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Autore: Nedy_moretta _nadietta    18/07/2011    3 recensioni
eccomi di nuovo qui a rompere le scatole, il sequel di ti troverò. eravamo rimasti con Thalia che scopre di essere stata adottata e che sua madre era figlia d poseidone.
adesso cosa succedera? la storia tra thalia e luke andra avanti?
come vivrà Thalia la nuova scoperta?
leggete e lo scoprirete
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Talia Grace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '(Thalia + Luke) Thalike' s happy ending'
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commento autrice: allora, spero che stavolta la storia abbia qualche recensione in più, vediamo il titolo è idiota, ma non avevo niente di meglio in mente, i ringraziamenti gli ho postati a fine di ti troverò, se avete qualche idea per il titolo della serie, sono tutta orecchie. In questa serie dovevo movimentare un pò la mia coppia preferita, quindi aspettatevi tempi duri. mi piaceva creare un pò di Perlia, mi ispiarava. Thalia ho come l' impressione che sia poco ic, però ho fatto un suo pov bello lungo. Che dire ancora, il capitolo più lungo che abbia mai scritto, erano 8 pg. word bene un bacione Nedy_Nadietta

POV THALIA:

 

Il ritorno al campo non fu traumatico, ma mi mancavano sempre di più i momenti da sola con Luke sulla sua nave. Al campo c’erano sempre regole molto rigide, i figli di Hermes nella loro capanna, con i suoi amici e io la figlia di Zeus da sola nella mia casa fredda come il marmo, letteralmente.

Ormai avevo quindici anni compiuti da due giorni e tra tre giorni sarebbe stato il compleanno di Percy, ci stavamo avvicinando sempre di più al sedicesimo, mancava solo un anno.

Avevo ricevuto come regalo da mio padre una folgore simile alla sua, solo che aveva una impugnatura che si poteva spostare anche fino al centro per poterla usare come un bastone, era stupenda, la adoravo, quando non la usavo diventava un anello d’ oro a forma di serpe da tenere al dito mignolo.

Il mio ragazzo era riuscito non so come a regalarmi una collanina molto semplice, con una stellina forata e al centro uno zaffiro. Il mio cugino preferito mi aveva regalato insieme alla mia sorellina preferita un paio di pantaloni di pelle neri corti e un eye-liner nero resistente all’ acqua visto che eravamo in estate.

Ero pienamente soddisfatta, anche se ce l’ avevo ancora con mio padre e non lo ringraziai della folgore anche se mi piaceva.

Non avevo ancora raccontato ad Annabeth e a Percy della mia parentela con Poseidone e della mia ancora più stretta cuginanza con quest’ ultimo.

Ma non avevo voglia di pensarci­ avevo ancora un mucchio di cose in sospeso.

Dovevo prendere lo smalto a Luke che non voleva ancora rendermelo, diceva che aveva paura che desiderassi qualcosa di pericoloso, come non essere più la nipote di Poseidone o la figlia di Zeus, sosteneva che avrebbe modificato tutto e che probabilmente noi non saremmo più stati fidanzati.

Quindi mi toccava starmene con le mani in mano ad aspettare che il figlio del dio dei ladri decidesse di restituirmi qualcosa che mi aveva rubato.

Avevo paura che desiderasse di essere nuovamente un ventenne, mi sarebbe dispiaciuto, perché mi piaceva che fosse di nuovo sedicenne, lo avevo incontrato quando aveva dodici anni e dopo i quattordici  lo avevo rivisto dopo sei anni perché ero stata rinchiusa dentro un pino.

Adesso invece potevo vedere le sue varie fasi di crescita, il suo sviluppo fisico e muscolare, e se devo essere sincera mi interessava molto l’ ultima parte.

Dovevo parlare con Chirone e spiegargli quella folle azione di sparire per andare a cercare Luke, e infine dovevamo munire tutti i ragazzi del campo con la barriera che Luke aveva gentilmente deciso di fare riprodurre in centinaia di copie dai figli di Efesto.

