Titolo:
Heartbeat
Fandom:
The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s):
Stefan/Katherine
Genere:
Introspettivo, Fluff
Avvertimenti:
het, oneshot, UST (unresolved
sexual tension \o/)
Challenge/Prompt:
scritta
per il TVG!Fest
@vampiregeometry,
prompt
1864!Katherine/Stefan
- "Sono tanto malata, dottore..."
Note
iniziali: promptata per il LOL
da me medesima, doveva essere una
zozzata e invece è venuta questa cosa che ha senso solo
nella mia
testa. Problemi, io ne ho tanti.
Dedicata
alla Joy,
perché le avevo promesso del Salvatorecest che
chissà
quando mi uscirà.
Nel
mentre ti becchi 'sta scemenza, con tanto amore ♥
"E
così volete diventare un medico”
Katherine
si muoveva leggiadra nella stanza, ora sfogliando distrattamente uno
dei pesanti volumi sulla scrivania, ora osservando con vivo interesse
gli oggetti che ornavano gli scaffali.
"È
il mio sogno, sì” annuì Stefan, che
seguiva ogni movimento a
qualche passo di distanza.
Sua
madre era morta di un malore improvviso quando lui aveva pochi anni,
e da quel momento il ragazzo aveva deciso che salvare vite umane
sarebbe stata la sua strada.
Quella
camera, che in origine era la libreria della stessa signora
Salvatore, era stata adibita a studio personale di Stefan, e ora
traboccava di libri di anatomia, nonché di una vasta
strumentazione
medica e scientifica.
Giuseppe,
orgoglioso della scelta del figlio più giovane, non aveva
perso
tempo nel rifornirlo di tutto ciò che potesse servigli per i
suoi
futuri apprendimenti.
"Un
nobile proposito, il vostro” si complimentò
Katherine, mentre
Stefan si schermiva, abbassando la testa.
"Mi
piacerebbe solo poter essere utile e fare del bene, in qualche
modo”
"Sempre
così modesto, signor Salvatore” rise lei,
deliziata
dall'umiltà di Stefan, prima di riprendere a curiosare.
"Questo...”
disse, sollevando un oggetto formato da un cono di metallo collegato
a due archetti piegati, fatti dello stesso materiale.
"Ricordatemi
il nome”
"Stetoscopio”
sorrise Stefan.
Anche
quell'apparecchio era un dono di suo padre - uno dei più
preziosi.
In altre occasioni, non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo per
paura che si rompesse, ma Katherine maneggiava ogni cosa con
attenzione e cura – e Stefan si fidava.
"Serve
ad auscultare meglio il cuore” aggiunse.
"Non
è mia intenzione mettere in dubbio i precetti della scienza,
ovviamente, ma mi domando...Non potete sentirlo anche senza?”
si
informò Katherine, casuale.
"Semplicemente
avvicinandovi, intendo” e nel dirlo si sporse verso
di lui, varcando il limite che lo spazio interpersonale avrebbe
richiesto.
Stefan
indietreggiò controvoglia, impacciato.
"Anche
per un medico è...sconveniente poggiare l'orecchio sul seno
di una
donna” spiegò con gentilezza, senza rimprovero
nella voce.
Lei
scoppiò in una risatina bassa.
"Oh,
certo, capisco”
A
volte Katherine sembrava dimenticarsi completamente di alcune regole.
Non
che ci fosse qualcosa di scandaloso nei suoi comportamenti o nel suo
modo di fare. Era elegante, beneducata, osservava perfettamente
l'etichetta.
Ma
era solita fare spesso domande del genere – falsamente
ingenue,
bizzarre - , si muoveva con una sensualità che nessun'altra
fanciulla della sua età avrebbe ostentato, e insinuava un
neanche
troppo velato sarcasmo verso quelli che erano i moralisti costumi
dell'epoca.
Era
come se, in un certo senso, volesse rispettarli, ma non li
comprendesse, né avesse davvero intenzione di farlo.
Quel
particolare, unito all'eloquio brillante, all'intelligenza e a certe
provocazioni ironiche mascherate con toni cortesi –
caratteristiche
veramente inusuali, per una donna così giovane –
le conferivano un
carisma unico, capace di attrarre Stefan al pari della sua evidente
bellezza.
"Mostratemi
come si usa, dunque” lo invitò Katherine con un
cenno.
"Fingerò
di essere una vostra paziente”
"Io
non so se...”
"Vi prego!
Sono tanto malata, dottore...” sussurrò, simulando
un'aria sofferente giocosa, che per qualche motivo lasciò
Stefan a
corto di fiato.
