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Autore: lacey    18/07/2011    5 recensioni
Mello e Near erano sempre stati rivali. Tutti alla Wammy's House ne erano a conoscenza. Ma quel sempre da quando cominciava?
Il loro primo incontro e l'inizio di una rivalità per essere il numero uno, posto che da sempre era appartenuto a Near. Entrambi gli eventi erano datati Tredici Novembre.
Perché Mello non l'aveva mai visto e di solito quelli che non andavano a vedere i risultati erano coloro che sapevano di aver già perso in partenza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Incontro, M e N.
 

Mello, così lo chiamavano alla Wammy's House, era sempre stato un ragazzo vivace. Si notava in mezzo a tanti grazie al caschetto biondo e agli occhi color del cielo che da sempre erano stati i suoi tratti distintivi. Era uno di quelli popolari, sempre se all'interno di un orfanotrofio il cui scopo era trovare un successore per il detective L, si potesse raggiungere qualcosa di così frivolo come la popolarità.

Near era il soprannome che la maggior parte degli ospiti dell'istituto usava per riferirsi al piccolo genio. Quello perennemente vestito di bianco, con i capelli dello stesso candido colore e occhi neri e vuoti. Lui era l'eterno primo. Il ragazzino che sembrava riuscire a ottenere i migliori risultati semplicemente sedendosi al suo posto e cominciando a scrivere sul foglio del test.

Loro due non avevano nulla in comune, a parte di trovarsi nello stesso posto nello stesso lasso di tempo. Né l'età né tantomeno gli interessi erano gli stessi. Per non parlare del carattere. Quello era talmente diverso che li portava a scontrarsi sempre e comunque.

O forse, più semplicemente, tutti i loro battibecchi cominciavano nel modo in cui erano avvenuti la volta precedente e quella prima ancora. Mello, infatti, non riusciva a sopportare di essere sempre secondo e di conseguenza di essere il perdente in quella silenziosa sfida che era cominciata nello stesso istante in cui per la prima volta entrambi si erano ritrovati a guardare i risultati affissi nella bacheca della Wammy's House.

Il biondo aveva sempre pensato che il suo rivale fosse più grande di lui di come minimo un paio d'anni, più maturo e con il tipico aspetto del prototipo confezionato di ragazzo studioso: grandi occhiali, scelte in fatto di abbigliamento discutibili e apparecchio ai denti.
Near dall'altra parte non si era mai interessato a sapere chi ci fosse sotto di lui e probabilmente se non fosse stato il primo, non gli sarebbe importato nemmeno di chi c'era prima. Non aveva dato una personificazione al ragazzo che corrispondeva alla lettera M né tantomeno voleva farlo.

Fu un tredici Novembre, quando Mello aveva nove anni e Near sette. I due non avevano mai svolto i test nella stessa aula, in quanto queste erano divise in ordine alfabetico e si andava di tredici in tredici. Senza contare che i momenti in cui potevano passare del tempo liberi senza libri e costrizioni erano notevolmente inferiori rispetto a quelli che passavano a studiare.

Il destino volle che la M e la N, considerati i due migliori studenti in assoluto, non s’incontrassero nemmeno di fronte alla bacheca dove si affiggevano i risultati dei test. Near, infatti, preferiva di gran lunga conoscere gli esiti tramite Roger piuttosto che uscire dalla sua camera piena di giochi e mischiarsi a una folla di rumorosi ragazzini in ansia per sapere dove si erano collocati quella volta.

Una mattina fredda come tutte le altre, anonima come il grigiore che sembrava essere il colore adatto per descrivere la Wammy's House e il suo ambiente, due occhi neri si scontrarono con quelli azzurrini di uno dei tanti ragazzi lì presenti.

"Spostati, non riesco a vedere con te davanti, nano." La voce ancora infantile probabilmente avrebbe voluto essere dura e sprezzante, eppure aveva quel tono leggermente squillante di chi adulto non lo è ancora.

"Se sono tanto basso, puoi vedere anche da sopra la mia testa, no?" Il modo in cui lo aveva detto risultava saccente alle orecchie di Mello, ma probabilmente lo aveva solo immaginato o lo aveva voluto immaginare. Mello era famoso come un'attaccabrighe e tutti ne erano a conoscenza. Solitamente, i più tendevano semplicemente ad evitare qualsiasi scontro con lui e a dargliela vinta facilmente. "E' fatto così." Si dicevano.

"Chi sei?" Chiese guardandolo dall'alto verso il basso, ma prima ancora che l'altro potesse rispondere, continuò a parlare. "Io sono Mello." Affermò indicando il suo posto nella classifica, come per vantarsene. L'essere secondo per lui era come una maledizione. Gli ricadeva addosso come piombo misto a dolore. Dolore di un ragazzino che pensava di non essere abbastanza bravo. Tuttavia, quei pochi che effettivamente gli stavano intorno perché per un motivo o per un altro erano legati a lui, lo ammiravano. A loro non importava se c'era ancora un gradino da scavalcare. Su ventisei lettere, lui era secondo. E se Mello fosse stato più indulgente con se stesso, forse avrebbe trovato la forza che gli mancava per ammettere che sì, era secondo e non c'era nulla di male.