Vennero riprodotte sottoforma di bracciali di acciaio con una pietra colorata nel centro e di orologi con il quadrante color oro per i ragazzi, si attivava automaticamente tutte le volte che era nelle vicinanze di un mostro e lampeggiava per avvisarci della loro presenza.

In poche parole una protezione niente male.

Così mi avviai subito verso la lezione di tiro con l’ arco, a cui partecipai attivamente.

Chirone ce l’ aveva ancora con me per essere scappata e volevo farmi perdonare.

Dopo avergli strappato un mezzo sorriso per dieci centri di fila degni di un figlio di Apollo, mi diressi verso la lezione di canoa, non avevo mai provato, Percy ci passava la maggior parte del tempo, e avevo bisogno di passare un po’ più di tempo con lui, per osservare da vicino i suoi poteri, perché lui era dolce e comprensivo, certo si sarebbe fatto molte domande notando un cambiamento nel mio comportamento, vedendo che mi stavo avvicinando a lui, ma non mi avrebbe mai giudicata.

Lui era così.

“Hei testa d’ alghe che fai?” chiesi con tono amichevole.

“uh, ciao Thalia, come va il rientro? Tutto bene?” che carino, si era girato nella mia direzione e adesso mi fissava con degli stupendi occhi verde mare, così grandi, luminosi e dolci da farli sembrare liquidi e quasi irreali.

Ci annegai dentro mentre intanto mi chiedevo se gli occhi di mia madre fossero in quel modo. Speravo vivamente di si. Mi riscossi subito, agitai la testa per scacciare quel pensiero, non era da me. Mi sforzai di mantenere una faccia cinica come al solito, o perlomeno una faccia neutra.

“Thalia? Ti senti bene?” chiese con un tono leggermente preoccupato.

“si, si tranquillo, stavo pensando, che potresti insegnarmi ad usare la canoa, mi piacerebbe molto”

“Ma certo, perché no?” sorrise, un sorriso caldo che mi fece notare due carinissime rughe d’ espressione che gli addolcivano ancora di più la faccia, per un attimo, orribile attimo mi scoprivo a pensare che era persino più carino di Luke, ma mi ripresi subito sconcertata, senza capire cosa mi stava succedendo. Non ero io quella, io amavo Luke. Sopirai in modo irritato.

Mi guardò come per chiedermi qual era il motivo della mia irritazione.

“Non sono mai stata brava a usare le canoe però voglio sforzarmi.”

Montammo sopra e iniziò ad insegnarmi.

“allora, intanto prendi il remo, ecco e devi muoverlo così stando attenta a mantenerti in equilibrio altrimenti finisci dentro il lago.”

Mi impegnai seguendo i suoi consigli.

“cosi?”

“Si così, brava, attenta, mantieni il baricentro… ecco ottimo. Hai un talento naturale, strano che non ti riuscisse.”

“Sara merito dell’ insegnante?” chiesi con improvvisa civetteria appena accennata.

Percy si girò a guardarmi, e io mi accorsi di cosa avevo appena detto.

“merito dell’ insegnate o della mia fortuna sfacciata?” chiesi con tono ironico, salvandomi sul filo del rasoio.

Per mia fortuna era così leale ed ingenuo che non si accorse di niente.

Avevo passato uno stupendo pomeriggio con Percy, ero riuscita ad imparare ad usare una canoa, e lui era stato veramente carino, lo salutai e corsi via, provando una sensazione di calore all’ altezza dello stomaco, mentre un groppo mi stringeva la gola in una morsa stretta possibile che avessi iniziato a provare qualche sentimento più forte per mio cugino?

Non sapevo cosa fare, andai nella mia casa e presi la mia chitarra, che suonavo fin da  quando ero piccola, era acustica di legno, un regalo di mia madre, poco prima che diventasse una alcolista. mi diressi a passo spedito fino al mio pino, che avrei volentieri bruciato, infatti tutte le volte che capitavo vicino ad uno di questi alberi venivo sempre colta da istinti piromani.

Iniziai a suonare accordi a caso finché i miei diti e la mia mente non sfociarono in Battelfield di Jordin Sparks, mi ritrovai a cantare tutta la canzone e a stare ancora peggio. Non era il mio genere di adesso, ma da piccola quando non ero una Punk la ascoltavo sempre, ma questa era la vecchia Thalia.

