il
buio che circondava la
decadente sala da teatro di Kokuyo land era l'ideale per le bestie che
strisciavano sulle assi sconnesse del pavimento.
Un
posto di per sé buio e
angusto, così com'era nella sua realtà, era
l'ideale anche per Mukuro Rokudo
che se ne stava steso sul divano dalle federe strappate e alcune molle
sporgeti,
non dandogli in realtà alcun fastidio.
Non
aveva mai avuto modo
di adattarsi alla comodità lui, non aveva avuto nemmeno
troppo tempo da vivere
nella luce da adattarsi ad essa.
Un
giorno il suo occhio fu
strappato per far prendere il posto ad uno che gli aveva concesso tutti
quei
poteri che gli avevano permesso di diventare chi era oggi, e da quel
momento fu
tenebra.
Quel
potente occhio rosso
gli aveva alla lunga ampliato la vista, se così si poteva
dire, gli aveva
permesso di esplorare diversi cammini che un normale uomo non
può fare
coscientemente, ma al contempo lo aveva privato di tutto.
Lo
aveva privato della
realtà in cui ancora si trovava costretto a vivere.
Il
mondo su cui doveva
tenere i piedi al momento non appariva più ai suoi occhi
come prima, gli
appariva per come era veramente, pieno di buio e marciume.
Solo
che vi erano ancora
momenti in cui veniva assalito dal dubbio, momenti in cui vedeva le
altre
persone crogiolarsi allegre alla luce di qualcosa che lui non poteva
più
vedere, che sapeva di aver conosciuto un tempo ma di cui ormai la vista
gli era
preclusa, e non capiva che motivo avessero quelle persone di essere
così vivaci
di fronte allo spettacolo di tenebre e morte in cui vivevano.
Loro
non sapevano di
viverci, per questo avrebbe dovuto mostrargli la verità
delle cose.
O
forse era lui a non
vedere più il mondo per ciò che realmente era,
per questo si trovava più a suo
agio in luoghi che sapeva fossero per certo corrotti già di
loro.
In
ogni caso non
importava, in qualunque modo fossero state le cose, avrebbe coinvolto
tutti
nella propria visione, così che non ci fossero
più stati quei problemi ad
affollargli la mente.
E
allora perché, se non
gli importava, gli capitava spesso di ritrovarsi come in quel momento?
Non
sapeva rispondersi,
mentre guardava passivamente i serpenti sollevarsi sul divano ed
interessarsi
alla sua figura supina.
Poteva
invocare quelle
bestie sottomettendole al proprio volere, così come poteva
lasciarle
completamente libere dal suo controllo lasciando che agissero come
volevano,
così come stava facendo in quel momento.
Che
fosse semplice bisogno
di vivere un rischio o desiderasse che uno di loro riuscisse ad
arrivare ad
azzannargli la gola, non lo sapeva. Forse se si fossero avvicinati
troppo dal
farlo avrebbe reagito d'istinto sterminandoli tutti, ma per il momento
gli
piaceva provare.
Forse
in qualche modo, gli
piaceva l'idea di poter essere ancora distrutto e non dover vedere
più niente.
I
serpenti iniziarono a
strisciargli addosso, in due si attorcigliavano intorno alle sue gambe,
altri
erano ancora intenti ad arrampicarsi sul divano aspirando al suo
braccio
affacciato dal bordo, mentre uno più audace se ne stava sul
suo petto con la
testa rivolta verso di lui e la coda che circondava la sua gola.
Era
viscido, freddo,
strisciava sulla sua pelle scoperta stringendo man mano di
più, ma non gli
risultava sgradevole, aveva una soglia del dolore ormai molto alta ed
una del
disgusto praticamente inesistente.
"Mukuro-sama."
La
voce pacata di Chikusa
lo ridestò dal suo stato che
lo stava
portando quasi all'incoscienza, facendogli scuotere la testa. Non la
spostò per
sollevarla ad ascoltarlo, si limitò a voltare gli occhi
verso di lui quando lo
sentì arrivare al proprio fianco, il serpente ugualmente non
si smosse.
Chikusa,
come il compagno
Ken, era ormai abituato ad assistere a scene del genere.
