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Autore: Kary91    17/07/2011    14 recensioni
Storia da revisionare.
[child!Tyler/child!Caroline]
“Non barare mi raccomando!”
Dichiarò arretrando verso le scale, pronto a rifugiarsi in qualche buon nascondiglio.
“Io non baro mai Tyler Lockwood. E vinco sempre lo stesso.”
Furono le ultime parole che la bambina pronunciò prima di adagiare la fronte sul proprio polso.
“Uno….due….”
Incominciò a snocciolare velocemente mentre Tyler si affrettava a percorrere le scale.
Le scarpe da ginnastica del bambino si illuminavano ogni volta che il tallone toccava il legno dei gradini.
“Non vale se conti così in fretta!”
“…sei….sette….otto…”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Tyler Lockwood | Coppie: Caroline/Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'For better or Worse (I got you).'
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Scritta per il TVG Fest con prompt child!Caroline/child!Tyler “Nascondino in casa Lockwood”

Count [on me] to 51.

Don’t count on me
To storm the barricades

I am no prince,
I am no saint,

But I will stand behind
And be someone to fall back on.

Someone to fall back on. Aly Michalka

 “Sei noiosa.”

Tyler fece dondolare le gambe con aria annoiata e balzò a terra ignorando l’occhiata stizzita scoccatagli da Caroline.

“Perché tu no?”

Commentò la bambina con una smorfia di disapprovazione. Si sistemò le pieghe della gonna e scivolò giù anche lei dal corrimano, prima di raggiungere la parte opposta dell’ingresso.

“Oh.”

Commentò sgranando gli occhi notando un quadro dall’aria particolarmente pregiata.

Casa Lockwood era una miniera di cimeli particolari e interessanti e Caroline si era sempre divertita a curiosare qua e là, incantata e anche un po’ intimidita dall’aria di imponenza emanata da ogni angolo di quella villa.

“I giochi da fare con le femmine sono tutti noiosi. Tu sei noiosa.”

Caroline smise di osservare il quadro e batté il piedino per terra, sbuffando con aria spazientita.

“ Guarda che ho capito, sai?”

Commentò in tono di voce acido fulminando il compagno di giochi con lo sguardo.

“Non è mica colpa mia se mia mamma mi ha lasciato qui.”

 Tyler sapeva che lo sceriffo avrebbe lavorato fino a tardi e che i signori Lockwood avevano acconsentito a ospitare Caroline per il resto della giornata. Dopotutto era qualcosa che si verificava spesso e ormai aveva concluso per farci l’abitudine, seppur con riluttanza.

Ma quel particolare pomeriggio Tyler non era dell’umore giusto per avere compagnia.

Benché meno se a dover giocare con lui era una femmina.

E che femmina!

Tyler roteò gli occhi con aria annoiata.  Stava per domandare a Caroline come mai non potesse trascorrere la giornata da una delle sue amiche “ragazze” quando gli occhi della bambina si illuminarono.

“… e se giocassimo a nascondino?”

Domandò sorridendo con aria vivace.

“La tua casa è così grande che ci sono di certo un sacco di posti che vanno bene per nascondersi.”

Tyler fece spallucce con aria indifferente, ma in silenzio valutò attentamente la proposta di Caroline.

Giocare a nascondino era l’occasione perfetta per potersi tenere alla larga dall’amica per un po’. E poi nessuno conosceva quella casa meglio di lui:  la vittoria era già nelle sue tasche.

“Ci sto… “

Acconsentì Tyler seppur con aria non del tutto convinta, giusto per mantenersi sulle sue.

“…Però conti tu.”

Aggiunse con un sorrisetto divertito.

Caroline incrociò le braccia sul petto e strinse le labbra in una smorfia spazientita.

“… d’accordo.”

“….fino a cento.”

 “Scordatelo!”

“…ottanta.”

Rilanciò Tyler annuendo tronfio.