Arrossì,
cercando di sorridere e al contempo scacciare in fretta alcuni
pensieri decisamente inappropriati – il Cielo sapeva quanto
spesso
cominciasse a farli, in presenza di Katherine – e
sperò solo che
non gli si leggessero in volto.
"Se
proprio insistete...” cedette infine, non volendo deluderla,
e
indossò gli auricolari.
Si
chinò più cautamente che potè,
augurandosi che nessuno entrasse
proprio in quel momento – avrebbero di certo frainteso - e
avvicinò
la mano al petto della ragazza, lasciato in parte scoperto dal
corsetto.
A
causa del nervosismo e di quell'inaspettata quanto desiderata
vicinanza però, Stefan sfiorò inavvertitamente la
pelle di
Katherine con la punta delle dita, prima di poggiarvi lo stetoscopio.
Lei
sussultò appena - per quel tocco involontario o per il
freddo del
metallo, Stefan non avrebbe saputo dirlo – ma non disse nulla
quando l'altro alzò lo sguardo su di lei, imbarazzato.
Era
la prima volta che si trovavano in circostanze tanto intime –
e per
quanto stessero facendo qualcosa di assolutamente innocente, Stefan
non potè fare a meno di perdersi.
Senza
accorgersene, stava fissando le labbra rosse della ragazza, lo
scintillio nei suoi occhi scuri, caldi e divertiti, e non pensava ad
altro.
"Funziona
bene, il mio cuore?” domandò Katherine, tranquilla.
Stefan
si schiarì la gola, preso alla sprovvista.
Non
aveva prestato la minima attenzione al battito.
Si
riscosse e inspirò a fondo, concentrandosi.
Tu-tum.
Tu-tum.
Nessun
segno di anomalia, anche se, per dirlo con certezza, avrebbe dovuto
chiederle di spogliarsi - un'ipotesi irrealizzabile, la cui sola idea
bastava a fargli smarrire del tutto la lucidità.
Tu-tum.
Tu-tum.
Ritmico,
placido e regolare.
"È
perfetto” balbettò scostandosi, incupito.
Non
aveva dubbi che godesse di ottima salute, e ne era felice, ma se lei
fosse stata emozionata o anche solo entusiasta di quella situazione,
il suo corpo e il suo cuore avrebbero reagito di conseguenza,
accennando almeno a una lieve tachicardia.
O
forse no. Forse doveva prendere quella calma in positivo,
attribuendola alla convinzione che Katherine si trovasse
perfettamente a proprio agio con lui, in quel momento...
"Mi
fareste sentire il vostro cuore, Stefan?” chiese la giovane.
D'un
tratto, la sua espressione si era adombrata, facendola apparire
stranamente vulnerabile – così lontana dalla
persona fiera, forte
e sicura di sé che era sempre.
"Il
mio...?” ripetè Stefan, meravigliato e incerto.
Era
di nuovo ammaliato dal richiamo silenzioso del fascino di Katherine,
e avrebbe voluto infrangere quell'atmosfera di muta aspettativa che
riempiva l'aria tra loro, ma non ne aveva il coraggio.
Troppo
timido, troppo rispettoso, troppo impaurito di un rifiuto –
Damon
glielo diceva sempre che con le donne avrebbe dovuto buttarsi,
anziché attendere, ma Stefan proprio non ci riusciva.
Katherine poi
non era una qualunque, e aveva il potere di far traballare ancor
più
facilmente la sua debole risolutezza ad agire.
Vagamente
conscio di ciò che faceva, le porse lo stetoscopio, ma lei
declinò,
cortese, scuotendo il capo.
"Posso
sentirlo così” spiegò, e
toccò il torace di lui proprio
sopra a dove il cuore martellava furioso, incontrollato.
Il
contatto gli fece perdere un paio di battiti, e Stefan tese la
propria mano a trattenere la sua, d'istinto, ma con dolcezza.
Subito
cercò di dire qualcosa, di giustificarsi per aver osato
tanto, ma
Katherine piegò le labbra in un sorriso, ricambiando la
stretta.
"Lo
immaginavo. Anche il vostro è perfetto”
*
Note
finali: Si vede molto che
non so più scrivere? Direi di sì. Comunque, per
produrre 'sta cosa
mi sono informata sulla storia dello stetoscopio (pff). Inventato nei
primi
dell'800, fu perfezionato nella forma che ha oggi a partire dal 1852
(fonte).
In quegli anni appariva più o meno così.
Ah,
altra cosa, ad affermare il successo dello stetoscopio in quel
periodo è stato il motivo che ho fatto dire a Stefan:
secondo i
costumi dell'epoca, per un uomo era impensabile poter poggiare
l'orecchio a contatto con il seno di una donna.