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Autore: Kokato    17/07/2011    1 recensioni
Tributo al Femslash Day (maratona organizzata dal « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest).
“Non era vero, sai? Quando ci contendevamo i ragazzi, quando ti dicevo che il nostro tempo insieme era finito.
Non era vero, e tu non puoi pensare il contrario.
Eravamo bambine che rincorrevano l’estetica, che si allungavano quanto potevano verso il principe azzurro, verso il principe tenebroso e misterioso… ma ciò che voglio ora è la mia Principessa rosso sangue”.

Ino x Sakura
Genere: Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la serie
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Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?

GOD SAVE THE SHIP!

I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

Pairing: Ino x Sakura

Titolo: Lascia gli uomini alla guerra

Prompt: Horror/ splatter- 5. Rosso mestruazione

 

Voleva solo rivendicare il suo vero amore. Non era niente di cattivo, infondo, niente di troppo morboso. Voleva ciò che le era sempre appartenuto e che aveva ignorato quando non aveva avuto la saggezza di capirlo.

Che fosse stata ancora lì quando se n’era accorta, poi, era semplice fortuna. Stava per andare via, stava per andare da lui.

E lei aveva dovuto fermarla.

“Ero così giovane, così conformista, così presa da ciò che dovevo amare e da ciò che dovevamo contenderci per copione… ma ora ho capito”. Sakura dormiva nuda nel suo letto, col respiro appena percettibile e le gambe colanti di sangue. Un coltello scintillava nelle mani della sua donna, proiettando una minaccia sulla coscia nuda.

“Capisci cosa voglio dire”.

“Io non volevo andarmene”.

Ino aveva aspettato troppo tempo che la guerra finisse, che lei ritornasse, che le loro teste diventassero quelle di due donne e non di due bambine. Si conoscevano fin da bambine loro, un tempo maggiore al numero delle gocce rosse che tintinnavano dal suo stomaco aperto. Una, due, tre, quattro, cinque, sei.

Il sangue mestruale si spargeva in modo più lento, misurato, disegnando un cerchio nero nelle lenzuola, circondato dal rosso scarlatto. Aveva un odore terribile. Lei tremava e tratteneva i conati di vomito insieme alla sua colpa. “Tu non aspetti il mio bambino”.

Non le ripeté che anche volendo non avrebbe potuto. Le sue viscere si annodarono contro l’aria, mentre le spalle rallentavano il movimento ondulante, la gola mandava un gorgoglio strozzato. Ino sfilò davanti a lei, dalla parte verso il quale si era rannicchiata per nascondere ciò che le scorreva via facendola urlare dentro.

“Tu mi trovi bella?”, i capelli biondi ondeggiavano sul corpo nudo. Aveva solo i tacchi ai piedi, che producevano un rumore irritante. Tossì, mentre le budella le saltavano dentro ed una risposta poco gentile le si bloccava sull’orlo delle labbra. “Tu mi trovi bella?”.

“Bellissima”.

“Allora perché non aspetti il mio bambino?”.

L’odore di pesce andato a male risalì lungo le sue narici, il borbottio di un pianto trattenuto rese tutto umido intorno a lei. Non lo so, ma ti prego, non lasciarmi morire.

“Ino, per favore…”.

“Non era vero, sai? Quando ci contendevamo i ragazzi, quando ti dicevo che il nostro tempo insieme era finito. Non era vero, e tu non puoi pensare il contrario. Eravamo bambine che rincorrevano l’estetica, che si allungavano quanto potevano verso il principe azzurro, verso il principe tenebroso e misterioso… ma ciò che voglio ora è la mia Principessa rosso sangue”.

“Ino… ti prego…”.

Era stato il ricordo dell’uomo del passato, il continuo rivolgersi indietro al tempo del rimpianto, ai feti persi e ai suicidi falliti. Perfino la commessa dell’alimentari sotto casa avrebbe detto che era stata una donna totalmente normale fino al mattino prima. “Cosa sarebbe stato di noi se non ci fosse stata la guerra? Cosa sarebbe stato di noi se lui non fosse morto?”.

Quell’eventualità l’aveva fatta impazzire. Se lei era lì era solo per fortuna, per un incrocio felice di kunai e per l’incidentale sgambetto di un assassino, non poteva lasciarla andare. L’idea l’aveva fatta strillare, impugnare e lanciare il coltello con il quale stava tagliando il pesce per la cena, contro lo stomaco di lei. Il sangue aveva cominciato a sgorgare, prima una goccia che si distendeva pigra, lenta, lenta, lenta. Passò un secolo prima che s’infrangesse sul pavimento, prima che lei rilasciasse un soffocato lamento dalle labbra scintillanti.

Il suo sangue mestruale aveva un colore elegante, scuro e sobrio come un vestito da sera. Non era il colore dei morti delle battaglie, che grugnivano come maiali sgozzati, non si accompagnava all’urlo di un’esistenza spezzata. Era una promessa, non un rifiuto.

“Se quello che ti spinge da lui è il tuo ‘desiderio da donna’…”.

“Che stupidaggine”, e poi, lui, non era più da nessuna parte.

Un grumo nero e fremente venne dalla sua gola, rendendo ispide le sue parole. “Sei bellissima. Ti amo. Ti prego, non mi lasciare andare via”.

Era colato sulle sue gambe nude appena l’aveva spogliata, mischiandosi ad altro sangue ancora quando aveva estratto il coltello facendosela crollare addosso. Una sensazione bellissima, un bagno molle e vischioso di liquido vibrante. “Lascia gli uomini alla guerra, amore mio. Il rosso delle loro morti adesso non ci riguarda più”.

Le aveva schiacciato il viso contro il pavimento, come se volesse farcela annegare.

Ora tremava e supplicava per un altro suo bacio. Avvicinò il coltello alla sua gola, vedendola sul campo di battaglia insieme a loro.

“Lascia gli uomini alla guerra”, la supplicò, prima di tagliarle la gola.

(760 parole)

   
 
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