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Autore: Leireel    17/07/2011    5 recensioni
Calì aveva appeso l’acchiappasogni seguendo le sue indicazioni: col vento le piume si arruffavano, pronte a spiccare il volo. Non sapeva perché, ma quell’immagine l’aveva intristita.
Tributo al Femslash Day (maratona organizzata dal « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest).
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Calì Patil, Lavanda Brown
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie '[Harry Potter] Shipping is the way!'
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Titolo: Collezione di farfalle

Pairing: Dreamcatcher – Calì/Lavanda

Beta: La meravigliosa Kukiness

Genere: Introspettivo, romantico, triste

Rating: Giallo

Avvertimenti:  Femslash

Conteggio Parole: 1232 (w)

Note: Scritta in occasione del Femslash Day, tenutosi ieri; doveva essere una flash!fic, in partenza, ma mi sono lasciata prendere la mano. Il prompt era “Collezione di farfalle”, e la storia doveva obbligatoriamente essere introspettiva. Io ho aggiunto il prompt “Acchiappasogni”, preso dal nome della coppia, che è stato di ispirazione a tutta la storia. L’ambientazione è post-Hogwarts.

 

Collezione di farfalle

Appeso alla sua finestra c’era un acchiappasogni: gliel’aveva regalato Lavanda, di ritorno dal viaggio negli Stati Uniti. «È un portafortuna. Serve a tenere lontani gli incubi,» le aveva detto sorridendo.

Era tornata con un sorriso nuovo e piume e perline tra i capelli: per giorni non aveva fatto altro che parlare di Capnomanzia, di spirali di fuoco e delle stelle più luminose che si vedevano in quel pezzo di cielo, mentre a Londra era già mattino. Aveva al polso un bracciale di fili intrecciati, e non aveva voluto dirle chi gliel’avesse dato: ogni volta che glielo chiedeva, Lavanda scrollava le spalle e sorrideva senza rispondere.

Le era mancata così tanto.

Calì aveva appeso l’acchiappasogni seguendo le sue indicazioni: col vento le piume si arruffavano, pronte a spiccare il volo. Non sapeva perché, ma quell’immagine l’aveva intristita. Lavanda si guardava intorno meravigliata e registrava silenziosamente tutto ciò che era cambiato in quei dodici mesi in cui era stata assente; la carta da parati a righe che copriva il vecchio intonaco giallo pastello, la radiolina sulla scrivania, i libri impilati confusamente in una libreria di fortuna che Calì aveva comprato qualche mese prima, i disegni sparsi sul letto. Si era soffermata per qualche attimo sulle foto che campeggiavano nel suo comodino, racchiuse in cornici di vetro che sembravano imprigionarle: Calì che sorrideva in riva al mare e salutava qualcuno al di là dell’immagine, lei e Padma che si abbracciavano e si davano spintoni ridendo, lei e un ragazzo che si baciavano e poi coprivano l’obiettivo della macchina fotografica con le mani.

Per un momento, nel vedere il sorriso di Lavanda sbiadire un po’, Calì si era sentita orribilmente in colpa.

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«Che ne dici di una tazza di tè?» le aveva chiesto dopo qualche momento di imbarazzante silenzio. Lavanda le aveva sorriso e aveva annuito.

Armeggiare con bollitore e fornelli l’aveva aiutata a calmarsi un po’. In punta di piedi aveva preso la confezione di tè alla vaniglia – il preferito di Lavanda – dallo scaffale più alto, sporgendosi appena per non far cadere gli altri pacchetti, e la polvere che si era sollevata le aveva pizzicato il naso.

L’aroma delle foglie messe a infuso si era diffuso per tutta la cucina; dalla risata leggera di Lavanda, ancora nella sua stanza da letto, Calì aveva capito che era arrivato fino a là. Aveva nascosto un sorriso mentre versava il tè nelle tazzine colorate e portava tutto nel salottino: aveva appoggiato delicatamente il vassoio sul tavolo con un colpo di bacchetta e aveva chiamato Lavanda, con una dolcezza che aveva sorpreso lei per prima.

Avevano sorseggiato il tè in silenzio, perse nei propri pensieri. Nell’accarezzare il bracciolo della poltrona di chintz, Lavanda aveva un sorriso malinconico e segreto, quasi ci fosse qualcosa, in quella stanza, che solo lei riusciva a vedere. Calì l’aveva guardata di sottecchi e non aveva detto nulla, incapace ancora di credere che lei fosse lì e non all’altro capo del mondo, lì, così vicina che tendendo una mano avrebbe potuto sfiorarla.

«È bello vedere che certe cose non sono cambiate» aveva detto Lavanda. Dietro le tende ricamate a fiori il cielo si stava già scurendo, notò Calì: era come se il tempo con lei rinunciasse a scorrere, come se fossero rimaste bloccate in una qualche Giratempo difettosa, coi granelli di sabbia sospesi a mezz’aria nelle ampolle di vetro.

