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Autore: Vashti    16/07/2011    2 recensioni
Ci si può innamorare follemente di una persona senza averla vista in viso, senza averle rivolto la parola, ma solo per un particolare che ci ha colpito entrando nell’anima e ossessionando la mente?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era follia, pura follia.
Gliel’avevano detto tutti: i suoi amici, la sua socia, persino sua madre che era l’ultima che poteva avere voce in capitolo essendosi risposata per la quarta volta alla bellezza di sessant’anni suonati.
Ma in cuor suo sapeva che avevano ragione, diventava sempre più matta ogni giorno che passava.
Era accaduto tutto esattamente un mese, tre giorni, quindici ore e sette minuti prima.
Di solito Meredith contava anche i secondi, ma cercava di evitarlo per non dimostrare a sé stessa quanto era vero che stava impazzendo.
Si trovava sulla metropolitana per fare ritorno a casa, nell’Upper East Side. Come tutte le sere cercava di dare un’occhiata al Times, tanto per ingannare l’attesa e non perché fosse realmente interessata ai titoli catastrofici che occupavano le prime dieci pagine del quotidiano; quando all’improvviso qualcuno aveva catturato la sua attenzione.
Non qualcuno, bensì qualcosa.
Il più bel paio di mani che avesse mai visto. Mani di donna, piccole ma con dita lunghe e affusolate, dalla pelle candida come l’alabastro. Erano molto ben curate, probabilmente appartenevano a un’artista, forse a una musicista.
Il dito indice era lungo quanto l’anulare nella mano destra, mentre in quella sinistra un po’ più corto, una lieve imperfezione che le rendeva ancora più belle. Sulle unghie, non molto lunghe e rotonde, era applicato un leggero strato di smalto rosa perla.
Meredith le aveva fissate stregata per cinque minuti, come una stupida non aveva alzato lo sguardo per vedere a chi appartenessero quei piccoli capolavori. Poi all’improvviso quelle bellissime mani erano sparite, oltre le porte ormai chiuse del vagone, lasciandosi dietro di sé un guanto di lana bianca caduto sul pavimento sporco.
Come una ladra si era alzata dal sedile e aveva afferrato quel guanto, poi incurante degli sguardi degli altri viaggiatori se l’era avvicinato alla guancia. Profumava di rosa, era incredibilmente mordibo, come le mani che sicuramente l’avevano stretto.
Non ricordava ancora come fosse riuscita a tornare a casa, sapeva solo che da quella sera non era più riuscita a togliersi dalla testa quelle mani; così come senza averlo mai detto a nessuno non aveva più lasciato quel guanto, nonostante ora avesse perso il suo prezioso profumo.
Sera dopo sera aveva declinato con strategica puntualità gli incontri con gli amici, le cene da sua madre, le serate al cinema con Nancy per continuare a viaggiare in metropolitana alla ricerca di quelle mani.
-Tu non stai bene- mormorò la voce di Nancy distogliendola dai suoi pensieri
-Mmh?- mugugnò prima di sbadigliare
La sua socia, con cui gestiva la più famosa libreria del Greenwich Village da cinque anni, le porse una tazza di caffè.
-Bevi o finirai col dormire prima della pausa pranzo-
-Non riesco a trovarle...-
-Ma dai, non l’avrei mai detto- commentò ironica recandosi allo scaffale di narrativa per mettere in ordine i nuovi arrivi –Meredith devi uscire da questa storia, ti sta rendendo davvero folle-
-Io devo trovare quelle mani, devo sapere a chi appartengono! Più passa il tempo e più sono convinta di averle già viste da qualche parte...-
-Forse nei tuoi sogni- replicò dandole volutamente le spalle
-Anche-
-Appunto- mormorò sottovoce
-Hai detto scusa?-
-Niente... Perché non vai in magazzino a prendere una copia dell’ultimo libro di Thompson? Ne abbiamo solo tre in negozio e questa settimana è andato a ruba-
Meredith si alzò stiracchiandosi pigramente e trascinò le sue gambe verso il retro del negozio. Nancy voltò la testa, lentamente per paura di farsi sentire, e la fissò sentendo una fitta al cuore.
Meredith era la donna più bella mai creata al mondo: alta, slanciata, il fisico sottile e il viso dai tratti irregolari ma attraente. Magnetici occhi neri e capelli dello stesso colore la rendono ancora più sensuale.
Pensò con una punta di amarezza a quanto sarebbe stata fortunata la proprietaria di quelle mani, perché un giorno sarebbe stata stretta dalle braccia di Meredith, al centro dei suoi pensieri...
Tutto quello che lei non sarebbe mai stata, nonostante da quattro lunghi anni l’avesse amata in silenzio.
Ma quanto è ingiusto il mondo...pensò continuando a riordinare i libri
 
