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Autore: Violet Tyrell    19/07/2011    2 recensioni
Secondo classificato e premio della critica al Primo contest Random Character de" La Terza Casa" Cadde a terra, l'immagine di quel genuino bacio sulla guancia della piccola principessina vestita in rosa impresso nella mente. Non importava che fosse stato sconfitto, avrebbe serbato quel tenero sorriso durante il viaggio nell'al di là e accettato serenamente la punizione per i peccati commessi, nonostante i tredici anni sul suo volto. Troppo pochi per essere colpevole, troppo pochi per morire ma non abbastanza per dimenticare una sincera amicizia.
Piccola OS per un contest de " La Terza Casa": Black Pegasus+Saori Kido.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Saori Kido
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i pg sono di proprietà di Masami Kurumada, quelli citati sono realmente esisiti(Lucrezia Borgia, accennata e non trattata). Le info sulla città di Ferrara sono reali, basate per quanto possibile sullo scenario del 1983 circa.

La storia è mia in ogni sua parte. 

Dolce come il cioccolato, bella come il peccato

L'Italia, che paese differente dalla vulcanica Death Queen Island.
Ismael, cavaliere nero di Pegasus, stava ripensando a quel giorno lontano di alcuni anni prima, quando in una cittadina di nome Ferrara
nota per essere chiamata cittàdelle biciclette aveva conosciuto una bambina viziata che lo aveva colpito al cuore. Una piccola Lucrezia * dai capelli violacei e la risata contagiosa che era riuscita a trascinarlo in un pomeriggio davvero particolare e a cui non pensava piùda tempo. Curioso ricordarlo ora, in punto di morte: era quindi vero che non sempre la dipartita era cosìamara come veniva dipinta?

Tre anni prima

Su quella barchetta un bambino cercava la fuga da un posto per lui troppo ostile; guardandosi indietro Ismael non provòalcun dolore nel vedere il profilo della famelica Death Queen Island allontanarsi sempre più, mentre lui prendeva il largo aiutato da un vecchio lupo di mare. Orfano come gli altri suoi compagni, Ismael proveniva da un Paese che non ricordava neppure piùIsraele ma che sentiva ugualmente nella pelle scura, cosìdiversa da quella candida degli amici. No, in realtàla parola giusta era semplicemente compagni di allenamento, l'amicizia non era un sentimento a cui i rinnegati come loro potessero ambire; gli bastava guardare Ikki, cosìdifferente, rancoroso ma forte. E non c'era alcun dubbio che la forza fosse necessaria per vivere sull'isola, anzi, probabilmente era vitale ed era proprio per questo che lui aveva deciso di andarsene, dopo tre anni tormentosi.
Sangue, botte e dolore. Questo era il pane quotidiano di cui venivano nutriti, condito da un odio smisurato verso quella divinit
àche li aveva rifiutati la tanto lucente Atena, per quegli sciocchi pivelli che credevano che la giustizia esistesse. Sputòin acqua, irato, poi rivolse uno sguardo al vecchio che aveva deciso di rischiare e accompagnarlo; il buon Orazius non era mai entrato in confidenza con nessuno di loro, eppure lui aveva percepito una debole corrente legarlo a quell'orso muto utilizzato piùcome schiavo che come semplice marinaio. Conosceva tutto della nobile arte della navigazione, e riusciva a domare anche un'imbarcazione infima come quella che avevano costruito in segreto: sicuramente ci sarebbero volute alcune ore prima che Guilty si accorgesse della sua fuga, ma Ismael era sicuro che non se ne sarebbe minimamente preoccupato se non per augurargli magari di annegare nell'Oceano Pacifico. Sorrise amaramente: meglio la morte che quella lenta tortura! E poi la Cina era in vista, per fortuna! Sorrise, con tutta la gioia che un bambino di dieci anni puòprovare al pensiero di una libertàormai prossima. 

