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Autore: Lizzie_Siddal    17/07/2011    7 recensioni
[1864!Stefan/Katherine]
"E così volete diventare un medico”
Katherine si muoveva leggiadra nella stanza, ora sfogliando distrattamente uno dei pesanti volumi sulla scrivania, ora osservando con vivo interesse gli oggetti che ornavano gli scaffali.
"È il mio sogno, sì” annuì Stefan, che seguiva ogni movimento a qualche passo di distanza.
Sua madre era morta di un malore improvviso quando lui aveva pochi anni, e da quel momento il ragazzo aveva deciso che salvare vite umane sarebbe stata la sua strada.
Quella camera, che in origine era la libreria della stessa signora Salvatore, era stata adibita a studio personale di Stefan, e ora traboccava di libri di anatomia, nonché di una vasta strumentazione medica e scientifica.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Katherine/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'You loved me once, you can love me again'
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SK heartbeat

Titolo: Heartbeat
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s): Stefan/Katherine
Genere: Introspettivo, Fluff
Avvertimenti: het, oneshot, UST (unresolved sexual tension \o/)
Challenge/Prompt:
scritta per il TVG!Fest @vampiregeometry, prompt 1864!Katherine/Stefan - "Sono tanto malata, dottore..."
Note iniziali: promptata per il LOL da me medesima, doveva essere una zozzata e invece è venuta questa cosa che ha senso solo nella mia testa. Problemi, io ne ho tanti.


Dedicata alla Joy, perché le avevo promesso del Salvatorecest che chissà quando mi uscirà.
Nel mentre ti becchi 'sta scemenza, con tanto amore ♥


"E così volete diventare un medico”
Katherine si muoveva leggiadra nella stanza, ora sfogliando distrattamente uno dei pesanti volumi sulla scrivania, ora osservando con vivo interesse gli oggetti che ornavano gli scaffali.

"È il mio sogno, sì” annuì Stefan, che seguiva ogni movimento a qualche passo di distanza.
Sua madre era morta di un malore improvviso quando lui aveva pochi anni, e da quel momento il ragazzo aveva deciso che salvare vite umane sarebbe stata la sua strada.
Quella camera, che in origine era la libreria della stessa signora Salvatore, era stata adibita a studio personale di Stefan, e ora traboccava di libri di anatomia, nonché di una vasta strumentazione medica e scientifica.
Giuseppe, orgoglioso della scelta del figlio più giovane, non aveva perso tempo nel rifornirlo di tutto ciò che potesse servigli per i suoi futuri apprendimenti.

"Un nobile proposito, il vostro” si complimentò Katherine, mentre Stefan si schermiva, abbassando la testa.
"Mi piacerebbe solo poter essere utile e fare del bene, in qualche modo”
"Sempre così modesto, signor Salvatore” rise lei, deliziata dall'umiltà di Stefan, prima di riprendere a curiosare.
"Questo...” disse, sollevando un oggetto formato da un cono di metallo collegato a due archetti piegati, fatti dello stesso materiale.
"Ricordatemi il nome”
"Stetoscopio” sorrise Stefan.
Anche quell'apparecchio era un dono di suo padre - uno dei più preziosi. In altre occasioni, non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo per paura che si rompesse, ma Katherine maneggiava ogni cosa con attenzione e cura – e Stefan si fidava.

"Serve ad auscultare meglio il cuore” aggiunse.
"Non è mia intenzione mettere in dubbio i precetti della scienza, ovviamente, ma mi domando...Non potete sentirlo anche senza?” si informò Katherine, casuale.
"Semplicemente avvicinandovi, intendo” e nel dirlo si sporse verso di lui, varcando il limite che lo spazio interpersonale avrebbe richiesto.
Stefan indietreggiò controvoglia, impacciato.

"Anche per un medico è...sconveniente poggiare l'orecchio sul seno di una donna” spiegò con gentilezza, senza rimprovero nella voce.
Lei scoppiò in una risatina bassa.

"Oh, certo, capisco”
A volte Katherine sembrava dimenticarsi completamente di alcune regole.
Non che ci fosse qualcosa di scandaloso nei suoi comportamenti o nel suo modo di fare. Era elegante, beneducata, osservava perfettamente l'etichetta.
Ma era solita fare spesso domande del genere – falsamente ingenue, bizzarre - , si muoveva con una sensualità che nessun'altra fanciulla della sua età avrebbe ostentato, e insinuava un neanche troppo velato sarcasmo verso quelli che erano i moralisti costumi dell'epoca.
Era come se, in un certo senso, volesse rispettarli, ma non li comprendesse, né avesse davvero intenzione di farlo.
Quel particolare, unito all'eloquio brillante, all'intelligenza e a certe provocazioni ironiche mascherate con toni cortesi – caratteristiche veramente inusuali, per una donna così giovane – le conferivano un carisma unico, capace di attrarre Stefan al pari della sua evidente bellezza.

