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Autore: pikkola_dany_93    19/07/2011    0 recensioni
Era il 7 settembre del 2OO9, quando vidi Nicola per la prima volta.
Era il 1O settembre del 2OO9, quando me ne innamorai perdutamente.
Oggi sono ancora innamorata di lui, come il primo giorno. Forse di più.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.
Ricordi? C'eravamo incontrati in un sogno.



Passeggiavo in riva al mare. Il vento giocava con i miei capelli, e la sabbia bagnata si intrufolava tra le dita dei miei piedi. Era una sensazione bellissima.
Mi voltai verso quel mare calmo, e ad un tratto vidi un’onda gigante, arrivare veloce verso di me.
Come cazzo è possibile?
Mi coprii gli occhi, cercando di evitare di essere travolta.
Sentii  qualcuno abbracciarmi, e portarmi via.
Riaprii gli occhi ed eccolo. Un ragazzo bello, maledettamente bello.
Eh no! Basta ragazzi. In quest’estate appena trascorsa, me ne era bastato uno che valeva per cento.
Aveva ridotto il mio cuore in mille pezzi, e solo ora ero riuscita a ricomporli tutti.
Certo, le cicatrici c’erano ancora. Ma mi ero promessa che non avrei permesso a nessuno di romperlo un’altra volta.
Eppure quello splendido ragazzo era lì, davanti a me. Mi aveva appena salvata.
‘Grazie’ sussurrai timidamente.
‘E’ un mio dovere!’ strizzò l’occhio. ‘Mi chiamo…’

‘driiiiin..’

E’ il suono della sveglia, quella piccola stronza che interrompe sempre i miei sogni sul  più bello.
No! Cazzo. Ora voglio sapere come si chiama. Provo a riaddormentarmi con l’inutile speranza di riprendere il sogno da dove è stato interrotto.  Che stupida. Apro gli occhi. Sono appena le sette.
Stamattina, fortunatamente, si entra alla seconda ora.  Posso prepararmi con calma e andare a fare colazione al solito bar.
Prendo il cellulare e lo preparo per la solita conversazione a tre mattutina.
‘Io sono svegliaaaaa!’
‘Cazzo Amelia! Io no! Ora sto aprendo gli occhi. Evita di urlarmi nell’orecchio…’  la voce rauca e assonnata di Emma si sente appena.
‘Buongiorno ragazze!’ le interrompo dolcemente.
‘Buongiornooooooo!’ risponde Amy, urlando di nuovo.
‘Urla un’altra volta e giuro che chiudo!’
‘Scusa Em!’ stavolta Amelia quasi sussurra.
‘Ragazze, tra mezz’ora al Bar del Corso? Come al solito?’ la mia domanda sembra quasi inutile.
‘Ok’ rispondo in coro.
Chiudo e vado a prepararmi velocemente.
Scendo le scale e leggo il biglietto che mi ha lasciato mamma: ‘Ale, non ci sono per pranzo. A dopo.’
Quante volte le ho detto che non mi piace quando mi chiama Ale.
Se proprio vuole trovare un diminutivo di Alessandra, che sia Sandra! O Sandrina. O, come dice Em, Sandrì.