L'altro
aveva assurdamente
la capacità di reagire stupefatto ogni volta, chiedendo ad
alta voce e davvero
confuso come fossero arrivati lì i serpenti e scacciandoli
da Mukuro chiedendo
alle bestie come osassero toccarlo.
Lui
invece aveva quel
briciolo di buonsenso che gli permetteva di ricordare che quella di
evocarli
era una delle abilità del loro leader, e che evidentemente
si trovassero lì per
un motivo.
Discreto
come sempre, si
limitò a riportarlo alla realtà coinvolgendolo
nei progressi dei loro piani,
così che si concentrasse su ciò che dovevano fare
e la smettesse di proseguire
con quei tentavi di fare chissà cosa.
"abbiamo
raccolto
abbastanza materiale sul ragazzo risultato al primo posto della
classifica del
bambino. Tutte le informazioni sono qui."
Con
una mano che andava a
sistemarsi gli occhiali sul naso, Chikusa allungò l'altra
che teneva in mano una
cartella verso Mukuro, che allora si sollevò sulla schiena
riassumendo il
controllo sui serpenti, che subito si allontanarono da lui obbedienti.
Aspettò
di ringraziare o
complimentarsi per il lavoro prima di aprire la cartella e prendere in
una mano
il primo foglio che gli si parò davanti agli occhi.
Alzò
un sopracciglio
osservando la fotografia del ragazzo che corrispondeva al nome di uno
di quelli
che stavano cercando, sollevando lo sguardo perplesso su Chikusa.
"mi
stai prendendo in
giro? Per caso pioveva quando il ragazzino ha stilato la classifica?"
"no
Mukuro-sama, la
classifica è corretta e quello è esattamente il
ragazzo più forte di Namimori.
E, se posso esprimere la mia opinione, l'ho visto agire e mi
è sembrato più
forte di tutti i ragazzi con cui abbiamo avuto a che fare da quando
siamo
arrivati in Giappone."
Una
luce d'interesse
balenò negli occhi di Mukuro a quelle parole, non era da
Chikusa sorprendersi e
perdersi nell'elogiare la forza di qualcuno.
"bene,
allora mi
occuperò io del resto. Buon lavoro, Chikusa."
Ci
era riuscito, Mukuro
sembrava tornato presente a sé ed i suoi interessi, e adesso
Chikusa poteva
lasciarlo da solo ad agire come meglio credeva, in ogni caso era sicuro
che lo
avrebbe fatto al meglio.
"Hibari
Kyouya… non è
un nome troppo grazioso per uno che combatte con…. dei
tonfa?"
Mukuro
parlava a bassa
voce, un tono divertito, mentre leggeva quel fascicolo quasi come se
potesse
rivolgersi direttamente al soggetto di cui leggeva.
Quel
ragazzo era così
piccolo e gracile, pur essendo più grande di lui di un anno
era abbastanza più
basso di lui, forse quello era più normale dato che si
trattava di un
giapponese.
Ma
quel volto apatico
sotto quei pesanti capelli, la pelle pallida che ricopriva delle ossa
sottili,
apparentemente così fragili, lo facevano stupire sempre di
più di ciò che
andava a leggere man mano riguardo i suoi abituali atti di violenza e
le
vittime fatte.
Quel
ragazzo a quanto
pareva era la dimostrazione che le apparenze ingannano.
Ottima
sfida per un
illusionista, era riuscito ad incuriosire perfino lui, quindi doveva
essere
davvero un tipo particolare.
Voleva
vedere quanti colpi
ci sarebbero voluti per spezzare quelle ossa, se erano davvero
più resistenti
di quanto apparivano.
Voleva
vedere quanto ci
avrebbe messo a smuovere quell'espressione impassibile in ogni foto,
quanto
profondo avrebbe potuto rendere lo sguardo degli occhi grigi mentre li
fissava
annunciandogli la sua sconfitta.
I
serpenti e tutti i
pensieri sul perché dovesse restare in vita potevano
aspettare, adesso aveva da
fare, un piano da portare avanti e nel frattempo si sarebbe divertito
grazie a
quella improvvisa comparsa speciale nel suo spettacolo.
Sarebbe
diventato il
protagonista dei suoi prossimi atti, di sicuro si sarebbe dovuto
sentire
onorato, quel ragazzo di Namimori.
"kufufu~
Hibari
Kyouya, ti concederò un po' del mio tempo."