Tornai a rimettere a posto la chitarra e mentre camminavo spedita sentivo un fresco innaturale all’altezza delle guancie.

“Thalia!” Venni riscossa dai mie pensieri, da due voci ben distinte, una apparteneva ad una delle mie ormai poche ragioni di vita, limpida e sicura, mentre l’ altra era più profonda e somigliava allo scrosciare delle onde, apparteneva al ragazzo per cui forse cominciavo a provare una ipotetica attrazione.

Non mi accorsi di aver pianto fino a quando due dita gentili non mi asciugarono le lacrime e gli occhi e mi strinsero in un abbraccio confortante, che però trovai sbagliato, era un contatto diverso da quello che mi aspettavo, non sentivo la stessa elettricità all’ altezza dello stomaco e la sensazione che con lui al mio fianco avrei potuto affrontare tutto, con queste constatazioni ancora in via di formazione del mio cervello alzai lo sguardo pronta a prendere una bella batosta, ma non vidi quello che mi aspettavo, occhi verdi capelli neri e ribelli. Sospirai di sollievo.

“Tutto bene tranquilli!” risposi ancor più sollevata, sentendo una scossa piacevole scorrermi in tutto il corpo, in risposta di quel contatto con Luke.

Mi sentii meglio, li osservai attentamente una volta sciolto l’ abbraccio e grazie al cielo Afrodite quel giorno era di buon umore perché conclusi subito che l’ avvicinamento a Percy era stato solo un richiamo verso l’ oceano e verso mia madre o almeno così credevo, perché stavo solo mentendo a me stessa.

“Hey tutto bene? Oggi sei strana” disse Luke con diffidenza, gli feci cenno di si con la testa.

E preferii lasciare tutto in sospeso per il momento.

“allora andiamo da Annabeth? Oggi in tutta la giornata non sono riuscita a vederla mai una volta.”

Dissi cercando di sviare la conversazione.

“ok andiamo” rispose Luke tagliente.

Annabeth, stava cercando un suo libro di architettura, che non riusciva più a trovare.

“ciao Annie!” Percy la salutò abbracciandola, e questo anche se non lo ammisi subito mi dava fastidio, quella serata ero proprio strana, come potevo provare qualcosa per lui se amavo così tanto Luke?

Ero completamente uscita di senno, da quando avevo saputo di mia madre ero fuori come la figlia di Afrodite a cui avrei spaccato uno specchio in testa per vendicarmi dei capricci della madre.

Sentii Luke abbracciarmi e tutto si fece ancora più confuso, il mio cervello non faceva altro che combinare le immagini dei due ragazzi in modi stranissimi, uscivano fuori ragazzi con i capelli neri i lineamenti elfici e gli occhi verdi, ragazzi biondi con lineamenti dolci, occhi verdi e cicatrice, stavo per mettermi ad urlare ma urlare sul serio, stavo per cominciare a piangere, lacrime salate per la gelosia e tutta quella sofferenza e lacrime dolci per la dolcezza del mio ragazzo, che mi aveva sempre aiutata con la sua presenza, un ragazzo che mi conosceva davvero, sentivo un groppo salirmi alla gola come se avessi inghiottito un cheeseburger tutto intero e dietro averci mangiato tutte le patatine in un colpo solo.

Mi sentivo soffocare, dovevo fare chiarezza assolutamente.

Ricambiai l’ abbraccio e strinsi finché non sentii un dolore quasi insopportabile alle braccia che mi pregavano di allenate la presa, mentre il mio cuore diceva di continuare a stringere ancora e di più.

Volevo sentire Luke con il respiro soffocato pregarmi di smettere di stringere, volevo sentire il suo cuore palpitare contro il mio e il suo respiro caldo inondarmi i capelli.

Non volevo più vedere Percy e Annabeth ancora abbracciati, volevo che esistessimo solo io e il ragazzo che mi abbracciava. Il mio cervello continuava a creare combinazioni assurde, Luke sciolse l’ abbraccio e io senza capire mi bloccai su Percy.

