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Autore: Mee    18/07/2011    1 recensioni
Dopo la morte improvvisa di Ron, Hermione cerca di affrontare i problemi quotidiani da sola. Draco prende il posto di Ron al Ministero ed Hermione è sempre più convinta che dietro alla scomparsa di suo marito ci sia proprio Malfoy anche se è sempre più attratta dalla sua figura misteriosa. Tentarà comunque di riportare Ron in vita...Ce la farà? Dall'altra parte c'è Astoria la moglie di Draco che accadrà??
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quattro mesi dopo.

Ron era ormai in me un ricordo livido, come uno schiaffo che lascia il segno. La sua scomparsa era stata veloce, quasi non me ne ero accorta. Ricordo solo alcuni dettagli di quella maledetta mattina. Ron che esce da casa per andare al lavoro, che mi bacia, saluta i ragazzi e poi lascia dietro di sé quel profumo pungente del suo dopobarba preferito. Mi ero affacciata dalla grande vetrata di casa nostra per guardarlo. Era così bello, come al solito.  E poi non so bene come siano andati i fatti. So solo che mi arrivò una lettera dal Ministero poche ore dopo con su scritto che mio marito era deceduto. Che voleva dire tutto questo? Le gambe tremarono e svenni. Erano passati già 4 mesi e il buio era tutto ciò che vedevo da settimane. Hugo e la piccola Rose ancora non andavano ad Hogwarts perciò avevano assistito a tutta la scena e anche ai funerali del padre. Ron era morto a causa di un infarto improvviso, a sentire i suoi colleghi, anche se io non ho mai creduto a tutto ciò. Ron era strano da un po’ di giorni, qualcosa non funzionava. Erano venuti tutti al suo funerale e per la prima volta in tanti anni avevo visto Harry piangere come  un bambino e Draco commosso. Sì proprio lui Malfoy. Quel Malfoy che lo stesso giorno mi aveva fatto avere un telegramma semplice ma efficace:

          Tristissime condoglianze : Draco, Astoria e Scorpius Malfoy

           
Certo mettere il piccolo Scorpius era stata un’esagerazione! Ma Malfoy è fatto così. I piccoli James, Albus, Lily, Victoire e persino Teddy tutti vicini a Rose e a Hugo.                                   

 Tutti che mi salutavano e  mi trattavano come una stupida vecchia vedova. La foto sulla lapide era naturale. Scattata una radiosa giornata di maggio. Hugo aveva tre anni e lo avevamo portato in campagna per trascorrere una giornata in famiglia. C’erano pure Harry e Ginny. Voltai lo sguardo e notai Astoria. La bella Astoria. Quella fortunata. Quella che aveva una vita avvolta in una gabbia d’oro. Quella che aveva ancora una famiglia integra. Scorpius e i suoi futuri figli avrebbero avuto un padre, forse non un padre come Ron, ma un padre presente sì. Non avevo ancora avuto il tempo  di piangere e lo feci in quell’istante. Una lacrima calda pervase la mia guancia. Presi in braccio Hugo che aveva 6 anni e abbracciai Rose che ne aveva 8. Il loro abbraccio caldo rimpiazzava ora quello di Ron che era l’unico in grado di calmarmi e di darmi pace.

Ripartiamo perciò da quattro mesi dopo. Quando ricevetti una lettera con su scritto di andare a prendere gli effetti personali di Ron al Ministero.
“Gentile signora Wesleay,

le porgiamo ancora le nostre sentite condoglianze. Sono passati 4 mesi dalla scomparsa del suo amato marito Ron Wesleay, la preghiamo perciò di ritirare cortesemente alla segreteria numero 211 i suoi effetti personali.