 
Meredith faticò a lungo prima di riuscire a trovare il libro di Thompson, come sempre Nancy aveva un ordine tutto particolare nell’ordinare gli scatoloni, un ordine di cui solo lei ovviamente sapeva codificare.
Scese dalla scala e sospirò: se davvero Nancy avesse avuto ragione?
Perché complicarsi la vita quando aveva la felicità a portata di mano?
Si era accorta di quanto Nancy fosse innamorata di lei, più volte aveva pensato di dirle che anche lei provava un certo interesse; ma tra l’interesse e il colpo di fulmine ne passava e Meredith era intimamente convinta che il vero amore doveva scoccare all’improvviso, come una scintilla.
Come la sensazione che aveva provato vedendo quel paio di mani.
Sentì il telefono squillare e raggiunse la scrivania, sollevò il ricevitore e rispose:
-H&R Bookshop, buongiorno...-
Attese qualche secondo, poi non sentendo nessuna risposta riattaccò seccata.
-Perché esistono gli stupidi?- sospirò
Stava per avviarsi verso la porta, quando un foglio che spuntava dal cassetto attirò la sua attenzione.
Era scritto con la calligrafia pulita e ordinata di Nancy.
Aprì il cassetto, prese il foglio e lesse: Boutique Chester, Fifth Avenue, ritirare nuovi guanti lunedì prossimo. Numero 6, in lana bianca, ricamati...
Meredith prese il guanto che teneva nella tasca dei jeans, sbigottita. Numero 6, di lana bianca, con una rosa ricamata in rilievo.
Impossibile, non poteva credere ai suoi occhi. Era uno scherzo del destino o un’improbabile coincidenza?
Rimise il guanto in tasca, poi corse in negozio trafelata.
-Ehi, quanta foga!- esclamò Nancy sorridendo –Grazie, adesso ho finito di riordinare...-
Meredith non rispose, fissando le sue mani. Erano quelle le mani che l’ossessionavano da più di un mese, che sognava di giorno e di notte, che le avevano provocato mille pensieri e fantasie.
Nancy era una libraia, un’artista e nel tempo libeo suonava il pianoforte. Era lei la fata della metropolitana, la sua dolce, tenera, silenziosa e a volte buffa Nancy. La sua Nancy.
-Meredith, a cosa stai pensando?-
Voleva baciarla, lì adesso, assaporare le sue labbra e osare di più... Ma non poteva dirle quello che aveva scoperto, sarebbe stato sleale.
Lei meritava la sua sincerità, meritava di sentirsi unica e desiderata. Le sue mani e tutto quello che aveva intuito, sarebbe rimasto il dolce segreto di Meredith.
-Che sono stanca di cercare qualcosa che non potrò mai avere. Hai ragione tu, mi sono comportata come una bambina viziata e superficiale, ho dato il tormento a tutti quanti, soprattutto a te...-
-Ma che stai dicendo?-
-Che non voglio più saperne di quelle mani, che se ne vadano dove vogliono. Io desidero una donna vera, non un paio di mani. Ho bisogno di qualcuno da amare e che mi ami così come sono, con tutti i miei difetti e i miei pochi pregi...-
-Adesso sei poco obiettiva- replicò scendendo dalla scala
Meredith le cinse i fianchi con le mani e la sentì rabbrividire. Trattenne un sorriso e domandò:
-Nancy, vorresti uscire con me?-
La donna scese a terra e si voltò sorridendo, cercando di nascondere il turbamento che le aveva fatto imporporare le guance come una liceale alla prima cotta.
-Certo, stasera all’Ariston...-
-Vorrei invitarti a cena, so che adori quel ristorante giapponese sull’Hudson-
-E poi?- chiese con voce incerta
-E poi facciamo casa tua o casa mia?-
Il cuore di Nancy mancò qualche battito, mentre le orecchie fischiavano e la testa le girava. Si schiarì un paio di volte la gola prima di rispondere:
-Casa tua...-
-Ringrazio la fortuna che ho avuto perchè hai saputo aspettarmi, Nancy...- mormorò prima di sfiorarle le labbra con un bacio
 
 
 
E’ la mia prima storia, vi prego siate clementi e grazie a chiunque vorrà leggerla!
  
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