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Autore: samek    19/07/2011    5 recensioni
Parti invertite: Dean è l'angelo, Castiel il cacciatore.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Kink: Un'AU dove le parti sono invertite

Fandom: Supernatural.

Pairing/Personaggi: hunter!Castiel/angel!Dean.

Rating: Pg.

Genere: Comico (?), Introspettivo (?), Romantico (?).

Warning: Pre-Slash, What if...?

Words: 818 (fiumidiparole).

Summary: Parti invertite: Dean è l’angelo, Castiel il cacciatore.

Note: Scritta per questo prompt lanciato da neera_pendragon su kinkmemeita.

 

DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù

 

Lazarus Rising... Again

 

Dean piegò la testa per sgranchirsi il collo, poi avanzò, spalancando con il proprio potere le porte del capanno in cui si era nascosto il suo protetto. Passeggiò sui simboli di varie religioni tracciati sul pavimento ed osservò quelli disegnati sui muri, soppesando l’arredamento.
Ed eccolo lì, lo sfigato che gli era stato affidato, magro come uno stecco e coperto da un trench due volte più grande di lui. Questo era uno dei cacciatori più bravi in circolazione, sul serio? Quello che aveva creato tanto casino da costringere lui ed i suoi fratelli a scendere ai piani bassi e salvargli il culo? Andiamo! Chi si credeva di essere, vestito così, Constantine? – Sì, a Dean piacevano un sacco i film cinematografici e la cultura umana in generale, a differenza della maggior parte dei suoi fratelli – Era ridicolo!
Lo raggiunse con calma e si parò di fronte a lui, inarcando un sopracciglio. «Castiel, giusto?» chiese conferma. E quello cosa fece? Gli pianto un pugnale nel cuore! Un pugnale. Nel cuore. Sul serio. A lui. Che lo aveva tirato fuori dall’Inferno. Bel ringraziamento! Un pugnale demoniaco, per giunta, constatò sfilandoselo dal petto, prima di lasciarlo cadere a terra.
Poi alzò un braccio per parare il colpo che l’amico del suo protetto cercò di sferrargli con un piede di porco. Ma per favore! Non gli era bastato vedere che una pugnalata al cuore non aveva alcun effetto? Si voltò, diede una spintarella sulla fronte al corpulento uomo di colore e questo crollò a terra come un sacco di patate.
«Che hai fatto ad Uriel?!» esclamò il cacciatore, piantando su di lui due enormi occhi blu. E… wow. Sul serio, WOW. Gran bel regalo da parte di suo Padre. Poteva scommettere sul fatto che solo quelli bastavano a creare una scia di donne adoranti dietro il suo protetto. Peccato che, per il resto, sembrasse proprio uno sfigato.
«L’ho messo a nanna» rispose con disinvoltura.
«Chi sei tu?» gli chiese allora Castiel, guardingo.
«Dean» sbuffò lui disinteressato, cincischiando con il libro che avevano usato per tentare di evocarlo. Tutta robaccia inutile.
«Sì, okay, intendo: cosa sei tu?» precisò quindi Costantine Jr.
Allora lui si voltò ed incrociò le braccia al petto. «Sono quello che ti ha “salvato dalla perdizione”, come si sul dire dalle mie parti» rivelò.
«Sì, grazie tante per quello. Ma chi sei?» insistette lo sfigato in trench.
«Sono un angelo del Signore, moccioso» rispose alzando gli occhi al cielo. Andiamo, non era ovvio? Cos’altro avrebbe potuto trascinarlo fuori da lì? Cosa doveva fare, tirare fuori le ali e dargli una dimostrazione pratica? A quanto pareva sì.

Castiel osservò spaventato l’ombra enorme che le sue ali invisibili proiettarono sui muri, e lui batté un piede a terra, con impazienza. «Contento?» domandò seccato.
«Un angelo. Okay» replicò il ragazzo, assimilando la questione. E Dean gli lasciò il suo tempo; sapeva che la grandezza della sua stirpe non era cosa facile da accettare per gli umani. «Gli angeli hanno tutti l’aspetto da divi del cinema?» si sentì interrogare, poi.
«Questo?» fece lui, lisciando la giacca di pelle che indossava. Gli piaceva, davvero, gli dava quella certa aria da bello e dannato che gli si addiceva. «È solo un tramite» sì sentì in dovere di chiarire, tuttavia.
«Stai possedendo un povero bastardo?» chiese Castiel, quasi oltraggiato.
«A lui non dispiace. E… ehi, io ci ho provato a parlare con te, ma a quanto pare non sopporti la mia voce, come il resto di voi umani!» esclamò piccato.
«Alla stazione di servizio ed al motel» intuì il cacciatore. «Quella era la tua voce
«Alcuni di voi, tipo uno su mille ce la fa, sono in grado di vederci e di sentirci. Dato che mi hanno spedito giù a prenderti, pensavo che tu fossi uno di quelli. Ma mi sbagliavo, errore mio» spiegò Dean, alzando le braccia in segno di scusa.
«E perché un angelo sarebbe sceso all’Inferno per salvare me?» domandò il ragazzo confuso. Scettico, perfino.
Lui si accigliò e gli si accostò per sondare quei grandi occhi blu, specchio dell’anima lacerata, ma ancora così fottutamente luminosa, che aveva riportato al piano Terra. «Che succede, Cas?» domandò perplesso, sovrastandolo appena, grazie all’altezza del suo tramite. «Non credi di meritare di essere salvato…» arguì quindi. E, okay, era uno sfigato, ma non era poi così male, Dean l’aveva toccato, l’aveva visto e… era uno a posto, su, non c’era bisogno di buttarsi giù così!
«Perché proprio io?» continuò questi diffidente.
«Perché abbiamo del lavoro per te» rispose Dean serio.
Ah, e ce n’era di lavoro da fare con questo qua, eh! Ma proprio tanto. Però aveva visto di peggio nella sua millenaria esistenza. Tipo quello spaventapasseri che Castiel aveva per fratello maggiore e per il quale si era sacrificato. Ecco, essere il custode di quello là – Balthazar, gli pareva. Cos’era, la fiera dei nomi scemi? – sarebbe stato davvero seccante.
Tutto sommato, questo moccioso in trench lo poteva sopportare. E, no, non si sarebbe fatto prendere dalla voglia di arruffargli i capelli, assolutamente no!, ecco. Quasi. Forse.

 

FINE.

 

 

   
 
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