“Fino a cinquanta Tyler, non più di cinquanta.”

Ribattè Caroline decisa a non cedere.

Gli occhi scuri del bambino la squadrarono con intensità per qualche istante.

“…cinquantuno.”

Propose infine tono di sfida.

“Va bene, cinquantuno.”

Si arrese una spazientita Caroline appoggiando il gomito alla parete.

“Voi maschi siete proprio dei fissati.”

Annunciò dopodiché roteando gli occhi con aria di superiorità.

Tyler ignorò il commento e si avvicinò alla ragazzina per assicurarsi che avesse gli occhi ben serrati.

“Non barare mi raccomando!”

Dichiarò arretrando verso le scale, pronto a rifugiarsi in qualche buon nascondiglio.

“Io non baro mai Tyler Lockwood. E vinco sempre lo stesso.”

Furono le ultime parole che la bambina pronunciò prima di adagiare la fronte sul proprio polso.

“Uno….due….”

Incominciò a snocciolare velocemente mentre Tyler si affrettava a percorrere le scale.

Le scarpe da ginnastica del bambino si illuminavano ogni volta che il tallone toccava il legno dei gradini.

“Non vale se conti così in fretta!”

“…sei….sette….otto…”

***

 

 

“…Quarantanove… cinquanta… cinquantuno! Pronto o no, sto venendo a cercarti!”

 

Caroline si intrufolò in camera di Tyler tentando di fare il minor rumore possibile. Era entrata diverse altre volte in quella stanza, ma mai da sola. Tyler era sempre stato un tipetto piuttosto riservato e anche quando Caroline trascorreva il pomeriggio a casa sua, erano rare le volte in cui acconsentiva a giocare in cameretta. Quella stanza era suo mondo, il suo piccolo regno personale e faticava a condividerlo con gli amici.

Caroline sbirciò sotto il letto e nell’armadio, convinta che Tyler potesse essere da qualche parte lì dentro. Controllò anche dietro alle tende e sotto la scrivania, ma evidentemente il bambino era andato a nascondersi altrove.

Aveva già esaminato la cucina, la taverna e il bagno. Restavano da ispezionare la camera dei signori Lockwood e lo studio del padre di Tyler, ma Caroline dubitava che l’amico fosse andato a rifugiarsi in una di quelle due stanze.

Decise dunque che sì, Tyler doveva per forza essersi andato a nascondere in giardino e probabilmente stava già correndo per andare a liberarsi.

Maledicendosi per non aver controllato prima tutto il piano inferiore, Caroline fece per raggiungere la porta. Tuttavia si bloccò a metà percorso, distratta da qualcosa che non aveva nulla a che fare con il gioco.

Sulla scrivania di Tyler, mezzo nascosto da alcuni libri di grammatica ancora aperti – Tyler fa i compiti? – il suo sguardo indiscreto individuò un quadernetto più piccolo rispetto agli altri, l’unico non foderato.

Caroline analizzò con curiosità le iniziali trascritte con cura all’angolo destro della pagina iniziale: T. T. Lockwood.

Non era sicuramente un quaderno di scuola, rimuginò fra sè Caroline, altrimenti avrebbe avuto la copertina.

Titubante prese posto alla scrivania e incominciò a sfogliare  il volumetto notando con stupore che sulle pagine non erano presenti né righe né quadretti.

Non c’erano nemmeno dei paragrafi.

Questo perché Tyler non aveva riempito quelle pagine di parole, ma di disegni.

Una cosa del genere l’aveva vista solo dai Gilbert, quando il piccolo Jeremy le aveva mostrato il suo quaderno gremito di omini senza mani, alberi arancioni e tante Elena che abbracciavano la mamma e il papà.

Ma i disegni di Jeremy erano pieni di venature color pastello.

Quelli di Tyler, al contrario, erano completamente privi di colore.

Ogni foglio era costellato da figure in bianco e nero; animali, per lo più. Ma c’erano anche dei volti qua e là. E biciclette, un sacco di biciclette.