La meta finale comunque era l'Italia. Aveva sentito parlare spesso di quel Paese da uno dei suoi compagni, che ci aveva abitato, e la decantava alla pari del paradiso terrestre e lui era rimasto incuriosito al punto da segnarla come sua dimora adottiva. Non era certo stato facile arrivarci, era riuscito ad infilarsi di straforo in uno dei bagagli imbarcati su un volo che partiva dalla Terra del Sol Levante e che terminava in Grecia, ad Atene. Per qualche momento aveva avuto la fortissima tentazione di cercare il Santuario e dimostrare che lui non era inferiore a nessuno di quei pivelli che ci abitavano ma si trattòsolo di qualche momento, preferendo di gran lunga mettersi in marcia per l'Italia a bordo di una nave decisamente lussuosa, in qualitàdi mozzo. Ovviamente non aveva soldi con séperònon gli dispiaceva lavorare per guadagnarsi il viaggio; puliva piùvolte al giorno il pavimento della nave, lasciando che gli dessero ordini senza protestare piùdi tanto visto che era abituato a sentirsi trattato come un semplice oggetto allenarsi con Guilty non era una cosa da tutti, era quindi ben temprato e ammirando l'alta classe sociale che sovente lo ignorava. Orazius era rimasto invece in Cina, lasciando che il ragazzino prendesse la via che desiderava, e Ismael riuscì, una volta approdato in Italia, a nascondersi all'interno di un camion di surgelati cosìda farsi condurre gratuitamente lontano dal mare. Odiava l'acqua anche se era completamente differente da quella dell'isola, che pareva persino ribollire: lìno, profumava di salsedine e la gente era simpatica, nonostante non capisse una parola di quella strana lingua che parlavano.
Il camion si ferm
òin una piccola cittànordica di nome Ferrara, nota per essere uno dei Patrimoni dell'Umanitàper via delle biciclette e per tante altre meraviglie, tra le quali il buon cibo; era un ladruncolo vispo, ismael, e non esitava a prendere in prestito pezzi di pane e cose varie per riuscire a sopravvivere. Un giorno avrebbe risarcito tutto ma nel frattempo poteva anche vivere di espedienti, almeno per un po'; era sparita la realtàdei cavalieri, sembrava che nessuno lìconoscesse il cosmo o lo considerasse utile. Camminòa lungo tra le vie ciottolate, curiosando spesso davanti alle vetrine dei fornai, dei pasticceri e degli artigiani; in una piccola bottega artistica, per esempio, scoprìquanto erano belli i vasi etruschi che restauravano, e un fornaio particolarmente alla mano gli regalòun dolce nero chiamato Pampepato. Non aveva mai mangiato dei dolci in vita sua perciòse ne ingozzòfino a quasi sentirsi male.
Ma il rifugio di Ismael erano le mura cittadine, che proteggevano la citt
àe permettevano alle persone addirittura di attraversarle a piedi o in bicicletta, spesso accompagnati da animali di varie taglie; il bambino le aveva giàesplorate minuziosamente nei primi due giorni quando si ritrovòad assistere ad una scena singolare. Una bambina vestita di rosa, con un abito decisamente lussuoso oltre che inadatto alla stagione estiva, stava strillando a pieni polmoni mentre un uomo completamente calvo cercava di consolarla. Non si preoccupi Milady, èsolo sbucciato il ginocchio. A quelle parole la piccola strillòancora piùacutamente, destando l'attenzione dei pochi presenti; Ismael osservòla bicicletta rosa di fianco a lei e comprese che doveva essere caduta. Fece una smorfia e si avvicinòper superarli, quando la piccola bambina dai capelli viola si zittìimmediatamente.
Inconsciamente Ismael la guard
òe rimase sorpreso da tanto mutismo, oltre che dal fatto che non sembrava per nulla italiana come le altre che aveva visto in quei giorni. Dammi il tuo fazzoletto!Incredibilmente la bambina si era rivolta a lui, indicando il fazzoletto di carta che teneva in mano, indicando poi il proprio ginocchio sbucciato; si trattava di una ferita minima ma era ovvio che per lei era una catastrofe.
" Scordatelo mocciosa, impara a portarti il tuo. “ La voce dura era la stessa che solitamente utilizzava per rivolgersi agli altri suoi compagni e non si sarebbe mai aspettato di ricevere un sonoro schiaffo dall'uomo pelato, cosa che lo spinse a guardarlo con disgusto. Non era il fatto di ricevere delle percosse a turbarlo, quanto l'apparente mancanza di ragione. “ Mai chiamare Milady così! Vieni qui che ti do una bella lezione piccolo teppista italiano!! “
