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Autore: babycin    19/07/2011    5 recensioni
Steve, quell’ingrato, aveva fatto firmare il gesso a quella smorfiosa della cameriera. E a lui no. A lui no! Lui che gli aveva praticamente salvato la vita! Non era certo che gliel’avrebbe fatta passare liscia questa volta.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All’ennesima curva presa con troppa rapidità e all’ennesima botta contro la portiera, Steve si voltò a guardare Danny che guidava con la mano destra sul volante, mentre con l’altra si sorreggeva il capo.
“Magari se mettessi due mani sul volante non rischierei un trauma cranico ad ogni curva… Oppure potresti provare a guidare invece che cercare di ammazzare l’asfalto. Che ne dici, mh?“
“Che ne dici invece di fare silenzio e lasciare che mi concentri nella guida, mh? Non vorrei mai che ti si rompesse anche l’altro braccio…”
“E’ la mia impressione o questa frase ha il sapore di una minaccia velata?”
“Se tu senti sapori strani non è colpa mia. Probabilmente la lesione era più grave di quanto non sembrasse. Hai picchiato la testa, ricordi?”
“Ricordo perfettamente. Ho fatto un volo non indifferente, e questo” disse indicandosi il braccio ingessato, “non è una cosa che si dimentica di avere!”
Danny lanciò un’occhiata rapida al collega e poi tornò a fissare la strada. Si sentiva ribollire dalla punta dei piedi alla punta dei capelli. Steve, quell’ingrato, aveva fatto firmare il gesso a quella smorfiosa della cameriera. E a lui no. A lui no! Lui che gli aveva praticamente salvato la vita! Non era certo che gliel’avrebbe fatta passare liscia questa volta.
Sandrine. Che nome era, poi? Cosa faceva nella vita? La ballerina del Burlesque? E che bisogno c’era di sbattere le ciglia in quel modo?
Non che Danny non fosse consapevole del fatto che Steve fosse attraente, anzi lo era fin troppo. Quei piccoli segnetti sul viso e il braccio ingessato, poi, non facevano altro che amplificare l’effetto.
Si maledisse per essersi lasciato trasportare dall’emozione quel giorno. Cosa gli era saltato in mente di mimargli una dichiarazione d’amore?! Perché a tutti gli effetti era di quello che si era trattato: una dichiarazione d’amore! Eppure era Steve quello che aveva sbattuto la testa, non lui!
Forse era stato lo spavento. Sì, era stato quello. Del resto, c’erano persone che nei momenti di paura estrema perdevano il controllo sul proprio corpo, lui aveva perso il controllo dei neuroni. Non è che ci fosse poi tanta differenza, no? Ecco, forse si era spaventato un po’ più del lecito, forse aveva avuto un po’ troppa paura di perdere Steve… quello sì. Non poteva negarlo. Ed era stata proprio quella paura profonda a farlo straparlare. Sì, era andata così. Non c’era altra spiegazione. Non doveva dargli troppo peso… Ma come poteva non dargli peso? Aveva mimato “I LOVE YOU”, Santo Cielo! Guardando Steve negli occhi!
Era vero che nelle ultime settimane il loro rapporto era diventato sempre più intimo ed ambiguo, ma nessuno dei due aveva mai affrontato chiaramente l’argomento, né tantomeno sbandierato la cosa ai quattro venti.
“Come sei silenzioso…” riprese l’ingrato guardando casualmente fuori dal finestrino.
“Non ho molto da dire” bofonchiò Danny controllando il traffico nello specchietto retrovisore. ‘E ho decisamente già detto troppo oggi’ pensò il detective vergognandosi fin nel profondo.
“Ce l’hai con me?” chiese finalmente Steve voltandosi a guardarlo.
“Se ce l’ho con te? E perché mai dovrei avercela con te? Ti dai troppa importanza, sai? Alla fine ti ho solo salvato le chiappe e nient’altro, no? Che vuoi che sia! Non vedo perché tu avresti dovuto comportarti diversamente da come ti sei comportato. Anche perché di solito è proprio così che ti comporti, quindi direi che sei stato perfettamente in linea con il tuo atteggiamento da figlio illegittimo di Rambo!”
Steve ascoltò il collega, quasi frastornato da quel fiume di parole.
“Non avevi proprio molto da dire… Anche se, come sempre, unisci le parole in modo strano” mormorò infine arricciando il labbro in un sorrisetto ironico.
“Guarda che puoi anche scendere e andare a casa a piedi se ti scoccia tanto la mia compagnia!”
Steve alzò il palmo della mano libera e ruotò leggermente il busto per poter guardare meglio Danny.
“Ok, ora calmati e parliamo. Perché dovrebbe scocciarmi la tua compagnia?” chiese sinceramente curioso e anche un po’… soddisfatto?
“Ah, non lo so. Dimmelo tu!”
“Io non ho niente da dire. Sei tu che sei incazzato come una faina.”
“Beh, vorrei vedere te! Io… Io ti ho salvato, ok? E invece tu hai sminuito tutto! E non mi hai fatto firmare il gesso! Però l’hai fatto firmare a quella… Sandrine!” Il nome della cameriera uscì dalle labbra di Danny con un tono talmente schifato che Steve non potè fare a meno di sorridere.
“Cosa c’è?” chiese subito Danny.