Caroline continuò a sfogliare le pagine incantata, ammirando l’abilità del suo compagno di banco nel tratteggiare così bene i musetti dei conigli e in un disegno, addirittura, la folta criniera di un leone.

In un foglio riconobbe addirittura una costruzione del tutto somigliante alla casetta sull’albero di Matt.

Ed erano forse loro cinque i bambini acquattati fra i rami? Caroline riconobbe il sorriso gentile che Tyler aveva disegnato sul volto di Matt e l’aria seria che invece spiccava sul viso di quella che doveva essere Bonnie.

Caroline notò subito che quello era l’unico disegno colorato del plico. I capelli della Caroline di carta erano di un giallo vivace, lo stesso giallo che Tyler aveva utilizzato per colorare il sole.

A Caroline piacque molto quel dettaglio.

Sfogliò ancora qualche pagina, quando, annoiata da tutte le macchine e le biciclette che popolavano i fogli che stava scorrendo, la bambina voltò il quaderno e lo aprì sull’ultimo disegno a cui il ragazzino si era dedicato.

Doveva essere particolarmente recente, perché si sporcò le dita quando passò il polpastrello sulle linee tratteggiate a matita.

Caroline lo analizzò con circospezione non riuscendo tuttavia a comprendere che cosa avesse tentato di rappresentare Tyler con quell’immagine.

C’erano un bambino e un cane. Il bambino aveva il braccio teso in avanti e la mano chiusa a pugno. L’animale al contrario, aveva la coda tra le gambe e le spalle ricurve, come se fosse appena stato colpito.  C’era qualcosa di insolito nelle proporzioni tuttavia. Caroline non poté fare a meno di notare che la bestia fosse decisamente più grande rispetto al ragazzino. E perché poi quel cane aveva una borsetta?

“Che cavolo fai?”

Caroline sobbalzò per lo spavento chiudendo di scatto l’album da disegno.

“Io… Niente ti stavo cercando.”

Mentì mentre un furibondo Tyler si riappropriava del quadernetto con le guance in fiamme.

“Sei una spiona, ti odio!”

Il bambino la spintonò con violenza prima di uscire di corsa dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.

“Tyler aspetta! Tyler.”

Caroline si affrettò a rincorrerlo ben sapendo che non sarebbe stata in grado di raggiungerlo – era sempre stato più veloce di lei -.

Scese le scale di corsa chiamandolo a gran voce  e preparandosi alla seconda sessione di nascondino del pomeriggio.

Ma questa volta, si disse, l’avrebbe trovato.

 

***

“Vattene.”

Caroline si mise le mani sui fianchi con aria soddisfatta.

Ci aveva impiegato un bel po’, ma alla fine era riuscita a scorgere le scarpe di Tyler che spuntavano da dietro il divano della tavernetta.

La ragazzina sospirò (tentando di imitare mamma Lockwood quando Tyler faceva i capicci) e seppur riluttante, gattonò fino a raggiungere l’amico.

“Ti ho detto di andare via.”

Tyler ripeté con aria scontrosa stringendo a sé il suo album da disegni.

Caroline non si mosse.

“Non fare il bambino.”

Recitò con aria di superiorità massaggiandosi una spalla.

“…e comunque prima mi hai fatto male.”

“Io sono un bambino.”

Ribattè Tyler in tono di voce secco.

Caroline non seppe cosa rispondere.

Si limitò a stringersi le ginocchia fra le braccia. Lo sguardo le ricadde sul quadernetto bianco e i sensi di colpa incominciarono a punzecchiarla in maniera fastidiosa.

 “Senti…”

Incominciò premurandosi di guardare dritto di fronte a sé, per non incrociare lo sguardo dell’amico.

