Disclaimer: i pg sono di proprietà di Masami Kurumada, quelli citati sono realmente esisiti(Lucrezia Borgia, accennata e non trattata). Le info sulla città di Ferrara sono reali, basate per quanto possibile sullo scenario del 1983 circa.
La storia è mia in ogni sua parte.
Dolce come il cioccolato, bella come il peccato
L'Italia, che
paese differente dalla vulcanica Death Queen Island.
Ismael, cavaliere nero di Pegasus, stava ripensando a quel giorno
lontano di alcuni anni prima, quando in una cittadina di nome Ferrara –nota per essere
chiamata cittàdelle biciclette
–aveva conosciuto
una bambina viziata che lo aveva colpito al cuore. Una piccola Lucrezia
* dai
capelli violacei e la risata contagiosa che era riuscita a trascinarlo
in un pomeriggio davvero particolare e a cui non pensava piùda tempo.
Curioso ricordarlo ora, in punto di morte: era quindi vero che non
sempre la dipartita era cosìamara come
veniva dipinta?
Tre anni prima
Su quella barchetta un bambino cercava la fuga da
un posto per lui troppo ostile; guardandosi indietro Ismael non provòalcun
dolore nel vedere il profilo della famelica Death Queen Island
allontanarsi sempre più, mentre lui prendeva il largo aiutato da un
vecchio lupo di mare. Orfano come gli altri suoi compagni, Ismael
proveniva da un Paese che non ricordava neppure più–Israele –ma che sentiva ugualmente nella pelle scura, cosìdiversa
da quella candida degli amici. No, in realtàla
parola giusta era semplicemente compagni di allenamento, l'amicizia non
era un sentimento a cui i rinnegati come loro potessero ambire; gli
bastava guardare Ikki, cosìdifferente, rancoroso ma forte. E non c'era alcun
dubbio che la forza fosse necessaria per vivere sull'isola, anzi,
probabilmente era vitale ed era proprio per questo che lui aveva deciso
di andarsene, dopo tre anni tormentosi.
Sangue, botte e dolore. Questo era il pane quotidiano di cui venivano
nutriti, condito da un odio smisurato verso quella divinitàche
li aveva rifiutati –la tanto lucente Atena, per quegli sciocchi pivelli
che credevano che la giustizia esistesse. Sputòin
acqua, irato, poi rivolse uno sguardo al vecchio che aveva deciso di
rischiare e accompagnarlo; il buon Orazius non era mai entrato in
confidenza con nessuno di loro, eppure lui aveva percepito una debole
corrente legarlo a quell'orso muto utilizzato piùcome
schiavo che come semplice marinaio. Conosceva tutto della nobile arte
della navigazione, e riusciva a domare anche un'imbarcazione infima
come quella che avevano costruito in segreto: sicuramente ci sarebbero
volute alcune ore prima che Guilty si accorgesse della sua fuga, ma
Ismael era sicuro che non se ne sarebbe minimamente preoccupato se non
per augurargli magari di annegare nell'Oceano Pacifico. Sorrise
amaramente: meglio la morte che quella lenta tortura! E poi la Cina era
in vista, per fortuna! Sorrise, con tutta la gioia che un bambino di
dieci anni puòprovare al pensiero di una libertàormai
prossima.
La meta finale comunque era l'Italia. Aveva sentito
parlare spesso di quel Paese da uno dei suoi compagni, che ci aveva
abitato, e la decantava alla pari del paradiso terrestre e lui era
rimasto incuriosito al punto da segnarla come sua dimora adottiva. Non
era certo stato facile arrivarci, era riuscito ad infilarsi di straforo
in uno dei bagagli imbarcati su un volo che partiva dalla Terra del Sol
Levante e che terminava in Grecia, ad Atene. Per qualche momento aveva
avuto la fortissima tentazione di cercare il Santuario e dimostrare che
lui non era inferiore a nessuno di quei pivelli che ci abitavano ma si
trattòsolo di qualche momento, preferendo di gran lunga
mettersi in marcia per l'Italia a bordo di una nave decisamente
lussuosa, in qualitàdi mozzo. Ovviamente non aveva soldi con séperònon
gli dispiaceva lavorare per guadagnarsi il viaggio; puliva piùvolte
al giorno il pavimento della nave, lasciando che gli dessero ordini
senza protestare piùdi tanto visto che era abituato a sentirsi trattato
come un semplice oggetto –allenarsi con Guilty non era una cosa da tutti, era
quindi ben temprato –e ammirando l'alta classe sociale che sovente lo
ignorava. Orazius era rimasto invece in Cina, lasciando che il
ragazzino prendesse la via che desiderava, e Ismael riuscì,
una volta approdato in Italia, a nascondersi all'interno di un camion
di surgelati cosìda farsi condurre gratuitamente lontano dal mare.
