Fandom: Supernatural.
Pairing/Personaggi: hunter!Castiel/angel!Dean.
Rating: Pg.
Genere: Comico
(?), Introspettivo (?), Romantico
(?).
Warning: Pre-Slash, What if...?
Words: 818 (fiumidiparole).
Summary: Parti invertite: Dean è l’angelo, Castiel il cacciatore.
Note: Scritta per questo prompt lanciato da neera_pendragon su kinkmemeita.
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù
Lazarus Rising... Again
Dean piegò la testa per sgranchirsi il collo, poi avanzò,
spalancando con il proprio potere le porte del capanno in cui si era nascosto
il suo protetto. Passeggiò sui simboli di varie religioni tracciati sul
pavimento ed osservò quelli disegnati sui muri, soppesando l’arredamento.
Ed eccolo lì, lo sfigato che gli era stato affidato, magro come uno stecco e
coperto da un trench due volte più grande di lui.
Questo era uno dei cacciatori più bravi in circolazione, sul serio? Quello che
aveva creato tanto casino da costringere lui ed i suoi fratelli a scendere ai piani
bassi e salvargli il culo? Andiamo! Chi si credeva di essere, vestito così,
Constantine? – Sì, a Dean piacevano un sacco i film
cinematografici e la cultura umana in generale, a differenza della maggior
parte dei suoi fratelli – Era ridicolo!
Lo raggiunse con calma e si parò di fronte a lui, inarcando un sopracciglio. «Castiel, giusto?» chiese conferma. E quello cosa fece? Gli pianto un pugnale nel cuore! Un
pugnale. Nel cuore. Sul serio. A lui. Che lo aveva tirato fuori dall’Inferno.
Bel ringraziamento! Un pugnale demoniaco, per giunta, constatò
sfilandoselo dal petto, prima di lasciarlo cadere a terra.
Poi alzò un braccio per parare il colpo che l’amico del suo protetto cercò di
sferrargli con un piede di porco. Ma per favore! Non gli era bastato vedere che
una pugnalata al cuore non aveva alcun effetto? Si voltò, diede una spintarella
sulla fronte al corpulento uomo di colore e questo crollò a terra come un sacco
di patate.
«Che hai fatto ad Uriel?!»
esclamò il cacciatore, piantando su di lui due enormi occhi blu. E… wow.
Sul serio, WOW. Gran bel regalo da parte di suo Padre. Poteva scommettere sul
fatto che solo quelli bastavano a creare una scia di donne adoranti dietro il
suo protetto. Peccato che, per il resto, sembrasse proprio uno sfigato.
«L’ho messo a nanna» rispose con disinvoltura.
«Chi sei tu?» gli chiese allora Castiel, guardingo.
«Dean» sbuffò lui disinteressato, cincischiando con il libro che avevano usato
per tentare di evocarlo. Tutta robaccia inutile.
«Sì, okay, intendo: cosa sei tu?» precisò
quindi Costantine Jr.
Allora lui si voltò ed incrociò le braccia al petto. «Sono quello che ti ha
“salvato dalla perdizione”, come si sul dire dalle mie
parti» rivelò.
«Sì, grazie tante per quello. Ma chi sei?» insistette lo sfigato in trench.
«Sono un angelo del Signore, moccioso» rispose alzando gli occhi al cielo.
Andiamo, non era ovvio? Cos’altro avrebbe potuto
trascinarlo fuori da lì? Cosa doveva fare, tirare fuori le ali e dargli una
dimostrazione pratica? A quanto pareva sì.
Castiel osservò spaventato l’ombra
enorme che le sue ali invisibili proiettarono sui muri, e lui batté un piede a
terra, con impazienza. «Contento?» domandò seccato.
«Un angelo. Okay» replicò il
ragazzo, assimilando la questione. E Dean gli lasciò il suo tempo; sapeva che
la grandezza della sua stirpe non era cosa facile da accettare per gli umani.
«Gli angeli hanno tutti l’aspetto da divi del cinema?» si sentì interrogare,
poi.
«Questo?» fece lui, lisciando la giacca di pelle che indossava. Gli piaceva,
davvero, gli dava quella certa aria da bello
e dannato che gli si addiceva. «È solo un tramite» sì sentì in dovere di
chiarire, tuttavia.
«Stai possedendo un povero bastardo?» chiese Castiel,
quasi oltraggiato.
«A lui non dispiace. E… ehi, io ci ho provato a
parlare con te, ma a quanto pare non sopporti la mia voce, come il resto di voi
umani!» esclamò piccato.
«Alla stazione di servizio ed al motel» intuì il cacciatore. «Quella era la tua
voce?»
«Alcuni di voi, tipo uno su mille ce la fa,
sono in grado di vederci e di sentirci. Dato che mi hanno spedito giù a prenderti,
pensavo che tu fossi uno di quelli. Ma mi sbagliavo, errore mio» spiegò Dean, alzando le braccia in segno di scusa.
«E perché un angelo sarebbe sceso all’Inferno per salvare me?» domandò
il ragazzo confuso. Scettico, perfino.
Lui si accigliò e gli si accostò per sondare quei grandi occhi blu, specchio
dell’anima lacerata, ma ancora così fottutamente luminosa, che aveva riportato
al piano Terra. «Che succede, Cas?»
domandò perplesso, sovrastandolo appena, grazie all’altezza del suo tramite.
«Non credi di meritare di essere salvato…» arguì quindi. E, okay, era uno
sfigato, ma non era poi così male, Dean l’aveva toccato, l’aveva visto e… era
uno a posto, su, non c’era bisogno di buttarsi giù così!
«Perché proprio io?» continuò questi diffidente.
«Perché abbiamo del lavoro per te» rispose Dean serio.
Ah, e ce n’era di lavoro da fare con questo qua, eh! Ma proprio tanto.
Però aveva visto di peggio nella sua millenaria esistenza. Tipo quello
spaventapasseri che Castiel aveva per fratello
maggiore e per il quale si era sacrificato. Ecco, essere il custode di quello
là – Balthazar, gli pareva. Cos’era, la fiera
dei nomi scemi? – sarebbe stato davvero seccante.
Tutto sommato, questo moccioso in trench lo poteva sopportare. E, no, non si
sarebbe fatto prendere dalla voglia di arruffargli i capelli, assolutamente no!, ecco. Quasi. Forse.
FINE.