Cordiali saluti,           
MINISTRO DELLA MAGIA E COLLABORATORI”

E dopo aver letto quella lettera tutto il dolore provato mesi prima riaffiorò in un brivido lungo la mia schiena e lì realizzai. Mio marito, il mio, era morto davvero. “Mamma. Mamma!” Hugo era aggrappato alla mia larga camicia di jeans che mettevo di solito quando ero a casa. “Dimmi amore mio!” Gli risposi chinandomi verso di lui e ripiegando nella busta la lettera. “Mamma ma papà non tornerà mai più? Come lo zio Fred? Abbiamo fatto forse qualcosa di male io e Rose? Forse se n’è andato perché litighiamo sempre.” Mi sedetti sul grande divano in pelle del nostro salotto con lui in braccio. “No, no Hugo. Non avete fatto nulla di male tu e Rose. Papà se n’è andato perché qualcuno più forte di lui ne aveva bisogno altrove. So che è ingiusto, ma è così. Come aveva bisogno dello zio prima ora ha bisogno di papà.” “Hugo! Hugo vieni a giocare!” Lo chiamò Rose. E così dopo avermi stretto il mio bambino si alzò e raggiunse la sorella. Mi feci coraggio e decisi che il giorno dopo sarei andata al Ministero per togliermi il così detto dente.

-Hermione!- Era Harry. Non lo vedevo dal giorno del funerale: lui e Ginny avevano provato ogni giorno a contattarmi ma avevano capito che io avrei dovuto uscirne fuori da sola per fortificarmi. –Harry…- Sussurrai appena in modo assente. –Come stai? E’ la prima volta che ti vedo beh…Lo sai. Hugo e Rose? Come stanno?- 
-Bene cioè loro stanno bene o almeno credo. Scusami ma ora vado a prendere gli effetti personali di Ron alla….segreteria numero…211. Sai dov’è?- Lui rispose senza pensarci un attimo
–Sì, dietro quel grande pilastro …Vuoi che ti accompagni?-

-No, no. Grazie faccio da sola. Salutami Ginny e i ragazzi.-
L’unica cosa che si sentì mentre mi allontanavo era il rumore dei miei tacchi sul pavimento lucido. Segreteria 211. Davanti all’ufficio di Ron. Strano. Per tanti anni vi ero passata davanti e mai mi ero chiesta a cosa servisse ne cosa fosse. Ad un tratto capii perché davanti a quello sportello vedevo sempre persone piangere. Era la segreteria fatta apposta per la consegna degli oggetti dei defunti ai parenti.
–Buongiorno.- Disse una vecchia segretaria con un paio di occhiali che la faceva somigliare molto alla McGranitt.                          

-Salve, sono venuta a ritirare gli effetti personali di Ron Wesleay.- 
-Wesleay eh?- Gracchiò la vecchia.  -Ecco qua, grazie e arrivederci.- 

Grazie e arrivederci. Tutto ciò che si sapeva dire in occasioni come quelle. Presi lo scatolone che mi stava porgendo e mi voltai verso l’ufficio di Ron. La sua targhetta era scomparsa, al suo posto ce n’era un’altra con su scritto “Draco Malfoy”. Lo aveva rimpiazzato, c’era riuscito. Mi voltai con lo scatolone tra le braccia e a testa bassa ma all’improvviso un ciondolo a forma di cuore con le foto di Hugo e Rose cadde schioccando sul lucido pavimento d’orato. Alzai lo sguardo e fu lì che la vidi sempre perfetta. Neanche un capello fuori posto, per non parlare del piccolo Scorpius che le stringeva la mano e camminava impettito seguendo i suoi passi. Astoria. Non avevo nulla contro di lei, davvero, però il pensiero che aveva sposato un uomo viscido come Malfoy ero come un pugno nello stomaco. Scorpius era bellissimo. Occhi verdi, capelli biondi, un piccolo Draco ma, almeno penso, con un carattere meno spietato del padre, più simile a quello di Astoria. –Ciao.- Le dissi gentilmente. –Ah Hermione! Immagino tu sia venuta a prendere le cose di Ron. Hai visto? Il suo ufficio intendo, ora è l’ufficio di Draco. Voglio dire…No vabè.- Sorrisi ma fu un sorriso arrabbiato –Che c’è sei contenta? Beh hai una vita magnifica, un marito che ti ama e un figliostupendo! Sai che a volte penso che Draco  abbia ucciso Ron , sì penso esattamente questo! Che lo abbia ucciso per prendere il suo posto da direttore, forse non l’ha ucciso fisicamente ma moralmente sì. E ora scusami ma ho un milione di cose da fare.- Lei si ammutolì ma il suo sguardo era fulmineo mi rispose con semplici parole –Mio marito non è un assassino e almeno non è al cimitero. – Me ne andai dandole le spalle e piangendo lacrime amare, lacrime di rabbia. Non mi ero mai comportata il quel modo, ero stata molto maleducata mi ero abbassata ai loro livelli, ero passata dalla parte della vittima, proprio quello che non volevo fare. Solo dopo mi ricordai che insieme a lei c’era il piccolo Scorpius, ero stata orribile.