Esco di casa, e inizio ad avviarmi verso il Bar del Corso. Non è molto distante.
In cinque secondi mi ritrovo faccia a faccia con il cemento.
Queste figuracce solo io posso farle. Ma dico io, le pietre sporgenti non le possono togliere? Secondo me sono messe lì apposta per far inciampare le povere ragazze che al mattino sono più rincoglionite del solito.
‘Ehi tu! Se inciampata?’
La voce di un ragazzo mi demoralizza ancora di più. Pensavo, o meglio speravo, che non mi avesse visto nessuno.
‘No! Che dici? Stavo solo abbracciando il marciapiede’ la mia risposta è molto ironica. L’unica soluzione ad una domanda così cretina.
Alzo gli occhi ed eccolo lì. Uno stangone alto circa un metro e ottanta e con due occhi color nocciola che mi guarda e mi tende la mano. La afferro e mi rialzo.
‘Grazie’ balbetto.
‘E di che? E’ un mio dovere!” strizza l’occhio.
Aspetta, aspetta, aspetta. Tu, esserino appena incontrato, con i capelli meravigliosamente scompigliati e quegli occhi così profondi, che cosa hai detto?
‘Puoi ripetere?’
‘E’ un mio dovere! Aiutare le ragazze in difficoltà…’
Ok. Non è possibile. E’ la prima volta che sogno qualcosa e che accade.
Vabbè capirai. E’ una frase del cavolo. La potrebbe dire chiunque, pure un carabiniere che ha appena arrestato un ladro. ‘E’ un mio dovere!’. Dai Sandra, scendi dalle nuvole.
Però questo ragazzo è veramente bello. Non ho parole.
‘Ho capito, mister  TI SALVO MA NON TI DICO IL MIO NOME.’
‘Ahah, sono Nicola Figliomeni! Per gli amici Nick’
‘Ok, Nicola’ sottolineo il suo nome, come a ricordargli che noi non siamo amici.
‘Ora qualcun'altra dovrebbe presentarsi’
‘Sì sì, ok. Io sono Alessandra Gervasi. Chiamami come ti pare, ma non Ale’ ci tengo a precisarglielo in anticipo.
‘Ok… Ale!’ scoppia in una risata.
‘No, dico, ma ti senti spiritoso?’ lo guardo fingendomi irritata.
‘Uhmmm… sinceramente sì!’
 Questo tipo ha uno spiccato senso dell’umorismo. Mi piace, ma cerco di non farglielo notare.
‘Allora, posso darti un passaggio?’ mi domanda.
Lo guardo attentamente: ‘Certo, e con cosa me lo daresti un passaggio?’
‘Abito qui…’ dice, indicandomi un’enorme villa gialla. ‘Questo è il mio scooter.’
‘Mi fa piacere, ma non accetto passaggi dagli sconosciuti’ anche se questi sconosciuti sono molto, molto carini.
Mi sorride. ‘Come vuoi…’ sorride, mentre si mette il casco. Poi accende lo scooter e mi fa un cenno con la testa.
Io mi volto, e continuo a camminare verso il bar.
Mi bruciano un po’ i gomiti ma per fortuna niente sangue.
Sono due anni che vivo in questo piccolo paese sul mare, e giuro di non aver mai visto in giro quello schianto di ragazzo, nonostante abiti a cinque minuti da casa mia.
Forse è un turista, forse non abita nemmeno lì. Forse… diamine! Perché continuo a pensare a lui?
Mi ero promessa di non pensare più a nessuno. E invece ecco il mio cuore, questo masochista del cavolo, che batte a mille per uno che ho appena incontrato e che sicuramente non rivedrò più.
Sembra volermi uscire dal petto.

Arrivo al bar, dove già mi attendono Em ed Amy. Mi siedo anche io, con loro, mentre aspettiamo Chris, il fidanzato di Emma.
Non posso fare a meno di pensare alla nostra amicizia, mentre le osservo. Siamo completamente diverse, sia fisicamente, che caratterialmente. Eppure è da due anni che siamo inseparabili.
Amelia ha quei bellissimi e lunghissimi capelli neri, così lisci che farebbero invidia a qualsiasi ragazza. Ama i cerchietti, specialmente quelli con il fiocco grande di lato. Oggi ne ha uno rosso, come la maglia che indossa e le scarpe. E poi, quegli occhi meravigliosamente azzurri. Sono così belli! Rimango incantata ogni volta che li guardo.
Emma invece non è così sofisticata. E’ l’opposto di Amy. Ha i capelli corti e biondi, sempre scompigliati.
L’unica pecora nera sono io. Ho sempre odiato i miei capelli castani e mossi, anche se tutti ogni volta che mi vedono mi dicono: ‘Che bei boccoli che hai!’. E poi i miei occhi: semplicemente castani. Li avrei voluti verdi, come quelli di Em.
Inizio a guardarmi attorno: gli alberi sono ancora così meravigliosamente verdi, e nel cielo colorato d’azzurro, non c’è nemmeno l’ombra di una nuvola.