Ismael rise, per nulla impaurito da quella sorta di armadio. “ Mettiti un paio di occhiali, non vedi che ho la pelle scura? “ E mostrò orgoglioso l'avambraccio scuro, perfettamente in contrasto con la gente pallida che affollava la città; gli fece una grossa pernacchia e diede volutamente un calcio a quella stupida bicicletta rosa, solo per infastidirlo. Non l'avesse mai fatto; la piccola principessina viziata scoppiò a piangere in maniera continua e lamentosa, attirando su di sé l'attenzione di tutti che si chiedevano perchè non ci fosse modo di fare tacere la bambina e di quale reato si fosse mai macchiato l'altro bambino. Ismael cercò di tapparsi le orecchie con le mani ma dopo un po' cominciò a rendersi conto che la bambina non accennava a smettere, come se volesse mettere alla prova la sua pazienza; esasperato si frugò le tasche dei pantaloni rattoppati e le porse una caramella. Non si trattava proprio di una gentilezza perchè lui desiderava solo ritrovare un po' di silenzio, tuttavia rimase sorpreso quando il pianto si arrestò di colpo; alzò gli occhi ad osservarla. La bambina aveva ancora due lacrimoni che minacciavano di scendere, il nasino pareva un piccolo pomodoro e le guance, per lo sforzo di strillare a più non posso, erano più rosa di quel vestito che portava.
Rimasero entrambi in silenzio per qualche minuto finchè l'uomo pelato non si intromise, strappando quella caramella e gettandola lontano, guadagnandosi l'ira di Ismael, che aveva faticato per ottenere quel dolciume, e che ora si trovava sprovvisto di qualunque cibaria da offrire alla piccola urlatrice per quietarla. Lo sguardo della bambina era furente, ed era rivolto proprio al suo accompagnatore “ Come ti sei permesso di buttarla via??!?!!! Valla a prendere! S U B I T O!!!! “
Per un momento Ismael rimase sconvolto. Quella bambina, probabilmente aveva la sua età anche se visto il vestito poteva sembrare più giovane, comandava a bacchetta quella specie di armadio che ora si stava scusando, e non sembrava preoccuparsi di sconvolgere quelle persone che assistevano alla scena. “ Vieni! “ La voce argentina della ragazzina lo scosse, accorgendosi che l'aveva afferrato per un braccio e che lo voleva costringere a seguirla; passivamente la lasciò fare, chiedendosi che cosa avesse in mente quel diavolo di bambina, e perchè non riuscisse a scrollarsela di torno. Per quanto giovane riuscì a constatare che si muoveva abbastanza velocemente. “Aspetta, tuo padre si chiederà dove sei finita, torniamo indietro! “Infatti di colpo si era reso conto che la bambina, probabilmente la figlia di quell'energumeno, voleva allontanarsi. Per fargli dispetto? Forse ma, guardandola e osservandola, si era reso conto che quasi sicuramente doveva appartenere ad una famiglia nobile o ricca, e a lui non servivano guai con gente del genere. Si sorprese quando la vide bloccarsi di colpo, e guardarlo con sguardo imbronciato ma deciso. “ Quello non è mio padre, è il mio domestico, e se ti rivolgi a me devi usare il mio nome! Ovvero Milady! “
Ismael trovava quella bambina sempre meno simpatica e decisamente viziata, nonché insopportabile. Trovava strano che girasse senza quella che credeva essere l'appiccicosa presenza dei genitori ma non se ne curò più di tanto; le rise letteralmente in faccia sentendo quel nome. “Che razza di nome è? Almeno qui le bambine hanno nomi normali: Anna, Maria, Lucia.. e tu? Ahahah mi fai ridere! “ Non sapeva, Ismael, che in quel momento la sua piccola interlocutrice si sentiva mortalmente offesa ma non aveva la sensibilità giusta per percepirlo, se non notando che stava piangendo ancora; questa volta però erano lacrime diverse, si era addirittura voltata per non farsi vedere, al contrario della scena esagerata che aveva visto poco prima.
Il bambino rimase colpito: Milady, se così poi si chiamava davvero, pareva improvvisamente fragile come un vaso di cristallo, e l'espressione era dolce come quel panpepato che aveva assaggiato di persona. Non era abituato ad avere a che fare con delle bambine, a parte Esmeralda, che era però sempre tenuta lontana da loro essendo la figlia del maestro e capo, e non aveva idea di ciò che avrebbe potuto fare. L'ispirazione lo colse vedendo un chiosco dove si preparavano gelati.
Ne aveva assaggiato uno solo il giorno prima e l'aveva trovato delizioso così senza pensarci troppo si allontanò per andarne a prendere uno; infatti in tasca non aveva molti spiccioli, aveva trovato quelle monete per terra frugando attentamente tra i ciotoli del centro e bastavano appena a comperarne uno. Esitò un istante, pensando che forse avrebbe potuto utilizzarli per comprare del pane ma la vista di quelle lacrime aveva scosso il suo cuore infantile, e voleva fare qualcosa perchè si sentiva immensamente colpevole. “ Un cono panna e cioccolato. “ Erano i due gusti classici e sperava che la principessina li avrebbe graditi. Guardando la grandezza di quel gelato si ammonì, pensando che anche più piccolo avrebbe potuto andare bene, ma scrollò le spalle tornando dove l'aveva lasciata, cercando di non fare caso a quelle gocce che stavano cadendo sulla maglia per colpa della calura estiva