“Non volevo farti arrabbiare, lo sai. So che io e te non ci piacciamo molto. E ho capito che mi odi e tutto. Ma non l’ho fatto apposta a guardare i tuoi disegni. È che ne ho visto uno ed era bello allora ho pensato che mi potevano piacere anche gli altri, così…”

Caroline diede una scrollata di spalle non sapendo bene come proseguire.

“Beh… Scusami.”

Concluse leggermente in imbarazzo, focalizzando la sua attenzione sulle pieghe della gonnellina.

Non si era mai scusata con Tyler – tranne ovviamente quando era stata costretta dalla maestra – in fin dei conti, generalmente era lui che combinava a qualcosa a lei.

Tyler rimase in silenzio ancora per qualche istante, le iridi scure completamente assorbite dalle striature colorate del copri-divano.

“Io non ti odio.”

Ammise infine rigirandosi l’album da disegno fra le mani.

“Beh forse un pochino.”

Aggiunse arrossendo lievemente nel notare l’espressione sorpresa della ragazzina.

“A volte. Quando fai la femmina noiosa.”

“Io non sono noiosa. Tu lo sei… A volte.”

Commentò Caroline con aria imbronciata.

“Già…”

Il silenzio si arrampicò fra di loro suscitando l’imbarazzo di entrambi i bambini.

Fu Tyler a romperlo, non riuscendo più a trattenersi.

“Davvero trovi belli i miei disegni?”

Domandò con una lieve esitazione nel tono di voce.

Il viso di Caroline si illuminò.

“Certo che sì.”

Confermò con un sorriso.

“Il disegno di noi alla casa sull’albero è quello che mi è piaciuto di più.”

“Quello è anche il mio preferito.”

Rispose Tyler abbandonando finalmente l’atteggiamento scontroso e permettendo a un sorriso amichevole di arricciare gli angoli delle sue labbra.

Scoccò un’occhiata indecisa a Caroline e poi fissò il suo album.

Infine si decise ad aprire il quaderno; la bambina si avvicinò a lui per poter osservare meglio i disegni.

“Mi spieghi perché questo cane qui ha una borsetta?”

Domandò Caroline indicando con il dito un punto della pagina.

Tyler si accigliò.

“Non è un cane, è un lupo.”

Si lamentò scuotendo il capo con aria esasperata.

“… e poi quella non è una borsa. È una specie di valigia. La usano gli uomini importanti: quelli d’affari! ”

“Una valigia? Tipo come quella che ha il tuo papà?”

Domandò tranquillamente Caroline ricordando solo in quel momento che il signor Lockwood aveva in effetti qualcosa di molto simile. Era una sorta di valigetta che si portava sempre dietro ovunque andasse.

“No!”

Ribattè Tyler secco arrossendo violentemente.

“…questa è  un’altra valigia.”

“…invece è proprio quella…”

Commentò Caroline sicura sfiorando con un dito la piccola maniglia tratteggiata sulla carta.

“Perché hai disegnato un lupo con la valigia? E quel bambino sei tu?”

Domandò ancora mentre Tyler richiudeva l’album con uno scatto secco.

“Tyler per favore, non lo dirò a nessuno!”

Lo supplicò la bambina posandogli una mano sulla spalla. Gli occhi color brace di Tyler indugiarono con diffidenza su quelli molto più chiari e limpidi della ragazzina.

“Oggi ero arrabbiato con papà.”

Bisbigliò facendo bene attenzione che non ci fosse nessuno nella tavernetta.

“E mi è venuta voglia di… Guarda che se lo dici a qualcuno ti…”

“Non lo dirò a nessuno Tyler, te lo giuro.”

Caroline lo rassicurò continuando a stringergli la spalla. Tyler la scansò con aria scontrosa.

“…Mi è venuta voglia di disegnare che gli davo un pugno. Ma non potevo disegnarlo sul serio perché se lo vedeva lui… Se lo vedeva lui era la fine.”

“E perché hai disegnato proprio un lupo?”

Tyler diede una scrollata di spalle.