“Niente… ho capito…”
“Hai capito? Cosa hai capito? No che non hai capito!”
Steve non rispose a Danny e si limitò ad annuire e tornare a guardare fuori dal finestrino.
“Ehi!” lo richiamò il detective. “Cosa hai capito? Sono sicuro che non hai per niente capito!”
Steve era sul punto di ridere ma non poteva farlo, avrebbe fatto esplodere Danny.
“Sì, ok, hai ragione…” mormorò cercando di trattenersi.
“La ragione si dà ai matti!”
“Appunto…”
Danny serrò le labbra e sterzò per portare l’auto davanti alla casa di Steve. Non spense il motore e attese che il collega scendesse. Sentiva le orecchie in fiamme ed era combattuto tra il desiderio di baciarlo come un pazzo e di picchiarlo a sangue. Chiaramente due cose non compatibili.
“Non ti fermi?” chiese Steve aprendo la portiera.
“E perché dovrei fermarmi?”
“Danny…” sospirò esasperato Steve. “E’ stata una lunga giornata… Possiamo non litigare?”
“Io non sto litigando!”
“No, infatti. Ti stai comportando come un bambino capriccioso.”
“Cosa?! Io non mi sto comportando come un bambino capriccioso! Io ti sto semplicemente facendo pesare il fatto che ti sei comportato come uno stronzo!”
Ecco, l’aveva detto. Punto e fine. Ora Steve sarebbe sceso dall’auto e lo avrebbe mandato al diavolo. Danny se l’aspettava. Era pronto.
Ci fu qualche secondo di silenzio e poi Steve scese davvero dall’auto e Danny dovette far ricorso a tutte le sue forze per non trattenerlo e per non chiedergli scusa, anche perché non era lui che doveva scusarsi! Che diavolo!
Quando però vide che Steve non si stava avviando verso la porta di casa ma stava girando attorno all’auto per avvicinarsi alla portiera del guidatore, la bocca di Danny si fece improvvisamente arida e il cuore cominciò ad aumentare i battiti.
La portiera si aprì e Steve gli fece un cenno con il capo.
“Avanti, scendi.”
“P-perché dovrei scendere? Vado a casa. E tu vai a riposare… no?”
“Danny… Scendi.”
Il detective prese un profondo respiro e uscì dall’abitacolo, trovandosi troppo vicino a Steve che non gli stava per niente lasciando lo spazio di manovra necessario.
“E ora che sono sceso? Steve, davvero, non è serata, lasciami andare a casa…”
“Davvero mi ami?”
Oh, cazzo.
“Uhm… eh?”
Daniel Williams senza parole. Un evento da segnare negli annali della storia.
Steve chinò la testa di lato e fissò lo sguardo in quello del collega, attendendo pazientemente una risposta. No, non aveva fatto una domanda retorica. Voleva proprio sapere la risposta e Danny stava per implodere.
“P-perché mi chiedi questa cosa? Cioè… come ti è venuta in mente?”
“Secondo te?” chiese Steve sorridendo quasi con dolcezza.
Danny si sforzò di sorridere e alzò un braccio, picchiandosi in fronte. “Oh, per… quello! Certo! Quello… intendi dire il…” imitò il gesto del cuore. “Oh, ma… no, è stato un attimo… è che eri ferito… mi sono lasciato trasportare… figurati!”
“Oh” rispose Steve facendo un piccolo passo indietro. “Quindi è stato una cosa così… senza significato” mormorò il capitano annuendo.
“Esatto!” rispose Danny con un sorriso stupido, rendendosi conto subito dopo del livello di idiozia che aveva appena raggiunto. “Cioè, no! Sì… ma no!”
Steve alzò le sopracciglia e incrociò le braccia sul petto, sollevando il mento. “Mi puoi aiutare a capirti? Perché mi sfugge un po’ la cosa del sì-ma-no.”
Danny mosse nervosamente le dita lungo i fianchi e cercò alle spalle di Steve, nel buio, una risposta che gli lasciasse un po’ di dignità.
“E’ stata una cosa così…” mormorò con un filo di voce il detective. “Nel senso che mi è venuta così, spontanea… ma non era senza significato…” ammise infine, sconfitto e paonazzo.
Steve sorrise di nuovo prima di parlare e imitò il gesto di Danny, ma con un braccio solo.
“Steve, per favore, con una mano sola è bruttissimo!” si lamentò il detective prima di zittirsi di colpo. Steve aveva fatto quel gesto e solo in quel momento Danny razionalizzò che anche lui, nonostante tutto, si stava dichiarando.
“Ti devi sempre lamentare di tutto?” borbottò il capitano scuotendo il capo.
“Fai finta che non abbia detto niente, ok?”
“Quando? Ora o per tutta la serata?”
Danny stava per rispondere, ma l’espressione di Steve era divertita e nei suoi occhi c’era una scintilla di desiderio che non poteva essere ignorata, ed il detective capì che era ora di smettere di nascondersi.
Alzò il viso e si aggrappò alla maglietta del collega. “Tu cosa dici?” sussurrò fissando le labbra del capitano.
“Dico che potresti esserti guadagnato una firma sul gesso…” mormorò Steve abbassandosi verso di lui.
“Ma io non sono Sandrine…”
“E meno male, direi… “
Le ultime parole erano diventate un sussurro praticamente inudibile, soffiato sulle labbra l’uno dell’altro.
  
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