Odiava l'acqua anche se era completamente differente da quella
dell'isola, che pareva persino ribollire: lìno,
profumava di salsedine e la gente era simpatica, nonostante non capisse
una parola di quella strana lingua che parlavano.
Il camion si fermòin una piccola cittànordica di nome Ferrara, nota per essere uno dei
Patrimoni dell'Umanitàper via delle biciclette e per tante altre
meraviglie, tra le quali il buon cibo; era un ladruncolo vispo, ismael,
e non esitava a prendere in prestito pezzi di pane e cose varie per
riuscire a sopravvivere. Un giorno avrebbe risarcito tutto ma nel
frattempo poteva anche vivere di espedienti, almeno per un po'; era
sparita la realtàdei cavalieri, sembrava che nessuno lìconoscesse
il cosmo o lo considerasse utile. Camminòa lungo tra le vie ciottolate, curiosando spesso
davanti alle vetrine dei fornai, dei pasticceri e degli artigiani; in
una piccola bottega artistica, per esempio, scoprìquanto
erano belli i vasi etruschi che restauravano, e un fornaio
particolarmente alla mano gli regalòun dolce nero chiamato Pampepato. Non aveva mai
mangiato dei dolci in vita sua perciòse ne ingozzòfino a quasi sentirsi male.
Ma il rifugio di Ismael erano le mura cittadine, che proteggevano la
cittàe permettevano alle persone addirittura di
attraversarle a piedi o in bicicletta, spesso accompagnati da animali
di varie taglie; il bambino le aveva giàesplorate minuziosamente nei primi due giorni
quando si ritrovòad assistere ad una scena singolare. Una bambina
vestita di rosa, con un abito decisamente lussuoso oltre che inadatto
alla stagione estiva, stava strillando a pieni polmoni mentre un uomo
completamente calvo cercava di consolarla. “Non
si preoccupi Milady, èsolo sbucciato il ginocchio. “A
quelle parole la piccola strillòancora piùacutamente, destando l'attenzione dei pochi
presenti; Ismael osservòla bicicletta rosa di fianco a lei e comprese che
doveva essere caduta. Fece una smorfia e si avvicinòper
superarli, quando la piccola bambina dai capelli viola si zittìimmediatamente.
Inconsciamente Ismael la guardòe rimase sorpreso da tanto mutismo, oltre che dal
fatto che non sembrava per nulla italiana come le altre che aveva visto
in quei giorni. “Dammi il tuo fazzoletto!”Incredibilmente
la bambina si era rivolta a lui, indicando il fazzoletto di carta che
teneva in mano, indicando poi il proprio ginocchio sbucciato; si
trattava di una ferita minima ma era ovvio che per lei era una
catastrofe.
" Scordatelo mocciosa, impara a portarti il tuo. “ La voce
dura era la stessa che solitamente utilizzava per rivolgersi agli altri
suoi compagni e non si sarebbe mai aspettato di ricevere un sonoro
schiaffo dall'uomo pelato, cosa che lo spinse a guardarlo con disgusto.
Non era il fatto di ricevere delle percosse a turbarlo, quanto
l'apparente mancanza di ragione. “ Mai chiamare Milady
così! Vieni qui che ti do una bella lezione piccolo teppista
italiano!! “
Ismael rise, per nulla impaurito da quella sorta di armadio.
“ Mettiti un paio di occhiali, non vedi che ho la pelle
scura? “ E mostrò orgoglioso l'avambraccio scuro,
perfettamente in contrasto con la gente pallida che affollava la
città; gli fece una grossa pernacchia e diede volutamente un
calcio a quella stupida bicicletta rosa, solo per infastidirlo. Non
l'avesse mai fatto; la piccola principessina viziata scoppiò
a piangere in maniera continua e lamentosa, attirando su di
sé l'attenzione di tutti che si chiedevano perchè
non ci fosse modo di fare tacere la bambina e di quale reato si fosse
mai macchiato l'altro bambino. Ismael cercò di tapparsi le
orecchie con le mani ma dopo un po' cominciò a rendersi
conto che la bambina non accennava a smettere, come se volesse mettere
alla prova la sua pazienza; esasperato si frugò le tasche
dei pantaloni rattoppati e le porse una caramella. Non si trattava
proprio di una gentilezza perchè lui desiderava solo
ritrovare un po' di silenzio, tuttavia rimase sorpreso quando il pianto
si arrestò di colpo; alzò gli occhi ad
osservarla. La bambina aveva ancora due lacrimoni che minacciavano di
scendere, il nasino pareva un piccolo pomodoro e le guance, per lo
sforzo di strillare a più non posso, erano più
rosa di quel vestito che portava.
