A Debby, perché sì, e perché è stata brava.
Ti voglio bene. <3

Terra~

«Questa nuova tecnica ci porterà di certo alla vittoria, ne sono assolutamente sicuro!» disse Mark contenendo a stento l'entusiasmo mentre illustrava a Nathan la strabiliante tecnica di suo nonno.

Il ragazzo, dal canto suo, su quei fogli non vedeva altro che degli scarabocchi, ma, pur di non smor­zare l'entusiasmo del suo capitano – che comunque, in quel momento, sarebbe bastato per tutta la squadra - avrebbe fatto qualunque cosa.

Mark si girò verso di lui, continuando a sbraitare come suo solito sul fatto che, con un po' – ma di­ciamo pure molto – impegno ce l'avrebbero fatta a imparare la nuova tecnica in tempo per la prossi­ma partita; Nathan lo osservava, facendo finta di ascoltarlo, dato che la sua attenzione era stata to­talmente catturata dal movimento delle sue labbra.

Si aprivano.

Si chiudevano.

E poi, come sempre, spuntava da esse un sorriso che avrebbe fatto risollevare il morale anche alla persona più depressa del mondo.

Un impulso del suo cervello lo spinse ad avvicinarsi di più al suo viso, e, mentre la distanza man mano diminuiva – anche se Mark, comunque, non si era ancora accorto di niente, troppo impegnato dal suo monologo – la parte più razionale della mente di Nathan gli diceva che avrebbe dovuto al­lontanarsi immediatamente se non voleva combinare un grandissimo casino, ma il ragazzo decise di ricacciarla in un angolino della sua testa, anche se poi, ne era sicuro, se ne sarebbe pentito.

La distanza tra i loro visi era ormai infinitesimale quando il capitano della Raimon si accorse che l'altro ragazzo gli stava quasi per sfiorare il naso con il proprio.

Arrossì leggermente, incapace di emettere alcun suono, mentre Nathan si avvicinava sempre di più.

«Nathan...» disse Mark allungando una mano verso il viso dell'altro «… sei sporco di terra sulla fac­cia» continuò indicando al ragazzo un punto sulla sua guancia.

Nathan strabuzzò gli occhi e si allontanò dal ragazzo rosso di imbarazzo, pulendosi la faccia con la mano.

«Che c'è?» chiese Mark innocentemente. L'altro si mise a ridere, lasciandolo di stucco.

«Non cambierai proprio mai, vero Mark?» Nathan si alzò in piedi, intimando il suo capitano a se­guirlo, «Forza, torniamo ad allenarci, avremo tempo per pensare alla nuova tecnica.»

Il ragazzo sorrise e lo seguì. Ma sì, in fondo, di occasioni per restare da solo con il suo capitano ne avrebbe avute tante altre, e - se lo ripromise - nessuna stupida macchia di terra si sarebbe messa più in mezzo.