Sentivo i polmoni esplodermi.

“Io devo andare” riuscii a cacciare fuori a fatica, poi senza aspettare che gli altri dicessero qualsiasi cosa o che mi fermassero corsi via, scappai e passai dietro la mia casa. Corsi fino al mare e senza pensare mi ci tuffai dentro. Trattenni il respiro, a differenza di Percy non potevo respirare, o almeno pensavo perché non lo sapevo. Provai a inspirare, non che respirassi così bene, però almeno non stavo senza respiro. Nuotai un po’ in giro, non avevo idea di quanto restai la sotto, ma quando tornai in superficie vidi il cielo più scuro.

Uscii fuori umida, non fradicia e notai che mi asciugavo anche in fretta.

Corsi verso la cabina di Zeus e mi diedi un occhiata allo specchio.

Strabuzzai gli occhi, erano diventati una parte blu elettrico, mentre l’ altra verde mare.

Per il resto ero normalissima. Rimasi li a fissarmi ad aspettare che gli occhi tornassero normali, cosa che accadde in circa dieci minuti.

Uscii fuori per la cena appena in tempo per incontrare Luke e beccarmi un occhiata tagliente e indecifrabile, abbassai lo sguardo e non dissi niente, non ce la facevo a sostenere il suo sguardo.

Era troppo difficile, aveva un aria sofferente, di chi comincia a capire qualcosa e che non vuole parlarne perché lo fa stare troppo male. Purtroppo era difficile nascondergli qualcosa.

Mi passò davanti anche Percy e notai che non mi sentivo più attratta da lui, ma cosa avevo di strano quel giorno?

Annabeth, dal tavolo di Atena mi lanciò un occhiata confusa. Di chi per la prima volta non ci capisce molto o che vuole fingere di non capire. Sapevo che avevano parlato di me, sapevo che erano preoccupati, anzi ne ero certa, e mi chiedevo cosa avesse risposto loro Luke alla domanda – cosa ha Thalia?- -Oh è semplice si sta invaghendo di Percy, il fratellastro di sua madre.-

Avevo l’ impressione che , Grover era l’ unico che mi parlava ancora.

Durante l’ offerta agli dei pregai qualcuno di chiarirmi le idee.

Che mi avessero ascoltata? Pare di si perché una volta finita la cena, mentre cercavo con lo sguardo i miei straniti amici il mio sguardo si posò sulla casa grande.

Senza pensarci due volte seminai Annabeth e Percy, il vero problema era Luke che era abile a scivolare tra le ombre, lo vidi che palava con gli Stoll, brutto segno, ma avevo solo quella occasione, raggiunsi l’ albero più vicino, avviluppai al mio corpo sufficiente aria calda e due secondi dopo svolazzavo fino alla casa grande attenta a non farmi vedere.

Dovevo parlare con L’oracolo, anche se non avevo poi quella gran voglia di farlo da sola, non volevo che si alzasse e venisse a trovarmi sulle sue gambe, che magari mi svegliasse la notte con quella lucetta verde e mi procurasse un iktus.

Entrai e salii le scalette arrivai al quarto piano ed entrai.

Mi guardavo attorno, osservando i vari oggetti della soffitta, fino a quando il mio sguardo non si posò sulla mummia rinsecchita e stecchita del’ oracolo di Delfi.

Non sapendo bene cosa fare aspettai finché una nebbiolina verde malsana non invase tutta la stanza, Lo sguardo dell’oracolo era raccapricciante.

 

“Volerai fino a Nord dove la Libertà è personificata

In cerca di risposte e della donna con i lunghi capelli color pece.

Per uno stesso ragazzo dai capelli color pece, la testa perderai

In un continuo richiamo salmastro.

dopo aver passato i giorni tuoi a chiarire la luce diventerà ombra

e la ombra diventerà buio fino alla verità.”

 

una volta dette queste parole, la nebbia verde si dissolse, e la mummia tornò a sedersi.

Scesi le scale lentamente, mi guardai attorno con circospezione e mi avviai al falò.