Rimasero entrambi in silenzio per qualche minuto finchè
l'uomo pelato non si intromise, strappando quella caramella e
gettandola lontano, guadagnandosi l'ira di Ismael, che aveva faticato
per ottenere quel dolciume, e che ora si trovava sprovvisto di
qualunque cibaria da offrire alla piccola urlatrice per quietarla. Lo
sguardo della bambina era furente, ed era rivolto proprio al suo
accompagnatore “ Come ti sei permesso di buttarla via??!?!!!
Valla a prendere! S U B I T O!!!! “
Per un momento Ismael rimase sconvolto. Quella bambina, probabilmente
aveva la sua età anche se visto il vestito poteva sembrare
più giovane, comandava a bacchetta quella specie di armadio
che ora si stava scusando, e non sembrava preoccuparsi di sconvolgere
quelle persone che assistevano alla scena. “ Vieni!
“ La voce argentina della ragazzina lo scosse, accorgendosi
che l'aveva afferrato per un braccio e che lo voleva costringere a
seguirla; passivamente la lasciò fare, chiedendosi che cosa
avesse in mente quel diavolo di bambina, e perchè non
riuscisse a scrollarsela di torno. Per quanto giovane riuscì
a constatare che si muoveva abbastanza velocemente. “Aspetta,
tuo padre si chiederà dove sei finita, torniamo indietro!
“Infatti di colpo si era reso conto che la bambina,
probabilmente la figlia di quell'energumeno, voleva allontanarsi. Per
fargli dispetto? Forse ma, guardandola e osservandola, si era reso
conto che quasi sicuramente doveva appartenere ad una famiglia nobile o
ricca, e a lui non servivano guai con gente del genere. Si sorprese
quando la vide bloccarsi di colpo, e guardarlo con sguardo imbronciato
ma deciso. “ Quello non è mio padre, è
il mio domestico, e se ti rivolgi a me devi usare il mio nome! Ovvero
Milady! “
Ismael trovava quella bambina sempre meno simpatica e decisamente
viziata, nonché insopportabile. Trovava strano che girasse
senza quella che credeva essere l'appiccicosa presenza dei genitori ma
non se ne curò più di tanto; le rise
letteralmente in faccia sentendo quel nome. “Che razza di
nome è? Almeno qui le bambine hanno nomi normali: Anna,
Maria, Lucia.. e tu? Ahahah mi fai ridere! “ Non sapeva,
Ismael, che in quel momento la sua piccola interlocutrice si sentiva
mortalmente offesa ma non aveva la sensibilità giusta per
percepirlo, se non notando che stava piangendo ancora; questa volta
però erano lacrime diverse, si era addirittura voltata per
non farsi vedere, al contrario della scena esagerata che aveva visto
poco prima.
Il bambino rimase colpito: Milady, se così poi si chiamava
davvero, pareva improvvisamente fragile come un vaso di cristallo, e
l'espressione era dolce come quel panpepato che aveva assaggiato di
persona. Non era abituato ad avere a che fare con delle bambine, a
parte Esmeralda, che era però sempre tenuta lontana da loro
essendo la figlia del maestro e capo, e non aveva idea di
ciò che avrebbe potuto fare. L'ispirazione lo colse vedendo
un chiosco dove si preparavano gelati.
Ne aveva assaggiato uno solo il giorno prima e l'aveva trovato
delizioso così senza pensarci troppo si allontanò
per andarne a prendere uno; infatti in tasca non aveva molti spiccioli,
aveva trovato quelle monete per terra frugando attentamente tra i
ciotoli del centro e bastavano appena a comperarne uno.