“Non lo so. Mi è venuto così.”

Commentò a bassa voce asciugandosi un occhio con la manica della T-Shirt.

“Tyler…”

Caroline gli scoccò un’occhiata stupita.

“Tyler ma stai piangendo?”

Tyler scosse immediatamente il capo.

“Ma che dici? Oltre a una spiona adesso sei anche una bugiarda!”

Commentò scontrosamente allontanandosi da lei.

Caroline lo lasciò fare avvertendo un pizzico di tristezza intrufolarsi dentro di lei.

Tyler doveva aver litigato davvero duramente con suo padre, si disse. Forse era per quello che quel pomeriggio si era comportato in maniera ancor più antipatica del solito.

“Senti, facciamo così.”

Mormorò sgusciando fuori dal divano e passandosi una mano sui vestiti per sfilare via la polvere.

“Adesso conterò fino a cinquanta. Anzi… Conterò fino a cinquantuno. Così se stai piangendo hai tutto il tempo di asciugarti e io faccio poi finta di non aver visto niente. Allora comincio!”

Non ottenendo alcuna risposta, Caroline prese fiato e incominciò a contare.

“Uno… Due… Tre…”

“Caroline…”

La voce esitante di Tyler interruppe la sua conta.

Caroline riaprì gli occhi con aria spazientita.

“Che c’è?”

Domandò arrampicandosi sul divano. Grazie alla fenditura che separava l’intelaiatura dal muro, riuscì ad individuare la testolina bruna dell’amico.

“Tu invece mi odi?”

Domandò con indecisione il ragazzino sfregandosi uno degli occhi con una mano.

“No.”

Caroline scosse il capo con aria serena infilando la mano nella fenditura per tirare scherzosamente i capelli di Tyler.

“A volte.”

Fu costretta a correggersi con una risatina.

“Come quando mi fai contare a nascondino.”

“E allora adesso conto io.”

Annunciò Tyler tornando a sorridere, sgusciando fuori dal suo nascondiglio.

“Ma solo per questa volta eh?”

Aggiunse preparandosi a contare, appoggiando il braccio alla parete.

“Vedi di chiudere bene gli occhi, hai capito?”

Lo rimbeccò Caroline ridendo prima di incominciare a correre.

“Uno… Due…Tre…….Sette….”

***

“…è stata una nottataccia eh?”

Tyler mormorò lasciandosi sfuggire una smorfia di dolore. Si rannicchiò ulteriormente sotto le lenzuola tentando di ripararsi dal gelo che gli si era insinuato sotto la pelle sin dal suo risveglio.

Il tocco della mano di Caroline aveva un che di caldo e di rassicurante. La ragazza gli sfiorò una spalla con delicatezza come se avesse paura di ferirlo.

“Non credevo che sarebbe stato così… Terribile.”

Ammise infine abbandonando il capo sul letto di Tyler.

Era stanca: emotivamente stanca.

Terribile era l’unica parola che le veniva in mente nell’evocare la scena a cui aveva assistito quella notte. La lunga agonia di Tyler e il fatto che non potesse fare nulla per alleviare quel dolore, per stargli vicino, l’avevano fatta sentire particolarmente vulnerabile. Inutile e vulnerabile.

Era il genere di sensazione che aveva imparato a lasciarsi alle spalle dopo che era stata trasformata, ma quella notte si era presentata nuovamente e in maniera altrettanto vivida.

“Però è finita no?”

Tyler commentò con un mezzo sorriso socchiudendo appena gli occhi.

Tuttavia li riaprì all’istante nell’individuare le guance umide di Caroline.

“Stai piangendo?”

Domandò tentando di sollevarsi, ma rinunciando quasi subito per via del dolore.

“Caroline… Ti ho fatto del male questa notte?”

Caroline scosse il capo con fermezza scacciando le lacrime che si erano impigliate alle sue palpebre.

“Non sto piangendo.”