"Mostratemi come si usa, dunque” lo invitò Katherine con un cenno.
"Fingerò di essere una vostra paziente”
"Io non so se...”
"Vi prego! Sono tanto malata, dottore...” sussurrò, simulando un'aria sofferente giocosa, che per qualche motivo lasciò Stefan a corto di fiato.
Arrossì, cercando di sorridere e al contempo scacciare in fretta alcuni pensieri decisamente inappropriati – il Cielo sapeva quanto spesso cominciasse a farli, in presenza di Katherine – e sperò solo che non gli si leggessero in volto.

"Se proprio insistete...” cedette infine, non volendo deluderla, e indossò gli auricolari.
Si chinò più cautamente che potè, augurandosi che nessuno entrasse proprio in quel momento – avrebbero di certo frainteso - e avvicinò la mano al petto della ragazza, lasciato in parte scoperto dal corsetto.
A causa del nervosismo e di quell'inaspettata quanto desiderata vicinanza però, Stefan sfiorò inavvertitamente la pelle di Katherine con la punta delle dita, prima di poggiarvi lo stetoscopio.
Lei sussultò appena - per quel tocco involontario o per il freddo del metallo, Stefan non avrebbe saputo dirlo – ma non disse nulla quando l'altro alzò lo sguardo su di lei, imbarazzato.
Era la prima volta che si trovavano in circostanze tanto intime – e per quanto stessero facendo qualcosa di assolutamente innocente, Stefan non potè fare a meno di perdersi.
Senza accorgersene, stava fissando le labbra rosse della ragazza, lo scintillio nei suoi occhi scuri, caldi e divertiti, e non pensava ad altro.

"Funziona bene, il mio cuore?” domandò Katherine, tranquilla.
Stefan si schiarì la gola, preso alla sprovvista.
Non aveva prestato la minima attenzione al battito.
Si riscosse e inspirò a fondo, concentrandosi.
Tu-tum. Tu-tum.
Nessun segno di anomalia, anche se, per dirlo con certezza, avrebbe dovuto chiederle di spogliarsi - un'ipotesi irrealizzabile, la cui sola idea bastava a fargli smarrire del tutto la lucidità.
Tu-tum. Tu-tum.
Ritmico, placido e regolare.

"È perfetto” balbettò scostandosi, incupito.
Non aveva dubbi che godesse di ottima salute, e ne era felice, ma se lei fosse stata emozionata o anche solo entusiasta di quella situazione, il suo corpo e il suo cuore avrebbero reagito di conseguenza, accennando almeno a una lieve tachicardia.
O forse no. Forse doveva prendere quella calma in positivo, attribuendola alla convinzione che Katherine si trovasse perfettamente a proprio agio con lui, in quel momento...

"Mi fareste sentire il vostro cuore, Stefan?” chiese la giovane. D'un tratto, la sua espressione si era adombrata, facendola apparire stranamente vulnerabile – così lontana dalla persona fiera, forte e sicura di sé che era sempre.
"Il mio...?” ripetè Stefan, meravigliato e incerto.
Era di nuovo ammaliato dal richiamo silenzioso del fascino di Katherine, e avrebbe voluto infrangere quell'atmosfera di muta aspettativa che riempiva l'aria tra loro, ma non ne aveva il coraggio.
Troppo timido, troppo rispettoso, troppo impaurito di un rifiuto – Damon glielo diceva sempre che con le donne avrebbe dovuto buttarsi, anziché attendere, ma Stefan proprio non ci riusciva. Katherine poi non era una qualunque, e aveva il potere di far traballare ancor più facilmente la sua debole risolutezza ad agire.
Vagamente conscio di ciò che faceva, le porse lo stetoscopio, ma lei declinò, cortese, scuotendo il capo.

"Posso sentirlo così” spiegò, e toccò il torace di lui proprio sopra a dove il cuore martellava furioso, incontrollato.
Il contatto gli fece perdere un paio di battiti, e Stefan tese la propria mano a trattenere la sua, d'istinto, ma con dolcezza.
Subito cercò di dire qualcosa, di giustificarsi per aver osato tanto, ma Katherine piegò le labbra in un sorriso, ricambiando la stretta.

"Lo immaginavo. Anche il vostro è perfetto”


*


Note finali: Si vede molto che non so più scrivere? Direi di sì. Comunque, per produrre 'sta cosa mi sono informata sulla storia dello stetoscopio (pff). Inventato nei primi dell'800, fu perfezionato nella forma che ha oggi a partire dal 1852 (fonte). In quegli anni appariva più o meno così.
Ah, altra cosa, ad affermare il successo dello stetoscopio in quel periodo è stato il motivo che ho fatto dire a Stefan: secondo i costumi dell'epoca, per un uomo era impensabile poter poggiare l'orecchio a contatto con il seno di una donna.

   
 
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