“ Ecco, tieni, è molto buono. “ La voce di Ismael era brusca ma incoraggiante, e la bambina guardò sorpresa quell'omaggio tutto gocciolante che le stava porgendo. Certo che conosceva bene i gelati, li amava anzi eppure pareva sorpresa; senza dire nulla lo prese e cominciò a mangiarlo di gusto, con un'espressione talmente assorta da far sorridere alcune persone che passavano da lì. L'energumeno doveva essere ancora in cerca della caramella ma nessuno dei due se ne preoccupava; Ismael si guardava attorno con fare apparentemente disinvolto, per evitare di incrociare lo sguardo della bambina, che incuriosita lo guardava. “ Io sono Saori, e tu? Non ne hai preso uno anche tu di questi? “
Il bambino si sentì arrossire dalla vergogna. Si poteva confessare di non avere più soldi ad una che, di sicuro, doveva vivere nella bambagia? Per un momento la invidiò. Lui non aveva mai vissuto nell'agiatezza economica e, per quanto la detestasse, doveva ammettere che sarebbe stato bello sapere come si doveva stare, specialmente avendo qualcuno che lo poteva amare.
Scrollò la testa dai capelli neri: era assurdo pensare a certe cose, ma in quella ragazzina viziata e bizzarra c'era qualcosa di stranamente pacato, che lo rendeva vulnerabile. “ Non ho fame. Mi chiamo Ismael. “
Rispose quasi a monosillabi, scatenando l'ilarità della piccola Saori, che sembrava divertita da quel modo di fare. “ Viene Ismy, ti faccio vedere a chi vorrei somigliare da grande! “ E, del tutto dimentica di avere il gelato in mano, prese per mano il ragazzino correndo per i marciapiedi di Corso Giovecca, in direzione del centro storico della città; lui non avrebbe voluto per nulla farsi trascinare in quella corsa, con la gente che li guardava male e li ingiuriava perchè non avevano rispetto per gli anziani che uscivano dall'ospedale situato proprio lì vicino.
Alla fine di Corso Giovecca ecco che si stagliava il Castello stense, maestoso ed affascinante; Ismael l'aveva già visto in quei giorni ma non era ancora entrato, cosa che fece perchè pareva che Saori fosse conosciuta tanto che li lasciarono entrare senza neppure discutere, né preoccuparsi della fila di gente che li precedeva. La struttura era massiccia, circondato anche da un fossato e si vociferava che delle prigioni si trovassero nei sotterranei. Erano però chiuse al pubblico; la meta di Saori, e quindi di Ismael, era una sala bellissima con una serie di dipinti della famiglia estense a decorarla. “ Ecco, io vorrei somigliare a lei: è così bella!“
Ismael osservò il ritratto della duchessa Lucrezia Borgia, una donna da un passato sicuramente torbido ma dalla squisita bellezza; la osservò, dicendosi che sicuramente anche a lui da grande sarebbe piaciuto avere una moglie bella come quella, peccato che non ne conoscesse la storia. I due rimasero in silenzio a contemplare il quadro, ignorando quasi gli altri anche se la bambina si dimostrò culturalmente informata – almeno sui nomi – segno evidente che quel soggiorno nella capitale degli Este doveva averla toccata molto.



Oggi.

Cadde a terra, l'immagine di quel genuino bacio sulla guancia della piccola principessina vestita in rosa impresso nella mente. Non importava che fosse stato sconfitto, avrebbe serbato quel tenero sorriso durante il viaggio nell'al di là e accettato serenamente la punizione per i peccati commessi, nonostante i tredici anni sul suo volto. Troppo pochi per essere colpevole, troppo pochi per morire ma non abbastanza per dimenticare una sincera amicizia.

Angolo autrice:

* Lucrezia. Inteso che Ismael pensa a Saori come a Lucrezia Borgia solo perchè lei vorrebbe somigliargli, non per altro^^ e dato che è una delle donne simboliche di ferrara, ho voluto omaggiare.

Ok scusatemi tanto. Questa OS è stata creata da me per un contest, con Black Pegasus come protagonista. Potevo dargli la forma che volevo, spero quindi vi piaccia. Ferrara la conosco bene, ci abito a pochi km indi ho voluto fare una cosa del genere. Mi piaceva l'idea che un aspirante Black avesse incontrato la reincarnazione di colei che è poi Atena, in un contesto estraneo al mondo dei cavalieri.

Beh ci vediamo alla prossima^^ ciao!

   
 
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