Mi sedetti di fianco a Luke, che mi fissò per tutto il tempo senza proferire parola con uno sguardo accusatorio, triste e ferito, ma che mi impediva di immergermi completamente dentro i suoi sentimenti per capire cosa sapesse, cosa avesse capito o cosa pensava.

Mi faceva male, perché mi stava estraniando, tagliando fuori, mi sentivo vuota e confusa.

Di tanto in tanto lo guardavo di sottecchi, non ascoltava neanche il coro di apollo, mi fissava semplicemente.

Non ce la facevo più.

Finito il coro e il falò gli feci cenno con la testa verso la mia casa, e me ne andai.

Non mi segui, cosa che mi tenne sveglia a cercare di capirne il motivo.

Verso mezzanotte, qualcuno bussò al mio vetro, Capelli biondi alla luna color platino, cicatrice che pareva risplendere alla luna e occhi vuoti.

Aprii.

“Perché non sei venuto subito?”

“Sul serio mi hai chiesto di venire per discutere di questo?”

“No io ti ho chiesto di venire perché voglio sapere cosa sai”

“cosa so di cosa?”

“Cosa sai cosa significava l’ occhiataccia di oggi a cena?”

“Thalia io sono innamorato di te, mi preoccupo, non mi dici cosa hai. Posso capire che tu stia male per la faccenda di tua madre, ma perché lo manifesti solo adesso? Non è per questo che stai male quindi se vogliamo giocare a prenderci in giro dimmelo, cosi non ti diverti solo tu”

“di cosa stai parlando Luke?” Oh no sapeva, sapeva anche troppo, ne sapeva perfino più di me.

Dovevo assolutamente depistarlo. Divenni cinica tutto ad un tratto.

“sto parlando del fatto che sembri stranamente nervosa con Percy nei paraggi”

“Ma chi ti credi di essere per giudicarmi cosi?! Anche tu sei continuamente nervoso con Annabeth nei paraggi sai?!”

“Cosa? Stai dando di matto per caso?! Io sono amico di Annabeth, come te Thalia si può sapere che hai?”

“Sono stanca delle tue Reazioni Luke! Basta possibile che ti credi così scaltro da sapere tutto, lascialo fare ai sapientoni di Atena, come la Tua cara Annie!” Sussultai, va bene depistarlo, ma così stavo esagerando non ero io quella non ero io accidenti al mio stramaledettissimo difetto di essere impulsiva. Non volevo che mi lasciasse, e poi aveva ammesso di essere innamorato di me, avrei dovuto saltargli al collo ma non lo feci.

Rimasi pietrificata dalle mie stesse parole, questo era un segnale che potevo solo immaginare l’ effetto che aveva avuto su di lui.

Sollevai lo sguardo mi fissava senza fissarmi davvero era assorto in pensieri angusti. Ed ecco comparire lo sguardo da segugio di Crono, Indecifrabile con una vena folle negli occhi.

Non disse niente, prese lo smalto dalla sua tasca, dove lo aveva infilato oggi, lo posò sul primo mobile che aveva vicino e se ne andò.

Lasciandomi sola con le mie indecisioni, una Thalia irriconoscibile. Fredda anche con lui.

Mi sentivo già soffocare, avevo la sensazione che la vera Thalia, per un po’ sarebbe andata persa.

 

POV LUKE:

Mi sentivo completamente svuotato, come se la mia ragazza o ex ragazza, mi avesse completamente maciullato il cuore.

Anche se lo sentivo palpitare era come se non ci fosse più.

Quella non era assolutamente Thalia, non era lei.

Le mie gambe mi portarono da sole verso la capanna tre, mi affacciai alla finestra e vidi Percy e Annabeth che stavano a chiacchierare abbracciati.

Non avevo la minima idea che fossero diventai così nottambuli, stavano a guardare le stelle in un portico dietro la casa di Percy, li si intravedeva appena dalla porta semi aperta.

Che invidia, avrei tanto voluto stare con Thalia in quel modo, ma soprattutto avrei voluto vedere la sua reazione a Quella vista.

Sicuramente se possibile mi avrebbe ancor di più frantumato il cuore, le si sarebbe accesa una lcue gelosa negli occhi come se Percy fosse l’ unico per lei.