Tuttavia, il momento di mettersi il cuore in pace e prendersi la medaglia d'argento con onore era lontano. Aveva solo fatto presente a quel microbo chi era. Perché Mello non l'aveva mai visto e di solito quelli che non andavano a vedere i risultati erano coloro che sapevano di aver già perso in partenza. Non c'era motivo di tenergli nascosto che quello con cui stava parlando era uno che il cervello ce lo aveva e funzionava pure bene.

Lo sguardo nero continuò a specchiarsi in quello chiaro dell'altro. "Piacere di conoscerti, Mello." Disse con voce neutra, alzando gli occhi che per un solo istante avevano lasciato le iridi di quel ragazzo. "Io sono Near." Lo informò, imitandone il movimento e posando il dito pallido e magro in corrispondenza di quella N che svettava prima fra tutti.

Mello sgranò le pupille, inghiottendo rabbia e umiliazione. Si era lasciato battere da quel moccioso che non aveva sicuramente più di cinque anni. Un sorrisetto si aprì astuto sul viso pallido di Near, come quando risolveva un enigma, che dopo aver riportato la notizia del mese, no probabilmente dell'anno, se ne andò sotto lo sguardo di tutti, camminando lento lungo il corridoio che lo avrebbe riportato in camera.

Strinse i denti, mandando a quel paese tutta quella situazione. Aveva appena affermato al suo nemico giurato, che finalmente aveva ottenuto un volto e un nome, di essere il numero due. E quel sorriso che aveva visto disegnato sul volto perlaceo dell'altro aveva l'aria di essere una presa in giro bella e buona. Fra tutti, perchè proprio lui? Perchè non qualcuno di più reattivo?

Mello aveva intravisto Near più e più volte, ma non si erano mai presentati prima di allora. Aveva sentito bisbigliare qualcuno nei corridoi che lui fosse N, ma di certo non ci credeva. I pettegolezzi erano superficiali e lui voleva essere L non uno scrittore per i giornali di gossip.

Aveva sentito la sua voce solo rarissime volte e da lontano, e in più l'albino non usciva mai in cortile a giocare con gli altri. M aveva ipotizzato che fosse un semplice ragazzino che otteneva ai test scarsi risultati. Uno di quelli senza infamie e senza lodi. Tuttavia, si era sbagliato e questa verità gli pesava sull'orgoglio.

Corse veloce verso l'ufficio di Roger senza fermarsi a chiedere scusa alle due bambine che aveva travolto. Troppa era la voglia di sapere se lui fosse davvero N.

"Roger, dì la verità. Quel moccioso bianco è o non è il primo classificato?" Chiese riprendendo fiato e parandosi con la sua piccola figura di fronte a un signore di circa sessant'anni. Quale fosse, però, la sua vera età rimaneva uno dei tanti misteri di quell'orfanotrofio. La maggior parte delle volte se ne stava seduto in ufficio, una stanza come tante altre di media grandezza, ma che spiccava per la leggera eleganza della tappezzeria e dei mobili di legno.

"Con moccioso bianco intendi Near, Mello?" Chiese, ammonendo con lo sguardo il biondo. Sapeva che con lui le parole si sprecavano. "Se sì, allora è vero. Near è la N che si classifica sempre prima ai test." Rivelò alzandosi dalla sedia e muovendosi verso il ragazzino che aveva dapprima sbuffato a quel suo rimprovero silenzioso e che aveva sgranato gli occhi stizzito per l'affermazione.

"Ma è troppo piccolo!" Continuò, imperterrito. Roger lo guardò confuso, alzando un sopracciglio. Scosse il capo, ormai rassegnato all'insistenza dell'altro. L'età non centrava niente. Non che Mello non lo sapesse, semplicemente si rifiutava di crederci.

"Ha sette anni. Solo due in meno di te." Affermò, lasciando questa volta di stucco il ragazzino biondo, che uscì dalla stanza sbattendo la porta. Roger sospirò, indeciso se seguirlo o meno. Il cervello di Mello era intricato come un bosco fitto da cui non v'era uscita. Faceva venire il mal di testa. Tuttavia, era soltanto un bambino. Probabilmente in quel momento voleva solo rimanere solo. 

Camminò con le braccia molli lungo i fianchi, in cerca di quel nano albino. Voleva mettere in chiaro le cose. Lui sarebbe diventato il numero uno un giorno. Si guardò intorno, rendendosi conto di non sapere minimamente dove fosse la stanza dell'altro o quali fossero i luoghi che frequentava. Guardò dalla finestra aguzzando la vista, tentando di scorgere se ci fosse o meno. Lui stesso dubitava di vederlo e dopo una o due occhiate, continuò ad avanzare.