Amo settembre , e amo il primo giorno di scuola. Oggi infatti sarà uno di quei rarissimi giorni in cui a scuola non faremo nulla. Solo parlare. Ci saranno i professori più antipatici (fra questi, sicuramente la Meleca) che inizieranno a parlare del programma che hanno intenzione di svolgere durante l’anno, dei metodi che adopereranno, e come se non bastasse, ci ricorderanno che ormai siamo nel terzo e dobbiamo prendere la scuola seriamente. Al contrario, i professori più simpatici ci chiederanno come abbiamo passato l’estate e cos’abbiamo fatto. Ogni anno il Repaci fa la solita domanda ad Emma, strizzandole l’occhio: ‘Ehi nipotina! Te lo sei trovato il fidanzatino quest’anno?’. E quest’anno Em mentirà, rispondendo il solito ‘no!’.
Eh già, sono davvero felice che finalmente quest’anno abbia incontrato Christian.
Chris è un ragazzo dolcissimo, e molto timido, come Em. Ormai è da tre mesi che sono insieme, e sono una coppia stupenda.
Amelia invece è felicemente single. Anche se c’è Fabio, che la corteggia ininterrottamente da tre anni; lei non ammetterà mai che anche a lei piace lui. Fabio è un ragazzo un po’ imbranato mentre Amy è determinata e vanitosa. Ma le vogliamo bene, un gran bene.
Di me meglio non parlare. Anzi, parliamone. Lorenzo, un ragazzo che mi piaceva da ormai due anni. Finalmente ero riuscita a conquistarlo. Ci stavamo frequentando; lui sapeva che io ho un carattere un po’ particolare. Sono timida con i ragazzi, e sono molto diffidente. E questo lo sapeva benissimo anche Elisa, mia cugina. Ma a lei non è interessato molto. Lei, molto più spigliata di me. Le ci è voluto un attimo per portarmelo via.
Ma quel masochista del mio cuore non vuole darmi ascolto.

‘Oh, ma la cameriera non arriva più?’ brontola Amy.
In effetti stiamo aspettando da circa un quarto d’ora.
‘Vado a chiamarla’ propongo. Mi alzo e mi avvio verso la porta del bar quando ad un tratto un ragazzo che nel frattempo stava uscendo, mi scaraventa involontariamente il proprio caffè addosso.
‘Scusami, scusami tanto! Per fortuna il caffè è freddo…’
Oh no! Ancora quella voce. Alzo gli occhi sperando che non sia il ragazzo di prima e invece è proprio lui.
‘Ancora tu!’ anche lui sembra sbalordito. Io invece non riesco a parlare. Lo guardo fisso negli occhi, con tanta rabbia.
‘Ti posso accompagnare a casa se vuoi cambiarti!’ propone lui.
‘No, no, no!’ ribatto gesticolando. ‘Hai già fatto troppi danni oggi! Cazzo, la mia maglietta!’ rispondo, osservando l’enorme macchia di caffè.
Lui mi guarda dispiaciuto, e senza alcuna vergogna o alcun imbarazzo, si toglie la sua e me la porge.
‘Che stai facendo?’ gli domando, spalancando gli occhi. Sono molto più imbarazzata di lui. A torso nudo è veramente stupendo.
‘Vado a casa a prenderne un’altra tranquilla. E poi il rosa non piace alle ragazze?’ sorride.
‘No. A me piace il verde. E comunque dovrei mettere la maglietta di uno sconosciuto? Maschio, per giunta.’
‘Non siamo più tanto sconosciuti... E comunque, se preferisci stare con indosso una sporca di caffè, fai pure.’
Senza pensarci molto, raggiungo la conclusione che sarei morta di vergogna a stare tutto il giorno con la mia magliettina bianca sporca di caffè. Prendo la sua e me ne vado al bagno, senza salutarlo.
In fin dei conti non sembra tanto da maschio la polo rosa.
Quando esco dal bar, lui non c’è più. In compenso, ci sono Em ed Amy che mi guardano scioccate.
‘No, dico. Voglio sporcarmi anche io di caffè se poi arriva un ragazzo stupendo che mi da la propria maglietta!’ commenta Amy, ironicamente.
Così racconto a loro la mia insolita mattinata.
Mentre chiacchieriamo, ci accorgiamo però che è arrivata l’ora di avviarci a scuola, così entriamo nella macchina di Chris, che nel frattempo si era unito a noi.