Fu in quel momento che il mio spirito masochista vinse il nobel, volevo vedere con  miei occhi la sua reazione, volevo vederle i capelli diventare elettrici e lo sguardo farsi assassino.

Tornai a passo spedito verso la sua cabina, entrai scivolai verso il suo letto e senza tanti complimenti apparsi fuori dalle tenebre spaventandola.

“Cosa ci fai qui e come hai fatto ad entrare?” chiese rabbiosa.

“Sono il figlio del dio dei ladri e ancora mi chiedi come ho fatto ad entrare ? Comunque per avere una risposta alla prima domanda seguimi”

Si tirò su e mi afferrò la mano, la portai fino alla capanna numero tre e le feci vedere la scena dei due teneramente abbracciati vidi i suoi occhi spalancarsi, cercò in vano di muoversi perché la tenni ferma per osservare la sua reazione.

Guardava ora la scena ora me, di continuo, il suo sguardo era perso e nostalgico ma non assassino e i capelli non le diventarono elettrici.

Non sapevo più cosa pensare se non che non era più lei.

Alla fine la lasciai andare, mi lanciò uno sguardo assassino e se ne andò.

La sua reazione mi aveva lascito interdetto, non avevo idea di cosa significasse una reazione del genere se non che qualcosa la attirava verso Percy.

Sguardo nostalgico,  dovevo farci chiarezza.

Sentii la porta aprirsi e scivolai via.

 

POV PERCY:

 

la mattina, mi alzai presto, dovevo dare a Thalia delle altra lezioni di canoa, il giorno prima era stata bravissima. Bravissima e strana, sembrava che le avessero fatto il lavaggio del cervello.

Ma non ci badai molto, Luke ci aveva detto che durante il tragitto di ritorno, si era sentita poco bene, niente di serio, però ne era rimasta stordita. Le ci sarebbe voluto un po’ per riprendersi.

Però trovavo forte questa nuova Thalia, sembrava più calma e rilassata, anche se continuava a vestire i panni di una Punk .

Così cercai di non giudicarla troppo, a tutti capitano dei momenti no in cui cercano di fare cose nuove per distrarsi, e se voleva provare la canoa ero ben felice di aiutarla.

Mi ero alzato prima, così avrei potuto sistemare tutte la attrezzatura.

Eccola arrivare.

“Ciao Thalia”.

“Ehi Percy, senti grazie per avermi dato le lezioni ieri.”

“Figurati, che vuoi che sia? Adoro andare in canoa, e non posso passarci tutta la giornata, ma, con la scusa che ti do delle lezioni posso andarci più tempo”.

“oggi proverai ad andare da sola, vedrai che sarà molto meglio, potremmo anche fare il giro di tutto il lago.”

“Ottimo”.

Era davvero brava, sembrava nata sopra una canoa, certo, io filavo più liscio, però anche lei non era da meno, riuscimmo a fare un giro completo in mezzora, e a compiere il secondo circa un quarto dora. Mi rilassai completamente e sentii il bisogno di tuffarmi, ormai Thalia era autosufficiente.

Mi puntellai un po’ sulle ginocchia, poi una volta a sedere sul bordo scivolai dentro con naturalezza.

“ehi dove vai?”

“uh solamente a farmi un giretto ormai sei autosufficiente, e poi dopo ho lezione di tiro con l’ arco insieme a Tyler, non ho così voglia di arrivare in orario.”

“ma dai Tyler è il migliore figlio di apollo del campo, con lui almeno diventerai solo pessimo e non sarai più tremendo a tirare con l’ arco”. Disse bonariamente.

“uh ok grazie del sostegno morale, dai sul serio ho bisogno di fare un bagno”

“Va bene allora se lo vedo lo avvertirò del tuo ritardo, gli dirò che il figlio di Poseidone è cascato in acqua.”

“Brava ciao Thalia”.

“Ciao Percy”.

Dopo averla sentita salutarmi sparii sotto le onde placide del lago in attesa che il richiamo percepito verso il mio elemento mi illuminasse con un colpo di genio che Annabeth aspetta da tre anni.

  
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