Tornata a casa, aprii un cassetto. Il cassetto più prezioso di tutta la casa. All’interno vi erano la mia bacchetta e quella di Ron. Per i ragazzi avevamo deciso di usarle il meno possibile. Ma in quel momento era più forte di me, impugnai la mia e iniziai a scrivere un biglietto di scuse per Astoria. Glielo dovevo.

“Carissima Astoria…”
No, non potevo chiamarla carissima.
“Astoria, sono Hermione Wesleay, o ormai di nuovo Granger. Volevo scusarmi infinitamente per le parole che ho pronunciato oggi. Non era mia intenzione dare la colpa a nessuno. Sono solo una povera moglie addolorata. Cordiali saluti a te, al tuo consorte e al tuo bambino. HERMIONE.”
“Ecco.” Pensai. “E’ perfetto.”

Presi la busta e allegai un piccolo francobollo. Infine chiamai  il buon vecchio Arnold che la prese con il becco e senza neanche una parola volò verso il Malfoy Manor. “Chissà com’è la vita là.” Me la immaginavo  sfarzosa, con grandi banchetti. Un giardino ben curato e spettacolare dove Astoria portava il piccolo Scorpius a giocare mentre sorseggiava un tè. –Mamma, io e Hugo andiamo in giardino.- La piccola Rose arrivava sempre al momento giusto, come mi leggesse nella mente. Distrattamente lasciai la bacchetta incustodita sul tavolino di vetro del salotto. Mi alzai, presi un libro e mi diressi anch’io in giardino. I bambini giocavano a palla mentre io, leggendo, continuavo a pensare alla scomparsa di Ron e al perché. Non era possibile che un uomo di 28 anni in ottima saluta scomparisse così, a causa di un infarto. Forse ero io che non volevo accettarlo.  All’improvviso mi girai e notai che i bambini erano entrati in casa. –Rose! Hugo!- Urlai. Nessuna risposta. Allora decisi di entrare in casa, attraverso la grande porta vetro che era in salotto. Vidi con orrore che la bacchetta non era più sul tavolino e che la casa era infestata di Nargilli.  Strappai la bacchetta dalle piccole manine di Hugo. –COSA STATE FACENDO?- Urlai quasi non riconoscendo più la mia voce. –Filate in camera! SIETE UFFICIALMENTE IN CASTIGO!- Rose mi guardò. Gli occhi imperlati di lacrime. –Sei cattiva! Papà ci avrebbe riso su! Non ci avrebbe messi in castigo per una cosa stupida come questa!- Prese per mano il fratello e tutti e due salirono la scala a chiocciola sbattendo la porta. “E’ vero. Ron non lo avrebbe mai fatto. Ma io non sono Ron e adesso sono sola.” Non avevo idea di come avrei fatto a crescere due bambini cocciuti esattamente come il padre. A quel punto c’era solo una persona, anzi due, a cui potevo chiedere aiuto: Molly  e Arthur. Salii le scale e andai a prendere i bambini dicendo loro che avrebbero passato il week-end dai nonni. Preparai una valigetta per loro due e scendemmo per andare alla Tana. Non era molto lontana da casa nostra. Noi eravamo più vicini alla città. –Mamma non voglio andarci!- Urlò Hugo. –Ora basta! Smettetela di fare i capricci! L’avete voluto voi! Siete troppo indisciplinati!- Li strattonai appena. Arrivati alla Tana Molly avvertì la nostra presenza e ci accolse con la sua solita dolcezza. –Hermione, ragazzi! E’ successo qualcosa?- -No signora Wesleay, non è successo nulla ma ai suoi nipoti farà bene passare due giorni con lei e il signor Wesleay.-
 
