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Autore: Sienna03    17/07/2011    3 recensioni
A volte, guardare per troppo tempo un alone lo fa soltanto sembrare molto più luminoso di quanto in realtà non sia.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tifa Lockheart, Yuffie Kisaragi
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Bricolage
Sostantivo maschile invariabile: costruzione, o qualcosa costruito usando qualsiasi materiale a disposizione.





In tutta sincerità, Yuffie un po’ la invidia: ha dei capelli di seta, un petto ampio, un’invidiabile sicurezza. I sorrisi di Tifa sono sempre molto più luminosi dei suoi e odia sentirsi immensamente poco attraente quando si trova nei suoi paraggi.
È anche stramaledettamente carina, e stramaledettamente piacevole, e Yuffie è stramaledettamente invidiosa, ma non è questo che la infastidisce. È quello sguardo di silenziosa sofferenza: è stomachevole il modo in cui gli uomini le sbavano dietro una volta appreso che sua madre è morta quand’era piccola e suo padre per mano di Sephiroth e che lei è diventata così perfetta tutta da sola.
Vorrebbe dire a Tifa che conosce il suo segreto, ma dar voce a quelle parole sarebbe come distruggere un idolo.
Inoltre, Yuffie sa che le sue parole sono pesanti. Sono grosse, accusatorie, e le intasano la gola. Barret le dice sempre di pensare a quello che sta per dire perché potrebbe ferire i sentimenti di qualcuno, ma raramente segue il suo consiglio.
Non comprende il senso di rimuginare sulle cose: si dovrebbe dire ciò che si pensa e con convinzione.
Ed è per questo che Tifa la irrita. La ragazza con gli occhi color rubino pensa a quello che dice: sparge in toni allettanti deliziose frasi intrise di speranza e coraggio, incoraggia a tenere duro e a stringere i denti. Usa parole carine e annodate con un nastro, che arrivano alle orecchie in bei pacchettini infiocchettati.
Yuffie vorrebbe dirle di star zitta e di smetterla di essere tanto ipocrita, ma non può perché le vuole bene e Tifa vuole bene a lei, e da quando Aerith è morta, tra le ultime due donne delle ceneri dell’AVALANCHE intercorre un tacito legame.
Tifa si taglia i capelli in modo che ricadano in una perfetta “U” dietro la schiena, si passa sempre lo smalto rosso sulle unghie e ride dei cappellini da baseball e delle dita malcurate di Yuffie. Organizza feste di compleanno per vecchi amici che non chiamano mai, e ha persino dato a Cloud il tempo di pensare se sposarla fosse la cosa migliore da fare. Quando lei era incinta di suo figlio!
Lei vorrebbe dirle che la sua finta sicurezza non la sta portando da nessuna parte, e che tutti sanno quanto in realtà stia male.
Anche quando si sono sposati, tutti si sono fatti domande, ma Tifa ha semplicemente continuato a sorridere. Sorridere come se lui non fosse innamorato di lei e di una ragazza morta. Yuffie ancora non è riuscita a soffocare la curiosità di sapere cosa dovevano essersi detti quella sera a cena.
Così, quando Yuffie si innamora, non è ben sicura di cosa pensare. I suoi genitori si sono sposati per ragioni politiche e Reno è stato solo una frivola avventura.
L’unico esempio di amore che conosce è quello di Cloud e Tifa, e a volte si chiede se sia sana quella specie di adorazione. Se lei riuscirebbe a non far caso all’altro amore della vita di lui, ogni giorno, per il resto della sua esistenza.
« Come ci riesci? » comincia un giorno la ragazza dai capelli corvini, prendendo un sorso della fresca limonata di Tifa.
Tifa sorride radiosa e si volta a guardarla.
« A fare cosa? »
Lei le restituisce lo sguardo e poi lo sposta alle sue scarpe giallo chocobo.
« Um, lasciaperderedimenticachehodettoniente. »
Fa marcia indietro, la lingua è diventata tutto d’un tratto spessissima, tanto da non entrarle quasi più in bocca.
Tifa ride, un suono che ricorda le campane.
« Sai, Yuffie » trilla, sfiorandole appena appena il polso. « Quando vuoi dire qualcosa, ogni tanto trattieniti. Solo così puoi ottenere tutto ciò che vuoi. »
La ninja si morde il labbro inferiore fino a sentire il sapore aspro del sangue, che dal canto suo riesce a sciogliere il grumo che tiene a freno tutte quelle parole brutte e terribili.
« Tu non hai tutto quello che vuoi » dice Yuffie, e trema perché quelle parole sono vere e Tifa si accascia nella poltrona.
Gli occhi della donna si concentrano sul cielo e il sole, e quelli di Yuffie inseguono pateticamente il suo sguardo; il suo sorriso smagliante e il sole la accecano.
« Lo so » riconosce, e le sue parole risultano ancora tremendamente più leggere di quelle di Yuffie.
Entrambe prendono un sorso di limonata.
« Lui ti ama » Un’affermazione di verità e necessità.
Lei sorride dolcemente.
« Lo so. E il tuo nuovo uomo… ti ama. Non finirai come me. » replica Tifa, e si fissa le unghie perfette.
Lei annuisce.
« Anche lui ti ama » ripete, sentendo il bisogno di proteggere la sua amica in salute e in mal d’aria. « Solo che lei gli manca. »
Tifa ride.
« Posso spartire » dice, e la sua voce è tranquilla, e triste, e talmente decisa che a Yuffie fa venir voglia di vomitare.
« Ma… » prova a dirle, desiderosa di colpire il suo bellissimo idolo per mancanza di amor proprio, sprecando i suoi bei lineamenti e il suo sorprendente talento culinario. « Non ti- »
L’altra donna alza con grazia la mano e blocca le sue parole accusatorie, rilegandole nell’incavo del suo collo e lontane dalla vista.
« Imparerai » inizia, con la limonata che oscilla nel grembo scosso. « A trovare il meglio di quello che hai. »
E Yuffie sobbalza perché l’alone di Tifa si sfila obliquamente quando il bicchiere di limonata s’infrange a terra.
Vanno entrambe dentro per prendere una scopa e una pattumiera per buttare le schegge e le si mozza il fiato perché, per un momento, Tifa è vera.
Tocca con le dita ogni singolo frammento e si mangia le unghie e i suoi capelli sembrano sparati in tutte le direzioni. Le pare addirittura di vedere delle lacrime ma poi si accorge che si è trattato di un semplice gioco di luce.
Poi tornano in casa per guardare un film sul vero amore e sulla purezza, e lei si sente morire.
Tifa raccoglie la custodia del film con le sue mani perfette, si siede in una postura perfetta e con altrettanta perfezione le porge il telecomando.
Yuffie le vuole bene, un bene dell’anima, ma per tutta quest’ampollosa perfezione, avrebbe soltanto voglia di darle un pugno in faccia.
   
 
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