Passò dalla sua stanza, giusto per prendere una barretta di cioccolato fondente ricoperta da carta stagnola argentata. Gli zuccheri fanno lavorare meglio il cervello, ma soprattutto deliziano quei cinque minuti che vanno dal primo assaggio fino all'ultimo morso. Per lui la cioccolata era come il tassello che si aggiunge per completare il puzzle. Si sentiva completo.

Chiuse la porta, senza usare la chiave. Non ne vedeva il motivo, tanto nessuno sarebbe mai andato a sbirciare in camera sua e anche se fosse successo, non aveva nulla da nascondere. Camminando si rese conto che l'ambiente che lo circondava era sempre più decadente. Quasi poteva sentire l'odore di vecchiume misto a quello delle pagine ingiallite dei libri e si chiedeva come facesse un posto del genere a sopravvivere nell'era dei computer. Il distacco che c'era fra la vita all'esterno e quella all'interno era un abisso. Anche l'ossigeno aveva un sapore diverso, migliore, fuori dalle mura dell'istituto.

Nella sua strada, incappò in una figura bianca appollaiata su un divanetto. Questa sembrò notare di essere osservato e voltò il capo candido verso l'altro. I loro sguardi si incrociarono per un millesimo di secondo. Poi quello scuro del più piccolo tornò a concentrarsi sul suo puzzle. Anch'esso era bianco, il colore che sembrava circondare Near. "Mello." Disse in segno di saluto.

"Near." Rispose il ragazzo biondo, mentre si avvicinava con aria di sfida all'altro, che però non lo degnava di uno sguardo. Quella fu la prima volta che comprese che l'aura impenetrabile di quel moccioso non era solo un'apparenza, ma era radicata nella parte più profonda del suo essere.

Diede un morso alla cioccolata e nello stesso momento, l'albino allisciò con un dito una ciocca chiara, giocherellandoci. 
"Near, ti batterò e sarò io il primo." Disse il maggiore, guardandolo con gli occhi azzurri ricolmi di una strana fiamma intensa. Era così tanto il desiderio di vittoria? Oppure, raggiungere la vetta era solamente uno dei tanti modi con cui si divertivano i geni dell'istituto?

"Una sfida, eh?" La voce atona di Near uscì dalle sue labbra sottili, che poco dopo si piegarono in un sorrisetto divertito. Pose l'ultimo tassello, che aveva tenuto fra indice e pollice, in quello spazio vuoto che mancava per completare il puzzle. 

Mello lanciò al bambino un ultimo sguardo per poi lasciarsi alle spalle il salotto. Sull'uscio della porta, senza girarsi, parlò un'altra volta. "Tanto la nostra meta è la stessa. Ti aspetterò al traguardo."

Mihael era il nome del secondo miglior prodigio della Wammy's House. Il suo scopo, più che diventare il futuro L, era quello di superare un altro ragazzo.
Nate era come si chiamava il primo dell'istituto ed era quello che desiderava diventare il successore di L tanto quanto amava finire il suo puzzle. Ma se c'era una cosa che lui bramava ancora di più, era quella di essere superato da un ragazzo con gli occhi cerulei.

 




SPROLOQUI E NOTE.

Ho buttato giù questa one-shot dopo aver finito di rivedere Death Note e le ultime puntate mi hanno fatto appassionare ancora di più ai personaggi di Mello e Near. E mi sono chiesta, come si saranno conosciuti questi due? Dato che non vi è nulla a riguardo di ufficiale, ho pensato di scriverci qualcosa su (non è molto originale come cosa, ma ahimè nulla mi ha dissuaso dal farlo).
Ho cercato in lungo e in largo informazioni sul loro arrivo alla Wammy's House, su qualcosa che riguardasse le loro famiglie o chi erano prima di diventare Mello e Near insomma, ma il vuoto più totale. L'unica cosa che si sa è che Near era già nell'orfanotrofio ad otto anni perchè aiuta in un caso.
Perciò, ho deciso di far svolgere il loro primo incontro quando N ha sette anni e Mello nove. Dato che non è mai stato specificato a che età siano arrivati, io suppongo che siano entrati nell'istituto qualche mese prima, ovviamente con parecchie settimane di distanza l'uno dall'altro.
Mi serviva un buon pretesto per farli incontrare e quale migliore motivo se non i risultati dei test? 8D
Poi, le ultime frasi sono le stesse che si dicono quando Mello va a riprendere la sua foto all'SPK. Non so perchè, ma secondo me quelle parole se le erane già dette, forse sarà stato il tono di Near quando dice "Una sfida, eh?".
Bene, ho finito tutte le cose da dire.
Saluti *sparge amore*

  
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