Mormorò con un sorriso focalizzando la sua attenzione verso i resti dei pantaloncini elasticizzati di Tyler che giacevano abbandonati in un angolo della camera.

“Quelli  mi sa che dovremo buttarli via.”

Commentò indicandoli, nascondendosi dallo sguardo dell’amico.

“Facciamo così…”

Tyler allungò un braccio in direzione di Caroline e con delicatezza volse il viso della ragazza verso di lui.

“Adesso incomincerò a contare molto lentamente… Facciamo fino a cinquantuno.”

Le parole di Tyler risvegliarono in Caroline una lieve fitta di malinconia, mentre ricordi che profumavano di candore, di amicizia, si arenavano nella sua mente scacciando via quello della nottata appena trascorsa.

“Quando avrò terminato, però, ho intenzione di vederti sorridere. Va bene? ”

Caroline annuì febbrilmente mentre una lacrima ormai sfuggita al suo controllo le rigava il viso.

“Molto bene. Allora comincio.”

Ignorando una fitta di dolore al fianco, Tyler si sistemò più comodamente sui cuscini.

Il sorriso di Caroline, quello che aveva sperato di veder affiorare al suo cinquantuno, aveva già fatto capolino sul volto della ragazza.

Ed era così luminoso, così limpido, che per un attimo Tyler fu tentato di lasciar perdere la conta e di limitarsi ad osservarla.

Eppure le lacrime c’erano ancora. Incolore, ma perfettamente visibili sul volto della ragazza.

Tyler si lasciò sfuggire un sorrisetto sghembo. Prese fiato e incominciò a contare.

Il tocco tiepido della mano di Caroline fu l’unica cosa che fu in grado di avvertire per quei cinquantun secondi.

 

“Uno…Due…Tre….”

Nota dell’autrice.

No vabbè… Questo è un polpettone. Undici pagine, non vi biasimo se vi siete arresi prima di raggiungere la fine. Che cosa posso dire a mia discolpa?   Quando ero piccola e giocavo a nascondino, si contava sempre fino a cinquantuno. Il perché non lo so, fatto sta che era così. Il disegno di Tyler sul bambino e il lupo con la borsetta  ventiquattrore è semplicemente il tentativo di Tyler di sfogare la sua rabbia nei confronti del padre. Nel disegno è il bambino a dare un pugno al lupo, mentre la creatura si allontana con la coda tra le gambe. Nella realtà logicamente è Tyler quello che viene sottomesso di fronte all’atteggiamento autoritario del padre. Il disegno è stata una sorta di rivincita personale e non potendo disegnare il padre per paura di venire scoperto, ha disegnato un lupo (essendo un bambino piccolo, immagino che istintivamente lui riveda nell’atteggiamento aggressivo del padre arrabbiato quello di un animale feroce. Perché proprio n lupo? Beh come ho scritto prima…istinto) e la valigetta era il suo modo per dare un’identità del lupo.  Che altro aggiungere? Tyler e Caroline qui seguono la caratterizzazione delle altre storie che ho scritto su loro due da piccoli. Come in Snack time, Caroline è una marmocchia saccente e altezzosa e Tyler una piccola peste dispettosa come in For Better or Worse (I got you) ho cercato di alternare il passato e il presente di questi due personaggi.

Basta, vi lascio.

Volevo ringraziare di cuore tutte le lettrici che sopportano sempre con pazienza il mio schieramento di personaggi bambini. Sappiate che l’asilo c’è, è attivo, e se volete andare a trovare i piccoli di TVD li trovate tutti qui. Ci sono quasi tutti.

 

Un bacione grande

P.S. Il titolo è una specie di giochetto di parole. Count to 51 significa “contare fino a cinquantuno”. Count on me invece significa “contare su di me” e rende l’idea dell’amicizia fra Tyler e Caroline.

Kary “Piccole Pesti” 91 [gentile concessione di Joy]

 

   
 
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