«Puoi rimanere a dormire, se vuoi» aveva detto Calì precipitosamente, come se avesse paura che Lavanda svanisse da un momento all’altro. «C’è… c’è un letto libero, lo sai. Padma non tornerà prima della prossima settimana».

Per un attimo, nel vedere il sorriso di Lavanda, le era parso di tornare a Hogwarts.

«Mi piacerebbe molto, sai».

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Avevano trascorso la serata mangiando pizza e ascoltando la radio; nel sentire la nuova canzone delle Sorelle Stravagarie Lavanda era scoppiata a ridere e aveva iniziato a canticchiare, sbagliando quasi tutte le parole. Calì quasi non ricordava quanto le piacesse la sua risata.

Nella sua stanza c’era il buio; dalla finestra socchiusa si intravedeva uno spicchio di luna che mandava bagliori opalescenti. Calì poteva sentire il respiro pesante di Lavanda a pochi metri dal proprio – doveva essere stanchissima, pensò, e ricordò improvvisamente che il ritorno a Londra le aveva richiesto tre Passaporte di fila.

L’acchiappasogni oscillava al vento: attorno alla rete l’aria sembrava scintillare, tremula. Assomigliava a una ragnatela: ogni tanto c’era un baluginio di bianco, come una farfalla intrappolata tra i fili che dibatteva piano le ali, e poi di nuovo il tremolio leggero nella notte.

Calì, con gli occhi spalancati nel buio, si era chiesta se fosse quello l’aspetto dei sogni di Lavanda: tante farfalle bianche imprigionate tra corde di seta, che cercano di prendere il volo senza mai riuscirci.

---

Quando si era svegliata, il letto accanto al suo era vuoto: per un secondo, Calì aveva avuto la sensazione di aver immaginato tutto. Si era riscossa nel sentire l’odore di pancake e vaniglia, e aveva sorriso stupidamente per un secondo.

Avvolta in una vestaglia troppo grande per lei, Lavanda si aggirava per la cucina come a casa propria: a vederla sulla soglia le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi, sempre senza smettere di rigirare le frittelle.

Calì si sedette con la netta sensazione di avere la testa leggera: acchiappò un pancake con la forchetta e ci sparse sopra generosamente lo sciroppo d’acero, impiastricciandosi le mani. Lavanda le pose davanti una tazza fumante, sorridendo, e lei si ritrovò a fissarla senza sapere bene perché, semplicemente contenta di averla lì.

«Mi piace averti qui in casa» si lasciò sfuggire. Lavanda le rivolse un sorriso mesto, sedendosi di fronte a lei con delicatezza.

«Perciò… parlami di questo ragazzo. Quello della foto, intendo. Prima ci raccontavamo ogni cosa» le disse piano, attenta a ogni parola. C’era un’accusa implicita, in quelle parole, che Calì non si lasciò sfuggire.

«Ci frequentiamo solo da qualche mese. Si chiama Liam» mormorò. «È… è nel mio stesso corso di Diritto Magico Internazionale».

E tu non c’eri, e io mi sentivo sola.

«Capisco» rispose Lavanda con un mezzo sorriso. «Ti vedo felice, adesso. Sono davvero contenta per te».

Finirono di sbocconcellare i pancake in silenzio. Calì colse di sfuggita un lampo di capelli biondi mentre Lavanda si chinava a prendere anche il suo piatto, per poi riporre tutto con calma sul lavello.

«Sarà meglio che vada» disse poi, guardando l’orologio sbilenco accanto alla credenza. «I miei genitori non mi vedono da un anno. Si chiederanno dove sia finita».

Resta, avrebbe voluto dirle Calì. Ma Lavanda aveva lo sguardo risoluto e fermo, e sapeva che non sarebbe riuscita a convincerla.

«Ci rivedremo ancora? Prima che tu torni nel Michigan, intendo» disse invece, mordendosi un labbro.

«Certo. Quando vuoi» le rispose lei, facendo riaffiorare quel suo sorriso antico che le ricordava tanto Hogwarts.

La abbracciò brevemente, stringendola per qualche istante appena. Un secondo dopo si era già Smaterializzata, e Calì ebbe la sensazione bruciante che non l’avrebbe rivista tanto presto. Il tempo, là fuori, era tornato a scorrere.

Tornò nella sua stanza, solo per posare lo sguardo su quell’acchiappasogni che oscillava al vento. C’era una collezione di sogni imprigionati all’interno delle maglie, intatti e lucenti come cristallo. Calì si chiese quali appartenessero a lei e quali a Lavanda, e se magari si fossero mischiati assieme, quella notte, a formare nuove farfalle che non si sarebbero mai librate nell’aria.

L’aria, attorno alla rete, scintillò appena e si spense.

---

Note finali: l’acchiappasogni, per chi non ne avesse mai visto, ha questa forma; è un monile tipico della tribù Ojibwe, i cui territori si trovavano tra Stati Uniti e Canada. Il Michigan è uno degli stati di confine dove risiedevano.



Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

   
 
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