-Hermione cara!- Disse con pacatezza -chiamami Molly! Dopo tanti anni!- Era distrutta e si vedeva, dopo la scomparsa di due figli.
-Molly, ho portato una cosa.- Dissi mentre i bambini andavano a giocare nella soffitta  e intanto tirai fuori dalla mia pochette lo scatolone del Ministero. 
–Sono le cose di Ron e…-
-No!- Disse prima che potessi finire la frase
–Spetta a te questo compito.- Si alzò e andò in cucina. Afferrai lo scatolone. Non era pesante ma a me sembrava un macigno. Lo aprii. Vi erano molti oggetti. In cima vi erano la collana a forma di cuore  e la targhetta d’orata con su scritto “Ronald Wesleay.”  Sotto  erano  posate due cornici, una cravatta, una foto piegata del nostro matrimonio, una penna che gli avevo regalato a Natale, delle foto di lui e Harry ad Hogwarts  e una vecchia foto di famiglia di quando erano andati tutti in Egitto. La cosa che attirò di più la mia attenzione fu una scatoletta più piccola sopra vi era un bigliettino su cui c’era scritto “ A Hermione, Rose e Hugo: le cose più belle che la vita potesse donarmi.”  Non sapevo se dovevo aprirlo o lasciarlo intatto. Forse avrei dovuto aprirlo con i ragazzi. O forse no. Decisi di aprirlo. Al massimo lo avrei impacchettato di nuovo e lo avrei dato  a Hugo e a Rose. Appena lo scartai un grande schermo simile a quelli del cinema si aprì davanti ai miei occhi. Era un pacchetto incantato. C’erano tantissime immagini in sequenza.  Immagini importanti: i  tempi di Hogwarts, il nostro matrimonio, la mia prima gravidanza, la nascita di Rose, i suoi primi passi, le sue prime parole, il primo Natale da genitori, l’arrivo inaspettato di Hugo e tutti gli altri pezzi importanti di una vita ormai finita. Alla fine di questo video c’era impressa una frase “Qualsiasi cosa succeda, da qui e per sempre. Vi amo. Ronald, papà.”
Riflettei per un attimo…QUALSIASI COSA SUCCEDA. Ron quindi sapeva che gli sarebbe accaduto qualcosa. Lo schermo si chiuse e tre scatoline più piccole si alzarono davanti ai miei occhi. Ognuna con su scritto a chi apparteneva. Presi la prima: la mia. E senza più pensarci l’aprii.  All’interno vi era un ciondolo d’oro a forma di targhetta con inciso “Ronald”e un puntino di diamante. La indossai e subito mi sentii protetta felice come se Ron fosse di nuovo accanto a me.  Presi le altre due scatoline e le misi in tasca. Andai in soffitta a chiamare i bambini ma fu inevitabile passare davanti alla vecchia camera di Ron. Volevo entrare per sentirmi di nuovo immersa nel suo mondo, ma non avevo il coraggio.
Diedi una leggera spinta alla porta che si aprì con un leggero scricchiolio. Il letto era fatto, intatto da almeno 8 anni. C’erano tantissime fotografie, Ron amava la fotografia. Eccole. Le lacrime amare che da giorni bagnavano i miei occhi. Chiusi subito la camera e andai dai bambini sempre con le scatolette in mano. Arrivai in soffitta. Hugo e Rose stavano giocando tranquilli. La riappoggiai. Decisi che non era il momento adatto per parlar loro del padre.

  
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