell'ultimo anno, l'unico banco libero della classe era quello di fianco al mio.
Il lenzuolo bianco che ci avvolgeva aveva impregnato il suo profumo. Quell'aroma dolce e fresco di gelsomino appena fiorito e baciato dal sole mi seguiva ovunque, fin dal primo giorno.
Appoggiai lentamente la mano sul suo braccio nudo e, stando attento a non svegliarla, iniziai a disegnarle piccoli cerchi sulla sua morbida pelle.
Sentivo scorrermi nelle vene la felicità ed era una sensazione così calda e piacevole che, senza nemmeno il tempo di rendermene conto, un sorriso mi si stampò sul volto.
Quella voce dentro di me, alla quale ancora non avevo dato un vero e proprio significato, continuava a dirmi: Dave, è la tua donna, è tutta tua e ti rende felice, tientela stretta; e io, come se potessi risponderle, le dicevo: lo so, maledizione, lo so. Se non fosse che la “condividevo” con i ragazzi, mi sarei sentito maledettamente egoista.
C'erano giorni in cui mi rendevo conto di starle sempre attaccato, tanto da sembrare un genitore iperprotettivo, ma lei non si era mai lamentata e questo mi sollevava da un peso che mi ero creato da solo. Non ero esattamente geloso, solo avevo paura che qualcuno me la potesse portar via.
Cazzo, David, smettila!
Sta dormendo nel tuo letto, ti ama, non ti lascerà mai. Non pensarle nemmeno certe cose!
Si, l'amavo e lei amava me per quello che ero; quel pazzo e stupido ragazzo sempre preso a fare scherzi idioti pur di far ridere lei e i suoi amici, quello a volte fin troppo permaloso e lunatico che da stronzo, solitario e scazzato diventava il clown della situazione, ma anche quello romantico che adorava dirle parole dolci e farle sorprese solo per vedere i suoi occhi brillare.
Poi, d'un tratto, uno spiraglio di sole entrò dalla finestra e, oltrepassando la tenda, le illuminò il viso svegliandola. Aprì gli occhi e mi sorrise mostrandomi tutta la gioia che teneva dentro.
« buongiorno amore » dissi sganciandole un bacio sulla fronte « come ti senti? dormito bene? » « si sto bene, tranquillo...e no, così tanto per la cronaca, quanto tempo è che mi stavi fissando? » mi chiese facendomi un lieve pizzicotto sul petto « ahi! eheh bhè diciamo da un po' » « potrei denunciarti per stalking, sai? pervertito che non sei altro » disse avvicinandosi a me ridendo « se qui c'è un pervertito, quello non sono io, mi dispiace » le risposi facendole l'occhiolino. 
Mi riferivo alla notte che avevamo appena passato: due persone timide e insicure che, spinte dalla forza dell'amore, si erano unite in un unico e caldo elemento. Senza nessuna vergogna.
Era il punto in cui arrivavamo al culmine del nostro amore e me ne rendevo conto ogniqualvolta i nostri corpi si sfioravano. Potevo percepire il suo respiro affannato e il suo corpo scaldarsi man mano che il mio l'accarezzava e, in quel momento, capivo che stare con lei era stata la scelta giusta.
Le sue candide guance arrossirono in un attimo e, affondando il suo volto nel mio petto per nascondere l'imbarazzo, mi abbracciò.
Di tutta risposta la strinsi a me, come per tenerla prigioniera del mio cuore e non lasciarla mai andare via.
« ti amo » le dissi scostando il lenzuolo che si era portata al viso nascondendolo « e non ho la minima intenzione di lasciarti andar via da me » conclusi cercando fra i soffici capelli neri, quelle labbra morbide e dolci che presi a baciare insistentemente. Ci unimmo in un bacio profondo e appassionato, entrambi con la speranza di poter far percepire all'altro quanto ci desideravamo.
D'un tratto la sua mano mi avvolse la testa e, trovato appiglio fra i miei capelli, mi portò con la schiena a terra. Poi, seduta sulla mia pancia, si staccò da me.
« nemmeno io ho intenzione di lasciarti scappare, signor Desrosiers » disse senza allontanare il suo sguardo dal mio.


THE END

  
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