La nostra scuola è in una delle zone migliori. Dall’esterno è davvero bella. L’interno invece è un po’ deludente.
Gli alberi del cortile sono alti, ma non abbastanza da fare ombra a quel parallelepipedo di cemento giallo situato nel mezzo.
Scendiamo dalla macchina. Un po’ mi è mancato questo grande edificio che sei ore al giorno mi tiene prigioniera.
Inizio a guardarmi in giro e a salutare i miei vecchi amici.
‘Ciao ragazze!’ la voce di Vincenzo Sansotta è inconfondibile.
‘Ciao Vi!’ rispondiamo in coro. Noto che gli si sono allungati un po’ i capelli. Gli stanno molto bene.
‘Dite che le ragazze del primo sono troppo piccole per me?’ ride.
‘Devo proprio rispondere?’ gli domando. Mi guarda e ridendo mi da un bacio sulla guancia.
Entriamo in classe. Notiamo dei compagni nuovi.
‘Ehm… scusate mi sa che abbiamo sbagliato classe’ Vincenzo sembra imbarazzato.
‘No tranquillo… hanno solo unito due corsi dell’anno scorso. Il corso a, e il corso c, per formare un’unica sezione’ risponde una ragazza dall’aria sveglia.
‘La sezione i… i di imbranato!’ gli dico. Gliel’avevo detto un miliardo di volte quest’estate, ma come al solito se l’era dimenticato.
Mi vado a sedere in fondo, vicino alla finestra, con Amy ed Em.
Davanti a noi c’è Francesca Bianchini, una ragazza che a prima vista mi sta alquanto antipatica.
E’ molto bella e quando l’ho vista quest’estate, aveva i capelli biondi, mentre ora sono color cioccolato. Devo dire che le stanno meglio così. Poco dopo arriva anche il professore Repaci.
Inizia a fare l’appello. Em è la prima. Del resto, sono pochi i cognomi che iniziano con la lettera A, da queste parti. Alvaro è uno fra i più diffusi. Anche Amelia ha un cognome diffuso, Chiricosta.
Poi, prima del mio nome, il professore pronuncia un nome che nell’elenco è nuovo, anche se quella mattina quel nome ce l’avevo stampato bene in testa.
Poi qualcuno bussa alla porta. E’ lui.
Tempismo perfetto.
‘Scusate professore. Ho avuto un imprevisto’
‘Tranquillo Figliomeni, siediti’ risponde il prof.
Non so perché ma il mio cuore inizia a battere forte, un’altra volta.
Devo ammettere che sono felice di vederlo, e di sapere che staremo tutto l’anno insieme.
Certo, questa contentezza a lui non la mostrerò. Almeno per ora.
Si siede vicino a Francesca e le da un lungo bacio sulla guancia.
Ed io inizio a farmi tremila film mentali. Cazzo, è fidanzato.
‘Gervasi…’ il professore pronuncia il mio cognome sorridendo.
‘Eccomi!’ alzo la mano. Nicola si volta lentamente. Poi mi guarda sbalordito.
‘Ma allora è destino!’ sorride. E’ bellissimo mentre lo fa.
‘Che destino crudele!’ ribatto.
‘Sei sempre così simpatica come una coltellata al fianco?’ chiede ironicamente.
‘No, di solito sono molto peggio!’ ribatto.
‘Allora dovrei sentirmi onorato. Ti ringrazio’ sorride ancora.
‘Vorrei poterlo fare anche io, ma non ringrazierei mai la causa di tutte le mie disgrazie!’ faccio spallucce.
Mi guarda fissa, mantenendo il suo splendido sorriso.
Poi Francy gli prende la mano. Lui si volta e le sorride.
Le prime ore di lezione passano in fretta, anche se io non faccio altro che osservare Nick.
I suoi movimenti, i suoi gesti, il suo sorriso.
Dannazione, è davvero bellissimo.
Durante l’intervallo Nick e Francy sono stati tutto il tempo insieme.
Ciò conferma la mia teoria: sono fidanzati.
E durante l’ora di ragioneria, Francy ha appoggiato la testa sulla spalla di Nick.
Finite le lezioni, esco dall’aula e mentre Em, Amy ed io aspettiamo che Chris venga a prenderci, Nick si avvicina a noi.
‘Ciao nuove compagne, volevo darvi gli inviti per una festa.  Sabato sera, all’Ymca. Ci sarete vero?’
‘Odio le feste’ lo interrompo.
‘Va bene, però gli inviti ve li do lo stesso’ mi risponde, mentre tira fuori dalla tasca dei biglietti.
‘Ciao ragazze’ ecco, ora è arrivata anche Francesca. ‘Scusate se vi interrompo ma devo dire un attimo una cosa a mio cugino.’
Cosa? Sono cugini! Che stupida che sono stata. D’un tratto mi ritorna il sorriso sulle labbra. Appena finiscono di parlare, prendo i biglietti dalle mani di Nick e gli sorrido.
‘Te l’ho mai detto che adoro le feste?’
Mi guarda confuso. Ma sorride anche lui.
  
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