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Autore: KazeSlasher    18/07/2011    6 recensioni
La luce lunare filtrava dal soffitto malconcio, infondendo uno spettrale tono perlaceo ad ogni cosa. Le paillettes della sua giacca ormai logora scintillavano opache. Il suono dei tacchi a spillo sul pavimento polveroso si avvicinava.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è il mio contributo per il FemSlash Day.


Let's do the Time Warp again!


«Sono tornata.»
Erano bastate quelle due parole, pronunciate alle sue spalle da quella familiare voce un po' roca.
La luce lunare filtrava dal soffitto malconcio, infondendo uno spettrale tono perlaceo ad ogni cosa. Le paillettes della sua giacca ormai logora scintillavano opache. Il suono dei tacchi a spillo sul pavimento polveroso si avvicinava.
Sapeva cosa avrebbe visto voltandosi.
Quella pelle di porcellana coperta di cipria bianca, quelle labbra cariche di rossetto, quegli occhi cerchiati di nero.
Sentì il calore della sua mano sulla spalla.
«Columbia...»
Chiuse gli occhi, mordendosi il labbro.
Aveva perso ogni speranza. L'aveva vista andarsene quel giorno. Aveva atteso il suo ritorno invano per anni. E ora era lì, dietro di lei.
Le sarebbe bastato voltarsi.
Avevano passato così tanto tempo insieme che avrebbe potuto riconoscere il suo profumo tra la folla. Era stata la sua unica compagna in quel luogo assurdo e senza regole. Sforzandosi un po', riusciva a ricordare ogni singolo giorno passato al suo fianco. La dolce, sottile perversione del loro rapporto, che si ostinava a chiamare amicizia.
«...sono tornata, Columbia. Per te.»
La mano le afferrò il mento, costringendola a voltarsi.
Si aspettava di vederla.
Quella massa di crespi capelli ramati la accecò, mentre l'altra posava le labbra sulle sue.
Cercò di resistere.
Voleva punirla per la sua assenza prolungata, per il male che le aveva fatto la solitudine.
Ma la felicità di riaverla accanto soffocò tutto il resto. Le strinse le braccia al collo e ricambiò quel bacio, affamata del calore che le era stato negato.
Le labbra si schiudevano le une sulle altre, le bocche si cercavano quasi con disperazione.
Dopo alcuni infiniti istanti, si separarono.
I loro sguardi si incrociarono.
Non potè non sorridere. Lo stesso fece anche l'altra.
Le accarezzò la chioma cotonata, affondando le dita tra quei ricci ribelli.
«Magenta...»
Lei rise sommessamente, sfilandole il cilindro dorato e posandolo sulla propria testa.
«Ricordi... i passi del Time Warp?»
La guardò stupita. Poi sorrise, annuendo.
Magenta le prese la mano e cominciò a correre lungo i corridoi e le sale della villa. Tutto era abbandonato e degradato. Non era più lo stravagante, straniante palazzo dove l'aliena si fingeva cameriera. Non era più la casa del dottore. Solo un rudere.
Ma ora, la sua risata era tornata. Quel ghigno un po' inquietante su quel volto perfetto si rifletteva nuovamente sugli specchi impolverati.
Tutto poteva ricominciare.
Arrivarono trafelate al salone delle feste, dove ogni anno si era tenuto il Festival Transilvano. Quel ricordo la fece ridere.
Magenta le prese entrambe le mani e la attirò a sé. Le sue dita le accarezzarono i fianchi, insinuandosi sotto la giacca.
«Un salto a destra...»
«Poi un passo a sinistra...»
Cominciarono a ballare, ma lentamente. I loro corpi si sfioravano, le loro mani restavano intrecciate. Non era il Time Warp. Ma non importava.
«Metti le mani sui fianchi...»
Seguì le sue indicazioni e posò le proprie mani sulle sue. La strinse più forte, sentì le sue labbra sul collo, la punta della sua lingua saettare sulla pelle.
Le sfuggì un gemito, mentre si aggrappava a lei. Magenta le accarezzò i capelli e la prese in braccio senza fatica, come se fosse stata una bambina. Adagiò la testa sulla sua spalla.
La donna camminò via dalla stanza. Columbia non aveva idea di dove la stesse portando. Sollevò leggermente il viso e si guardò attorno. Magenta la depose dolcemente sul letto.
La loro stanza.
Quanti momenti avevano condiviso? Quanto amore, gelosia, rabbia avevano nascosto dentro di loro?
Era il loro nido. E lo sarebbe stato ancora.
Magenta si sdraiò sopra di lei. I suoi occhi brillavano di un'eccitazione palpabile.
«Columbia...»
«Sì?»
«Balliamo il Time Warp.»
Le sorrise, sfilandosi la giacca.


  
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