Esitò un istante, pensando che forse avrebbe potuto
utilizzarli per comprare del pane ma la vista di quelle lacrime aveva
scosso il suo cuore infantile, e voleva fare qualcosa perchè
si sentiva immensamente colpevole. “ Un cono panna e
cioccolato. “ Erano i due gusti classici e sperava che la
principessina li avrebbe graditi. Guardando la grandezza di quel gelato
si ammonì, pensando che anche più piccolo avrebbe
potuto andare bene, ma scrollò le spalle tornando dove
l'aveva lasciata, cercando di non fare caso a quelle gocce che stavano
cadendo sulla maglia per colpa della calura estiva
“ Ecco, tieni, è molto buono. “ La voce
di Ismael era brusca ma incoraggiante, e la bambina guardò
sorpresa quell'omaggio tutto gocciolante che le stava porgendo. Certo
che conosceva bene i gelati, li amava anzi eppure pareva sorpresa;
senza dire nulla lo prese e cominciò a mangiarlo di gusto,
con un'espressione talmente assorta da far sorridere alcune persone che
passavano da lì. L'energumeno doveva essere ancora in cerca
della caramella ma nessuno dei due se ne preoccupava; Ismael si
guardava attorno con fare apparentemente disinvolto, per evitare di
incrociare lo sguardo della bambina, che incuriosita lo guardava.
“ Io sono Saori, e tu? Non ne hai preso uno anche tu di
questi? “
Il bambino si sentì arrossire dalla vergogna. Si poteva
confessare di non avere più soldi ad una che, di sicuro,
doveva vivere nella bambagia? Per un momento la invidiò. Lui
non aveva mai vissuto nell'agiatezza economica e, per quanto la
detestasse, doveva ammettere che sarebbe stato bello sapere come si
doveva stare, specialmente avendo qualcuno che lo poteva amare.
Scrollò la testa dai capelli neri: era assurdo pensare a
certe cose, ma in quella ragazzina viziata e bizzarra c'era qualcosa di
stranamente pacato, che lo rendeva vulnerabile. “ Non ho
fame. Mi chiamo Ismael. “
Rispose quasi a monosillabi, scatenando l'ilarità della
piccola Saori, che sembrava divertita da quel modo di fare. “
Viene Ismy, ti faccio vedere a chi vorrei somigliare da grande!
“ E, del tutto dimentica di avere il gelato in mano, prese
per mano il ragazzino correndo per i marciapiedi di Corso Giovecca, in
direzione del centro storico della città; lui non avrebbe
voluto per nulla farsi trascinare in quella corsa, con la gente che li
guardava male e li ingiuriava perchè non avevano rispetto
per gli anziani che uscivano dall'ospedale situato proprio
lì vicino.
Alla fine di Corso Giovecca ecco che si stagliava il Castello stense,
maestoso ed affascinante; Ismael l'aveva già visto in quei
giorni ma non era ancora entrato, cosa che fece perchè
pareva che Saori fosse conosciuta tanto che li lasciarono entrare senza
neppure discutere, né preoccuparsi della fila di gente che
li precedeva. La struttura era massiccia, circondato anche da un
fossato e si vociferava che delle prigioni si trovassero nei
sotterranei. Erano però chiuse al pubblico; la meta di
Saori, e quindi di Ismael, era una sala bellissima con una serie di
dipinti della famiglia estense a decorarla. “ Ecco, io vorrei
somigliare a lei: è così bella!“
Ismael osservò il ritratto della duchessa Lucrezia Borgia,
una donna da un passato sicuramente torbido ma dalla squisita bellezza;
la osservò, dicendosi che sicuramente anche a lui da grande
sarebbe piaciuto avere una moglie bella come quella, peccato che non ne
conoscesse la storia. I due rimasero in silenzio a contemplare il
quadro, ignorando quasi gli altri anche se la bambina si
dimostrò culturalmente informata – almeno sui nomi
– segno evidente che quel soggiorno nella capitale degli Este
doveva averla toccata molto.
Oggi.
Cadde a terra, l'immagine di quel genuino bacio sulla guancia della piccola principessina vestita in rosa impresso nella mente. Non importava che fosse stato sconfitto, avrebbe serbato quel tenero sorriso durante il viaggio nell'al di là e accettato serenamente la punizione per i peccati commessi, nonostante i tredici anni sul suo volto. Troppo pochi per essere colpevole, troppo pochi per morire ma non abbastanza per dimenticare una sincera amicizia.
Angolo autrice:
* Lucrezia. Inteso che Ismael pensa a Saori come a Lucrezia Borgia solo perchè lei vorrebbe somigliargli, non per altro^^ e dato che è una delle donne simboliche di ferrara, ho voluto omaggiare.
Ok scusatemi tanto. Questa OS è stata creata da me per un contest, con Black Pegasus come protagonista. Potevo dargli la forma che volevo, spero quindi vi piaccia. Ferrara la conosco bene, ci abito a pochi km indi ho voluto fare una cosa del genere. Mi piaceva l'idea che un aspirante Black avesse incontrato la reincarnazione di colei che è poi Atena, in un contesto estraneo al mondo dei cavalieri.
Beh ci vediamo alla prossima^^ ciao!